UE, stop ai biocarburanti ricavati da culture alimentari

La Commissione Europea lancia un segnale forte nel settore della produzione di energia da biocarburanti: stop a quelli derivati da culture alimentari (anche detti biocarburanti di prima generazione). Si deve andare avanti con residui e scarti come alghe, paglia e rifiuti, poiché le emissioni di CO2 in tal caso calano, e non vi sono dannose interposizioni con le produzioni alimentari.

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Biocarburanti, stop finanziamenti a quelli derivati dagli alimenti

biocarburanti stop finanziamenti alimentiOggi la ricerca e la produzione di biocarburanti viene finanziata dall’UE indiscriminatamente. Si finanziano i cosiddetti biocarburanti di prima generazione, quelli cioè che si ricavano dal mais, dalla colza e da altri generi alimentari, allo stesso modo di quelli che derivano dagli scarti e dalle alghe. Una pratica che se in un primo momento sembrava corretta, alla lunga ci si è resi conto che è dannosa. Per questo l’Unione Europea ha detto basta ed ha abolito i finanziamenti per i biocarburanti di prima generazione.

La classifica dei biocarburanti, non tutti fanno bene

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Non abbiamo fatto in tempo ad introdurre la prima generazione di biocarburanti in Italia, che già ne è uscita una seconda. Dalla Germania, dove i carburanti come l’olio di colza sono utilizzabili già da qualche anno, è stato stilato un elenco che li divide in quelli di prima e seconda generazione, a seconda delle colture che ne fanno parte. E a noi italiani, a cui piacciono tanto le classifiche, è venuto in mente di farne una, che metta in ordine i biocarburanti effettivamente eco e quelli che non lo sono, ma che anzi, delle volte rischiano di essere dannosi.

Il criterio che ha portato a questa scelta, fatta dall’Università di Bologna, riguarda l’impatto ambientale che determinate colture hanno sul terreno, sulla catena alimentare, e sull’economia di chi le coltiva.