Uragani, più ne aumenta la forza, e più aumenta il riscaldamento globale

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Uno studio sull’impatto degli uragani negli Stati Uniti mostra che i danni provocati alle foreste possono diminuire la capacità di assorbire anidride carbonica, quindi dare un importante contributo al riscaldamento globale. I ricercatori della Tulane University del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica hanno esaminato l’impatto dei cicloni tropicali sulle foreste degli Stati Uniti dal 1851 al 2000 e hanno rilevato che i cambiamenti nella frequenza degli uragani potrebbe contribuire al riscaldamento globale. I risultati saranno nel prossimo numero di Proceedings of the National Academy of Sciences.

Gli alberi assorbono l’anidride carbonica per crescere, e la rilasciano quando muoiono, a causa della vecchiaia, o perché abbattuti dall’uomo o dagli uragani. L’importo annuale di biossido di carbonio prodotto da una foresta rimosso dall’atmosfera è determinato dal rapporto tra la mortalità e la crescita dei vari alberi. Quando questi sono stati distrutti in massa dagli uragani, non solo ci sarà un minor numero di alberi nella foresta per assorbire i gas a effetto serra, ma le foreste potrebbero diventare responsabili delle emissioni di biossido di carbonio, che causano il riscaldamento del clima.

G8: il ministro dell’ambiente brasiliano attacca: “Respinte le misure concrete”

Come abbiamo potuto vedere negli articoli precedenti a questo, durante tutto il g8 di Siracusa si sono usate tante belle parole come tutela della biodiversità, incremento nell’utilizzo delle energie rinnovabili, taglio delle emissioni di CO2, ecc. Ma poi, come spesso accade in politica, queste parole sono rimaste tali, e non si sono presi provvedimenti concreti per raggiungere quegli obiettivi.

Un impegno il Ministro dell’Ambiente del Brasile, Carlos Minc, l’aveva proposto. Anzi, più di uno, ma di fronte alla concretezza, molti “grandi capi” sono scappati a gambe levate. Dopo la chiusura del meeting la nostra Ministra Prestigiacomo si è affrettata a precisare che le proposte di Minc sono rimaste tra le possibili soluzioni “da discutere“, ma che non sono state inserite nelle conclusioni o negli impegni da prendere. Minc intanto, da parte sua, si dice deluso del trattamento, anche perché il suo Paese, da sempre al centro di molti problemi legati all’ecologia, sta prendendo già da qualche tempo delle misure per contrastare l’inquinamento e la deforestazione, ma vista la reticenza degli altri Paesi, si sente un po’ isolato. Andiamo a vedere di cosa si tratta.

G8 ambiente: si comincia dal rinnovabile

La notizia sensazionale che trapela dai primi incontri del g8 sull’ambiente di Siracusa è che il nostro Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha finalmente cominciato a parlare di energie rinnovabili. La ministra che non ha fatto una grinza in Parlamento quando si è parlato di nucleare, quando si è fatto uno scempio nella gestione dei rifiuti, e quando sono stati tagliati i fondi per l’edilizia ecologica; ma davanti agli altri ministri dell’ambiente del mondo ha incentrato il suo discorso sulla necessità di puntare sul rinnovabile.

In particolare sull’eolico, ma anche sul sole. La discussione sulla veridicità dei dati sul riscaldamento globale e sull’impatto ambientale dell’uomo per fortuna non è stata nemmeno aperta, dato che finalmente nessuno più mette in dubbio i dati sul clima. Nobuo Tanaka, responsabile dell’agenzia internazionale dell’energia, ha aperto il congresso con dei dati a dir poco tragici: se continuiamo così, senza prendere provvedimenti ambientali, entro il 2030 le emissioni di CO2 aumenteranno del 45%, con un aumento della temperatura globale di 6 gradi.

Anche i cicloni tropicali sono responsabili del cambiamento climatico

Gli scienziati di Harvard hanno scoperto che i cicloni tropicali iniettano molto facilmente del ghiaccio nella stratosfera. Questo potrebbe alimentare il riscaldamento globale. La scoperta, pubblicata sul Geophysical Research Letters, fornisce ulteriori elementi di prova del forte intreccio tra tempo e riscaldamento globale, dimostrando un meccanismo mediante il quale le tempeste potrebbero guidare il cambiamento climatico. Molti scienziati ritengono che il riscaldamento globale, a sua volta, aumenti la gravità dei cicloni tropicali.

Dal momento che il vapore acqueo è un importante gas a effetto serra, un suo aumento nella stratosfera potrebbe riscaldare la superficie della Terra. La nostra ricerca sospetta che i cicloni tropicali siano responsabili di molte delle nubi nella stratosfera, il che apre la possibilità che queste tempeste potrebbero influenzare il clima globale, in aggiunta alla possibilità di intensificare la frequenza e l’intensità dei cicloni tropicali dovuti ai cambiamenti climatici.

