Sahara Forest Project: partito il progetto per sviluppare le foreste e le rinnovabili nel deserto

La nuova era dei progetti verdi potrebbe partire con l’accordo, ratificato questa settimana, del Sahara Forest Project, che sarà sviluppato da Norvegia e Giordania. Abbiamo già accennato oltre due anni fa a quest’ipotesi che avrebbe potuto far diventare il deserto del Sahara un posto molto diverso da quello che conosciamo oggi grazie alla presenza di acqua dolce, cibo e produzioni energetiche ad emissioni zero attraverso “tecnologie simbiotiche”.

Ora, dopo anni di duro lavoro il Sahara Forest Project sta per diventare realtà. Il progetto si propone di utilizzare due tecnologie distinte contemporaneamente: il solare a concentrazione e le serre alimentate dall’acqua di mare. Si tratta di tecnologie innovative in grado di fornire una vasta gamma di soluzioni agricole sostenibili anche agli ambienti inospitali come il deserto, attraverso la dissalazione dell’acqua di mare.

Energia dalla sabbia, il Sahara promette di risolvere i problemi energetici mondiali entro il 2050

La sabbia, o più precisamente la silice, può essere la soluzione ai problemi energetici del mondo? Secondo il Sahara Solar Breeder Project pare proprio di sì. Si tratta di un progetto avviato dalle università in Giappone e in Algeria per fornire il 50% dell’elettricità mondiale entro il 2050.

Come? Con la costruzione di impianti di produzione energetica che attraversano il deserto del Sahara e che dovrebbero estrarre la silice dalla sabbia per costruire i pannelli solari. Gli impianti verranno utilizzati per costruire impianti ad energia solare. E così via, fino a quando questa strategia non sarà in grado di fornire 100 gigawatt di energia elettrica.

La soluzione per risolvere il riscaldamento globale: piantare foreste nei deserti

Sahara

Alcuni parlano di lanciare specchi nello spazio per riflettere la luce del sole, mentre altri vogliono nubi alte nell’atmosfera con milioni di tonnellate di polvere di zolfo lucido. Ora, gli scienziati potrebbero realizzare il piano più ambizioso della geoingegneria per affrontare il cambiamento climatico: la conversione del deserto del Sahara secco in una lussureggiante foresta. Secondo gli scienziati che hanno ideato il piano, questo potrebbe significare la “fine riscaldamento globale“.

Il programma è stato ideato da Leonard Ornstein, un biologo cellulare del Mount Sinai School of Medicine di New York, insieme a Igor Aleinov e David Rind, modellisti del clima della NASA. Il trio ha illustrato il piano in un nuovo documento pubblicato sul Journal of Climatic Change. Secondo il gruppo, i campi coltivati con alberi a crescita rapida come l’eucalipto coprirebbero i deserti del Sahara ed i suoi “cugini”, innaffiati da acqua di mare trattata da una serie di impianti di desalinizzazione costieri e convogliata attraverso una vasta rete di irrigazione. Il nuovo manto di copertura degli alberi potrebbe così portare il sistema meteo a fornire delle proprie precipitazioni, mentre assorbe anidride carbonica nell’atmosfera da tutto il mondo.