I repubblicani ostacolano i negoziati sul clima in nome dell’oro nero

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La commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato americano sta per iniziare la discussione sul disegno di legge sul clima ma, proprio come accade anche in Italia, anche lì ci sono politici ottusi che, per favorire le solite lobby inquinanti, remano contro. Alcuni repubblicani della commissione, guidata da importanti negazionisti come il Sen. James Inhofe dell’Oklahoma, minacciano di boicottare l’udienza, facendo bloccare i progressi già difficili che sono avvenuti grazie alla senatrice Barbara Boxer della California.

Inhofe sostiene che una corretta analisi economica del disegno di legge non sia ancora stata fatta, ma la Boxer ha tentato di respingere tale obiezione, visto che l’EPA, l’agenzia per l’ambiente americana, ha avuto cinque settimane per analizzare l’impatto economico. Il risultato è stato un rapporto che ha dimostrato che il disegno di legge avrebbe ripercussioni marginali sui bilanci delle famiglie. Ma attenzione a non pensare che si tratti solo di un problema americano, perché esso colpisce anche noi da vicino.

Ecco perché il mondo ha bisogno di una governance internazionale sull’ambiente

Nicolas-Sarkozy-Angela Merkel

La crisi ambientale globale, dalla scomparsa della biodiversità al degrado delle foreste, dal collasso dei sistemi marini al cambiamento climatico, non potranno essere risolti senza una riflessione dura su una governance internazionale. La risposta del mondo a queste sfide è diventata un’incredibile varietà di istituzioni, accordi e trattati che hanno urgente bisogno di riforme.

Che l’urgenza sia nota lo sottolineano in tanti, dal Cancelliere tedesco Merkel al Presidente francese Sarkozy. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno sottolineato che bisogna rivedere la governance ambientale ed usare i colloqui sul clima di Copenaghen di dicembre per progredire verso la creazione di un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Altri leader mondiali ha adottato un tono simile, durante il G20 di Pittsburgh.

L’Ue ha deciso: 100 miliardi all’anno per sostenere i Paesi poveri nella lotta ai cambiamenti climatici

parlamento europeo

Una prima risposta alle richieste dei Paesi poveri nel tentativo di adeguarsi alla lotta contro i cambiamenti climatici è arrivata questa notte a Bruxelles. Dopo una serata di dibattiti, l’Unione Europea ha deciso che si presenterà a Copenaghen con la proposta del sostegno fissata a 100 miliardi di euro all’anno fino al 2020.

Un impegno preciso e pesante, come chiedevano i Paesi cosiddetti del Terzo Mondo, i quali sono i più colpiti da questa fase di transizione, in quanto pagano il maggior prezzo in termini di cambiamenti climatici (vedi le Maldive che rischiano di sparire nell’arco di un secolo, o i Paesi del Sud-Est asiatico che perdono ogni anno pezzi di terreno), ma d’altra parte non riescono a stare al passo con i grandi Paesi Occidentali in quanto non sono in grado di adeguarsi alle nuove tecnologie pulite, ma quella povera economia che ancora hanno è basata quasi esclusivamente sul carbone. Naturalmente però non sono mancate le polemiche.

De Boer: “Difficilmente il congresso di Copenaghen troverà una soluzione”

yvo-de-boer climate change

Yvo de Boer, il commissario per il clima delle Nazioni Unite, ha pubblicamente affermato che non c’è modo che un accordo su un vero e proprio trattato sul clima globale possa essere raggiunto nel dicembre prossimo. Una brutta notizia, visto che se non ci crede nemmeno chi questo accordo lo deve guidare, figuriamoci come la penseranno coloro che già sono contro tale accordo.

Secondo Bloomberg, de Boer ha detto che mentre un trattato vincolante sul clima in questo momento è “impossibile”, non tutto è perduto perché qualche progresso può ancora essere fatto:

I delegati provenienti da circa 190 Paesi che si incontreranno nella capitale danese dovrebbero invece concentrarsi su “quattro principali elementi essenziali politici” che comportano riduzioni delle emissioni per i Paesi sviluppati, gli sforzi che devono essere compiuti dai Paesi in via di sviluppo, gli aiuti del clima e della governance.

Queste le parole che de Boer ha annunciato ieri durante una conference call. Gli ultimi dettagli devono essere compilati l’anno prossimo, ha affermato.

La Cina scende in piazza e chiede un mondo più pulito

manifestazione pechino 1

Una serie di colloqui tenutisi a Pechino tra Cina e Stati Uniti per un accordo sul clima sono stati guidati da una clamorosa azione, effettuata non da alti funzionari, ma componenti più insoliti: i giovani pechinesi.

La celebrazione, in occasione della Giornata Internazionale del Climate Action, è cominciata, giustamente, con una sfilata di biciclette. Centinaia le bancarelle, laboratori, venditori di spuntini vegani caldi e spettacoli, tutti effettuati per richiedere una sostanziosa riduzione dei gas a effetto serra da stabilire nella prossima conferenza di Copenaghen.

