La Cina fa un passo verso Copenaghen: proposto un taglio di emissioni del 40% entro il 2020

parlamento cinese

Altro che fallimento, il congresso di Copenaghen potrebbe essere anche meglio di quello che si aspettava. E’ molto probabile che non si troverà un accordo globale sul taglio delle emissioni, ma questo solo perché ogni Paese si è deciso a tagliare le proprie autonomamente. Resta da vedere se manterranno o no la promessa, ma intanto l’impegno messo nero su bianco è già un grossissimo passo in avanti.

A dare la scossa definitiva è il presidente cinese Hu Jintao, proprio colui che qualche settimana fa sembrava aver affossato le speranze di dialogo. Il presidente cinese aveva deciso di non legarsi agli obiettivi che verranno proposti a Copenaghen per poter avere carta bianca e agire autonomamente, secondo le capacità del suo Paese. Oggi arriva l’impegno ufficiale che può far esultare gli ambientalisti di tutto il mondo: -40% (che potrebbe arrivare fino al 45%) entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.

Australia: il Parlamento si blocca sulla riforma ecologica. Quando questo accadrà in Italia?

parlamento australiano

Il Governo laburista australiano vuole, prima del congresso di Copenaghen, approvare una nuova legge che applichi un regime di scambio di emissioni, approvato dal Parlamento. I partiti liberale e nazionale dell’opposizione sono in fermento, e non credono che il Governo sia in grado di attuare una svolta simile.

Sanno infatti che gli australiani vogliono qualche azione sul cambiamento climatico. Il leader dell’opposizione, Malcolm Turnbull, ha anche dichiarato pubblicamente (e forse profeticamente),

Io non guiderò un partito che non è impegnato ad intervenire in modo efficace sul cambiamento climatico come lo sono io.

Turnbull è ben consapevole che l’azione sul cambiamento climatico è una parte significativa della ragione per cui l’Australia ha votato il primo ministro Kevin Rudd e il suo partito due anni fa. Eppure molti esponenti dell’opposizione sono ardenti scettici del riscaldamento globale. Ma se votassero contro il progetto di legge del governo, esso potrebbe utilizzare questo come pretesto per sospendere il Parlamento e indire una nuova elezione nazionale. Pare però che il popolo australiano sia ancora schierato con il Governo.

65 capi di Stato e di Governo hanno già aderito ai colloqui di Copenaghen. Indovinate chi manca?

obama-berlusconi-medvedev

Sessantacinque capi di Stato e di Governo hanno confermato che saranno presenti al convegno del prossimo mese sul clima organizzato dall’ONU a Copenhagen, il quale (ci si augura) porterà un forte impegno politico per un nuovo trattato per combattere il riscaldamento globale.

Anche se le speranze di raggiungere un accordo giuridicamente vincolante sembrano diminuire, l’incontro del 7-18 dicembre per i colloqui sul clima in cui sono stati invitati 191 leader si farà, ed in molti si sono già impegnati a non farlo fallire.

La conferenza di Copenaghen è stata inizialmente organizzata per i ministri dell’ambiente, ma ora la scena è pronta per un vertice, anche se non è ancora chiaro se il presidente Usa Barack Obama sarà presente. E non lo è nemmeno per il presidente italiano, Silvio Berlusconi, il quale si è sempre detto contro qualsiasi accordo vincolante, ed è tra i pochi in Europa a remar contro. Sicura invece la presenza della Ministra Prestigiacomo.

Gli Stati Uniti stanziano 275 milioni di dollari per salvare la foresta pluviale

foresta pluviale danneggiata in indonesia

Gli Stati Uniti hanno promesso 275 milioni dollari per la protezione della foresta pluviale giovedi scorso, in occasione di un evento organizzato dall’erede al trono della Gran Bretagna, il principe Carlo, a Londra. Il denaro complessivamente stanziato sarebbe di 1,2 miliardi di dollari di assistenza per i programmi internazionali, nell’ambito di un bilancio 2010 attualmente in attesa di approvazione del Congresso degli Stati Uniti.

Il principe Carlo si è battuto per la protezione delle foreste tropicali, come un modo per frenare il cambiamento climatico e per preservare la fauna selvatica, e vuole che i fondi colmino un vuoto di politica prima di un accordo delle Nazioni Unite sul clima che entrerà in vigore nel 2013.

I leader africani hanno deciso l’entità del rimborso da chiedere ai Paesi ricchi

meeting leader africani

I leader africani si sono accordati martedì scorso su quanto denaro chiederanno ai Paesi ricchi per compensare l’impatto dei cambiamenti climatici sul Continente, ma hanno mantenuto la cifra segreta in vista dei colloqui del prossimo mese di Copenaghen.

Il vertice delle Nazioni Unite in Danimarca cercherà di accordarsi sulle modalità per contrastare i cambiamenti climatici e di elaborare un accordo post-protocollo del trattato di Kyoto per ridurre le emissioni.

Abbiamo fissato un minimo oltre il quale non si andrà. Ma io non sono in grado di dirvi quello che il valore minimo sarà

ha affermato il Primo Ministro etiopico Meles Zenawi, che rappresenterà l’Africa ai colloqui.

