Orsi Trentino, Licia Colò: “Non vanno rimossi come auto in sosta”

Ancora sugli orsi perseguitati in Trentino. Non si arresta la polemica sul futuro degli esemplari cosiddetti clandestini che sconfinerebbero le frontiere, più che altro mentali, del territorio leghista, da prendere a fucilate o rispedire vivi o morti al mittente, in quanto figli o nipoti di extracomunitari, di sloveni. In verità, senza queste sparate sulla clandestinità che hanno aizzato gli animi, si sarebbe ricondotta la discussione sui temi che davvero sono cari alla popolazione, ovvero la sicurezza, gli attacchi al bestiame, temi su cui è lecito chiedere ed aprire un confronto.

Interviene in merito la presentatrice televisiva Licia Colò che si mostra a dir poco indignata sul trattamento riservato agli animali, prima reinseriti e poi scacciati, o meglio, un po’ come si fa con le auto in divieto di sosta, rimossi.

Orsi sloveni senza permesso di soggiorno, da prendere a fucilate per la Lega Nord

Quelli che quando cantano l’inno d’Italia sono al bar per un espresso (what else?), il nazionalismo lo avvertono a fucili spiegati se a varcare quel confine nazionale che pure non riconoscono è un orso che non ha sangue al 100% tricolore nelle vene. Anche gli orsi, avete capito bene, potrebbero essere accusati di quell’abominevole reato che porta il nome di clandestinità. Bisogna abbattere quelli senza permesso di soggiorno, gli orsi sans papiers.

Lega Nord e Südtiroler volkspartei uniscono in sinapsi le loro fughe cerebrali per partorire quest’idea geniale, dalla società civile che poco comprende quanto sia cruciale lottare contro tutte le forme di immigrazione, di tutte le specie, moscerini inclusi, subito ribattezzata proposta choc.

Barriere coralline, il modo per salvarle potrebbe essere allevarle

In occasione del primo San Francisco Green Film Festival, una rassegna cinematografica dedicata ai corti e lungometraggi con tematiche ambientali, che si è tenuto due settimane fa, un film ha attirato l’attenzione di molti in quanto potrebbe rappresentare la soluzione ad uno dei problemi principali degli oceani: la perdita di barriere coralline.

Il film si chiama The Coral Gardener (letteralmente “il giardiniere di coralli”, dura appena 10 minuti e racconta di un uomo, Austin Bowden-Kerby, che ha avuto un’idea sorprendente. Il dott. Bowden-Kerby è un biologo marino che vive nelle isole Figi, ed ha trovato un modo semplice ma efficace per ripristinare la barriera corallina: allevarla. Ha insegnato il suo metodo alle comunità costiere ed ha già avuto successo nel migliorare la salute delle barriere locali.

Animali in via d’estinzione: lo squalo bianco conta circa 200 esemplari in California

Nel primo censimento del suo genere, la ricerca condotta dall’UC Davis e dalla Stanford University ha scoperto che ci sono molti meno squali bianchi al largo della California centrale di quanto i biologi potevano pensare. Lo studio, pubblicato sulla rivista Biology Letters, è il primo a stimare con rigore scientifico i numeri di squali bianchi nel Nord-Est dell’Oceano Pacifico. Si tratta anche della migliore stima mai effettuata nelle aree dove lo squalo bianco vive, tra Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica.

I ricercatori, usciti nell’Oceano Pacifico su piccole barche, hanno raggiunto i luoghi dove si riuniscono gli squali bianchi. Li hanno successivamente attirati utilizzando un richiamo, ed hanno scattato 321 fotografie delle pinne dorsali dai bordi frastagliati, uniche degli squali bianchi. Conteggiandoli è risultato che essi sono appena 131.

Animali in via d’estinzione: il mondo rischia di entrare nella “sesta estinzione di massa” della storia

Una “estinzione di massa” si caratterizza come un periodo durante il quale almeno il 75% delle specie della Terra muore nell’arco di pochi milioni di anni o anche meno. Negli ultimi 540 milioni anni si sono verificati cinque casi di estinzione di massa, ma secondo uno studio condotto dalla UC Berkeley da Anthony Barnosky e colleghi, pubblicato sulla rivista Nature, ci sono segnali che stiamo per entrare nel sesto evento del genere.

I cinque precedenti si sono verificati durante le ere seguenti:

  • Ordoviciano (443 milioni di anni fa, l’86% di specie estinte);
  • Devoniano (359 milioni di anni fa, il 75% di specie estinte);
  • Permiano (251 milioni di anni fa, il 96% di specie estinte);
  • Triassico (200 milioni di anni fa, l’80% di specie estinte);
  • Cretaceo (65 milioni di anni fa, il 76% di specie estinte).

Puma orientale dichiarato estinto

La lista degli animali estinti continua tristemente ad allargarsi. A farne le spese è il puma orientale, detto anche coguaro orientale, una sottospecie della famiglia dei puma, che pochi giorni fa è stato dichiarato estinto dal Servizio della Pesca e della Fauna Selvatica degli Stati Uniti. Le voci sulla sua sparizione si sono inseguite per anni negli Stati Uniti, ma ora le indicazioni, che sono iniziate più di 100 anni, sono diventate realtà.

Alcune segnalazioni di avvistamenti, però, hanno fatto rinviare quella che la stessa US Fish and Wildlife Service sapeva dovesse essere una fine inevitabile, ma almeno le ha permesso di esitare prima di fare una dichiarazione ufficiale. Ora, dopo un ampio riesame, i biologi e i funzionari dell’organismo si sono trovati d’accordo: il puma orientale è ufficialmente estinto.

