India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone

centrale a carbone

Esistono diversi tipi di carbone: nero, duro, pieno di carbonio, e così via. Tuttavia, la concentrazione pericolosa dei minerali che lo compongono varia notevolmente come variano le emissioni di componenti tossici a seconda della progettazione e gestione di una fonte di combustione. Ad esempio, alcuni tipi di carbone rilasciano tracce di alti livelli di fluoruri, mentre altri depositi hanno livelli altamente pericolosi di composti tossici del fluoro.

Lo stesso vale per il mercurio, per l’arsenico, per l’uranio e per i suoi prodotti a causa del decadimento radiologico. E proprio per il rischio radiologico, dai dati raccolti è emerso che in India sono nati alcuni bambini deformi a causa dell’esposizione a radionuclidi associati alla produzione di energia elettrica dal carbone.

La sola energia eolica entro 20 anni potrebbe dare elettricità a tutta la Cina

eolico cinese

Un team di scienziati ambientali delle Università di Harvard e Tsinghua ha dimostrato l’enorme potenziale dell’energia eolica in Cina. Utilizzando un’ampia serie di dati metereologici e integrando l’offerta del governo cinese di energia e le restrizioni finanziarie per la fornitura di energia eolica, i ricercatori stimano che il vento da solo ha il potenziale per soddisfare le richieste di elettricità del Paese previste per il 2030.

Il passaggio dal carbone e altri combustibili fossili all’energia eolica potrebbe anche ridurre le emissioni di CO2, riducendo l’inquinamento. La relazione è stata pubblicata su Science.

Il mondo è alle prese con la questione di come si fa a fare il passaggio dai combustibili fossili a qualcosa di carbon-free

ha spiegato l’autore Michael B. McElroy, Professore di Studi Ambientali alla Harvard’s School of Engineering and Applied Sciences ( SEAS). La Cina è diventata seconda solo agli Stati Uniti, nella sua capacità di generazione elettrica nazionale da 792,5 gigawatt all’anno, con un atteso futuro incremento annuo del 10% che lo fa essere il maggiore inquinatore mondiale. Quindi, ha aggiunto McElroy:

il vero problema per il mondo è: Quali alternative ci sono per la Cina?

Il Giappone segue gli Usa nella svolta verde

yukio hatoyama

Ormai è chiaro: per vincere le elezioni bisogna avere un programma ecologista. Ce l’ha fatta Obama, l’ha imitato Yukio Hatoyama, il nuovo presidente del Giappone, appena eletto dopo oltre 50 anni di amministrazione dei conservatori liberaldemocratici. Tra le varie promesse di Hatoyama, dall’uscita dalla crisi alle rivoluzioni in stile-Obama, c’era anche quella che più interessa anche a noi, e cioè l’abbattimento delle emissioni.

Il precedente presidente, Tato Aso, aveva fissato il limite alle emissioni, con un obiettivo troppo modesto viste le tecnologie di cui dispone il Giappone, e soprattutto visto che, in quanto seconda economia mondiale, è un forte inquinatore. L’obiettivo era di abbattere le emissioni dell‘8% entro il 2020. Troppo poco. E così il nuovo presidente ha promesso di diminuirle dall’8 al 25% entro il 2020, anche meglio rispetto a quanto promesso dall’Unione Europea. Vediamo come.

La prima città carbon positive è Baoding in Cina

baoding città carbon positiveUna città carbon positive, Baoding, la prima, l’unica, si spera non l’ultima, sorge in Cina, il Paese che con gli Stati Uniti produce il più alto tasso di emissioni di CO2. Eppure è proprio da Oriente che inizia a soffiare un vento green per quanto riguarda la riduzione di anidride carbonica nelle città. Ma cosa significa carbon positive e come è riuscita l’amministrazione di Baoding a raggiungere questo ammirevole risultato?

Carbon positive sembra quasi un’espressione miracolo nel nostro inquinatissimo vocabolario. Di positive c’è che questa città non solo chiude in pareggio nel rapporto emissioni prodotte/emissioni assorbite, ma assorbe CO2 in più sottraendola dall’atmosfera e contribuendo a diminuire l’inquinamento, il riscaldamento globale, l’effetto serra.

