Ciao orso Knut

Sin dalla sua nascita aveva fatto parlare di sé, facendo sciogliere per la tenerezza anche i cuori più duri. Knut, l’orso polare più famoso al mondo, nato e cresciuto in cattività, è improvvisamente morto sabato scorso. La causa del decesso è sconosciuta, ma un’autopsia che si è tenuta oggi dovrebbe fare chiarezza sul perché la principale attrazione dello zoo di Berlino ha lasciato l’amaro in bocca ai circa 600 visitatori che lo stavano osservando in quel momento. Si mormora che la causa possa essere l’allontamento da un orso femmina a cui si era affezionato, e lo stress di vivere con altre due compagne con cui non ha mai legato, ma anzi con cui era spesso in conflitto.

L’orsetto Knut, tanto somigliante ad un peluche, era nato in cattività nel 2006 e da allora è sempre cresciuto tra gli esseri umani dopo che la madre lo respinse ancora cucciolo. Circa 4 mesi dopo debuttò in pubblico e diventò una vera e propria star, grazie a quella che poi fu battezzata la “Knutmania“. Un’immagine tanto bella quanto redditizia per lo zoo che ha sbancato con il merchandising dei suoi pupazzi, dvd e gadget andati a ruba. L’immagine di Knut ha fatto il giro del mondo, finendo persino su Vanity Fair nel 2007 e l’ha portato a “stringere la zampa” all’attore Leonardo DiCaprio.

Orsi sloveni senza permesso di soggiorno, da prendere a fucilate per la Lega Nord

Quelli che quando cantano l’inno d’Italia sono al bar per un espresso (what else?), il nazionalismo lo avvertono a fucili spiegati se a varcare quel confine nazionale che pure non riconoscono è un orso che non ha sangue al 100% tricolore nelle vene. Anche gli orsi, avete capito bene, potrebbero essere accusati di quell’abominevole reato che porta il nome di clandestinità. Bisogna abbattere quelli senza permesso di soggiorno, gli orsi sans papiers.

Lega Nord e Südtiroler volkspartei uniscono in sinapsi le loro fughe cerebrali per partorire quest’idea geniale, dalla società civile che poco comprende quanto sia cruciale lottare contro tutte le forme di immigrazione, di tutte le specie, moscerini inclusi, subito ribattezzata proposta choc.

Api in calo, la causa è negli acari

Il nemico numero 1 delle api è l’acaro. Nello specifico la varroa, un acaro parassita di colore rossastro. A svelarlo è il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).

Questo ragnetto si attacca all’addome delle api e si nutre dei fluidi vitali dell’operoso insetto. Il parassita, in tutte le sue fasi, diffonde nelle arnie pericolosi virus e batteri che se non individuati in tempo, mettono a rischio l’intera colonia, causando la morte di tutte le api. Le più colpite sono proprio le api da miele dei Paesi Occidentali.

Balenottera spiaggiata, le cause della morte

Sono state scoperte le cause della morte della balenottera spiaggiata lungo le coste di San Rossore, in provincia di Firenze, lo scorso 26 gennaio.

La balena di 25 metri, chiamata Regina perché per morire ha scelto il litorale della Versilia dove si trovava la tenuta reale,  è morta a causa del morbillo e della pcb (policlorobifenili).

Tartaruga spiaggiata ad Agrigento, specie Liuto la più grande al mondo

Spiaggiata una tartaruga ad Agrigento. Tutti gli occhi, ambientalisti, animalisti, simpatizzanti, curiosi, sono oggi puntati su una spiaggia del litorale di Realmonte. La protagonista è lei, un’enorme tartaruga della specie Liuto, una delle più grandi al mondo, che è abbastanza raro vedere nelle acque delle coste siciliane.

Eppure eccola lì, in evidente difficoltà, la tartaruga marina coriacea che non riesce a riprendere la strada di casa, la via del mare. Sul posto sono intervenuti il sindaco del capoluogo siciliano, i carabinieri, la polizia locale e gli esperti del CTS che, dopo aver ovviamente allertato la Ripartizione Faunistico venatoria di Agrigento, hanno recuperato l’animale, ribattezzato Rossella dal lido Rossella in cui è stata rinvenuto, salvandolo così da una morte certa. Ora l’esemplare si trova nel Centro di recupero del CTS di Cattolica Eraclea.

