Biocarburanti: inventato metodo per aumentare la resa delle alghe

Proprio ieri parlavamo della possibilità per i biocarburanti di raggiungere e, perché no, un giorno scavalcare la commercializzazione dei carburanti tradizionali. Ieri ci siamo incentrati sul legno come fonte, ma se la fonte principale fossero le alghe? Sono anni che il mondo scientifico ha individuato in questi organismi semplici una importante fonte di energia, ed ora i ricercatori della Iowa State University hanno scoperto un metodo genetico che è in grado di aumentare l’efficienza di questa biomassa dal 50 all’80%.

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Solare: Canadian Solar annuncia modulo da 19,5% di efficienza

L’efficienza dei moduli fotovoltaici continua ad aumentare sempre più. Una delle maggiori critiche piovute addosso al settore riguardavano infatti proprio la scarsa efficienza dei pannelli che, fino a pochi anni fa, non superavano nemmeno il 10%. Man mano poi che si sono diffusi, il prezzo si è abbassato, la ricerca è aumentata, ed oggi ci troviamo mediamente intorno al 13%. Ma una nuova invenzione della Canadian Solar potrebbe aumentarla enormemente a breve.

Biocarburanti vs. bioelettricità, quale dei due è più efficiente?

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L’impronta sull’acqua della bioenergia, cioè la quantità di acqua necessaria per coltivare le colture per la biomassa, è di gran lunga maggiore rispetto alle altre forme di energia. La generazione di bioelettricità è molto più efficiente, in termini di consumo di acqua, rispetto alla produzione di biocarburanti. Stabilendo l’utilizzo dell’acqua su tredici colture, i ricercatori dell’Università di Twente, Olanda, sono stati in grado di scegliere quale coltura fosse migliore in una determinata regione e quale no. Il loro lavoro è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Nel loro articolo, i ricercatori mostrano l’utilizzo dell’acqua in tredici colture, considerando il volume d’acqua (piovana e di irrigazione) richiesto per la produzione di energia. Per quanto riguarda le varie applicazioni della biomassa, i ricercatori hanno tenuto presente l’impatto che la coltivazione delle colture ha sul consumo di acqua. Lo hanno poi collegato alla posizione e al clima per vedere se è possibile selezionare la regione di produzione ottimale per ogni raccolto. Questo serve per impedire la coltivazione di biomassa dove potrebbe compromettere la produzione alimentare nelle regioni dove l’acqua è già scarsa.

Il nucleare non è la risposta, parola di Rifkin

Torna a farsi sentire Jeremy Rifkin, economista e guru internazionale dell’economia-verde, da sempre in lotta contro le lobby del nucleare. Stavolta fa sentire la sua voce all’Università La Sapienza di Roma, in cui nei giorni scorsi ha tenuto una lezione ai ragazzi della Facoltà di Scienze Politiche sull’economia internazionale.

Inevitabilmente, quando c’è lui, si finisce sempre con il parlare di nucleare, ed alla domanda se questo tipo di energia potesse essere la soluzione ai problemi energetici mondiali, la sua risposta è stata:

Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari che producono circa il 5% dell’energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe sempre di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto sull’ambiente, si dovrebbero ridurre del 20% le emissioni di Co2, un risultato che certo non può venire da qui. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull’ambiente bisognerebbe dunque costruire almeno 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. Ma, è evidente che questo non è possibile.

Come il geotermico darà energia al nostro futuro

Il termine “energia geotermica” fa venire alla mente le sorgenti di acqua o di aria calda, anzi bollenti, che arrivano da sottoterra ed escono allo scoperto. Ma in verità si può ottenere la stessa energia anche se non si vive in Islanda o appena vicino ad un Geiser, ma basta avere una pompa di calore geotermica.

Tutto ciò che si trova nel sottosuolo viene chiamato geotermico. Ad esempio l’acqua è presente ovunque sulla Terra, ed ha una temperatura di circa 50-60 gradi centigradi, in grado di riscaldare interi palazzi e fornire elettricità a degli appositi generatori elettrici. Certo, queste risorse non sono disponibili dappertutto, ma le pompe sì, e per fortuna sono sempre più utilizzate in tutto il mondo. Secondo John Lund, direttore del Geo-Heat Center dell’Istituto di Tecnologia dell’Oregon, il loro mercato si espande del 20% all’anno e per ora non conosce crisi.

New York al lavoro per diventare una metropoli ecologica: taxi “verdi” e 1 milione di alberi da piantare

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New York sostituirà gli “yellow cab”, i famosi taxi gialli, con mezzi ad alta efficienza per abbattere l’inquinamento della città. L’iniziativa si inserisce nel progetto di legge, approvato dal Senato Usa, per ridurre l’inquinamento e in particolare quello derivante dal consumo dei carburanti. Entro il 2012 tutti i taxi della Grande Mela diventeranno più ecologici. I mezzi attualmente in circolazione sono fortemente inquinanti e consumano moltissimo: con un litro di carburante arrivano a percorrere circa 6 chilometri. I nuovi taxi sono auto ibride con un basso impatto ambientale.

Il fallimento della CO2 sotterranea e del carbone pulito

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Per risolvere uno dei più grandi problemi dell’ambiente, l’emissione selvaggia di CO2, si era inventato un metodo per ridurla senza diminuire i consumi. Un pò come si fa per una cosa che non si vuole che gli altri vedano, così si è pensato bene di nascondere la CO2….sottoterra.

Risultato: ad oggi questa tecnologia è immatura, costosa e rischiosa. Questo processo avviene grazie al cosiddetto CCS, un processo mediante il quale si cattura CO2 prodotta dalle centrali termoelettriche e lo si immagazzina nel sottosuolo. La “magagna” sta nel fatto che le centrali giustificano la loro produzione di di inquinamento attraverso il processo CCS, ma in realtà in nessuna parte del mondo questo processo avviene sul serio, e ad oggi non esiste alcun esempio di CCS applicata a impianti di scala industriale.