Tigre in via d’estinzione smembrata e venduta sul mercato nero in uno zoo indonesiano

tigre di sumatra

Un caso scandaloso arriva dalla zona più controversia dell’Asia, quella del Sud-Est povero che per sopravvivere non guarda in faccia nessuno, nemmeno gli animali in via d’estinzione: l’Indonesia. La notizia, che ha sconcertato gli zoologi, ma anche la società civile di tutto il mondo, è che un’ultra-rara tigre di Sumatra è stata uccisa e smembrata in uno zoo indonesiano. Già il fatto di per sè è terribile, ma lo diventa ancora di più sapendo che in tutto il mondo gli esemplari di questa specie ammontano a solo 400 tigri, il che le fa entrare tra gli animali più in pericolo di estinzione.

Ma la repellenza non finisce qui. Poco più di 5 anni fa, la Società Zoologica di Londra aveva usato questa tigre particolare per contribuire alla formazione dei veterinari e zoologi indonesiani. E uno di quei veterinari molto probabilmente è il responsabile della morte di quest’esemplare, della sua scuoiatura, smembramento, e della messa in vendita sul mercato nero.

La Cina fissa al 2050 il limite per il taglio delle emissioni

emissioni cinesi

Finalmente anche la Cina ha deciso di aderire seriamente al taglio delle emissioni, e non soltanto a parole come ha fatto fino a questo momento. Il problema è che inizierà le operazioni per diminuire le proprie emissioni di carbonio entro il 2050. A stabilirlo è stato il maggiore consigliere sul cambiamento climatico cinese, Su Wei, uno dei politici più influenti, intervistato sabato scorso dal Financial Times. E’ una data molto remota, ma almeno si tratta della prima volta che la nazione ha fisstato un periodo di tempo.

In Cina le emissioni non continueranno ad aumentare dopo il 2050

ha detto Wei, direttore generale dell’Istituto nazionale per lo sviluppo e la riforma del dipartimento della Commissione sui cambiamenti climatici. La Cina attualmente è in concorrenza con gli Stati Uniti per il posto in cima alla classifica mondiale sulle nazioni che sono le maggiori produttrici di emissioni di gas a effetto serra, e per questo la sua posizione al riguardo sarà al centro dell’attenzione ancor prima dell’inizio dei negoziati sul clima che si terranno a dicembre a Copenaghen (Danimarca).

India: installato il più grande impianto solare al mondo

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Finalmente una buona notizia. La corsa ecologica di questi ultimi tempi ha avviato una sorta di competizione con uno spirito che fa bene all’ambiente e a noi stessi. Da quando sono stati inventati i più disparati modi per reperire ed utilizzare l’energia solare, sono partite due gare: quella a chi produce il collettore solare più strambo (e di tali esempi in queste pagine ce ne sono a decine), e chi costruisce la centrale solare più grande al mondo. Ed è proprio di questo che ci occuperemo oggi.

Tempo fa ci occupammo della più grande centrale solare al mondo, costruita in Spagna. La Cina, di tutta risposta, ha annunciato un progetto che supererà quello spagnolo. Ma forse l’India ha anticipato tutti, costruendone una ancora più grande. Solo che stavolta non servirà per alimentare gli apparecchi elettrici. Indù e musulmani pellegrini in visita al santuario di Sai Baba a Shirdi potranno vedersi servito del cibo cucinato con l’aiuto di un sistema solare a vapore, inaugurato dal Ministro dell’energia nuova e rinnovabile Farooq Abdullah. I funzionari indiani hanno ammesso che questa sarà la centrale solare più grande del mondo.

Bici elettriche, è boom in Cina

bici-elettriche-cinaMigliaia di cinesi hanno optato per la bici elettrica come mezzo di trasporto, facendo registrare un vero e proprio boom di vendite nel settore.
Da sempre il vasto Paese asiatico ha detenuto il primato di regno delle due ruote (una bici ogni tre abitanti), ma negli ultimi anni la tendenza si è spostata verso le bici elettriche e gli scooters, mezzi più pratici, veloci, ideali per andare a lavoro evitando gli ingorghi e soprattutto gli affollatissimi trasporti pubblici cinesi.

