Mammiferi marini, basterebbe proteggere il 4% degli oceani per salvarli dall’estinzione

Delfini, balene, lontre e decine di altri mammiferi marini sono oggi a rischio estinzione. Ma basterebbe indire aree protette per solo il 4% degli oceani del mondo per salvarli. E’ ciò di cui si dicono convinti i ricercatori della Stanford University e dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, i cui studi sono stati pubblicati su Proceedings of National Academy of Sciences.

Abusivismo edilizio in 23 siti patrimonio dell’UNESCO

L’abusivismo edilizio, il degrado e l’inquinamento stanno distruggendo metà del nostro patrimonio storico e naturalistico. 23 siti italiani inscritti tra i beni nell’UNESCO su 45 rischiano di scomparire. Non si tratta solo degli ecomostri che deturpano le nostre coste e imbruttiscono il paesaggio, come accade a Noto nel sicarusano dove la Guardia di finanza sta mettendo sotto sequestro 22 tra villette residenziali e immobili costruite senza scrupolo lungo le coste, ma dei luoghi di tutti i giorni come il centro storico di Roma, la città di Venezia e la sua Laguna, i centri storici di Siena, Napoli e Urbino, la città di Verona minacciate oltre che dall’abusivismo edilizio e dal degrado, dallo smog e dall’inquinamento.

Rifiuti spaziali fuori controllo, chiesto l’intervento della Nasa

Rifiuti spaziali fuori controllo. E’ questo l’allarme, l’ennesimo a dire il vero, lanciato dal mondo della ricerca sui detriti che gravitano allo sbando nello spazio. Stavolta  è il Consiglio Nazionale per la Ricerca americano a mettere in guardia la Nasa, l’agenzia spaziale americana, chiedendole di intervenire su quella che ormai è divenuta una situazione insostenibile. A rischio ci sono le missioni spaziali stesse, minate dai continui impatti dei rifiuti con le navicelle che potrebbero creare delle crepe ed inoltre, come avvertono gli stessi autori del report, altro non fanno che generare, ad ogni nuova collisione, altre particelle di detriti, in un circolo vizioso apparentemente senza fine. Si è toccato il punto di non ritorno, spiegano infatti i ricercatori americani. Ma quali sono stati, negli ultimi anni, gli incidenti che più hanno disseminato detriti nello spazio?

Rifiuti nello spazio, spray italiano potenziale soluzione

Rifiuti spaziali: come liberarsi dai detriti di astronavi, satelliti, razzi che restano in orbita e che crescono a vista d’occhio proporzionalmente all’incremento di missioni e spedizioni nell’universo? Per evitare di trasformare la galassia in una discarica a spazio aperto, l’ESA, l‘Agenzia Spaziale Europea, ha scelto di correre ai ripari prima che sia troppo tardi, testando ben otto progetti per disfarsi dei rottami. La prima fase della sperimentazione dovrebbe vedere lo start a marzo 2012, con il lancio di un razzo sonda dedicato alla risoluzione del problema spazzatura. La missione dovrebbe partire dalla base di Kiruna, in Svezia, nell’ambito di un programma denominato Rexus/Bexus.

Internet e inquinamento, in Italia oltre il 50% degli utenti è sul web

In Italia oltre il 50% della popolazione naviga in Internet, superando aspettative e soglia di consumo degli anni passati. Da quanto emerge dal IX rapporto Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) sulla comunicazione, il 53,1% degli italiani naviga in rete, con una crescita del 6,1% rispetto al 2009. La fascia maggiore di utenza (87,4%) è compresa tra i 14 e i 29 anni, tra i siti più visitati vi sono i Social network con Facebook in testa (61,5%). Anche gli anziani con un’età compresa tra i 56 e gli 80 anni si collegano ad Internet, registrando un’utenza del 15,1%. Nel segno opposto si registra una crisi della carta stampata, visto che le testate giornalistiche sono lette online dal 18,2% degli utenti; così come i diversi siti di informazione che raggiungono un’utenza del 36,6%.

Inquinamento collegato a depressione e danni cerebrali

L’inquinamento, si sa, porta il cancro, ma anche diverse patologie, persino neurologiche e psicologiche. Basta solo la vista dello smog, dell’aria inquinata che incombe su un paesaggio urbano, ed è spesso sufficiente a farci sentire un po’ giù di morale. Ma a quanto pare respirare quella roba può solo peggiorare le cose. L’ultimo studio sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sul corpo umano peggiorano ulteriormente il quadro già fosco che avevamo prima, che parlava di aumentato rischio di ictus, infarto e malattie polmonari.

Firenze punta al 20% di riduzione delle emissioni entro il 2020

Firenze punta a ridurre le emissioni di CO2 del 20% da qui al 2020. E’ la mission del nuovo Piano di azione per l’energia sostenibile presentato oggi  a Palazzo Vecchio dal sindaco Matteo Renzi.
Il 20% è anche il target fissato per altri due obiettivi fondamentali previsti dal programma: l’aumento dell’efficienza energetica che sappiamo che importanza rivesta nel risparmio di risorse; l’incremento dell’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Emissioni ridotte del 22% per il Principe Carlo

Se c’è una personalità pubblica che si impegna da tempo sulla riduzione dell’inquinamento e per uno stile di vita più sostenibile, quella è senza dubbio il Principe Carlo d’Inghilterra, forse secondo come uomo-simbolo dell’ecologia solo ad Al Gore. Secondo una recente inchiesta andata in onda su BBC News sulle sue attività, pare che effettivamente l’erede al trono britannico sia davvero impegnato come dice nel campo ambientale, visto che ha ridotto le emissioni delle sue attività che, essendo quelle di un principe, possiamo immaginare siano molto elevate.