Anno del coniglio, tra feticismo e adozioni di moda, animali non solo e non sono giocattoli

Il prossimo tre febbraio in Cina l’anno della tigre lascerà il posto all’anno del coniglio. Ed è già conigliomania. In Cina e in generale in tutta l’Asia si sta registrando un’impennata di conigli venduti come animali domestici. La PETA, che si batte a livello internazionale per la tutela dei diritti degli animali e contro ogni forma di crudeltà perpetrata ai loro danni, ha diffuso un comunicato in cui chiede ai potenziali acquirenti di coniglietti, tentati dalla ricorrenza del capodanno cinese, di desistere dall’acquisto.

Il motivo di questa richiesta degli animalisti è semplice e nasce da preoccupazioni più che fondate e documentate da dati preoccupanti: i conigli acquistati impulsivamente, passata l’euforia della novità di un nuovo giocattolo vivente e peloso, si trasformano in un peso per le famiglie che non intendono prendersene cura fino in fondo e se ne liberano come si fa con un ospite invitato senza pensarci due volte e che si rivela ingombrante: mettendoli alla porta.

Api in calo, a rischio l’intera catena alimentare

Le api stanno morendo, a dirlo sono diversi studi scientifici che accusano i pesticidi di decimare i laboriosi insetti. In Europa i pesticidi killer sono stati messi al bando e la popolazione di api in queste zone è aumentata sensibilmente, ma negli USA la strage continua.

L’importanza delle api nell’intera catena alimentare non è da sottovalutare: oltre a produrre miele e nettare, questi insetti impollinano il 90% delle piante e delle coltivazioni. Il costo in denaro delle perdite alimentari è di circa 40 miliardi di dollari, quello ambientale inestimabile. Oggi le api arrivano solo al 4% del totale di qualche anno fa. Forse la causa non è solo nei pesticidi, ma anche nella perdita degli habitat naturali.

Pig Beach, dove nuotano i maiali

Alle Bahamas c’è una spiaggia piena di maiali. E non mi riferisco con tono polemico alle abitudini di screanzati turisti che usano la spiaggia come maxi posacenere o che magari, lasciano che sia il vento a portar via i fazzoletti e gli incarti vari dei loro picnic. Trattasi proprio di suini, rosa e marroni. Sono lì sdraiati al sole che dormono, riposano, nuotano perfino! Ma allora cosa ci fanno sulla spiaggia da sogno di un’isola tropicale, una delle meravigliose Big Major Spot Island?

Sono forse i compagni di qualche altro Ulisse navigante stregato da una nuova maga Circe? L’effetto di sbalordimento alla vista della scena è degno di un’opera d’arte pop! E’ il totale ribaltamento del contesto originario dell’oggetto. E’ uno scherzo semiotico. Le associazioni spiaggia-paradiso si sovvertono per far posto ad un improbabile binomio spiaggia-porcilaia.

Colibrì Trieste, due mesi di proroga allo sfratto

Ancora sulla sorte dei colibrì di Trieste, ospitati dal Parco di Miramare, e per i quali era stato chiesto lo sfratto da parte  della Procura della Repubblica di Trieste a causa delle carenze normative del Centro.
La vicenda aveva visto coinvolto il premier Berlusconi, sceso in campo personalmente, su sensibilizzazione di Vittorio Sgarbi, per impedire che i volatili venissero trasferiti in Olanda, con il rischio di gravi perdite dovute al trauma del trasferimento.

Oggi al tavolo di concertazione promosso dalla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia si è discusso dei provvedimenti concreti da attuare per assicurare un futuro ai colibrì. Si apprende che i volatili verranno sistemati  in una località il più possibile vicina al Centro per poi farvi ritorno a lavori ultimati.

Moria di tortore a Faenza, accertata presenza di un virus

Scie chimiche? Presagio di sventura? Avvelenamento? Alieni? Fuochi d’artificio? Grandine? Aviaria? Fine del mondo? Suicidio di massa? Inversione del campo magnetico terrestre? Tante le ipotesi, più o meno verosimili, formulate nei giorni scorsi, da addetti ai lavori e non, in seguito alla misteriosa moria di animali di diverse specie, registrata in diverse aree del mondo.

