Fukushima, girasoli per ripulire il suolo contaminato

Fukushima, ripulire il suolo contaminato dal cesio utilizzando i girasoli. E’ la proposta avanzata dall’agenzia spaziale nipponica Jaxa, nello specifico dal team di scienziati coordinato da Masamichi Yamashita, esperto in agricoltura spaziale.

Fiori di rinascita, gialli come il sole, vividi come il colore di una speranza, quella di riuscire ad alleviare gli effetti del disastro atomico occorso alla centrale giapponese in seguito al violento terremoto ed al conseguente devastante tsunami che ha scosso il Paese lo scorso undici marzo, evidenziando tragicamente le falle della sicurezza nucleare nipponica e l’incompetenza della Tepco nel gestire l’emergenza.

Nucleare, occhio alla truffa!

Nei giorni scorsi i giornali e i telegiornali italiani hanno titolato a tutta pagina che il nucleare non si fa più in Italia e, mea culpa, anche il sottoscritto ci è cascato. A dir la verità qualche sospetto veniva nel leggere il testo con cui si bloccava il ritorno all’atomo in tempi brevi, ma ora quel sospetto è diventato certezza: siamo nuovamente di fronte all’ennesima truffa del Governo Berlusconi.

La situazione è spiegata perfettamente da una semplice frase pronunciata dal comitato promotore del referendum:

Il piano nucleare del Governo non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione.

Stop al nucleare italiano: quelli che frenano, quelli che tamponano, quelli che non si fermano

Nucleare italiano, la storia infinita già finita? Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che ad aprire i giornali oggi, all’indomani di quello che potremmo definire un pit stop del Governo, ti stropicci gli occhi più di una volta perché leggi azioni improbabili vedi promuovere le rinnovabili, cambiare rotta sull’atomo, associati a nomi ancora più improbabili. Che sta succedendo a quelli che cambiare idea dopo Fukushima era inimmaginabile?

C’è chi grida alla truffa, vedi IDV, perché il Governo è indubbiamente spaventato dai recenti sondaggi che vogliono oltre il 50% degli italiani incamminarsi a votare di pancia, post indigestione di radiazioni giapponesi, un popolo pericolosamente in marcia verso le urne, cosciente della sua forza democratica che avrebbe messo pure una bella croce sopra al legittimo impedimento. E lasciamo stare l’acqua che in questa vicenda è la più dimenticata, ma non certo la meno vitale.

Nucleare, stop del Governo alle centrali per evitare il referendum

Finalmente, dopo mesi, per non dire anni, di battaglie, arriva una bella notizia: il Governo ha deciso di ritirarsi sul nucleare, l’atomo non tornerà in Italia né ora né mai. La decisione, inserita nel decreto legge omnibus, torna indietro sulle decisioni che hanno fatto arrabbiare milioni di italiani che vedevano la politica andare contro la volontà dei votanti del referendum del 1987, riprendendo il programma nucleare dopo oltre 20 anni.

La decisione è venuta ovviamente in seguito al disastro nucleare giapponese, dato che ancora ad oltre un mese di distanza non si riesce a trovare il bandolo della matassa, e due incidenti nucleari gravissimi a distanza di 25 anni, dopo quello di Chernobyl, sono davvero troppi. Anche quei pochi italiani che potevano essere a favore del nucleare avevano cominciato a cambiare idea, e dopo la moratoria di un anno voluta pochi giorni dopo il terremoto/tsunami, ci si è resi conto che non ne valeva la pena.

Nucleare all’italiana, storie di scorie vaganti

Il nucleare italiano, nella sua pur breve esistenza, ci ha trasmesso un’eredità pesante che raccogliamo nostro malgrado e controvoglia perché siamo costretti a recuperarla, un po’ come certe storie che ci tramandano di generazione in generazione ma che siamo stanchi di continuare a raccontare. Le ripetiamo come automi, senza convinzione, finché un giorno ci svegliamo e cominciamo a chiederci perché e a mettere in discussione quel passato che spesso ci fa sentire piccoli ma che, a guardar bene il presente, non merita poi tutta questa grande considerazione. Forse, ci diciamo, è arrivato il momento di inventare una nuova storia, una storia nostra, da raccontare.

