Fecondazione dell’oceano, più che benefici un mare di danni

Non c’è dubbio che la geoingegneria stia prendendo piede e stimolando il dibattito negli ultimi tempi, ma forse potrebbe rivedere alcuni dei suoi principi. Una recente ricerca effettuata dall’Università di Santa Cruz (California), e pubblicata su Proceedings of National Academy of Sciences, dimostra che le alghe producono tossine che normalmente si pensa siano limitate alle acque costiere, ma possono essere stimolate fino a crescere rapidamente in mare aperto nel processo di “fecondazione dell’oceano” con il ferro.

Secondo quanto si legge su Science:

Le fioriture di diatomee del genere Pseudo-nitzchia producono una neurotossina chiamata acido domoico, e sono all’ordine del giorno nelle acque costiere. Durante le grandi fioriture, la tossina algale entra nella catena alimentare, forzando la chiusura di alcune attività di pesca (come quella dei molluschi e sardine) e avvelenando i mammiferi marini e gli uccelli che si nutrono di pesce contaminato. Ma fino ad ora, la proliferazione di queste alghe in mare aperto ha attratto poco l’attenzione dei ricercatori.

Terzigno, inquinamento falda non legato a discarica Sari

Torniamo a Napoli per degli aggiornamenti sul fronte inquinamento. Sono stati resi pubblici i risultati delle analisi effettuate su tre pozzi spia della discarica Sari dai tecnici dell’ARPAC, l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania. Dati, quelli raccolti il 30-31 ottobre ed il primo novembre, alla presenza dei tecnici dei comuni di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, che escludono l’avvenuta contaminazione della falda imputabile alla cava.

Lo comunicano in una nota il direttore generale dell’Arpac prof. Gennaro Volpicelli ed il direttore tecnico dott.ssa Marinella Vito, spiegando che

Le analisi effettuate hanno riguardato i seguenti parametri: inquinanti inorganici, metalli pesanti, BTEX, alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, cloro benzeni, IPA, Idrocarburi, PCB, ammine aromatiche e fitofarmaci.

Inquinamento, Londra spruzza spray anti PM10

Un importante messaggio ci arriva da Oltremanica. Mentre l’Italia è costretta a pagare multe salatissime per aver sforato in quasi tutte le grandi città il limite di PM10 consentito dall’Unione Europea, Londra ha trovato una soluzione al costo di appena 300 mila sterline (poco più di 350 mila euro): uno spray anti-PM10.

Si tratta di una soluzione spruzzata sulla pavimentazione delle due principali arterie cittadine a base di calcio acetato di magnesio in grado di attrarre a sé le sostanze inquinanti (il PM10 è prodotto dai gas di scarico, dai pneumatici e dai freni delle auto), non permettendogli di sollevarsi in aria dove possono diventare pericolose per la salute.

Discarica di Malagrotta, una bomba ambientale inquina le falde alle porte di Roma

È allarmante il quadro che emerge dalla relazione di Arpa Lazio con i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Malagrotta svolto nel periodo febbraio-maggio 2010: i nuovi campionamenti, infatti, evidenziano un peggioramento del già preoccupante stato di contaminazione del sito, sia per quel che riguarda i composti inorganici che per alcuni composti organici.

E’ il commento di Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in relazione ai dati diffusi dall’Arpa Lazio relativi al monitoraggio dell’inquinamento delle falde acquifere della discarica di Malagrotta, alle porte di Roma.
Una bomba ambientale, così la definisce l’associazione ambientalista che si chiede se sia il caso di continuare a gettare rifiuti in quell’area, dal momento che ci si trova, evidentemente, in piena emergenza inquinamento. Nelle falde acquifere della zona, infatti, sono oltre il limite consentito dalla legge i livelli di numerose sostanze tossiche ovvero ferro, nichel, manganese, arsenico e benzene. Inoltre, si è registrata anche la presenza di N-butylbenzensolfonamide.

La marea nera sta distruggendo i coralli giganti nel Golfo del Messico

Era il 20 aprile 2010 quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha cominciato a sversare nelle acque del Golfo del Messico il petrolio dal pozzo Macondo, situato a oltre 1.500 metri di profondità.
La marea nera a distanza di mesi dal disastro, e dopo la chiusura della falla, torna a far parlare di sé. Dopo l’annuncio dei progetti per ristabilire la vita marina nelle acque del Golfo, come il 100-1000 partnership, la BP potrebbe essere responsabile della morìa dei coralli giganti che vivevano vicino al pozzo della piattaforma petrolifera.

Lo ha rilevato la spedizione scientifica a bordo della nave oceanografica Ronald H. Brown che ha analizzato i fondali vicino al pozzo Macondo. Come ha dichiarato Timothy Shank, uno dei ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution

I coralli giganti nelle vicinanze del pozzo sono coperti da una sostanza nera e o sono morti o stanno morendo. In qualche caso sono rimasti soltanto scheletri.

Inquinamento e tumori: l’Aiom annuncia documento che ne attesta il legame

Non c’è bisogno di fare allarmismi, ma nemmeno di sottovalutare il problema. E’ questo il succo delle anticipazioni che l’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha annunciato prima della pubblicazione del suo ultimo documento che certamente diventerà un punto di riferimento nel dibattito sul legame tra tumori e inquinamento.

