Barometro della vita: costi e metodi per salvare le specie in via d’estinzione

rana dagli occhi rossiPer la prima volta gli scienziati hanno effettuato una stima di quanto costerebbe conoscere lo stato di conservazione di milioni di specie, alcune delle quali devono ancora essere identificate. Il prezzo è 60 milioni di dollari, secondo un team di scienziati, compresi quelli dell’IUCN e del Conservation International, che hanno presentato lo studio sulla rivista Science in un articolo intitolato “Il Barometro della Vita”.

Le nostre conoscenze sulle specie e sui tassi di estinzione è ancora scarsa, e questo ha conseguenze negative per il nostro ambiente e l’economia. Ampliando l’attuale Lista Rossa IUCN delle specie minacciate per includere fino a circa 160.000 specie ben scelte, avremmo un buon barometro per influenzare le decisioni a livello globale

dice Simon Stuart, presidente della IUCN’s Species Survival Commission. Ad oggi, quasi 48.000 specie sono state valutate nella Lista Rossa IUCN, che costa circa 4 milioni di dollari ogni anno. La maggior parte di questo lavoro è svolto da migliaia di volontari in tutto il mondo.

Migrazioni, Lipu “microspia” le rondini

rondiniChissà se  lamenteranno la mancanza di privacy le duecento rondini scelte come spie del movimento migratorio nell’ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo e coordinato dall’Università di Milano in collaborazione con l’Università Bicocca, il Parco Adda Sud e la Lipu-BirdLife Italia.

Giunte in Italia per far primavera, le rondini torneranno in Africa, come da consuetudine, a fine estate, e stavolta a monitorarne il percorso esatto su un nutrito campione, duecento, come vi anticipavamo sin dalle prime righe, ci sarà un dispositivo-spia.
Si tratta di un minigeolocator che, installato sul corpo dei volatili, sarà in grado di tracciare il percorso compiuto in volo e localizzare le aree precise dell’Africa sub-sahariana in cui le rondini si recano a svernare.

Eco-generation, scuola amica del clima con Edison e Legambiente

ecogeneration scuola amica del climaParola d’ordine: efficienza energetica. Mission: risparmio energetico. Partendo dagli edifici scolastici italiani. Con questo intento, nasce il sodalizio tra Edison e Legambiente, impegnate insieme nel progetto Eco-generation, Scuola amica del clima. Nelle scuole della Penisola gli sprechi energetici sono immensi, sperperi che hanno un costo non indifferente sul bilancio già in bilico di molti istituti scolastici, e che hanno un impatto non indifferente sul clima.

Dalle analisi termografiche effettuate in dieci scuole pilota, è venuto fuori che:

  • le aule sono sature di CO2, c’è uno scarso isolamento termico ed una notevole dispersione di calore da tubature ed infissi.
  • i davanzali delle finestre non sono isolati correttamente, l’aria fredda penetra attraverso i serramenti, gli infissi sono di scarsa qualità.

In più:

La dispersione media di calore negli istituti analizzati oscilla tra i 250 e i 350 kWh/m2a (kilowattora per metro quadro all’anno), per un valore medio che si attesta attorno a 290 kWh/m2 annuo. A questo si aggiunge, nelle aule, un’altissima concentrazione di CO2, che raggiunge i 2800/3000 ppm (parti per milione) equivalenti a 50/70 kg di CO2 per ogni m2 all’anno.

WWF: Paesi ricchi spreconi, consumano il 78% delle risorse della Terra

spreco di cibo

Che l’Occidente fosse sprecone, era risaputo, ma probabilmente nessuno poteva immaginare che lo fosse così tanto. Secondo un nuovo rapporto redatto dal WWF, in collaborazione con l’Università la Sapienza di Roma ed edizioni Ambiente, denominato “State of the World“, la fotografia che ne esce parla di 65 Paesi che si mangiano quasi tutte le risorse mondiali, ed il primo fra tutti, gli Stati Uniti, che spreca una quantità immane di risorse, le quali potrebbero risolvere i molti problemi che affliggono il mondo.

Il primo dato allarmante è questo: 65 Paesi usano il 78% delle risorse mondiali, ai restanti 140 Paesi circa rimangono le briciole del 22%. Una disparità che fa ancora più rabbia se si calcola che mentre l’Europa, che di certo è tra le aree “sprecone”, calcola un consumo medio di 43 kg di risorse giornaliere procapite, gli Usa ne consumano 88 kg a testa, più del doppio. Eppure le esigenze degli americani non sono di certo tanto diverse dalle nostre.

