Foche salve, l’Unione Europea ne vieta la commercializzazione dei derivati

Quei piccoli cuccioli di foca che hanno commosso il mondo, con i loro sguardi innocenti e spauriti prima di ricevere quella bastonata fatale, hanno ottenuto una grande vittoria. Al fine di fermare la strage di questi bellissimi animali, l’Unione Europea ha approvato a larga maggioranza, 550 voti favorevoli, 49 contrari e 41 astensioni, un regolamento che vieta, all’interno di tutti i Paesi dell’Unione, di commercializzare i derivati delle foche, come le pellicce e la carne. Con le dovute eccezioni.

Esistono infatti delle popolazioni, chiamate eschimesi o inuit, che hanno come fonte principale per il loro sostentamento la commercializzazione di questi prodotti. In questo caso, l’Unione Europea prevede la possibilità di farlo. Infatti i prodotti importati potranno entrare soltanto in tre casi: se provenienti dalle attività inuit per la loro sussistenza, se i fini della caccia avranno una gestione sostenibile delle risorse marine, oppure se le merci importate saranno souvenir di viaggi in quelle zone.

Ue e politica dei biocarburanti, meglio incentivarli o eliminarli?

Le stime attuali affermano che i trasporti sono responsabili di circa il 25% delle emissioni di gas serra connesse all’energia a livello mondiale. Mentre i biocarburanti sono considerati come un possibile strumento per ridurre tali emissioni, sono in discussione i termini di costi-benefici economici dei loro impatti ambientali e sociali.

L’UE promuove la produzione di biocarburanti e ha fissato un obiettivo del 5,75% di biocarburanti nel settore dei trasporti per tutti gli Stati membri dell’Unione entro il 2010, più un obiettivo del 10%, da raggiungere entro il 2020. Attualmente, il biocarburante consiste principalmente in colture seminative, come i cereali, il mais o la colza. L’aumento della quota di tali colture potrebbe condurre allo sviluppo di aree coltivate e, a loro volta, ad una pressione crescente per l’ambiente, la perdita di habitat e la diminuzione della biodiversità, in particolare di boschi, prati, zone umide e torbiere, che vengono convertite in piantagioni di monocolture di biocarburanti.

Italia-Tunisia, accordo sulle rinnovabili

Che l’Italia fosse agli ultimi posti come produzione di energia rinnovabile al mondo, questo lo si sapeva già. Ma vedere che alcuni Stati africani sono più avanzati di noi, fa un certo effetto. Per una volta però l’iniziativa promossa dal Governo ha un buon fine, e cioè importare dall’estero energia pulita.

L’Italia è un grande importatore di energia, dato che fonti di ogni genere da noi sono quasi assenti. Arriva il nucleare dalla Francia, il gas dalla Russia, il petrolio da diverse parti del mondo, ed ora anche un po’ di rinnovabile dalla Tunisia.

Il direttore generale del Ministero dell’Ambiente italiano Corrado Clini, e il Ministro dell’Energia della Tunisia Afif Chelbi hanno ieri raggiunto l’accordo per collegare i due Paesi con un enorme cavo trasportatore che collegherà la piattaforma tecnologica tunisina, la quale comprenderà diverse fonti energetiche, dal solare all’eolico, fino alle biomasse, e l’Italia, che ne importerà gran parte.

Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima, ci sono anche Roma e Milano

Comuni, Province e Regioni saranno a Roma domani in occasione della consegna ufficiale al Governo della Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima. Si tratta di una Carta concepita da Agenda 21 insieme ad Anci (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Upi (Unione delle Province Italiane).

Le grandi città, insomma, partecipato a questo progetto, che vede Comuni, Province e Regioni impegnarsi attivamente nel raggiungimento di quanto previsto con il pacchetto 20+20+20 dell’Unione Europea e nel novero di quanto si sta realizzando dopo Kyoto.

Imprese elettriche Ue a zero emissioni entro il 2050

Gli Usa chiamano, l’Unione Europea risponde. Se l’obiettivo di Obama per la sua America è di ridurre dell’80% le emissioni di CO2 entro l’anno 2050, l’Ue fa di più, ed annuncia per bocca del commissario all’ambiente Stavros Dimas che entro lo stesso anno le centrali elettriche europee, tra le più inquinanti in assoluto, dovranno non avere più emissioni. Vien da sè che se le centrali saranno ad emissioni zero, lo diventeranno anche gran parte delle industrie, abbattendo molto di più la soglia di inquinamento proposta dagli Stati Uniti.

