Gli alberi diventano “obesi” per assorbire l’inquinamento

betulle

Fino a poco tempo fa si pensava, e qualcuno lo pensa ancora oggi, che aumentando le emissioni, il mondo è destinato a collassare in maniera direttamente proporzionale. Se da un lato è vero che un eccesso di inquinamento può distruggere il mondo, dall’altro la Natura ancora una volta ci sorprende, e ribalta la nostra visione limitata del mondo.

Non è vero infatti che questo avviene in maniera proporzionale. Alcuni ricercatori americani dell’Università del Wisconsin-Madison hanno notato che alcune specie di alberi, ed in particolare le betulle, negli ultimi anni hanno cominciato ad aumentare la quantità di CO2 assorbita. E proprio come avviene a noi umani quando aumentiamo il cibo ingurgitato, stanno ingrassando.

OGM o non OGM. Il mondo si divide tra favorevoli e contrari

pomodori ogm

Il principe Carlo li ha chiamati il “più grande disastro ambientale di tutti i tempi”, mentre gli industriali dell’agricoltura giurano che sono sicuri per il consumo umano e danno un vantaggio per l’ambiente. Gli alimenti geneticamente modificati non sono null’altro se non controversi, e le polemiche non mancano in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti all’Unione europea, dall’Africa al Giappone, divieti vari, leggi ed etichette possono fare dell’OGM una difficile gatta da pelare.

Ecco una carrellata di come gli OGM sono regolarizzati nel mondo. Dove sono regolarizzati, visto che in molti Paesi, come l’Italia, regna la più completa confusione. L’Irlanda ha recentemente vietato la produzione di qualsiasi alimento geneticamente modificato, e il paese ha anche messo a disposizione un’etichetta OGM-free che può essere stampata sui prodotti di origine animale come carne, pollame, uova e latticini, pesce e crostacei, che vengono allevati con mangimi senza OGM.

Riduzione emissioni: la soluzione è fare edifici più efficienti

edificio ecologico

Alle Nazioni Unite si spinge in questi giorni per l’azione sul cambiamento climatico generale, mentre i politici discutono su chi sosterrà i costi. Ma, invece di litigare, mentre il pianeta si riscalda, i politici dovrebbero abbracciare uno dei modi più economici per ridurre l’inquinamento atmosferico: rendere gli edifici più efficienti.

Sorprendentemente, gli edifici rappresentano circa un terzo del consumo globale di energia. I mezzi di trasporto, per lo più le automobili, pesano per circa un altro terzo. Fabbriche e miniere fanno il resto. Molta attenzione è diretta verso la resa delle automobili e delle fabbriche più efficiente. Eppure la maggior parte degli edifici sono i maggiori consumatori di energia, ancora di più della più grande flotta di SUV. Vista l’evoluzione delle tecnologie in tutti i campi, il cambiamento può venire senza costi netti.

Il World Business Council for Sustainable Development, che ha prodotto uno studio come punto di riferimento sul tema, sostiene che gli edifici devono immettere nel sistema almeno tanta energia quanta ne sprecano. La società di consulenza McKinsey & Company rileva che una serie di tecnologie chiave sull’efficienza energetica per gli edifici offre periodi di ammortamento di meno di un anno e potrebbe avere un impatto molto imporante sulle emissioni di gas serra.

Recupero CO2 possibile grazie all’agricoltura biologica

agricoltura biologica

Si può anche non essere dei fan del biologico, ma certo è che l’agricoltura può dare una grossa mano per combattere i cambiamenti climatici. I britannici della Soil Association sono stati un sostenitori instancabili dell’energia sostenibile, e così ora, per cercare di tirare l’acqua al proprio mulino, stanno sostenendo che la conversione del Regno Unito all’agricoltura biologica potrebbe comportare tagli massicci del carbonio atmosferico.

Appena prima del summmit di Copenaghen, l’organizzazione ha pubblicato una nuova relazione che descrive come l’agricoltura biologica sia “l’anello mancante” al COP15. La relazione sostiene che fino all’86% del potenziale agricolo possa mitigare il cambiamento climatico grazie al recupero del carbonio nel suolo. Le fattorie biologiche possono recuperare dal 20 al 28% in più di carbonio nel suolo, rispetto a quelle non-biologiche, e una conversione globale all’agricoltura biologica potrebbe erecuperare fino all’11% delle emissioni globali di gas a effetto serra.

