Menu estivi sostenibili, dimagrire rispettando l’ambiente

di Redazione 1

dieta dimagranteQualsiasi attività umana produce CO2, anche quella apparentemente innocua come il mangiare. La dieta Mediterranea, oltre a fare bene al corpo, fa bene anche all’ambiente, dato che essendo basata quasi esclusivamente sui prodotti della Terra, produce una quantità di carbonio davvero minima, se paragonata ad altri tipi di abitudini alimentari come quelle del Nord Europa o alla dieta americana.

Di questo si è parlato al Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), un convegno che si è tenuto ieri a Milano, in cui alla classica Piramide Alimentare, una sorta di “classifica” degli alimenti disponibili in natura stilata nel 1992 dall’Us Department of Agricolture, è stata affiancata una nuova graduatoria, chiamata appunto Doppia Piramide, che riguarda la produzione di CO2 per ogni alimento.

Questa mette in evidenza un aspetto che salta immediatamente all’occhio: la carne produce molto più inquinamento rispetto alle verdure, quindi non è affatto un alimento ecologico. Ad esempio un pasto effettuato seguendo i principi della dieta Mediterranea (verdura, cereali, olio d’oliva, carboidrati e frutta) produce un’impronta ecologica di 12,3 metri quadrati e 2,2 kg di CO2 nell’atmosfera. Al contrario, un pasto tipico della dieta all’americana, basata più che altro sul consumo di carne, zuccheri e grassi, produce un’impronta ecologica di 26,8 metri quadrati e 5,4 kg di CO2, più del doppio rispetto alla precedente.

E che dire dello spreco di acqua? Nel primo esempio, per la produzione dei pasti di un giorno medio, l’utilizzo di acqua si attesta intorno ai 1.500-2.600 litri (tra acqua bevuta e produzione e lavorazione del cibo); nel secondo caso l’acqua utilizzata va dai 4 mila ai 5.400 litri. Numeri che parlano da soli, e che fanno capire quanto poco attenti all’ambiente siano coloro che decidono di affidarsi al cibo spazzatura e ricco di grassi, rispetto alla classica dieta “all’italiana”. La tendenza in tutto il mondo Occidentale è comunque quella di favorire l’alimentazione a basso impatto ambientale, e chissà che in futuro, nei menu dei ristoranti, di fianco agli ingredienti di ogni piatto non troveremo un calcolo della CO2 emessa per produrlo.

Fonte: [Ansa]

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