Ebbene, scriviamo per aggiornarvi sul caso delle tortore morte a Faenza, ottocento esemplari stramazzati al suolo intorno alla zona industriale della cittadina, facendo sospettare agli esperti un’intossicazione alimentare dovuta all’ingestione di residuati della distillazione, prevalentemente semi di vinacciolo trattati. La Forestale in queste ultime ore ha diffuso una nota in cui comunica i primi risultati degli esami effettuati sui campioni di carcasse raccolti, eseguiti presso i laboratori dell’Izler, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

Morìa uccelli anche a Modena, invocata la chiusura della caccia

Ancora sulla morìa di animali che ha coinvolto più aree del mondo tra la fine del 2010 e l’inizio del nuovo anno, interessando anche l’Italia. A Modena sono state ritrovate, in poco meno di tre giorni, 30 carcasse di tortore. E dopo l’episodio, ben più massiccio, delle 800 tortore, registrato a Faenza, l’associazione delle vittime della caccia chiede risposte e provvedimenti alle autorità competenti.

L’appello dell’associazione è rivolto sia al Ministero della Salute che al Ministero dell’Ambiente ed al Ministero dell’Agricoltura e Foreste. In sostanza, si chiede, per motivi precauzionali di fermare la stagione venatoria, dal momento che non si è ancora fatta luce sul misterioso fenomeno, e di accertare che questi decessi non siano relazionabili al virus aviario di tipo A sottotipo H5N1.

Moria di animali: la mappa ed i probabili motivi di questi “strani” decessi

Se ogni tanto guardate un telegiornale, vi capita di aprire un giornale o semplicemente navigate in rete sarà impossibile che non vi siate mai imbattuti nella notizia delle morti di massa di uccelli, pesci e tantissimi altri animali che pare stiano improvvisamente partecipando ad un suicidio di massa. Sembra ormai diventata una moda, ha cominciato l’Arkansas, poi si sono susseguiti diversi eventi negli Usa e al di fuori, compreso quello italiano di Faenza, e poi in tutto il mondo sono stati registrati almeno 30 diversi incidenti che coinvolgono centinaia di migliaia, se non milioni, di animali.

Ma cosa sta succedendo? Sicuramente c’è un motivo comune, anche se questi tipi di eventi si verificano più frequentemente di quanto ci rendiamo conto. All’inizio si è pensato potesse essere solo una coincidenza, o forse sono eventi che accadono quotidianamente ma che stavolta, raccontato il primo, tutti gli altri sono venuti a galla. Ma studiando bene il fenomeno, sembra che non sia solo questo.

Lontre e salmoni nel cuore di Londra: così il Tamigi torna a vivere

Il Tamigi, dichiarato biologicamente morto già 50 anni fa, sta tornando a vivere. Il fiume lancia un messaggio di speranza, ci ricorda che la vita ha una forza pulsante che tende a colonizzare e ri-colonizzare ogni spazio sottrattole, ci ricorda che esiste il miracolo della resilienza dell’ecosistema ovvero quella capacità che l’ecosistema ha di ricostituire un nuovo equilibrio in seguito all’azione di un disturbo (più o meno catastrofico, naturale o antropico) equilibrio che tende a minimizzare gli effetti del disturbo stesso.

Come dopo un incendio in una pineta costiera quando le pigne quiescenti liberano, aperte dal fuoco stesso, una gran quantità di semi e le piccole plantule crescono vigorose sulle ceneri delle piante madri di modo che il bosco non perda l’area conquistata, nel Tamigi sono apparsi prima i salmoni, poi le lontre e le sogliole, poi timide le foche e persino alcune colonie di ippocampi, sensibilissimi all’inquinamento e quindi bioindicatori di qualità dell’acqua. L’Old Father Thames, con le sue 125 specie ittiche attuali, ha vinto il Thiess River Prize, il premio internazionale per i progetti di recupero dei corsi d’acqua.

Pioggia di tortore anche a Faenza

La misteriosa moria di uccelli e di pesci colpisce anche l’Italia, domenica scorsa sono precipitate giù dal cielo centinaia di tortore. Dopo i merli ed i pesci dell’Arkansas (USA), le ecatombi della Louisiana e del Kentucky, i milioni di pesci morti in Maryland, gli stormi di corvi di Göteborg (Svezia), il fenomeno raccapricciante è scoppiato anche  a Faenza.

Massimo Bolognesi del Wwf racconta di come i volontari abbiano raccolto le carcasse a un chilometro scarso dal centro:

Solo noi  ne abbiamo raccolte quattrocento. Ma le tortore morte sono sicuramente molte di più: migliaia. Perché muoiono? Non lo sappiamo. Per il momento è un mistero.