Fukushima inabitabile per 20 anni…soltanto?

di Redazione 1

Dopo aver dichiarato il livello 7 per quanto riguarda la pericolosità delle radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima, in Giappone, la Tepco, l’azienda responsabile della struttura, ha ammesso che i livelli di radioattività sono talmente elevati che l’area attualmente evacuata, un raggio di 30 km, sarà inabitabile per almeno 20 anni.

Ora, considerando che il livello 7 è lo stesso di Chernobyl, e che i tecnici hanno ammesso appena ieri di non riuscire a ridurre l’incremento di radioattività, i conti non tornano. Le radiazioni all’esterno di Chernobyl le conosciamo, sono passati 25 anni dalla catastrofe e ancora l’area circostante è disabitata, e lo sarà ancora per diversi decenni. Come si può pensare che, con un tasso di radioattività potenzialmente maggiore, appena nel 2031 si potrà tornare a vivere a Fukushima?

Nel frattempo, nonostante l’ennesima scossa di terremoto (stavolta è stata di 5.8), le operazioni sono continuate per tutta la giornata di ieri e continueranno oggi. La missione è ridurre la quantità di acqua radioattiva, trasferita in un bacino di stoccaggio, in modo da poter riavviare il sistema di raffreddamento. Si tratta, secondo le parole della Tepco, di ben 700 tonnellate di acqua “altamente contaminata” presenti nel reattore 2 dove le barre di combustibile si sono parzialmente fuse, oltre alle 195 tonnellate estratte dal reattore 4. Finita l’operazione, si passerà ai reattori 1 e 3 dove dovranno essere estratte altre 60 tonnellate di acqua.

Nonostante la Tepco, a cui sono stati richiesti miliardi dollari di risarcimento, abbia ammesso l’analogia con Chernobyl, l’unico a continuare a minimizzare il pericolo è il Governo nipponico, con il Premier Naoto Kan che ha affermato che le radiazioni presenti intorno alla centrale sono “appena” del 10% quelle del disastro sovietico. Non è dello stesso parere Vincenzo Ferrara, climatologo dell’Enea che, intervistato da Repubblica, ha dimostrato come, tramite un calcolo scientifico, si può accertare che i livelli al di fuori della centrale siano pari come minimo al 75% di quelli di Chernobyl.

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