Queste le parole di David M. Romps, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti di Harvard.

Il riscaldamento globale sta uccidendo gli alberi

Riscaldamento globale, ancora lui, il primo indiziato in quella che è una vera e propria scia di morte e distruzione della flora e della fauna terrestre. Recenti studi hanno infatti indicato che gli alberi stanno subendo un vero e proprio massacro a causa degli stravolgimenti climatici in corso e dell’aumento sconsiderato e progressivo delle temperature.

Le foreste stanno morendo, con tutto quello che ne consegue per l’uomo e per il mantenimento degli equilibri negli eco-sistemi terrestri. A quanto pare anche un aumento di soli quattro gradi della temperatura vede moltiplicarsi di ben cinque volte il rischio di morte degli alberi in condizioni di siccità.

Cosa aspetta Obama ad attuare le politiche ambientali?

Il Cap and trade di Obama non funziona. O almeno così ritengono al Parlamento e al Senato americano. Per questo motivo gli Stati Uniti, ma di conseguenza il mondo intero, stanno rimanendo a bocca aperta nel vedere quelle priorità che, nel corso della campagna elettorale, venivano imposte come punti centrali della politica di Obama, stiano lentamente scendendo sotto tante altre nella lista delle priorità, come il New York Times fa notare, senza che il neo presidente faccia qualcosa per impedirlo.

In superficie, i discorsi e la retorica in materia di riscaldamento globale di Obama sono più ardenti e sottolineati che mai, ma poi inspiegabilmente ha esitato a sostenere con fermezza qualsiasi politica specifica per intraprendere i suoi programmi ambientalisti. Non solo. Obama non ha ancora approvato il massiccio programma sul clima e l’energia. Quando si è trattato di lottare contro il cambiamento climatico con la legislazione, la verità della questione è che, nonostante i discorsi, Obama è stato in silenzio.

Cosa scegliereste tra l’energia solare e risolvere il problema del surriscaldamento del pianeta?

Una proposta per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, iniettando particelle che intercettano la luce del sole, avrebbe l’involontario (e ironico) effetto di rendere un fonte di energia alternativa, l’energia solare, meno efficace. E’ quanto sottolinea un nuovo studio di alcuni ingegneri ambientali americani.

La “geoingegneria”  è stata proposta per ridurre il riscaldamento del pianeta dovuto all’accumulazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera. Uno di questi prende spunto da osservazioni degli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche sul clima globale. Ad esempio, quando nelle Filippine il monte Pinatubo eruttò nel 1991, si accumulò vertiginosamente una gran quantità di cenere vulcanica e gas nell’atmosfera. Alcuni di questi “coriandoli vulcanici” hanno oscillato nella stratosfera, e hanno causato l’abbassamento della temperatura della superficie globale di quasi un grado Fahrenheit (o mezzo grado Celsius) due anni dopo.

Effetti del riscaldamento globale sulla crescita economica del Sud del mondo

Il pianeta si riscalda e cresce il divario tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri. Quali siano le conseguenze del riscaldamento globale sul gap tra Paesi sviluppati e aree in vie di sviluppo o sottosviluppate ce lo spiega un recente studio condotto da un team di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), un’analisi economica alquanto dettagliata che affronta congiuntamente il problema della crisi ecologica e della crisi economica.

Dopo aver esaminato il clima in tutto il mondo e i dati economici dal 1950 al 2003, Benjamin A. Olken, professore associato presso il Dipartimento di Economia del MIT, ha concluso che ad un aumento di 1 grado Celsius della temperatura in un dato anno corrisponderebbe una riduzione della crescita economica pari ad 1,1 punti percentuale nei paesi poveri del mondo, ma non ha alcun effetto misurabile nei paesi ricchi.

Cambiamenti climatici, l’oceano assorbe sempre meno biossido di carbonio prodotto dall’uomo

Nell’Oceano Indiano meridionale, il cambiamento climatico sta portando a forti venti, che mescolando le acque, fanno sì che la CO2 che si trova immagazzinata nella profondità dell’oceano risalga in superficie. Questa è la conclusione di un gruppo di ricercatori coordinato da Nicolas Metzl che hanno studiato le ultime misurazioni effettuate dal CNRS’s INSU, dall’IPEV e dall’IPSL. Di conseguenza, l’Oceano meridionale non può più assorbire la stessa quantità di CO2 atmosferica di prima. Il suo ruolo di deposito di carbonio è stato indebolito, e si stima che in questo importante compito l’Oceano Indiano sia ora dieci volte meno efficiente di quanto stimato in precedenza. La stessa tendenza si può osservare anche ad alte latitudini nel Nord Atlantico.

L’aumento della quantità di CO2 nell’atmosfera, che è la causa del riscaldamento del clima, è il risultato delle attività umane (utilizzo di combustibili fossili e deforestazione). Tuttavia, il riscaldamento è mitigato dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri, che sono in grado di assorbire gran parte delle emissioni di CO2. Gli oceani del pianeta sono il principale deposito di carbonio, ma negli ultimi dieci anni sono diventati sempre meno in grado di svolgere questo ruolo, sia nel nord che nel sud del mondo.