Tanto più che nell’atomo, in fondo, in Italia in pochi ci hanno creduto davvero, al punto che, pur essendo stati sempre coscienti dei rischi correlati, vederli in mondovisione ha fatto battere in ritirata molti fautori del nucleare nello stesso Governo. Quelli che cambiare idea è inimmaginabile ora, pieni di se e di ma, stanno tirando fuori quei contro che nascondevano bene, sotto le mentite spoglie di una fragile quanto presuntuosa apparenza di un sicuro al 100%.

Cambiamenti climatici e attività umane fanno ritirare le coste dell’Artico

Le coste dell’Artico si ritirano sempre più, ad un ritmo di circa mezzo metro ogni anno. Le cause dell’erosione sono da rintracciare nei cambiamenti climatici e nelle attività umane, sempre più frequenti. Questi in sintesi i risultati della ricerca condotta da trenta scienziati provenienti da dieci Paesi che hanno monitorato oltre 100.000 km di coste del Circolo polare artico, e pubblicato online il rapporto “Stato delle coste artiche 2010” sulla rivista Estuaries and Coasts.

I ricercatori, aderenti all’Associazione Helmholtz e all’International Artic Science Committee, sono preoccupati per il rapido tasso di erosione delle coste che in alcuni punti ha toccato anche i trenta metri nell’arco di un anno. Tra le aree più colpite vi sono il Mare di Beaufort, il Mare di Laptev e il Mare della Siberia Orientale.

Rinnovabili: l’Afghanistan riparte dall’energia pulita (video)

Abbiamo già scritto in passato su alcuni strategemmi ecologici, utilizzati dall’esercito americano, che hanno fornito un certo vantaggio sui terroristi, come ad esempio l’utilizzo dell’energia solare molto più sicura dei combustibili fossili in Afghanistan per dare elettricità alle basi. Quella tecnica, che in pratica eliminava o riduceva al minimo la necessità di rifornimenti tramite convogli pieni di combustibile, ha avuto come diretta conseguenza quella di ridurre tali viaggi così rischiosi, e dunque di risparmiare vite, tempo e risorse.

E così è stato talmente un successo l’utilizzo delle energie alternative sul campo che queste risorse sono state allargate alla popolazione. Enormi aree dell’Afghanistan sono senza elettricità (molte lo erano anche prima della guerra), e così un team di neozelandesi ha deciso di aiutare la popolazione a risorgere dalle ceneri della battaglia tentando di fornire energia ai cittadini, specialmente in questo periodo in cui il gasolio, l’unico combustibile che i poveri potevano permettersi, sta diventando troppo costoso.

Salute e malattie, a causarle sono: inquinamento, rifiuti, siti contaminati e clima

L’inquinamento atmosferico, i rifiuti, i siti contaminati e il clima tra i maggiori responsabili di malattie, e di decessi, nella popolazione. A rivelarlo è un’indagine compiuta in occasione del convegno Ambiente e salute, svoltosi all’Istituto superiore di Sanità (ISS) questa settimana, nell’ambito del Programma strategico 2008-2010 promosso dal Ministero della Salute.

I cambiamenti climatici e il meteo incidono sul rischio ictus, la circolazione e il cuore sono messi a rischio dallo smog e dall’inquinamento cittadino, l’impatto sulla mortalità è alto nelle aree circostanti siti contaminati. Questi in sintesi gli interventi dei relatori.

Fukushima, vite interrotte a 8.200 euro

Quando vivi vicino ad una centrale nucleare lo sai, devi saperlo, che la tua vita, quella della tua famiglia, dei tuoi amici, può essere contaminata in qualsiasi momento da un disastro che travalica il tempo e la dimensione umana. Eppure non si è mai abbastanza preparati alla pioggia radioattiva che martella le esistenze nel raggio di chilometri e chilometri, costringendo la vita alla fuga. Non era preparato un uomo di 102 anni, residente nella cittadina di Iitate, distante 40 chilometri dall’impianto di Fukushima. Al pensiero di lasciare la sua abitazione, dopo l’annuncio delle autorità di ampliare l’area di evacuazione, l’anziano ha preferito togliersi la vita.

Una vita interrotta che non vale poi tanto. I primi indennizzi disposti dalla Tepco, gestore dell’impianto di Fukushima, ammontano ad un totale di 50 miliardi di yen, 420 milioni di euro. Andranno alle 48mila famiglie che vivevano nel raggio di 30 km dal reattore. 38 mila nuclei familiari sradicati dalle loro case che riceveranno un milione di yen, ovvero 8.200 euro a testa di rimborso.

