Recupero oli usati, bene in Italia ma occorre migliorare ancora

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Il recupero dell’olio di lubrificazione raccolto dal Coou procede bene: l’88,6% del totale è stato avviato alla rigenerazione. Tuttavia il direttore del Coou non manca di sottolineare come l’olio lubrificante utilizzato per automobili, moto e imbarcazioni abbia un potenziale inquinante estremamente alto, e che i dati specifici del recupero devono migliorare ancora.

Il direttore del Coou (Consorzio Obbligatorio degli Olii Usati) Antonio Mastrostefano, nel presentare gli ultimi dati elaborati dal consorzio ha sottolineato l’importanza di continuare a ottimizzare il settore del recupero degli oli usati:

Se versati in acqua, quattro chili di olio usato possono inquinare una superficie grande come un campo di calcio. I lubrificanti usati, se eliminati in modo scorretto o impiegati in mondo improprio, possono trasformarsi in un potente agente inquinante che distrugge per asfissia flora e fauna marine.

Con un rilevamento statistico dell’operato del Coou dalla sua fondazione avvenuta 28 anni fa, si evince che il consorzio italiano ha lavorato molto bene: l’88,6% dell’olio lubrificante è stato infatti rigenerato per produrre nuove basi lubrificanti, mentre il restante è stato destinato alla combustione in impianti specializzati. Dati molto positivi se confrontati di altri due grandi paesi europei come la Germania (che registra una percentuale di recupero pari al 26%) e la Francia (percentuale di recupero pari al 44%). Tuttavia il consorzio punta a migliorare ulteriormente il proprio operato. Come ha sottolineato il direttore Mastrostefano, infatti:

Quel 5% di oli usati non raccolti per la rigenerazione, circa 8 mila tonnellate se dispersi in acqua, dove come è noto non si sciolgono ma si espandono (a macchia d’olio, appunto), può danneggiare uno specchio d’acqua ampio 4-5 volte la superficie del Lago di Garda. Questi rifiuti pericolosi provengono per lo più dal settore industriale, e dal ‘fai da te’ in autotrazione, nautica ed agricoltura. E non aiuta la carenza di isole ecologiche nei porti, postazioni che andrebbero gestite e sorvegliate dalle Autorità portuali, ma che raramente trovano imprese interessate, forse a causa delle gravi responsabilità penali nei casi di inefficacia.

Occore quindi che il Coou incontri la collaborazione delle autorità portuali e cittadine per ottenere un aumento delle quantità di olio destinate a processi di recupero.

Photo Credits | epsos.de su Flickr

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