Dune pugliesi a rischio, il WWF lancia l’allarme

Il WWF lancia l’allarme per la situazione delle dune pugliesi, a grave rischio a causa di un insieme di fattori, dalla rimozione per far spazio ai parcheggi ai rifiuti, passando per lo spianamento deliberato da parte dei gestori di lidi, che per fronteggiare l’erosione delle spiagge si procurano nuovi metri quadrati spianando le dune.

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Water Forum Roma 23 novembre: Risorse idrogeologiche Italia e Olanda a confronto

La gestione delle risorse idrogeologiche e la difesa contro l’acqua alta sono temi più attuali che mai. Lo dimostrano le recenti inondazioni in Liguria e in Toscana. Cambiamenti climatici, una crescente antropizzazione e una scarsa tutela del territorio sono le cause di disagi sempre più frequenti in molte parti del mondo

Questi in sintesi i temi che verranno affrontati nel Water Forum di Roma 2011, evento organizzato il 23 novembre nella Capitale dall’Ambasciata dei Paesi Bassi e da Confindustria nella Sala Pininfarina, in viale dell’Astronomia 30 all’EUR per discutere di acqua, coste e dissesto idrogeologico.

Mare Monstrum 2011, i dieci nemici del mare italiano

Mare Monstrum 2011, il report annuale di Legambiente sullo stato di salute delle coste ci restituisce gli scatti amari dell’Italia peggiore, quella che cementifica selvaggiamente il litorale, sostituendo a spiagge libere e sconfinate paesaggi monotoni, porti turistici, campi da golf, parcheggi, ecomostri, erigendo muri divisori tra i lidi che oscurano la visuale e tolgono il respiro persino alla sabbia, deturpata e oltraggiata dagli scempi di un vero e proprio commercio degli elementi. Ma quali sono i dieci principali nemici che minano l’immagine, la conservazione e l’integrità paesaggistica del mare italiano?

Ostriche a rischio estinzione

Le ostriche rischiano l’estinzione, come i coralli stanno scomparendo a causa dello sfruttamento intensivo e della degradazione delle coste. A lanciare l’allarme è la rivista Bioscence in cui è stato pubblicato il risultato di una recente ricerca compiuta dall’American Institute of Biological Science dell’Università della California.

Gli studi hanno preso in esame lo stato di salute di 144 baie e 44 ecoregioni in tutto il mondo note per la produzione di ostriche. E’ emerso che negli ultimi dieci anni il 90% delle barriere di ostriche sono andate perse, e in gioco non sono i  piatti prelibati a base del mollusco, ma l’intero ecosistema marino.

Basilicata, la spiaggia non c’è più

[Photo| Flickr] Spiaggia scomparsa. Ci siamo giocati una spiaggia in Basilicata – quella che va da Scanzano a Metaponto – e nessuno lo sa o lo dice. Una spiaggia, sì.

Anche l’ecosistema marino soffre lo stress.

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L’ambiente marino del pianeta azzurro verte in una condizione di forte degrado. Inquinamento delle acque, pressione antropica sulle coste e sovrasfruttamento delle specie ittiche, sono solo alcuni dei problemi che stressano l’ecosistema marino causando gravi danni all’ambiente e a tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. Nel mondo, oltre la metà della popolazione vive lungo i circa 440.000 kilometri di coste, all’interno di una fascia profonda 200 km. Qui si concentrano grossi centri urbani, come Tokio, Mumbai e New York, complessi industriali e turistici, reti autostradali e aree dedicate all’agricoltura intensiva.

In Italia, in base ai dati ISTAT, oltre il 30% della popolazione (circa 18 milioni di abitanti) risiede lungo il litorale che per il 43% appare totalmente urbanizzato e per il 28% parzialmente urbanizzato. Molte zone costiere, inoltre, presentano un ampio flusso turistico. Questa pressione antropica sulle zone costiere, sia in Italia che nel resto del mondo, modifica profondamente gli equilibri naturali, provocando la scomparsa, ad esempio, di zone umide costiere come le lagune, e delle foreste di mangrovie, nelle zone tropicali, utili per la protezione delle coste.

Raja Ampat: il tesoro della Nuova Guinea

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Nell’Oceano Pacifico, si trova un Arcipelago di 600 isole in cui coesistono le specie animali e vegetali piu’ spettacolari e rare al mondo, questo paradiso si chiama Raja Ampat. Da circa due secoli centinaia di ricercatori e naturalisti sono approdati alla volta di queste meravigliose isole, scoprendo ogni volta nuove specie di animali, nuovi scorci e nuove vegetazioni. Oggi viene definita come “la culla della creazione nel mezzo dell’Oceano”, per il patrimonio di biodiversita’ che rappresenta. Una spedizione condotta nel 2001 tra le Isole Wyang e Raja Ampat, consenti’ agli scienziati di classificare circa 4000 specie di pesci ed oltre 450 di coralli, un numero di gran lunga superiore a quello presente nel Mar dei Caraibi e nella barriera corallina australiana.

La barriera corallina è praticamente intatta, tuttavia nelle zone piu’ soggette all’azione umana si è potuto osservare il fenomeno del bleaching, ossia sbiancamento, che ha causato la perdita della maggior parte della popolazione di coralli nel mondo. La bellezza del mondo sottomarino è infinita, ad esempio tra i coralli si puo’ trovare la piu’ piccola specie di cavalluccio marino, Hippocampus bargibanti, integrato alla struttura dei rami. Invece tra le alghe si mimetizza il pesce rospo (peraltro raro in queste zone), Halophryne diemensis, per nutrirsi di gamberetti, pesci piccoli e plancton.