Biocarburanti “immorali”: chiesta moratoria all’Unione Europea

La Direttiva Energetica per le Energie Rinnovabili dell’Unione europea mira a raggiungere il 10% dei carburanti per il trasporto formato da biocarburanti entro il 2020. Come abbiamo più volte sottolineato, ci sono un sacco di problemi che riguardano il raccolto al fine di produrre biocarburanti, la maggior parte del quale, almeno fino ad oggi, proviene dalle piante che altrimenti potrebbero essere utilizzate come alimento.

Il Nuffield Council on Bioethics ha effettuato un’inchiesta, durata 18 mesi, e in occasione della presentazione dei suoi risultati ha vivamente consigliato di sopprimere immediatamente tali obiettivi perché sono considerati “immorali”. Il Consiglio per la bioetica scrive che la rapida espansione della produzione di biocarburanti, anche per quelli utilizzabili in Europa, verrà protratta nei Paesi in via di sviluppo dove provoca la deforestazione e costringe milioni di popolazioni indigene allo sfratto.

Fukushima inabitabile per 20 anni…soltanto?

Dopo aver dichiarato il livello 7 per quanto riguarda la pericolosità delle radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima, in Giappone, la Tepco, l’azienda responsabile della struttura, ha ammesso che i livelli di radioattività sono talmente elevati che l’area attualmente evacuata, un raggio di 30 km, sarà inabitabile per almeno 20 anni.

Ora, considerando che il livello 7 è lo stesso di Chernobyl, e che i tecnici hanno ammesso appena ieri di non riuscire a ridurre l’incremento di radioattività, i conti non tornano. Le radiazioni all’esterno di Chernobyl le conosciamo, sono passati 25 anni dalla catastrofe e ancora l’area circostante è disabitata, e lo sarà ancora per diversi decenni. Come si può pensare che, con un tasso di radioattività potenzialmente maggiore, appena nel 2031 si potrà tornare a vivere a Fukushima?

Enel Green Power: nuovo progetto eolico in Grecia

Il colosso italiano delle rinnovabili Enel Green Power ha annunciato un nuovo progetto di espansione all’estero, stavolta in Grecia dove già la società vanta una presenza significativa nel settore delle fonti rinnovabili. In particolare, Enel Green Power in data odierna, mercoledì 13 aprile 2011, ha reso noto che vicino alla città di Corinto sono stati avviati i lavori per la realizzazione di un progetto eolico avente complessivamente una potenza pari a 28 MW.

Trattasi, nello specifico, di impianti nelle aree di Profeta Elias, per 9 MW, e di Chlogos per 19 MW, che entreranno in esercizio nell’arco di pochi mesi, e precisamente nell’ottobre del 2011. A regime saranno prodotti annualmente ben 57 milioni di chilowattora di energia elettrica, tanti quanti ne servono per soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 14 mila famiglie; il risparmio ambientale annuo è pari ad oltre 62 mila tonnellate di anidride carbonica non immesse in atmosfera.

Trivellazioni al largo delle Tremiti, il no della popolazione

Continuano le proteste di ambientalisti e di liberi cittadini contro le trivellazioni petrolifere a largo delle isole Tremiti. Come ha spiegato il Commissario al Parco Nazionale del Gargano e assessore all’Ambiente della provincia di Foggia, Stefano Pecorella

L’avvio di tale attività e la sua eventuale, non auspicata, futura espansione fanno sorgere spontaneamente forti perplessità circa la possibilità di assicurare stabilità e prospettica concreta al raggiungimento dell’obiettivo di tutela ambientale delle nostre ancora splendide aree protette terrestri e marine. Profondiamo quotidianamente sforzi, nelle difficoltà finanziarie dei nostri enti, per la crescita della cultura della cura ambientale e perché questa poi si tramuti in una migliore qualità della vita dei nostri cittadine e di fronte ad ogni pericolo, od anche presunto tale, è giusto e doverosos che ognuno possa far sentire la propria voce, democraticamente e nelle sedi opportune

ha poi concluso Pecorella, e ha dato appuntamento ai sindaci dei Comuni del Parco per discutere su come muoversi per bloccare il decreto firmato dai ministriPrestigiacomo e Galan, probabilmente ampliando l’area marina protetta affinché le trivellazioni off-shore siano interdette dalla zona.