I rifiuti degli americani potrebbero risolvere la fame nel mondo

poveri in discarica

Se pensiamo al consumismo, la prima cosa che ci viene in mente è lo stile di vita “all’americana”. Uno stile basato sullo spendere-spendere-spendere, e che comporta non solo ricchezza, ma purtroppo anche tanto spreco. E dunque il passaggio dal consumo al rifiuto è breve, tanto da far diventare gli Stati Uniti il Paese più sprecone al mondo.

Una recente ricerca effettuata da Kevin Hall del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases di Bethesda, nel Maryland, pubblicata sulla rivista PLoS ONE, ha reso noto che, considerando soltanto gli scarti alimentari, dunque tralasciando la ricchezza che si potrebbe creare in termini economici, i rifiuti commestibili degli americani potrebbero sfamare buona parte della popolazione africana.

Il cellulare individua l’inquinamento acustico

applicazione cellulare

I cellulari potrebbe presto essere utilizzati per combattere l’inquinamento acustico, un paradosso che coinvolgerà anche quelli che lo provocano con le loro suonerie. Nel tentativo di rendere le città più tranquille, l’Unione europea ha imposto agli Stati membri di creare mappe acustiche delle loro aree urbane, da aggiornare una volta ogni cinque anni.

Piuttosto che distribuire sensori costosi in tutte le città, le mappe sono spesso create utilizzando modelli predittivi a seconda delle varie fonti di rumore, come aeroporti e stazioni ferroviarie. Nicolas Maisonneuve della Sony Computer Science Laboratory di Parigi, in Francia, afferma che tali mappe non presentano un quadro fedele dell’esposizione dei residenti al rumore. Per avere un quadro più preciso, il team di Maisonneuve ha sviluppato NoiseTube, una applicazione software scaricabile che utilizza gli smartphone per monitorare l’inquinamento acustico.

L’obiettivo era quello di trasformare il cellulare in un sensore ambientale

spiega Maisonneuve.

Arrivata la conferma che gli oceani stanno assorbendo il 10% di Co2 in meno rispetto al passato

oceano

Il primo studio effettuato anno per anno sulla quantità di anidride carbonica assorbita dagli oceani del mondo a partire dalla rivoluzione industriale, conferma una tendenza preoccupante: gli oceani stanno lottando per tenere il passo con tutto il carbonio che gli esseri umani immettono nell’atmosfera. La percentuale di emissioni assorbita purtroppo, come anticipato già in un precedente post, è in calo fino ad un massimo del 10% dal 2000.

Lo studio, condotto da Samar Khatiwala dal Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, è stato pubblicato nell’ultima edizione della rivista Nature. Dopo il salto esaminiamo il punto centrale dell’articolo, il quale conferma ciò che stava preoccupando da tempo il mondo scientifico, e cioè che la natura non è più in grado di assorbire la Co2 emessa dall’uomo.

Il riscaldamento globale accelera la crescita degli alberi. Ma è un bene o un male?

albero antico

L’aumento delle temperature sta causando un eccessiva crescita di alcuni degli alberi più antichi della Terra molto rapida. Ma del cambiamento non potrebbe beneficiarne il clima, perché esso può semplicemente provocare una morte più rapida degli alberi.

Una precedente ricerca ha suggerito che il Gran Bacino dei pini che si trova nelle montagne della parte Occidentale degli Stati Uniti sta crescendo più rapidamente. Ma la ragione di tale accelerazione non era chiara. Una nuova analisi degli anelli suggerisce che l’accelerazione della crescita è davvero senza precedenti: i pini sono cresciuti più rapidamente negli ultimi 50 anni che in 3,7 millenni.

Questo studio ben progettato suggerisce che il cambiamento climatico è il fattore che causa l’accelerazione della crescita

spiega Greg Wiles, che ricostruisce i climi del passato con gli anelli degli alberi al Wooster College in Ohio.

La soluzione alla fame nel mondo: la mela che non va a male. Sareste disposti a provarla?

mela rs 103-130

Fin da quando qualcuno ha suggerito che mangiare una mela al giorno toglie il medico di torno, i benefici sulla salute di questo frutto sono stati pubblicizzati da nonne e scienziati. La mela è anche buona ma ha come unico inconveniente una tendenza a perdere la sua lucentezza e la consistenza croccante entro pochi giorni. Un problema che un team di scienziati in Australia ora sostiene di aver risolto.

Negli ultimi 20 anni, i ricercatori delle Queensland Primary Industries and Fisheries (QPIF), un dipartimento del Governo del Queensland, hanno sviluppato una nuova varietà di mela che essi affermano può rimanere fresca per mesi. Il suo nome, RS103-130, potrebbe non avere abbastanza legami con le varietà popolari come Golden Delicious, Braeburn e Pink Lady, ma gli scienziati l’hanno descritta come la “mela migliore al mondo” grazie al suo sapore dolce, la longevità e alla capacità di resistere alle malattie.