Cambiamenti climatici, spostamento degli uccelli verso Nord ne conferma l’azione

C’è chi si ostina a vedere nei cambiamenti climatici in corso una fase naturale della storia della Terra, senza alcuna colpa o incidenza da parte dell’uomo o dell’inquinamento. C’è chi invece questi cambiamenti si ostina addirittura a non vederli, affermando che il panorama e gli ecosistemi terrestri non sono affatto mutati e che l’estinzione delle specie, così come la osserviamo ora, c’è sempre stata nel corso delle ere.
Una verità oggettiva è difficile da raggiungere e da stabilire, ammesso che ne esista una e che i cambiamenti climatici in atto non siano in realtà una somma di tutti questi fattori sopracitati: un po’ fenomeni naturali ed inevitabili, un po’ colpa delle emissioni di gas serra umane.

Tuttavia che ci siano cambiamenti climatici in atto, qualunque ne sia poi l’effettiva causa, non sembra più fuori discussione. L’ultima prova viene dallo spostamento di molte specie di uccelli verso Nord, osservato da molti studiosi ma segnalato anche da migliaia di cittadini nord-americani.
Le vie di circolazione verso nord degli uccelli del Nord America, confermate da migliaia di osservazioni hanno fornito nuovi e potenti elementi di prova che il cambiamento climatico sta avendo un forte impatto sui sistemi naturali, secondo una nuova relazione stilata da Audubon (BirdLife negli Stati Uniti).

La biodiversità esiste anche ai Poli ed è maggiore che da noi

L’incredibile scoperta è stata fatta recentemente studiando le rotte dei pesci che transitavano dal Polo Nord e Sud, ma anche durante lo studio diverse specie animali che, quasi per caso, venivano scoperte una dopo l’altra. Se diciamo “biodiversità“, l’immagine che subito ci viene in mente è quella delle varie foreste del mondo, da quella Amazzonica a quelle equatoriali, in cui migliaia di specie viventi si dividono centinaia di migliaia di ettari di terreno.

E proprio questa abbondanza di vegetazione ci ha sempre fatto immaginare che la biodiversità fosse una prerogativa delle zone calde, e che nell’Artide ed Antartide non ci fossero che poche specie animali. Ed invece è esattamente il contrario. A dare la possibilità di una ricca abbondanza di vita è come sempre l’acqua, che permette ai due Poli opposti del nostro Pianeta di possedere addirittura 235 specie marine identiche ad 11 mila km di distanza.

Il riscaldamento globale non ci preoccupa? Colpa dei media

“I media hanno la responsabilità di mettere a fuoco il problema della scienza e dell’ambiente e francamente sono gli unici competenti a farlo”, ha dichiarato l’analista ricercatore sul clima e sulla politica Stephen Schneider, nel valutare lo stato attuale di copertura dei media a livello mondiale sul riscaldamento globale e le questioni connesse.

Schneider, in una relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, chiede che i media si occupino maggiormente del riscaldamento globale, che si discuta di questo e di altre questioni:

La scienza non è politica. Non è possibile ottenere solo due opposti punti di vista e pensare di aver lavorato diligentemente. Esistono molteplici punti di vista, ed ognuno gode di relativa credibilità, ma il problema è che il giornalista delle volte non capisce cosa è credibile e cosa non lo è. Il problema è che solo la CNN ha formato una squadra di giornalisti scientifici preparati sulla materia. Perché le testate non formano redazioni per l’ambiente così come le hanno sull’economia o sullo sport? Perché non inviano i loro giornalisti ai grandi avvenimenti sul clima così come coprono il Superbowl?

2008: l’ottavo anno più caldo della storia

L’idea che il riscaldamento globale sia una bufala purtroppo sta diventando sempre più insignificante. La raccolta di dati sulla temperatura del globo, iniziata quasi 130 anni fa, ci racconta di una Terra a cui qualcuno ha appena aumentato il termostato, facendo risultare questo immenso forno sempre più bollente.

Il 2008 è stato, secondo le ricerche della NOA (National Climatic Data Center di Asheville), l’ottavo anno più caldo della storia. Non c’è da stare allegri. Infatti non possiamo essere contenti del fatto che l’aumento delle temperature non sia il più alto in assoluto, perché rispetto all’anno precedente la temperatura è ben più alta. Infatti l’incremento o il decremento delle temperature può essere dovuto a diversi fattori, e lo sbalzo di qualche centesimo di grado corrisponde a qualche corrente terrestre più o meno forte. Lì dove interviene l’uomo però è evidente: gli ultimi 10 anni della storia del pianeta sono stati i più caldi in assoluto. E qui non c’è corrente che tenga.