La centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche si farà: a volte i luoghi si riaccendono…di polemiche

di Redazione 1

Il servizio Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha preso in esame la richiesta di autorizzazione avanzata dalla Sei (Saline Energie Ioniche,  controllata della svizzera Repower) per la centrale termoelettrica a carbone (da 1320 MW) di Saline Joniche, Montebello Jonico in provincia di Reggio Calabria.

La centrale sorgerà frontemare, nei pressi del molo preesistente,sul terreno dello stabilimento Liquichimica, mai entrato in funzione. Questo fornisce alla Sei un alibi scontato sul quale si struttura buona parte dell’argomentazione del video-esplicativo pubblicitario prodotto dalla società stessa. Il video inzia con la frase suggestiva “Ci sono luoghi che per qualche tempo si spengono” e finisce con “A volte i luoghi si riaccendono”.

La Sei parla principalmente di una serie di opere di mitigazione ambientale e paesaggistica che verrebbero fatte d’intorno alla centrale. Parla di riqualificazione del territorio, del recupero di aree dismesse, di spazi compresi nel terreno di proprietà della fabbrica, dedicati genericamente “a verde” e di un nuovo elemento identitario e distintivo per il paesaggio di Montebello (la centrale appunto).
Nel mezzo tutto un ostentare il ruolo della centrale quale centro propulsivo per l’economia locale che verrebbe rilanciata, sarebbe in grado di creare domanda per occupazione qualificata, di coinvolgere le realtà professionali del luogo ed addirittura, più in generale, di fornire le prospettive di una “nuova vita”.

Ma quello che più infastidisce del video promozionale della Sei è la faziosità con la quale vengono dipinte le energie rinnovabili come: non sufficienti, discontinue, troppo costose ed ancora legate a tecnologie sperimentali.
Mentre, per la Sei, sperimentale non è la tecnologia “CO2 capture ready”, che definisce “promettente” ed “oggetto di grandi speranze” per la quale la centrale sarebbe dotata di un sistema di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).
Peccato che invece, come fa notare Legambiente Calabria, questa tecnologia sia in effetti attualmente una chimera in una fase di sperimentazione talmente embrionale da stimarne l’applicazione su larga scala non prima del 2020.

Il carbone per Sei invece sarebbe assolutamente compatibile con l’ambiente, come le emissioni di gas sarebbero al di sotto della metà dei limiti consentiti per legge. Solo la Co2 sarebbe superiore a quella prodotta da altri tipi di centrali ma per questo non c’è da preoccuparsi perché, come ricorda il video, la CO2 non è dannosa per la salute dell’uomo. Anzi: “il carbone è sicuro, economico ed efficiente e resterà a lungo una risorsa chiave che è possibile sfruttare senza conseguenze sull’ambiente e sulla salute dell’uomo”. Secondo la Sei la Co2 sarebbe solo indagata di responsabilità quale fattore del riscaldamento climatico, innocente fino a prova contraria.

Secondo l’azienda, l’Italia, aprendo questa centrale, potrebbe addirittura rendersi Paese leader sulla ricerca in materia di correlazione tra cambiamenti climatici e CO2. Come potrebbe diventarlo? Forse immettendo, una volta entrata a pieno regime i 7 milioni e mezzo di tonnellate di CO2 all’anno, sarà più probabile che si dimostrino le correlazioni causa-effetto sull’ambiente!
Questo allontanerà l’Italia da ogni sensato obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2.

Immediate furono le sollevazioni di molte associazioni ambientaliste, che criticarono, dopo un primo momento in cui si richiedeva più tempo per la valutazione, la concessione della Via alla centrale da parte dela stessa commissione giudicatrice indagata per la Via all’impianto a carbone di Porto Tolle (Rovigo). Si affiancarono a loro la Regione Calabria ed il sindaco del paese. Ciononostante l’autorizzazione è arrivata e la Sei, in una nota riportata da Energia24, ribadisce la bontà del suo operato:

Riteniamo che tale approvazione confermi la validità del progetto Sei e ne sancisca definitivamente la piena sostenibilità dal punto di vista del rispetto dell’ambiente e della salute. Questo passaggio premia la scrupolosità e la serietà con cui la centrale è stata progettata, nel pieno rispetto dei vincoli ambientali e con un deciso orientamento all’utilizzo delle tecnologie più all’avanguardia nel settore.

[Fonte e Foto:  www.progettosei.it]

Commenti (1)

  1. PERCHE’ CARBONE E RINNOVABILI
    SONO NECESSARIAMENTE COMPLEMENTARI

    Sorgenti (già Vicepresidente della Stazione Sperimentale per i Combustibili) 29.10.2010:
    “La realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche (RC) è un investimento di interesse nazionale”.

    Forse non si ha ben chiara l’assurda e precaria condizione del nostro sistema elettrico: la gravosa dipendenza dal gas metano, che è fonte di quasi il 60% della produzione elettrica nazionale, contribuisce in maniera rilevante a determinare un costo del 35% maggiore per la bolletta elettrica rispetto alla media europea. Neppure Russia e Regno Unito, che detengono ed estraggono consistenti quantità di metano sul proprio territorio, ne usano una percentuale così elevata per produrre l’elettricità a casa loro.