I lavoratori stanchi di essere stipati come sardine sui mezzi pubblici o di pedalare anche su lunghe distanze per raggiungere il posto di lavoro, e di arrivare sudati, hanno convenuto che la migliore soluzione è proprio la bicicletta elettrica, la cui spesa è sostenibile anche da chi non può permettersi di comprare un’automobile e di coprire i costi esosi del carburante per mantenerla.
Quando piove i ciclisti cinesi si coprono con una mantella plastificata e riescono comunque a raggiungere il posto di lavoro asciutti.

La denuncia del Bangladesh: “per salvarci abbiamo bisogno di oltre 4 miliardi di dollari”

bangladesh-alluvioneLa città di Dhaka, in Bangladesh, ha appena registrato più pioggia in un solo giorno rispetto a quanto ha visto in oltre mezzo secolo (33 centimetri caduti in 12 ore). Questo evento ha fatto sembrare ancora più opportuno quello che il Ministro dell’Ambiente Mustafizur Rahman ha appena richiesto: 4,35 miliardi di dollari per i progetti contro il cambiamento climatico, per far adattare la nazione e renderla al passo con i tempi.

Se sarà in grado di ottenere i fondi, i progetti, illustrati dal Gulf Times saranno spesi per costruire e rafforzare gli argini e le strade, per la costruzione di migliaia di ricoveri, per il dragaggio dei fiumi principali, per l’impianto di alberi lungo la fascia costiera, la bonifica del territorio e del mare.

Per quanto riguarda il modo per finanziare tutto questo, ha spiegato il Ministro Rahman, il Bangladesh ha bisogno dell’aiuto della Banca Mondiale, della Asian Development Bank e di un finanziamento da parte delle nazioni ricche del mondo.

La morte serena del lago d’Aral

lago-aral-immagini-stellite-envisatIl lago d’Aral, erroneamente chiamato Mare d’Aral (è salato), è tristemente noto come oggetto di uno dei disastri ambientali più gravi della storia dell’umanità, se non il più grave in assoluto. Così lo descrive Al Gore nel suo libro Earth in balance. Così lo vediamo dalle immagini riprese dal satellite (foto sopra).
L’ampiezza originaria del lago era all’incirca di 68.000 km², ma dal 1960 il volume e la superficie lacustre hanno subito un calo del 75%. Nel 2007 dell’antico specchio d’acqua era rimasto solo il 10% dell’originale.

A causare l’inaridimento, il piano sovietico del dopo guerra che ha dirottato le acque dei due immissari, Amu Darya e Syr Darya, per sviluppare le colture intensive nei territori limitrofi. Nessuno dei responsabili di questo disastro era all’oscuro delle conseguenze del dirottamento delle acque dei due unici fiumi che alimentavano il lago. Al contrario, sentite cosa dichiarava il sovrintendente al piano di sfruttamento delle acque dei fiumi a scopo agricolo Grigory Voropaev:

Il nostro scopo è proprio quello di far morire serenamente il lago d’Aral.

Singapore diventa la prima città ad auto-sufficienza idrica pur non avendo fonti d’acqua

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Khoo Chye Teng, il capo dell’agenzia dell’acqua di Singapore si è finalmente svegliato dopo 5 anni dall’inizio del mandato, e ha impresso una svolta al sistema idrico della città asiatica. A differenza dei suoi predecessori alla Public Utilities Board, Khoo non vuole che il suo Paese dipenda dalle risorse di quelli ricchi, ma vuole raggiungere l’auto-sufficienza, almeno per quanto riguarda l’acqua, per la sopravvivenza a lungo termine e per lo sviluppo.

Grazie alla tecnologia, Singapore ha ora la capacità di generare gran parte della propria acqua e si prepara a svolgere un ruolo di primo piano nel riciclaggio delle acque usate, un settore emergente del valore di circa 100 miliardi di dollari a livello mondiale.

Questo processo si baserà sulla depurazione dell’acqua su larga scala e relativamente a buon mercato, visto che si finisce con il purificare gli scarichi delle lavorazioni chimiche. Con una superficie di soli 700 chilometri quadrati, Singapore non ha molti fiumi da cui trarre le risorse per sopravvivere, e così molto spesso, per stessa ammissione di Khoo, si deve fare affidamento alla sola acqua abbondante che c’è in quelle terre, quella che arriva dal cielo con la pioggia.