Risparmio idrico: recuperare l’acqua dalla nebbia

rete per cattura nebbia

Nei tentacolari insediamenti di Bellavista del Paraiso, una manciata di strade polverose sul lato sud di Lima (Perù), non c’è acqua corrente, nè un pozzo. L’acquisto dell’acqua, per il trasporto, costa nove volte rispetto alle più ricche aree urbane, proprio nei luoghi in cui nessuno può permettersela.

Bellavista ha più di 200 residenti i quali, stanchi di dover fare a meno dell’acqua, hanno avuto un’idea geniale:

Davvero, mi sembrava impossibile catturare la nebbia con rete di plastica, per trasformarla in gocce d’acqua

ha detto Noe Neira Tocto, il sindaco della baraccopoli, mostrando con orgoglio un sistema che funziona con una rete che assomiglia molto ad una da pallavolo, in grado di recuperare l’acqua in questo modo.

Abbiamo cinque pannelli di otto metri per quattro appollaiati sulla cima della montagna. Con loro siamo in grado di raccogliere fino a 60 litri per notte in inverno.

Pronti? Arriva la settimana del riciclo

settimana ricicloUn’iniziativa dalla parte dell’ambiente e della cultura sostenibile. Anche in Italia, così dura a cambiare. E’ stata presentata oggi l’iniziativa “Da cosa rinasce cosa”, la prima settimana dedicata al riciclo che si svolgerà dal 13 al 18 novembre nelle piazze di Milano, Torino, Roma e Napoli. L’evento è organizzato da Conai, Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi.

Alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente di Milano Edoardo Croci, Piero Perron e Giancarlo Longhi, rispettivamente Presidente e direttore generale di Conai.

Creare energia dai movimenti della natura

team crea dispositivo energia rinnovabile

Sfruttando i capricci del mondo naturale, gli ingegneri della Duke University hanno sviluppato un nuovo approccio, che credono possa raccogliere l’elettricità in modo più efficiente dai movimenti della vita quotidiana della natura. La raccolta di energia è il processo di conversione di una forma di energia, come il movimento, in un’altra forma di energia, in questo caso l’elettricità.

Le strategie variano dallo sviluppo di parchi eolici all’utilizzo delle vibrazioni prodotte da persone che camminano su piccoli dispositivi elettronici. Anche se il movimento è una fonte abbondante di energia, solo un limitato successo è stato raggiunto, perché i dispositivi usati eseguono solo una stretta banda di frequenze. Questi cosiddetti dispositivi “lineari” possono funzionare bene, per esempio, se il carattere del moto è abbastanza costante, come ad esempio la cadenza di una persona che cammina. Tuttavia, come sottolineano i ricercatori, il ritmo del cammino, come con tutte le fonti ambientali, può cambiare nel tempo notevolmente.

Il dispositivo ideale sarebbe uno in grado di convertire una serie di vibrazioni invece di una semplice banda ristretta

ha ipotizzato Samuel Stanton, studente della Duke’s Pratt School of Engineering, lavorando nel laboratorio di Brian Mann, assistente professore di ingegneria meccanica e dei materiali scienze. Il team, ha pubblicato i risultati dei propri esperimenti sulla rivista Applied Physics Letters.

La bioplastica sostituirà il 90% della plastica proveniente dal petrolio

bicchieri in bioplastica

La bioplastica non è certo una panacea, ma se si vuole passare un giorno ad un mondo privo di combustibili fossili (per scelta o per necessità), avremo bisogno di qualcosa per sostituire la plastica. Dei ricercatori provenienti dall’Università di Utrecht hanno condotto uno studio che è stato commissionato loro dalle associazioni Bioplastics europea e la European Polysaccharide Network of Excellence (EPNOE), e le loro conclusioni sono state molto interessanti.

Nel loro studio, Martin K. Patel, Li Shen e Juliane Haufe dimostrano che fino al 90% del consumo globale corrente di polimeri provenienti da petrolio e gas può tecnicamente essere convertito da materie prime rinnovabili. Ma mentre questo è un numero abbastanza grande, questo è un limite teorico. Nel breve e medio termine, i numeri sono molto più bassi: sulla base dei recenti annunci la capacità di produzione di bio-plastica è previsto in aumento da 360.000 tonnellate nel 2007 a circa 2,3 milioni di tonnellate entro il 2013.