Ciclabilità, l’appello dei ciclisti romani: “Indossa il drappo rosso!”

di Redazione Commenta

La scorsa domenica 7 Novembre al tredicesimo chilometro della tristemente nota via Cristoforo Colombo, a Roma, Paolo Cascavilla  è stato travolto da un pirata della strada, mentre pedalava in sella alla sua bici nelle prime ore del mattino. La stessa via nello scorso anno fu già teatro di un’altra morte in bici, la storia si è ripetuta anche qualche mese fa all’altezza del bivio per Anzio. La cronaca degli ultimi mesi è densa di casi analoghi tra cui il più famoso, per la visibilità trionfale del teatro in cui si è consumata la tragedia (via dei Fori imperiali) è quello della ciclista ventottenne (Eva Bodalohva), uccisa da un taxi il 31 ottobre 2009. Oltre che uccisi accidentalmente i ciclisti vengono anche picchiati selvaggiamente, incolpati di essere d’intralcio al traffico veloce degli impazienti automobilisti, è accaduto ad un semaforo di Anzio poco tempo fa.

Adesso i ciclisti romani sono esasperati: “Basta! Non ne possiamo più“, commenta Maurizio Santoni, referente alla Ciclabilità di Legambiente Lazio che chiede il rispetto dei limiti di velocità e del Codice della strada ed invita tutti i ciclisti a manifestare contro la mancanza di sicurezza delle strade della capitale per le due ruote dove, nonostante i numerosi appelli degli ultimi anni, non vi è stato alcun miglioramento. Numerose sono le iniziative di protesta tramite le quali le associazioni delle due ruote hanno deciso di ricordare ogni giorno «il pericolo che corrono gli utenti leggeri della strada, ciclisti e pedoni».

Sui blogs dei ciclisti romani circola l’esortazione (ideata da Roma Pedala) a pedalare indossando un drappo rosso al braccio per i prossimi mesi. I ciclisti sui blog spiegano che ovviamente il colore allude al: “rosso sangue – per protestare contro l’immobilismo delle istituzioni a fronte della strage che si consuma sulle strade”.

I bikers della capitale, si erano già incontrati clamorosamente al Campidoglio lo scorso 25 marzo per dar vita al flashmob die-in nel quale si erano sdraiati, vicini alle loro bici, sotto teli bianchi “insanguinati” ,ed avevano dimostrato che nessuno sulla Via dei Fori rispetta il limite vigente, anzi che sono in molti a superare i 100 Km/h ma questo non servì a molto.

Intanto, concludono dal Coordinamento delle associazioni di ciclisti capitolini

la prima misura da stabilire, entro un mese al massimo ma sarebbe meglio già da domani, è l’istituzione del limite di 30 chilometri orari in tutta la città – come è stato fatto a Parigi-  all’interno delle mura aureliane, e una campagna capillare che imponga sanzioni a chiunque sfori questo limite.

e tra le altre richieste:

  • Allargamento della Zona a Traffico Limitato, istituzione di nuove corsie preferenziali (con ripristino dei cordoli e telecamere) e ritorno alla Sosta a pagamento.
  • Potenziamento dell’intermodalità (estensione della possibilità di portare la bici in metro anche in altre fasce orarie, realizzazione di nuovi e efficaci cicloparcheggi).
  • Creazione di un vero servizio di bike sharing, di stampo europeo, che copra tutta la città con un numero congruo di bici.
  • Realizzazione di percorsi protetti centro-periferia dedicati alle bici, per entrare e uscire da Roma in relativa sicurezza.

Anche la Federazione ciclistica del Lazio si è attivata per la protesta ed ha scritto al sindaco Gianni Alemanno.

L’ultima morte, quella di un bravo ragazzo, ci ha fatto piombare nell’angoscia più assoluta. Cosa aspetta a far partire i lavori per il prolungamento della pista ciclabile verso Fiumicino visto che i soldi (1 milione e 750 mila euro) per spianare i terreni li ha in cassaforte? Altrimenti, la maggioranza dei ciclisti continuerà a rischiare la pelle sulla Colombo: siamo stanchi di essere considerati un optional della strada.

Critica il Sindaco Alemanno anche Paolo Bellino, uno tra i primi firmatari della Costituente ecologista:

La Formula Uno è già nel centro di Roma, corre sotto le finestre di Alemanno che fa finta di niente. L’ennesimo ciclista ucciso, per mano di un automobilista killer, è il drammatico segnale del fallimento delle politiche sulla mobilità che gli uomini insediati in Campidoglio vantano da tempo”.

I Verdi del Lazio si uniscono alle richieste dei comitati dei ciclisti e Nando Bonessio, loro presidente per la Costituente ecologista, fa sapere che

presenteremo al più presto una nostra proposta politica per una mobilità diversa nella città di Roma: Alemanno e gli assessori competenti prendano atto della situazione e convochino subito le associazioni per concordare un piano di mobilità che garantisca e tuteli chi non guida l’auto, contribuendo tra l’altro ad alleggerire il traffico delle maggiori arterie viarie romane.

[Fonti: Roma Pedala, La Repubblica.it]

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