Museo Nazionale cinese di Ningbo, il primo museo letteralmente riciclato

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A prima vista, il nuovissimo Museo Storico di Ningbo, in Cina, sembra come è stato per secoli, modellato da forze naturali. Ma guardando bene le pratiche locali di costruzione ed i reperti archeologici che contiene, si nota come la facciata del museo è costruita da mattoni riciclati provenienti dalla zona, un residuo di ex zone agricole devastate dall’acceso sviluppo del quartiere alla periferia Sud della città di Ningbo in piena espansione.

La forma, scolpita geologicamente tra le montagne circostanti, è un’idea dell’architetto Wang Shu, interessato all’antica pratica di costruire in modo da riflettere le impostazioni della natura. Spiega lo stesso architetto che:

Nella tradizione cinese, ogni volta che la natura è stata notevolmente danneggiata, le persone tendono a ricrearla in forme artificiali per soddisfare il loro desiderio di essere più vicini alla natura stessa. Io chiedo ai miei studenti di usare il minor numero possibile di “aggettivi” perché essi possono facilmente farli diventare troppo sentimentali.

Wang definisce la sua architettura essenziale, a volte lasciando i suoi edifici dissolversi nel loro ambiente circostante. Adagiato su un piccolo torrente, il museo richiama molto la tradizionale pittura ad inchiostro del paesaggio, un modulo, nota Wang, in cui le strutture umane sono quasi assenti.

Boom di biciclette in Giappone, scoppia il ciclo-pendolarismo

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Due tokioti su tre usano le biciclette, secondo un rapporto diffuso dal governo della Capitale giapponese. Questa primavera, R25, una popolare rivista che si occupa di pendolarismo in bicicletta, ha osservato che questa è ora ufficialmente una tendenza.Questa moda è vista come elegante e sportiva al tempo stesso. Per lo scopo è stata anche coniata una nuova parola giapponese: tsuukin-isuto.  Tsuukin è la parola giapponese per il pendolarismo, a cui si aggiunge il suffisso Isuto (il nostro -ista), ed ecco che nasce: tsuukin-i-su-o-tsuukin ist.

Metropolis ha intervistato il proprietario di Y’s Road, un negozio specializzato in biciclette, con punti vendita in tutta la città. A proposito dei loro dati di vendita, essi si sono definiti come “molto sani” per il momento, alla faccia della crisi. Questo è potuto accadere perché nel frattempo, le vendite di autoveicoli sono crollate del 40% in Giappone nel solo mese scorso. Ma anche se le biciclette sportive non sono a buon mercato, i negozianti non notano corrispondenti cali delle vendite.

La Cina Olimpica era più inquinata di quello che ci hanno fatto credere

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Alla fine delle Olimpiadi, Pechino ha ricevuto la medaglia del bilancio ambientale. Ma appena i riflettori del mondo si sono spenti, l’inquinamento atmosferico della città ha ripreso a spingere nuovamente verso pericolosi livelli. Due nuovi rapporti sottolineano che l’inquinamento durante i Giochi è stato nascosto da misurazioni scarse e più attenuate grazie ad un massiccio intervento del Governo.

Mentre i livelli di inquinamento sembravano raggiungere un livello storicamente basso per Pechino, l’aria era effettivamente 3,5 volte peggio di quello di città come che di recente hanno ospitato le Olimpiadi come Atene, Atlanta e Sydney, e spesso superiori a quanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene sicuro.

Una relazione di Steve Andrews, pubblicata dal Wilson Center, ribadisce che la Cina ha fatto una campagna di disinformazione pubblica sull’inquinamento, sulle polveri sottili inquinanti, sul PM 2,5 e l’ozono. Pechino e altre città cinesi si basano su un indice di inquinamento dell’aria (API) in cui un punteggio di 100 o inferiore indica la qualità dell’aria, come “buona”. Durante i giorni di eventi olimpici a Pechino e nei 274 giorni del 2008 la qualità dell’aria era considerata ottima.