I mutamenti climatici fanno cambiare colore ai gufi

Tra i gufi in Finlandia, quelli con le piume grigie sono tradizionalmente più numerosi di quelli marroni. Questa caratteristica geneticamente definita, tuttavia, sta cominciando a modificarsi. Ogni anno infatti pare siano numericamente sempre di più i gufi marroni rispetto a quelli grigi. La ragione di questo cambiamento, secondo una nuova ricerca, è il graduale riscaldamento degli inverni causato dai cambiamenti climatici.

Si pensa infatti che a causa del loro colore, i gufi marroni siano più visibili ai predatori durante i periodi di forti nevicate che, almeno in passato, hanno imbiancato la regione e reso più difficile per questa specie sopravvivere nella stagione riproduttiva. Ma ora che gli inverni si stanno scaldando, e le forti nevicate stanno diventando sempre meno comuni, i gufi marroni sono più in grado di fondersi con l’ambiente.

Alce americano, un altro animale che rischia l’estinzione per il riscaldamento globale

Ogni tanto spunta il nome di un animale che, vuoi per la caccia, la pesca eccessiva, la deforestazione o il cambiamento climatico, rischia di sparire per sempre. Notizie brutte che non vorremmo mai darvi, ma che purtroppo balzano agli onori della cronaca di continuo. Oggi è la volta di uno dei simboli degli Stati Uniti: l’alce americano.  Questo bellissimo mammifero vive nel Nord del Minnesota ed in pochissime altre zone fredde degli States, mentre altri esemplari “cugini” Alces alces vivono in Russia. Tutti sono legati da un problema comune: il loro numero è in calo da anni.

Per molto tempo si è creduto che questa riduzione degli esemplari fosse ascrivibile esclusivamente al bracconaggio o all’azione dei lupi, ma ora è stata notata una evidente correlazione, sul lungo termine, tra il crollo della popolazione delle alci americane ed il cambiamento climatico.

Tartaruga spiaggiata ad Agrigento, specie Liuto la più grande al mondo

Spiaggiata una tartaruga ad Agrigento. Tutti gli occhi, ambientalisti, animalisti, simpatizzanti, curiosi, sono oggi puntati su una spiaggia del litorale di Realmonte. La protagonista è lei, un’enorme tartaruga della specie Liuto, una delle più grandi al mondo, che è abbastanza raro vedere nelle acque delle coste siciliane.

Eppure eccola lì, in evidente difficoltà, la tartaruga marina coriacea che non riesce a riprendere la strada di casa, la via del mare. Sul posto sono intervenuti il sindaco del capoluogo siciliano, i carabinieri, la polizia locale e gli esperti del CTS che, dopo aver ovviamente allertato la Ripartizione Faunistico venatoria di Agrigento, hanno recuperato l’animale, ribattezzato Rossella dal lido Rossella in cui è stata rinvenuto, salvandolo così da una morte certa. Ora l’esemplare si trova nel Centro di recupero del CTS di Cattolica Eraclea.

Pinguini a rischio estinzione? I biologi li aiutano nella ricerca dell’anima gemella

Il vero amore può essere difficile da trovare, ma per un gruppo di pinguini africani a forte rischio estinzione, potrebbe diventare una necessità. Solo grazie ad un piccolo aiutino di alcuni biologi potrebbero riuscire in quest’impresa e… a sopravvivere.

In questo caso si tratta dei biologi del New England Aquarium che dovranno interpretare il ruolo di Cupido per un gruppo di pinguini africani, membri di una specie che, senza un importante baby-boom, si calcola possa estinguersi in meno di venti anni. Fortunatamente, gli specialisti hanno una freccia magica nella loro faretra.

Rischio estinzione per gli orsi polari, la causa? Si sciolgono i ghiacciai

Secondo una ricerca compiuta da un gruppo di ricercatori dell’Università canadese di Alberta, nel 2050 il 73% delle femmine di orsi polari non riuscirà a dare alla luce i propri cuccioli perché non ci saranno più ghiacciai nell’Artico. L’estinzione degli orsi polari potrebbe divenire una realtà già dalla metà di questo secolo.

L’allarme viene lanciato dalla rivista scientifica Nature Communications e da uno studio effettuato presso la Baia di Hudson, una grande insenatura dell’Oceano Atlantico fortemente colpita dagli effetti del riscaldamento terrestre.

Riscaldamento globale, anche i ricci di mare tra le vittime dell’acidificazione degli oceani

Non bastavano i coralli e altre centinaia di specie marine più o meno conosciute. Ora a rischio sparizione c’è un frutto di mare presente molto spesso sulle tavole italiane, specialmente delle città costiere, il riccio. L’acidificazione delle acque è stata trattata ampiamente in queste pagine, ma rimane in gran parte sconosciuta al grande pubblico.

Un recente studio effettuato da ricercatori australiani ha potuto dimostrare che se il riscaldamento degli oceani e l’acidificazione continuasse al ritmo con cui viaggia attualmente, alcune creature, tra cui appunto i ricci di mare o gli abaloni, non saranno più in grado di far crescere i loro scheletri.

Ostriche a rischio estinzione

Le ostriche rischiano l’estinzione, come i coralli stanno scomparendo a causa dello sfruttamento intensivo e della degradazione delle coste. A lanciare l’allarme è la rivista Bioscence in cui è stato pubblicato il risultato di una recente ricerca compiuta dall’American Institute of Biological Science dell’Università della California.

Gli studi hanno preso in esame lo stato di salute di 144 baie e 44 ecoregioni in tutto il mondo note per la produzione di ostriche. E’ emerso che negli ultimi dieci anni il 90% delle barriere di ostriche sono andate perse, e in gioco non sono i  piatti prelibati a base del mollusco, ma l’intero ecosistema marino.