    In Italia, pertanto, è insostenibile pensare di raggiungere nel 2020 l’obiettivo del 20% di produzione da fonti rinnovabili, se non attraverso un ulteriore e consistente aumento dei costi, inevitabilmente ancora a carico dei consumatori. Se è pur vero, infatti, che le installazioni dei pannelli fotovoltaici possono rappresentare un’interessante ricaduta a livello occupazionale di tecnici specializzati, è altresì vero che il maggior costo da sostenere per produrre questa elettricità, dovrà essere pagato dai contribuenti, sotto forma di incentivi di Stato, ben “mascherati” per l’opinione pubblica nelle “Bollette Elettriche” sotto la definizione “Conto Energia”.
    In base alle tecnologie attuali ogni megawatt di potenza elettrica resa disponibile con il fotovoltaico costa 6 milioni di euro: significherebbe impegnare un capitale per l’investimento di circa 50 miliardi di euro se si volesse generare con il fotovoltaico i 1.320 MWe della centrale in progetto a Saline Joniche (tuttavia senza raggiungere neppure lontanamente la stessa garanzia di disponibilità dell’elettricità quando ci serve, nonché similari valori di efficienza energetica) che, invece, con la realizzazione della centrale alimentata a carbone costerebbe “solo” 1,3 miliardi di euro, realizzando peraltro un investimento di interesse nazionale e con la garanzia di disponibilità del prodotto finale (l’elettricità) costante e quando serve. Peraltro, la realizzazione di questa “potenza” elettrica a Rinnovabili, non escluderebbe affatto la necessità di ugualmente disporre di impianti di generazione convenzionali, perché la disponibilità delle Rinnovabili (Solare ed Eolico) non è, per loro natura, programmabile.

    Dove prendere, allora, le risorse necessarie al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi imposti all’Italia? La risposta è ancora ed inevitabilmente “dai contribuenti”, se non si modificano le condizioni attuali. Occorre quindi creare le premesse per la riduzione del costo dell’elettricità di base (quella che serve tutti i giorni per tutte le attività civili e produttive industriali), in modo da liberare, così, le risorse che oggi sperperiamo utilizzando i combustibili più costosi (Petrolio e Metano) per destinarle al finanziamento della RICERCA per lo sviluppo delle Fonti Rinnovabili, al fine di tentare di portare le stesse ad un livello di efficienza di conversione in elettricità molto maggiore delle attuali tecnologie FV. Occorre guardare, quindi, ai Paesi che hanno preceduto l’Italia lungo la strada delle Rinnovabili ed in particolare del Solare FV. Paesi come Germania, Danimarca, Spagna, Giappone, USA: tutti questi sono chiari “esempi di sostenibilità”, raggiunti grazie ad un equilibrato “Mix delle Fonti Energetiche”, dove il Carbone ed il Nucleare svolgono un ruolo primario e fondamentale, perché assicurano ai cittadini di quei Paesi dal 50 all’80% dell’energia elettrica necessaria al loro benessere.
    E’ quindi evidente che per liberare le ingenti risorse necessarie per finanziare lo sviluppo delle Rinnovabili (senza aumentare la fiscalità) occorra prima risparmiare/liberare queste risorse, oggi impegnate per produrre l’elettricità di base con un “Mix” inadeguato e costoso (con troppi idrocarburi: Metano e Petrolio), mentre il Carbone è presente solo per il 12% quando invece la Media dei Paesi Ue27 lo utilizza per il 32% nella generazione elettrica comunitaria. Inoltre, con le moderne tecnologie (C.C.T. – Clean Coal Technologies), oggi è possibile produrre elettricità dal Carbone con un impatto ambientale davvero marginale e del tutto comparabile a quello derivante dai moderni impianti a Metano (NGCC).

    Riconoscendo quanto sia precaria e delicata la situazione dell’Italia per la quasi assoluta mancanza di risorse naturali disponibili, il nostro Paese trova un singolare parallelo solo con il Giappone, dove tuttavia si investe nelle rinnovabili perché il loro “Mix Energetico” è differenziato ed equilibrato: 29% carbone, 25% nucleare, 24% gas, 11% olio combustibile, il resto fonti rinnovabili. E se guardiamo agli Stati Uniti di Barack Obama, che per superare la recessione puntano a realizzare un “New Deal verde” attraverso consistenti investimenti nelle rinnovabili, bisogna ricordare che gli USA – diversamente dall’Italia “a tutto gas” – potranno sostenere tale strategia perché partono da un sistema energetico in cui il carbone è la fonte del 50% della produzione elettrica e il nucleare per il 19%. Nel confronto Stati Uniti e Italia, così, il conto è che nel 2007, secondo i prezzi medi rilevati dall’EIA – Energy Information Administration, nell’Italia “a tutto gas” l’energia elettrica costava ai consumatori domestici (in media, per kWh) 0,258 dollari, e a quelli industriali 0,237 dollari. Negli Stati Uniti, invece, i costi medi per kWh sono stati 0,106 dollari per le famiglie e 0,064 per le imprese.

    Rinaldo Sorgenti

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