I dati sono a volte contrastanti (dipende molto da chi finanzia la ricerca), e la querelle tra chi dice che l’inquinamento, specie quello dei rifiuti, provochi tumori, e chi invece lo nega, continua ormai da anni. Ciò che per certo si può dire in questo momento è che litigare sulla questione dei rifiuti è, almeno adesso, inutile. Non ci sono dati sufficienti per supportare l’una o l’altra tesi, e quindi è controproducente affermare che provochino il cancro oppure no.

Fosfati nei detersivi, l’Unione Europea propone di vietarli

Ancora siamo alla fase embrionale dell’iniziativa, ma a quanto pare l’Unione Europea ha avviato una nuova crociata, questa volta contro i fosfati nei detersivi. Questi agenti chimici hanno il grosso problema dello smaltimento. Una volta finito il ciclo di lavaggio della lavatrice infatti, questi vengono scaricati insieme all’acqua, finiscono nei torrenti e nei fiumi, andando letteralmente ad ammazzare le piante e la vita con cui vengono a contatto a causa dell’eutrofizzazione, un processo che porta alla formazione di un gran numero di alghe che soffocano tutto ciò che incontrano.

La fotografia precisa della situazione la dà la stessa Commissione Europea, la quale spiega come il limite dello 0,5% della concentrazione dei fosfati nelle acque non venga quasi mai rispettato, ed in alcune zone come quella del Danubio o del Baltico si arriva addirittura al 16 e al 24%.

Rifiuti, da Terzigno arriva il limone ‘mutante’

La foto del limone dalla forma abnorme raccolto in un frutteto vicino la discarica Sari, a Terzigno ha fatto il giro del web e oltre che molta curiosità, suscita parecchie domande. Quali rischi corriamo nell’abitare vicino ad una discarica?

Del limone deforme sappiamo che è stato oggetto di un convegno sulle malattie da inquinamento che si è tenuto nella sala Consiliare di Terzigno, dove sono intervenuti tra gli ospiti l’Associazione Medici per l’Ambiente.  E che è stato raccolto nel giardino di Maria Rosaria Esposito, attivista contro la discarica, che ha dichiarato

La pianta genera frutti da venti anni. Si trova nel giardino di casa mia e limoni così non ne ho mai visti. Ovviamente ora siamo preoccupati e temiamo per la nostra salute. Mia zia ha distrutto tutti gli altri, a vederli facevano impressione.

Energia pulita da terreni contaminati da scorie tossiche

La scoperta arriva da Sidney, dove un gruppo di scienziati australiani e cinesi ha messo a punto un metodo per produrre energia pulita da terreni contaminati da scorie tossiche. Ad assorbire le scorie è una pianta che cresce nelle praterie tropicali dell’Africa, il Pinnesetum purpureum, nota con il nome di erba dell’elefante.

La collaborazione tra il Centro australiano di ricerca per la valutazione della contaminazione e la bonifica dell’ambiente (Crc Care) e l’Università Shaoguan, nella costa meridionale della Cina, porterà alla bonifica dei terreni contaminati e alla produzione di energia pulita.
La scelta dell’erba dell’elefante è stata duplice, come spiega il prof. Ravi Naidu, a capo del progetto, perché è una pianta in grado di crescere anche nei terreni poveri e possiede un’elevata capacità di assorbire i metalli pesanti e le altre scorie inquinanti presenti nel suolo. L’erba perenne africana è capace di assorbire gli idrocarburi del suolo e produrre ossigeno che a contatto con il terreno favoriscono la biodegradazione, e dunque la bonifica della terra inquinata.

Aria di casa? Più inquinata di quella esterna

L’aria che si respira nelle case è inquinata fino a 5 volte di più di quella esterna che si respira nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Il motivo? Vernici, detersivi, smalti, profumatori d’ambiente, candele e bastoncini d’incenso, fumo di sigaretta, e COV, i Composti organici volatili, contenuti nei prodotti per la pulizia della casa. Senza dimenticare batteri, funghi e muffe negli ambienti troppo umidi.

La ricerca, compiuta dall’Enviromental Protection Agency (Epa), l’Ente statunitense di protezione ambientale, e dall’Istituto superiore di sanità italiano sull’inquinamento degli ambienti di vita, ha preso in esame diversi campioni di abitazioni e, come ha precisato Sergio Fuselli, direttore del reparto Igiene degli ambienti di vita

E’ importante quanto sottovalutato il tema della qualità dell’aria che respiriamo nelle nostre case e in tutti quegli ambienti cosiddetti di vita, ovvero che frequentiamo per l’80% del nostro tempo nel corso della giornata: scuola, uffici, mezzi di trasporto e così via.

La centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche si farà: a volte i luoghi si riaccendono…di polemiche

Il servizio Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha preso in esame la richiesta di autorizzazione avanzata dalla Sei (Saline Energie Ioniche,  controllata della svizzera Repower) per la centrale termoelettrica a carbone (da 1320 MW) di Saline Joniche, Montebello Jonico in provincia di Reggio Calabria.

La centrale sorgerà frontemare, nei pressi del molo preesistente,sul terreno dello stabilimento Liquichimica, mai entrato in funzione. Questo fornisce alla Sei un alibi scontato sul quale si struttura buona parte dell’argomentazione del video-esplicativo pubblicitario prodotto dalla società stessa. Il video inzia con la frase suggestiva “Ci sono luoghi che per qualche tempo si spengono” e finisce con “A volte i luoghi si riaccendono”.