Climate Day: la manifestazione per il clima che ha coinvolto tutto il mondo, tranne l’Italia (fotogallery)

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Gli attivisti contro il riscaldamento globale, hanno applicato la loro fantasia nei modi più incredibili nel corso degli anni, dal posare nudi su un ghiacciaio svizzero alle scalate sulle ciminiere a carbone delle centrali elettriche. Nella giornata di ieri hanno cercato qualcosa di nuovo: con l’obiettivo sollecitare a fare sul serio i Paesi di tutto il mondo nel raggiungimento di un accordo internazionale sul clima, una raffica sincronizzata di oltre 4.300 manifestazioni, dall’Himalaya alla Grande Barriera Corallina, si sono tutte concentrate sul numero 350.

Per alcuni eminenti scienziati del clima, come anche descritto in queste pagine, si tratta del limite massimo di concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera sopportabile, misurato in parti per milione. Se la concentrazione fosse superiore a lungo, avvertono, il mondo può aspettarsi decenni di clima perturbato, innalzamento del livello del mare, siccità e carestia. La concentrazione attuale è 387 parti per milione.

Gli organizzatori hanno detto che il loro obiettivo, nel preludio ai colloqui sul clima di Copenaghen nel mese di dicembre, era quello di illustrare l’urgente necessità di ridurre le emissioni, sottolineando che il mondo ha già superato quota 350 due decenni fa. Eppure, pur convenendo che le emissioni senza sosta costituiscono un grave rischio, alcuni scienziati ed economisti hanno incentrato la loro politica climatica non prendendo sul serio tale soglia, ed anzi parlando di innalzare il limite a 450 ppm: un disastro.

Negoziati di Copenaghen: l’Ue approva il testo da discutere col resto del mondo

parlamento europeo lussemburgo

Gli allarmismi di scienziati ed esperti sono stati ascoltati. Chi temeva che l’Unione Europea, divisa tra scettici e realisti, potesse prendere sottogamba il prossimo incontro di Copenaghen, promosso dall’Onu, in cui si discuterà del futuro delle politiche mondiali sull’ecologia, può tirare un sospiro di sollievo.

L’Unione Europea ha approvato il testo di partenza, che anche se non è completamente rivoluzionario, è meglio (molto meglio) di quanto ci si poteva aspettare all’inizio. Tempo fa infatti il Parlamento europeo aveva ratificato l’accordo famoso del 20-20-20, il quale prevedeva una diminuzione delle emissioni del 20% entro il 2020. A tale risoluzione si opposero numerosi Paesi, tra i quali l’Italia, che avevano chiesto una soglia più bassa, intorno al 13%. Non solo le richieste dell’Italia non sono state accolte, ma la soglia è stata alzata fino al 30%. Un buon passo in avanti, anche se alcuni Paesi non europei hanno stabilito che per il 2020 tenteranno di arrivare quanto più possibile vicino al 100%.

Maldive: riunione di Governo sott’acqua per richiamare l’attenzione sul problema ambientale

maldives riunione sott'acqua

Se volevano attirare le attenzioni del mondo sul problema dell’innalzamento dei livelli del mare, dire che ci sono riusciti è dire poco. I membri del Parlamento delle Maldive hanno indossato l’attrezzatura subacquea (qualcuno ha dovuto fare un corso perché era la prima volta) e hanno utilizzato i segnali manuali per comunicare durante una riunione subacquea organizzata sabato scorso per evidenziare la minaccia del riscaldamento globale in una delle nazioni situate nel punto più basso della Terra.

Il presidente Mohammed Nasheed e altri 13 funzionari del Governo si sono seduti intorno ad un tavolo sul fondo del mare, a 6 metri di profondità, nella laguna appena fuori Girifushi, un’isola di solito utilizzata per l’addestramento militare. Con uno sfondo di coralli, l’incontro è stato un tentativo di attirare l’attenzione del mondo sui timori che l’innalzamento del livello dei mari causato dalla fusione delle calotte polari potrebbe “affogare” questo arcipelago dell’Oceano Indiano nell’arco di un secolo. Le sue isole mediamente sono a solo 2,1 metri sopra il livello del mare, e dunque sarebbero le prime a sparire in caso di scioglimento dei ghiacciai.

Soros annuncia investimenti per un miliardo di dollari nelle rinnovabili

george soros conferenza

Il miliardario George Soros, il quale sta cercando di affrontare il problema “politico” del cambiamento climatico, ha detto che investirà un miliardo di dollari in tecnologie per l’energia pulita e per creare un’organizzazione di consiglieri politici sulle questioni ambientali.

Soros, il fondatore del fondo Soros Management LLC, il cui nome è noto ai tifosi della Roma per essere stato molto vicino all’acquisto della società giallorossa, ha annunciato l’investimento ieri a Copenaghen, nel corso di un incontro sui cambiamenti climatici promosso dal Project Syndicate. Il gruppo è un’associazione internazionale costituita da 430 giornali di 150 paesi.