A deciderlo è stata l’associazione che riunisce le aziende energetiche di 27 Paesi europei, le quali sin da ora sono in grado di generare 2.500 TWh di elettricità all’anno. Queste le parole di Lars G. Josefsson, presidente di Eurelectric:

L’industria elettrica si è presa il chiaro impegno di diventare un settore a carbonio zero entro la metà del secolo, e allo stesso tempo vogliamo ripetere che un mercato competitivo è il modo migliore per raggiungere questo obiettivo in modo efficiente dal punto di vista dei costi, continuando a contare anche sulla basilare sicurezza delle forniture.

Svolta scandinava: la Svezia dice no al nucleare

Solo un anno fa si è raggiunto il termine ultimo per la chiusura delle centrali nucleari (stabilito nel 2010) in Svezia. Questo provvedimento ha invertito decenni di vecchia politica nucleare, decidendo lo smantellamento dei 10 reattori nucleari attualmente in funzione. Non solo. Questo infatti sarà soltanto il primo passo verso l’eliminazione totale del nucleare dall’intero Paese, in quanto nel provvedimento si legge il chiaro no anche ai prossimi impianti di nuova generazione, del cosiddetto nucleare pulito.

La Svezia ha preso subito anche altre iniziative in favore dell’ambiente, dato che da Paese civile quale è si sente in dovere di dare l’esempio. Avrebbe infatti promesso contemporaneamente di aumentare le tasse sulle emissioni di carbonio, con l’intento di ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020, anche in settori non coperti dal sistema UE dello scambio delle emissioni. L’obiettivo finale sarà la totale indipendenza dal petrolio entro il 2050, ed un contemporaneo traguardo al 50% della dipendenza dalle rinnovabili già entro il 2020, anno in cui l’Italia, la nazione con più sole, più vento e più acqua di tutte ha già annunciato che sarà impossibile arriva nemmeno al 20%.

Italia diffidata dall’Ue: troppo inquinamento

L’Italia fa la cattiva e l’Unione Europea la mette in punizione. Dopo mesi di rilevazioni in tutta la Comunità, ben poche sono risultate le nazioni che hanno preso i provvedimenti adatti alle direttive ambientali imposte dai precedenti trattati, e quindi saranno in molte a dover rispondere delle loro azioni (o meglio, delle loro non-azioni).

Ma questo non ci deve essere di sollievo in quanto, se pure gli altri Paesi non sono stati così attenti, l’Italia risulta sempre il Paese peggiore, tanto da essere l’unico ad aver subito la diffida che, se non risolta in breve tempo, porterà all’inasprimento della procedura d’infrazione per il nostro Paese, che significa l’ennesima multa che dobbiamo pagare a causa della nostra cattiva politica.

175 miliardi di euro per allargare il Protocollo di Kyoto

L’opera ecologica di Barack Obama comincia a dare i suoi frutti in tutto il mondo. Mentre fino a qualche mese fa l’Unione Europea tentava in tutti i modi di prendere decisioni di carattere ecologico per salvare l’ambiente praticamente da sola, gli Stati Uniti, con i soliti interessi da difendere di Bush, tentavano di mettere i bastoni tra le ruote della Ue, mentre l’Onu stava a guardare e tentava di prender tempo.

Dall’insediamento di Obama qualcosa si è mosso. Gli intenti verdi del neopresidente Usa hanno dato una scossa al livello di guardia internazionale, che adesso tenta di accelerare l’iter ambientalista e tentare anche di osare un pò di più. Il prossimo dicembre a Copenaghen si terrà la conferenza sull’ambiente definitiva, quella che sancirà le prime direttive a cui tutti si dovranno attenere, e probabilmente verrà un colpo al nostro Presidente del Consiglio, sempre con il braccino corto quando si parla di ambiente, quando sentirà le proposte di Dimas.

Orsi alla riscossa!