Animali a rischio estinzione, negli oceani la situazione è disperata

L’International Programme on the State of the Ocean (Ipso) ha appena ultimato la sua ricerca, e prima di pubblicarla (la presentazione avverrà presso il palazzo dell’Onu tra pochi giorni), ha voluto rilasciare un’anticipazione a tutti i media internazionali. Lo studio, che si è concentrato sullo stato delle specie marine, in particolare negli oceani, ha rilevato che la situazione è peggiore di quanto era stato previsto negli ultimi anni. Nell’intervista, rilasciata alla BBC ma che ha immediatamente fatto il giro del mondo, Alex Rogers, coordinatore dei ricercatori, ha definito i risultati “traumatici”.

Ambiente, rapporto ISPRA: cresce allarme frane ed inquinamento in Italia, in calo gli incendi

Il rapporto dell’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Annuario dei Dati Ambientali 2010, presentato oggi a Roma, ci restituisce la fotografia di un ambiente italiano fortemente compromesso, con qualche sprazzo di luce qua e là, come la diminuzione degli incendi, fenomeno in calo ma pur sempre estremamente dannoso per gli effetti nefasti sul patrimonio boschivo nazionale.

La qualità dell’aria è minata dall’inquinamento atmosferico che incombe sempre più minaccioso sulle città italiane, ne avevamo già avuto ampia testimonianza nei mesi scorsi con lo sforamento di polveri sottili oltre la soglia limite di 35 giorni all’anno concessa dalla normativa di riferimento UE, sforamento avvenuto in tempi record in metropoli come Milano, a poche settimane di distanza dall’inizio del 2011.

Circolo polare artico, cambiamenti significativi nella combustione della biomassa

Si è sempre creduto che i livelli di combustione di biomassa oggi siano più elevati che in passato. Tuttavia a rivelarne l’esatto contrario è stata una ricerca finanziata dall’Unione europea che ha preso in esame le carote di ghiaccio prelevate dal Circolo polare antartico. L’indagine ha mostrato che negli ultimi 650 anni si sono verificati significativi cambiamenti nell’area antartica che hanno interessato gli incendi sulle aree di intensa vegetazione.

La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sul periodico Science, è stata in parte finanziata dal programma EUROCLIMATE, Climate variability and (past, present and future) carbon cycle, che a sua volta rientra nel programma EUROCORES della Fondazione europea della scienza. I ricercatori del Centre national de la ricerche scientifique in Francia e della Stony Brook University in USA, hanno rilevato monossido di carbonio (CO) nelle bolle d’aria intrappolate nel mare di ghiaccio dell’Antartide.

NOx

In chimica l’ossido di azoto è il termine che indica la combinazione degli elementi azoto e ossigeno. Le due varianti comuni dell’ossido di azoto sono l’ossido nitrico (NO) ed il biossido di azoto (NO2), in cui entrambe hanno un singolo atomo di azoto, collegato rispettivamente ad uno e due atomi di ossigeno.

I due tipi di ossidi di azoto comuni sono a volte indicati come NOx, dove x rappresenta la variabile delle parti di ossigeno nella molecola. A produrre enormi quantitativi di ossidi di azoto è la combustione nei motori dei veicoli, i cui scarichi finiscono in atmosfera. Gli scienziati stanno cercando di individuare la responsabilità delle emissioni di ossido di azoto nel complesso processo chimico che sta cambiando la composizione dell’atmosfera intorno a noi, portando ad un rapido peggioramento della qualità dell’aria.

Cambiamenti climatici e salute, si salvi chi può

Si salvi chi può, questo il titolo inequivocabile del rapporto sull’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla salute della popolazione mondiale, la diffusione e l’incidenza delle malattie e l’aumento di eventi catastrofici come uragani, carestie, siccità e alluvioni.
A diffonderlo la nota associazione ambientalista Greenpeace e l’ISDE, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente.

Secondo il parere degli esperti, l’aumento delle temperature globali crea un terreno favorevole alla proliferazione di agenti patogeni, con un conseguente incremento delle patologie infettive e delle parassitosi. Senza contare le ondate di calore e il picco di malattie da inquinamento dovuto alle emissioni di CO2, altri gas serra e polveri sottili in atmosfera, che causano patologie respiratorie, allergie e asma, colpendo soprattutto i bambini e minando la cagionevole salute degli anziani.

Discarica di Malagrotta, una bomba ambientale inquina le falde alle porte di Roma

È allarmante il quadro che emerge dalla relazione di Arpa Lazio con i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Malagrotta svolto nel periodo febbraio-maggio 2010: i nuovi campionamenti, infatti, evidenziano un peggioramento del già preoccupante stato di contaminazione del sito, sia per quel che riguarda i composti inorganici che per alcuni composti organici.

E’ il commento di Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in relazione ai dati diffusi dall’Arpa Lazio relativi al monitoraggio dell’inquinamento delle falde acquifere della discarica di Malagrotta, alle porte di Roma.
Una bomba ambientale, così la definisce l’associazione ambientalista che si chiede se sia il caso di continuare a gettare rifiuti in quell’area, dal momento che ci si trova, evidentemente, in piena emergenza inquinamento. Nelle falde acquifere della zona, infatti, sono oltre il limite consentito dalla legge i livelli di numerose sostanze tossiche ovvero ferro, nichel, manganese, arsenico e benzene. Inoltre, si è registrata anche la presenza di N-butylbenzensolfonamide.