Obama e Hu Jintao ci ripensano e trovano un piccolo accordo ecologico

obama e hu jintao

I presidenti Obama e Hu Jintao si sono già pentiti di quello che hanno fatto in questo fine settimana, quando hanno precipitato ogni speranza di un trattato vincolante per il mese prossimo in occasione del congresso di Copenaghen. Ieri, per fortuna, hanno cambiato rotta, ed hanno trovato un accordo su un nuovo partenariato tra i due Stati, i due maggiori inquinatori del pianeta, per condividere informazioni sulle tecnologie energetiche rinnovabili.

L’annuncio dice che gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnati a lavorare insieme per la distribuzione di energie rinnovabili e di migliori pratiche in materia di ammodernamento della rete. Aggiornare la griglia nel 21° secolo è una priorità per aumentare l’efficienza energetica di entrambi i Paesi.

Documento finale dell’APEC: gli obiettivi di riduzione emissioni? “Molto discutibili”

APEC

Con circa un mese dall’inizio dei negoziati internazionali sul clima di Copenaghen, i Paesi dell’Asia del Pacifico riuniti a Singapore riuniti in questo fine settimana si sono tirati indietro sul loro impegno a ridurre le emissioni del 50% entro il 2050. Nel documento finale dell’incontro si legge:

Noi crediamo che le emissioni globali raggiungeranno il picco nei prossimi anni, e possono essere notevolmente ridotte entro il 2050, riconoscendo che il picco sarà più lungo nelle economia in via di sviluppo.

La conferenza, conosciuta come l’Asia Pacific Economic Cooperation (o APEC), si è riunita per lavorare su questioni commerciali per cui la dichiarazione sul clima si presenta un po’ come una sorpresa. L’APEC comprende i due principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, la Cina e gli Stati Uniti, così tale arretramento è un brutto segno per i colloqui sul clima del prossimo mese.

Congresso di Copenaghen: Game Over, Obama e Hu Jintao decidono di non decidere

obama-hu jintao

Il congresso di Copenaghen rischia di diventare una creatura morta ancor prima di nascere. Un incontro che avrebbe dovuto far decidere ai politici di 192 Paesi di porre un freno alle emissioni e di invertire la tendenza del riscaldamento globale è stato definitivamente affossato questa notte a Singapore.

Nella città asiatica in questi giorni si sta tenendo un vertice Asia-Pacifico in cui si prendono importanti decisioni economiche, ma tra tutte queste se n’è presa una, proprio mentre l’Occidente dormiva, destinata a far discutere: mancano 22 giorni al vertice danese, troppo poco per decidere, dunque a Copenaghen non si deciderà nulla. A metterlo per iscritto sono stati i due veri manovratori del trattato, Barack Obama e Hu Jintao, i quali con un vero e proprio colpo di spugna hanno tagliato fuori l’Europa, che si stava impegnando a fondo per ridurre le emissioni, e hanno rimandato tutto a data da destinarsi.

Si è cominciato a sospettare qualcosa nella serata di ieri, quando il presidente danese Rasmussen, che dovrà presiedere l’incontro, è stato lettaralmente gettato giù dal letto ed è stato fatto partire col primo aereo per Singapore, convocato dalla coppia Obama-Jintao per discutere di cose importanti. Una volta arrivato, Rasmussen ha dovuto assistere ad una scena patetica, con i due capi di Stato che si stringevano la mano sorridenti e lui, a rappresentare l’Europa, ad ufficializzare la decisione che di fatto non toglie dal gioco soltanto due nazioni, ma affossa tutti gli sforzi mondiali.

10 punti da tenere a mente in vista di Copenaghen

copenhagen congress center

Con tutti i contrastanti e mutevoli impegni nazionali sul tavolo per il COP15, l’accordo che si spera di trovare a Copenaghen, è molto facile per chi non segue con attenzione questo evento perdere di vista ciò che deve realmente accadere. Per chi fosse interessato, il WWF ha proposto una rapida panoramica di 10 punti che vale la pena prendere in considerazione:

1. Il quadro è giuridicamente vincolante. Ognuno deve accettare di essere legalmente vincolato ad un trattato globale sul clima con una modifica del protocollo di Kyoto ed un nuovo protocollo di Copenaghen, che “assicuri la sopravvivenza di Paesi, culture ed ecosistemi” e aiuti a preparare il terreno per una futura economia con basse emissioni di carbonio.

2. Il picco delle emissioni di carbonio deve arrivare prima del 2017. Se siamo in grado di fare questo abbiamo una migliore possibilità di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 °C, e di avere il tempo per prendere provvedimenti. Più avanti arriverà il picco, minori saranno le possibilità di salvezza.

Accordo sul clima, difficile trovarlo prima del 2010

climate-change

Un nuovo trattato internazionale per combattere il cambiamento climatico non sarà pronto quando i 40 leader del mondo si incontreranno il mese prossimo a Copenaghen, ma può essere finito l’anno prossimo. A spiegarlo è il più alto funzionario delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici.

