Riscaldamento globale: le donne pagano il prezzo più alto

Quando si dice che siamo tutti sulla stessa barca, si sta dicendo solo una parte della verità. Secondo i dati UNEP pare che a pagare di più il riscaldamento globale siano le donne. In particolare quelle che vivono nelle regioni di montagna dei Paesi in via di sviluppo a causa delle conseguenze dell’innalzamento delle temperature che hanno effetti più evidenti rispetto a ciò che avviene nelle nostre città.

New York sommersa entro 10 anni, l’allarme dei climatologi

Basterà una normale tempesta per sommergere quasi l’intera Manhattan entro 10 anni. E’ questo il risultato a cui sono giunti i climatologi della Cornell University che hanno appena presentato i risultati del loro studio, durato due anni, che prende in considerazione gli effetti del riscaldamento globale. Per dirla in breve le scene a cui abbiamo assistito la scorsa estate di Times Square deserta a causa dell’uragano che l’ha attraversata, potrebbero diventare molto più comuni.

I cambiamenti climatici sfrattano moltissime specie

L’aumento delle temperature, che ormai è evidente a tutti visto cosa sta capitando negli ultimi anni, tra le sue conseguenza comporta anche una sorta di “sfratto” per molte specie di animali e piante, costrette dopo migliaia di anni a spostarsi in altre regioni per cercare quegli ambienti ottimali che gli hanno permesso di svilupparsi nei secoli. Il problema è che, delle volte, alcune specie non hanno un posto dove andare.

Siccità nel Mediterraneo: in parte è colpa dell’uomo

Se sul fenomeno della siccità un po’ tutti gli scienziati del mondo sono d’accordo, pare non lo siano quando ci sono da assegnare le “colpe”. Siccità e riscaldamento globale vanno a braccetto, e per questo si tende a spiegare entrambe allo stesso modo. Così chi afferma che per colpa dell’uomo c’è il riscaldamento globale dirà che la colpa è nostra anche per la siccità, e chi invece non ci ritiene responsabili afferma che la siccità è un fenomeno naturale. Gli scienziati del NOAA, uno dei più autorevoli centri di ricerca mondiale, si schierano nel primo gruppo.

Mutamenti climatici: le orche danno già segni di adattamento

E’ raro vedere animali che vivono indifferentemente sia nei freddi mari dell’Antartide che nelle calde lande tropicali, ma è ciò che sta accadendo con l’orca assassina. A parte il suo nome così inquietante, questo bellissimo esemplare cugino delle balene ha lasciato a bocca aperta alcuni biologi che lo stavano studiando, e che hanno notato che alcuni esemplari sono arrivati a cacciare indifferentemente nelle acque antartiche e tropicali, con degli strani segnali di adattamento.

Riscaldamento globale, Haiti il Paese più a rischio, e l’Italia?

Sono tanti i Paesi che, più di altri, stanno pagando il prezzo dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Tra isole che scompaiono, arcipelaghi a rischio come le Maldive, aree sempre più minacciate dalla siccità e della desertificazione, altre invece sommerse dall’acqua ed esposte a fenomeni meteorologici sempre più estremi. Ma quali sono i Paesi più a rischio in ordine di esposizione ai danni causati dall’aumento delle temperature e dall’innalzamento dei livelli del mare? Ce lo svela un recente rapporto denominato Climate Change Vulnerability Index, stilato dal centro studi Maplecroft. A quanto pare il Paese più a rischio è Haiti mentre quello meno interessato dai cambiamenti climatici è l’Islanda. E l’Italia che posto occupa in questa classifica?

E se la crisi economica fosse collegata ai cambiamenti climatici?

Da qualche tempo climatologi, economisti ed ambientalisti hanno cominciato a mettere in relazione l’inizio della crisi economica con le prime prove del riscaldamento globale. Ma per avere una conferma di questa tesi che, a primo impatto, può sembrare bizzarra, bisogna rivolgersi a qualcuno di esterno al campo: uno storico. Così ad analizzare questo paragone ci ha pensato David Zhang, ricercatore dell’Università di Hong Kong, che per capire meglio questo fenomeno ha fatto un salto nel passato per vedere se tutti i periodi che hanno visto un qualche cambiamento climatico potessero corrispondere a periodi di rivoluzione. Ed i risultati sono stati sorprendenti.