Orsi alla riscossa! E la buona notizia viene dall’Italia. L’Abruzzo e il Trentino hanno pubblicato i dati dei censimenti effettuati nell’autunno scorso, prima che i nostri se ne andassero in

Bruxelles e gli Ogm, Unione favorevole al mais biotech

Stavros Dimas, commissario europeo all’ambiente, ultimo caposaldo sul fronte del “no” agli Ogm, ha gettato la spugna di fronte alle ripetute insistenze dell’Unione riguardo alle colture geneticamente modificate. La Commissione accelera sullo sblocco delle semine alterate in laboratorio e si dichiara propensa ad autorizzare la coltivazione in Europa di due mais biotech: il Bt11 della multinazionale Syngenta e il Bt1507 della Pioneer.

Tra circa sei settimane quella che è una semplice proposta potrebbe tramutarsi in liberalizzazione delle colture Ogm, approdando sul tavolo dei Ventisette a chiedere conferma della possibile attuazione. Inutile dire che la decisione ha suscitato non poche polemiche. Legambiente chiede all’Europa di ripensarci e di valutare attentamente le possibili conseguenze ambientali, economiche e sociali di una scelta di questo tipo. Ma il fronte del sì Ogm sul continente è più saldo di quanto si creda.

Italia “pirata” come Cina e Panama

Un’altra umiliazione al nostro Paese, e a tutti i suoi abitanti, ce la regalano i nostri pescatori. Non tutti ovviamente. Non bastava il poco impegno verso le energie rinnovabili, verso la riduzione dell’inquinamento o l’arretratezza nel riciclo. A consegnare l’ennesima maglia nera all’Italia ci si mette anche la pesca, quella che passa per legale e viene addirittura finanziata dallo Stato, ma che è di legale alla fine ha ben poco.

Ad aggravare la situazione ci si mette la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che oltre alla Francia, unico Paese “civile” nella lista, affianca all’Italia anche Libia, Cina, Panama e Tunisia, mettendole tutte sullo stesso piano, a causa della “pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata”. Una comunicazione che in molti si aspettavano ma che purtroppo fa male all’immagine del nostro Paese.

Eolico, in Italia il 37% in più nel 2008

Eolico alla riscossa, persino in Italia. L’energia del vento ha visto un bell’aumento – decisamente insperato – nel Bel Paese durante il 2008:  è passata da 2.726 megawatt di potenza

Televisori al plasma? No, thanks

Impopolare decisione del Governo inglese. Anche a costo di danneggiare l’economia, il Primo Ministro Gordon Brown ha anticipato all’Indipendent che vieterà la vendita dei mega-televisori al plasma, quelli così grandi da occupare un’intera parete, perché più inquinanti di un Suv.

In realtà l’allarme lo avevamo già lanciato noi tempo fa su queste pagine, in quanto è risaputo che la tv al plasma consuma molto di più ed è costituita da parti più inquinanti rispetto alle altre, e così il primo a rendersene conto è proprio il Governo inglese, e pare che nemmeno l’Unione Europea gli sia indifferente. Infatti è allo studio un metodo di valutazione degli apparecchi più o meno inquinanti, in maniera tale da mettere al bando quelli più “spreconi”, e costringere le case produttrici ad attaccare al proprio prodotto un bollino in cui sia scritto chiaramente il consumo. In questo modo l’acquirente può rendersi subito conto sulla convenienza dell’acquisto, non solo in termini ecologici, ma soprattutto ambientali.

Conferenza sul clima, si va verso l’accordo

Berlusconi alla fine (forse) ce l’ha fatta. Pare che mentre il Ministro degli Esteri Frattini parlava alla conferenza sul clima di Bruxelles, il presidente francese Sarkozy si sia avvicinato al Premier italiano, e gli abbia sussurrato sottovoce che l’avrebbe accontentato. Una confidenza non ufficiale, subito sbandierata ai quattro venti, tanto che Berlusconi, appena avuta la notizia, è corso dai giornalisti dicendo

“Si va verso un compromesso, stiamo ottenendo tutto ciò che abbiamo chiesto”.

La minaccia (ridicola, visto che non prevista) di porre il veto ha convinto il presidente francese che forse era il caso di aiutare le industrie in difficoltà, ma più che altro sembra che ciò non sia stato fatto per accontentare solo Berlusconi, ma perchè schierati con lui c’erano Angela Merkel, Cancelliere tedesco, e la Polonia, insieme agli altri Paesi dell’ex blocco sovietico, i quali avevano bisogno di troppi aiuti per poter accettare il trattato senza battere ciglio. Ma anche lo stesso Cavaliere ha esagerato. Infatti non è completamente vero ciò che ha detto.