Un nuovo studio effettuato da Legambiente mette a nudo la disorganizzazione dell’Italia. Non che ci sorprendano tali dati, ma nemmeno pensavamo a casi di queste proporzioni. Il numero chiave oggi è 1.100, ed è il numero di impianti industriali che sono potenzialmente bombe pronte ad esplodere, con conseguenze anche peggiori di quelle dell’ILVA. Si tratta di strutture in cui si lavorano materiali pericolosi che, seppur costruite in sicurezza e secondo la legge, risultano piuttosto sconosciute ai cittadini che in quegli stessi Comuni ci vivono.
Non sappiamo se ci sono o ci fanno, ma gli americani continuano a danneggiare l’ambiente in maniera irreparabile. L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è l’entrata a pieno regime della tecnica del fracking che, nata in teoria per ridurre le emissioni, in realtà non fa altro che aumentarle. Al momento sono due le tecniche che gli Stati Uniti mettono in atto (almeno in teoria) per ridurre il proprio inquinamento: fracking e incendio del petrolio in eccesso. Gli effetti però sono ugualmente devastanti.
Di solito siamo contenti dei film che mettono in risalto le problematiche ambientali in quanto molte volte la gran parte del pubblico non è a conoscenza dei problemi della Terra e quindi un film al cinema può aprirgli gli occhi. The East però rischia di proporre l’effetto contrario. Il rischio è di far sembrare gli ambientalisti dei violenti, seppure i loro principi siano condivisibili.
Il programma del Partito Democratico per le elezioni politiche che si svolgeranno i prossimi 24 e 25 febbraio non considera l’ambiente come priorità. La scelta è legata al fatto che, essendo alleato in maniera molto salda con un altro partito che l’ecologia ce l’ha nel nome, Sinistra Ecologia e Libertà, in un certo senso è come se deleghi a loro le tematiche ambientali da mettere in campo durante la prossima legislatura, ammesso che vincano le elezioni.
Le specie viventi sul pianeta sarebbero meno del previsto. Per fortuna però si estinguono ad un ritmo inferiore di quanto stabilito in precedenza. Ne sono convinti i ricercatori delle università di Auckland, Oxford e Griffith, che hanno cercato di capire se davvero la Terra rischia di andare incontro ad una nuova estinzione di massa come quella che milioni di anni fa fece sparire i dinosauri.
Ormai è accertato: il futuro dell’automobile è ibrido. O al massimo elettrico. Lo attesta definitivamente uno dei colossi mondiali del settore, la Nissan, che ha annunciato di voler lanciare sul mercato ben 15 modelli diversi ibridi entro il 2016. Lo ha spiegato Andy Palmer, Vice Presidente dell’azienda, in un’intervista all’Automobile Magazine, aggiungendo che il sistema ibrido si evolverà in futuro. Motivo per cui i modelli, non solo i loro, si moltiplicheranno nei prossimi anni.