I cambiamenti climatici mutano le dimensioni degli animali

Alcune delle conseguenze dei cambiamenti climatici le avevamo già notate da tempo, ma questa è alquanto sorprendente: secondo uno studio dell’Università di Singapore, gli esemplari di alcune specie stanno riducendo le proprie dimensioni a causa del riscaldamento globale. Se ad esempio un’insetto anziché essere lungo due centimetri diventa un centimetro e mezzo, potrebbe sembrare un cambiamento esiguo. Ma questo avrà ripercussioni su molte catene alimentari e gli effetti negativi potrebbero incidere sulla biodiversità che, come abbiamo dimostrato tante volte, influisce anche sulla vita umana.

Lotta ai cambiamenti climatici, le città per il clima si incontrano a Reggio Emilia il 14 ottobre

Sappiamo che prendere decisioni a livello globale per arrestare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni spesso è difficile per via di un problema comune affrontato da Stati che hanno però priorità diverse,  come la crescita economica ad esempio. Lo abbiamo visto negli ultimi summit sul clima conclusisi con un nulla di fatto. Ma cosa possono fare le singole città, unite in un patto comune con altre realtà urbane anche distanti, per ridurre le emissioni di gas serra e dunque porre un freno ai cambiamenti climatici che stanno devastando il Pianeta? Molto, lo dimostrano le esperienze di Comuni come Padova, Reggio Emilia, Girona e Bydgoszcz, insieme nel prodotto LAKS, Local Accountability for Kyoto goals. Di quanto fatto sinora e degli obiettivi per il futuro si parlerà il prossimo 14 ottobre proprio a Reggio Emilia, fulcro di questo impegno concreto per la salvaguardia della terra come bene comune, nell’ambito del convegno Le città per il clima – Le politiche locali per la riduzione della CO2.

Sos clima, 29 comuni della provincia di Roma si alleano per ridurre le emissioni

I comuni di medie e piccole dimensioni si confermano spesso un laboratorio di idee ed iniziative sostenibili, fulcro di una nuova intraprendenza green e di una sempre più spiccata attenzione alle tematiche ambientali. Lo testimonia la recente alleanza salva clima siglata da ben 29 comuni afferenti alla Provincia di Roma, uniti sul fronte comune di ridurre le emissioni di CO2. Le cifre target sono sempre quelle ambiziose che ritroviamo anche nei piani dei Grandi, ovvero 20-20, tagliare gli inquinanti del 20% entro la data ultima del 2020.

Cambiamenti climatici: a rischio il Texas

Ci siamo ormai abituati a pensare che, mentre i Paesi Occidentali inquinavano e favorivano l’accelerazione dei mutamenti climatici, soltanto i Paesi più poveri, alcuni africani e del Sudamerica, potessero pagarne le conseguenze. Ma chissà, forse se qualche Stato tra i più ricchi cominciasse a capire cosa significa il riscaldamento globale, forse le grandi potenze potrebbero far qualcosa per arginare il fenomeno. E’ il caso del Texas, uno degli Stati più ricchi degli USA, che già oggi sta facendo i conti con uno dei più importanti periodi di siccità della sua storia.

Mutamenti climatici: sempre più Paesi istituiscono l’agenzia per affrontarne gli effetti

Come spiegato tante volte, anche se sono i Paesi Occidentali i maggiori responsabili dei mutamenti climatici, saranno i Paesi più poveri a subirne le maggiori conseguenze. Ma siccome questo onere si conosce ormai da tempo, molti Governi hanno deciso di attuare delle contromosse. In quest’ottica si inquadra la decisione del Suriname, un piccolo Stato del Sudamerica che si trova vicino al Brasile, che segue di poco quella del Guyana, di istituire un’agenzia per combattere il cambiamento climatico, in modo da non far trovare il Paese impreparato quando gli effetti dell’innalzamento delle temperature si faranno sentire.

Il riscaldamento globale può causare delle guerre?

Il riscaldamento globale è un fenomeno che ormai non si può più negare. C’è e si vede, e potrebbe rendersi ancora più evidente nei prossimi anni. Tempo fa, su queste pagine, discutemmo della possibilità di un aumento dei conflitti tra nazioni ricche e quelle povere a causa dell’innalzamento delle temperature in quanto, a causa della carestia e della siccità, sarebbero stati milioni gli sfollati che, per sopravvivere, avrebbero cercato riparo nelle nazioni industrializzate che hanno i mezzi per far fronte alle crisi. Oggi però una ricerca della Columbia University ha confermato tutto in modo più preciso.