Riscaldamento globale, anche i ricci di mare tra le vittime dell’acidificazione degli oceani

di Redazione 1

Non bastavano i coralli e altre centinaia di specie marine più o meno conosciute. Ora a rischio sparizione c’è un frutto di mare presente molto spesso sulle tavole italiane, specialmente delle città costiere, il riccio. L’acidificazione delle acque è stata trattata ampiamente in queste pagine, ma rimane in gran parte sconosciuta al grande pubblico.

Un recente studio effettuato da ricercatori australiani ha potuto dimostrare che se il riscaldamento degli oceani e l’acidificazione continuasse al ritmo con cui viaggia attualmente, alcune creature, tra cui appunto i ricci di mare o gli abaloni, non saranno più in grado di far crescere i loro scheletri.

Ecco come Cosmos Magazine presenta la situazione:

Secondo i risultati di un recente studio, i ricci di mare e gli abaloni nati nell’oceano fra 100 anni non saranno in grado di calcificare i loro gusci o far crescere le loro spine, il che suggerisce che le principali fonti di proteine saranno perse a causa del cambiamento climatico futuro.

Maria Byrne della Scuola di Scienze Biologiche e della Scuola di Scienze Mediche della Sydney University, Australia, ha spiegato com’è nata la ricerca:

Ci siamo chiesti cosa comporterà l’impatto dei cambiamenti climatici sul guscio degli animali marini,  e quanto l’acidificazione degli oceani ridurrà la quantità di ioni di carbonato di cui hanno bisogno per far crescere i loro scheletri.

Gli oceani del mondo, com’è noto, si stanno attualmente riscaldando, acidificando, e vedendo un aumento di CO2, a causa del cambiamento climatico globale. Ovviamente non saranno solo i ricci e gli abaloni a subire l’impatto, ma sono stati scelti per la loro grande importanza commerciale ed ecologica dato che contribuiscono a fornire sostanze nutritive per l’intera catena alimentare marina.

Nell’esperimento, i ricercatori hanno fatto crescere ricci e abaloni, dallo stato embrionale ad adulto, nelle acque a diversi livelli di acidità e di calore. Gli abaloni non sono affatto cresciuti a fronte di un innalzamento della temperatura di 2 gradi Celsius, un possibile aumento che si potrà vedere, secondo gli esperti, nel giro di pochi decenni. I ricci erano un po’ più elastici, e c’è voluto un aumento di 4 gradi C (la proiezione per le temperature oceaniche al 2100 se le emissioni rimanessero attuali) per renderli inservibili. Ciò significa che con ogni probabilità i nostri nipoti rischiano di non poter gustare un riccio di mare, un abalone, e tutte le altre specie a loro collegate.

[Fonte: Treehugger]

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