Norvegia: obiettivo emissioni zero entro il 2030

norvegia

La Norvegia ha appena annunciato di aver deciso di prendere l’iniziativa sulla scena mondiale in merito al taglio del carbonio. Se un trattato globale può essere negoziato a Copenaghen il prossimo dicembre, la nazione si impegna a fare di più, e cioè spera di riuscire a ridurre le emissioni di carbonio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Ma l’obiettivo più ambizioso fissato da qualsiasi nazione sviluppata al mondo, quello della Norvegia, è impegnarsi a diventare completamente ad “emissioni zero” nei soli 10 anni successivi.

L’annuncio ha contribuito a riaccendere le speranze che un trattato globale sul clima fosse possibile, e ha già trascinato l’ambizioso Giappone sui piani di contenimento delle emissioni. Sembra che ci sia una volontà crescente di seguire tali percorsi sul fronte del clima nella comunità internazionale. Almeno da parte delle nazioni più sensibili al problema.

De Boer: “il vertice di Bangkok è per ora un fallimento”

vertice di bangkok

Gli sforzi per convincere le nazioni ricche ad inasprire i tagli alle emissioni non sono riusciti a fare molta strada nei colloqui sul clima nella capitale thailandese, Bangkok. A spiegarlo è stato il portavoce dell’ONU, che ha reso noto che delegati provenienti da circa 180 nazioni, riuniti in Thailandia per cercare di ridurre le differenze sui modi di ampliare e approfondire la lotta contro i cambiamenti climatici, non hanno trovato una soluzione globale al problema.

I colloqui, che si concluderanno il 9 ottobre prossimo, sono l’ultima grande sessione negoziale prima che i ministri dell’ambiente si incontrino a Copenhagen per tentare di sigillare un patto più severo a livello mondiale, per sostituire il protocollo di Kyoto.

I progressi verso la riduzione delle emissioni dei Paesi altamente industrializzati rimane deludente. Non stiamo vedendo progressi reali

ha affermato Yvo de Boer, capo della commissione cambiamenti climatici delle Nazioni Unite.

Impegno contro la deforestazione: posti gli obiettivi, ma mancano i soldi

foresta pluviale

Il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, convocato la scorsa settimana a New York dal segretario generale Ban Ki-Moon, ha riunito più di 100 capi di Stato e personalità per affrontare l’urgente necessità di agire e di mobilitare un effettivo slancio e l’impegno nell’azione legale tra le più importanti della storia per potere giungere ad un accordo equo ed efficace alla vigilia della conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite a Copenhagen che si terrà a dicembre.

I leader dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo si sono concentrati sulla riduzione delle emissioni dovuta alla deforestazione e degrado degli ambienti (REDD), punti chiave del protocollo di Kyoto. Il REDD è un accordo per ridurre le emissioni da deforestazione e dal degrado delle foreste nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di uno sforzo per creare un valore finanziario per il carbonio immagazzinato nelle foreste. Se il carbonio può essere mantenuto nei boschi e non immesso nell’atmosfera (attraverso incendi, conversione della terra, decadimento delle biomasse o deforestazione), darà un contributo significativo per evitare un pericoloso cambiamento climatico. Il valore di questa riduzione delle emissioni può essere realizzato attraverso i mercati del carbonio o un fondo del carbonio (collettivamente chiamato meccanismo di REDD).

Google lancia il “climate simulator”, un Google Earth che ci fa vedere in anteprima gli effetti del riscaldamento globale

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Se un’immagine vale più di mille parole, quante parole vale Google Earth? Si possono perdere delle ore studiando strade e panorami dei luoghi preferiti. Da oggi però non servirà solo a questo, ma anche a fornire nuova conoscenza ed una nuova prospettiva.

Attraverso il suo blog ufficiale, Google ha annunciato di aver sviluppato alcune caratteristiche, in coincidenza con la conferenza sul clima di Copenaghen, in cui all’interno del software sarà possibile esplorare il potenziale impatto dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta e le soluzioni per la sua gestione. Lavorare con i dati provenienti dal Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) permetterà a Google Earth di mostrare la gamma di temperatura prevista e dei cambiamenti delle precipitazioni in differenti scenari globali delle emissioni che potrebbero verificarsi durante questo secolo.

Conferenza dell’Onu: discorso storico di Obama e Gordon Brown

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Le parole del Premier italiano al congresso delle Nazioni Unite sul clima sono state le solite già note: insignificanti richiami all’unità senza dati nè soluzioni. Per fortuna c’è anche qualcuno che parla chiaro e porta a conoscenza del mondo qualche novità. E’ il caso del primo ministro britannico Gordon Brown, il quale ha avvertito che il mondo sta entrando nei sei mesi più critici che è probabile servano per testare la volontà dei leader mondiali nel far qualcosa, ancor più di quanto hanno fatto durante la recente crisi economica.

Parlando all’assemblea generale dell’Onu a New York, Brown ha detto che i leader mondiali hanno mostrato il coraggio morale di fronte alle sfide e, per la prima volta nella storia umana,

hanno creato una società davvero globale. La grande lezione dell’anno scorso è che solo l’azione audace ha impedito che una recessione globale potesse diventare una depressione. Abbiamo espresso un risposta coordinata a livello fiscale e monetaria che, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha salvato 7-11 milioni di posti di lavoro.