Ciò di cui abbiamo bisogno dopo Copenaghen è un po’ di tempo. Non so quanto tempo a sua volta ci vorrà affinché il linguaggio operativo si traduca in un trattato, questo è ciò che i Governi dovranno decidere

ha spiegato Yvo de Boer, capo del Segretariato delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. De Boer ha detto in una conferenza stampa che l’incontro di Copenaghen potrebbe ancora essere un “punto di svolta” nella lotta a livello mondiale per ridurre le emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale, ma che i Governi devono prendere i loro “impegni precisi”. Ha aggiunto che non c’è tempo “per i rifiuti”. De Boer ha parlato al termine di una settimana di colloqui a livello tecnico a Barcellona con 4.000 delegati provenienti da 180 paesi.

La capacità di assorbimento delle emissioni dell’atmosfera potrebbe essere maggiore di quanto pensiamo

emissioni co2

Recenti dati mostrano che l’equilibrio tra la concentrazione dell’aria e la frazione assorbita di biossido di carbonio è rimasta approssimativamente costante dal 1850, nonostante le emissioni di biossido di carbonio siano passate da circa 2 miliardi di tonnellate all’anno nel 1850 a 35 miliardi di tonnellate all’anno di oggi. Questo suggerisce che gli ecosistemi terrestri e degli oceani hanno una capacità maggiore di assorbimento di CO2, più di quanto non fosse stato previsto in precedenza.

I risultati si pongono in contrasto ad un corpus significativo di ricerche recenti, che si aspettano che la capacità degli ecosistemi terrestri e degli oceani di assorbire CO2 dovrebbe iniziare a diminuire in quanto le emissioni di CO2 aumentano, lasciando che i livelli di gas ad effetto serra salgano sempre più. Il dr Wolfgang Knorr dell’Università di Bristol ha rilevato che in realtà l’andamento della frazione aerea dal 1850 è stata solo 0,7 ± 1,4% per decennio, che è sostanzialmente pari a zero.

G20: sul cambiamento climatico il piatto piange, tutte le soluzioni finanziarie rimandate a dicembre

g20 economia

Si è concluso ieri pomeriggio il G20 tra i vari ministri dell’economia dei Paesi più ricchi al mondo, senza grosse soluzioni. Bisogna premettere che la finalità dell’incontro era incentrata sulla crisi economica e sulle misure da prendere per uscire dalla recessione, ma tra tutti questi aspetti, doveva essere preso in considerazione anche quello del finanziamento per la lotta ai cambiamenti climatici.

Purtroppo, mentre su tutti gli altri aspetti i 20 ministri hanno dibattuto e si sono confrontati approfonditamente, l’aspetto ambientale è stato come al solito messo da parte, liquidato con un semplice “poi vediamo”. Nei pochi minuti dedicati alla problematica, i rappresentati delle grandi nazioni si sono detti tutti d’accordo sul fatto di discutere una serie di opzioni e di impegnarsi per un finanziamento di tali sforzi, anche in vista del meeting di Copenaghen del mese di dicembre, ma oltre questi buoni propositi non si è andato. La soluzione arriverà in Danimarca (si spera).

WWF, ogni giorno di ritardo per salvare il clima ha conseguenze drammatiche

cambiamenti climaticiIl WWF lancia l’allarme: ogni giorno di ritardo per salvare il clima può compromettere irrimediabilmente la riuscita degli interventi contro i cambiamenti climatici e l’effetto serra, fino ad un punto di non ritorno. Ne ha parlato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, in occasione dell’ennesimo appello che WWF International ha rivolto ai Grandi che si riuniranno la settimana prossima a Barcellona, ultima tappa prima di Copenaghen:

Chiedersi se dovremmo siglare l’accordo sul clima adesso o in seguito è come discutere se sia il caso di levarsi dalla traiettoria di un camion che arriva a tutta velocità, o aspettare e vedere cosa succederà.

L’inascoltata voce dei bambini per un appello ai grandi del vertice di Copenaghen

Consider-Us-Youth-Campaign

La campagna “Considerateci” dell’UNEP è una di quelle iniziative che vengono dal basso, e che hanno il potere di ispirare ma anche deprimere allo stesso tempo. Ispirare perché l’idea di dare voce ai giovani in anticipo rispetto al vertice sul clima di Copenaghen è molto importante, perché si tratta delle generazioni del futuro. Deprimere perché nonostante si sia data voce diverse volte ai giovani, si rimane solo ad ascoltarli, ma poi non si tengono in considerazione le loro idee, pensieri e volontà. Al momento di agire, loro spariscono.

In Australia hanno lanciato il Youth Decide Climate Campaign in previsione del Vertice sulla Terra degli studenti delle High School. L’idea che, se solo potessimo ascoltare i nostri figli poi tutto andrà bene non è affatto nuova. E ha un senso. Dopotutto, saranno i nostri figli, e i figli dei nostri figli, che dovranno affrontare le reali conseguenze del cambiamento climatico che abbiamo causato.