
Scioglimento dei ghiacci, inaridimento del terreno, aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare. Conosciamo tutti le tante conseguenze dell’innalzamento delle temperature, ma oggi a queste se ne aggiunge una nuova: lo spostamento delle precipitazioni.
Uno studio condotto da Julian Sachs e da ricercatori dell’università di Washington, a Seattle, ha rilevato che normalmente i temporali si spostano verso Nord di 3 km l’anno, ma con il riscaldamento globale questo trasferimento avviene in maniera più veloce. Si spiegherebbe così perché molte zone tropicali ed equatoriali restano sempre più “a secco” nel vero senso della parola.
La sicurezza degli approvvigionamenti alimentari mondiali è duramente messa alla prova dai cambiamenti climatici in atto. Le vecchie piante non sono infatti abituate a temperature così torride e la mancanza di acqua, con l’avanzare della desertificazione, non fa che rendere ancora più arida la terra coltivabile. Motivo per il quale gli scienziati si stanno adoperando al fine di trovare piante più resistenti al riscaldamento terrestre e meno sensibili all’alta quantità di CO2 immessa nell’atmosfera dalle attività umane e non.