Earth Hour: i numeri e le immagini di un mondo al buio (video e gallery)

Dalla Nuova Zelanda alle Isole Samoa, la lunga giornata dedicata alla Terra si è conclusa con un successo straordinario. Si è cominciato alle 7:45 (ora italiana) con lo spegnere tutte le luci delle isole Catham in Nuova Zelanda, e man mano, di ora in ora, si spegnevano tutte le luci dei successivi 126 Paesi in cui, di volta in volta, l’orologio faceva scoccare le 20:30, e cioè l’ora della Terra di sabato scorso.

Il WWF ha tentato di effettuare una stima degli incredibili numeri che, di anno in anno, continuano a crescere per renderci conto della partecipazione mondiale all’evento, ma quello che non si è riuscito a calcolare è stato il numero di persone che è rimasto al buio, sicuramente oltre il miliardo, dato che sono stati coinvolti quasi tutti i Paesi al mondo, dai più poveri africani ai più ricchi del Nord Europa, dai più tradizionalisti come quelli del Medio Oriente (si è spenta persino Islamabad) a quelli più avanguardisti e che puntano tutta la propria economia sull’elettricità come il Giappone o la città di Las Vegas.

Il WWF dimostra come la salute delle foreste è legata alla salute umana

deforestazione

Il degrado ambientale sta causando gravi ripercussioni sulla salute dell’uomo, ma la tutela degli habitat naturali può invertire questo fenomeno e fornire ad essa dei benefici. A spiegare tutto ciò è un nuovo rapporto del WWF, che tramite Chris Elliot, direttore esecutivo del WWF, spiega che

La nostra ricerca conferma ciò che noi sappiamo istintivamente: la salute umana è indissolubilmente legata alla salute del pianeta.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che tra il 23 e il 25% del carico delle malattie globali potrebbe essere evitato con una migliore gestione delle condizioni ambientali. Il rapporto, pubblicato in occasione della prima Giornata mondiale sulle foreste del 21 marzo scorso, individua nella deforestazione la causa principale dell’impatto sulla salute umana.

Giornata mondiale dell’acqua, oro blu “sotto assedio”

acquaOggi 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, si tirano un po’ di somme sull’oro blu, sulla sua distribuzione e sullo sfruttamento delle risorse idriche del Pianeta. Inutile dire che il bilancio è tutt’altro che positivo. I dati raccolti dall’Onu (l’Organizzazione delle Nazioni Unite) sono poco incoraggianti: sulla Terra 884 milioni di persone non hanno a disposizione acqua incontaminata, mentre sono addirittura in 2,6 miliardi a non beneficiare di servizi igienico-sanitari idonei.

La mancanza di acqua pulita è all’origine della diffusione di numerose malattie, tanto che la contaminazione dei bacini idrici provoca, ogni anno, più morti delle guerre. E ad aggravare la già difficile situazione, ci pensano previsioni poco confortanti: nel 2030 si stima infatti che una persona su tre vivrà in zone dove l’acqua scarseggia.

Brescia è la città più sostenibile d’Italia

brescia

Trasporti, efficienza energetica, rinnovabili, rifiuti e aree verdi. Grazie a questi 5 parametri, analizzati per un anno da Legambiente e Ambienteitalia, nel rapporto presentato a Milano pochi giorni fa è risultato che la città di Brescia è la più sostenibile d’Italia. Il capoluogo lombardo, segnalatosi qualche giorno fa per aver cominciato, insieme a Milano, la diffusione delle aree di servizio per le auto elettriche, stavolta balza agli onori della cronaca per le sue iniziative verdi.

Come mai Brescia? La spiegazione è chiara sulla motivazione ufficiale delle due associazioni ambientaliste:

con i suoi 189 mila abitanti si stacca di misura rispetto alla media delle altre città italiane e questo grazie ai buoni risultati sul fronte delle energie rinnovabili, sul trasporto pubblico e sullo sviluppo del teleriscaldamento.

A dir la verità molti progetti, come quello riguardante il trasporto pubblico ed il teleriscaldamento, risalgono a parecchi anni fa, alcuni anche tre decenni fa, ma allo stato attuale la città bresciana risulta aver fatto meglio di tutte le altre.

Legambiente: incentivi del governo pericolosi per sicurezza case

incentivi casaIl decreto legge incentivi approvato nei  giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri non convince affatto Legambiente, che accusa il governo di mettere a repentaglio la sicurezza delle case e dei cittadini, incidendo negativamente ed ulteriormente sulla già disastrata situazione edilizia italiana.

Eppure, nel dl sono presenti sconti per chi acquisti nuovi immobili ad alta efficienza energetica. Cosa c’è dunque che non va? Ebbene, stando al parere dell’associazione ambientalista, gli edifici nuovi che soddisfano i requisiti di alta efficienza energetica sono pochissimi in Italia.

Mal’aria industriale, l’atmosfera italiana ne è piena

inquinamento industrialeIl rapporto di Legambiente Mal’aria industriale per il 2010 evidenzia l’apporto nefasto dell’industria all’atmosfera italiana, una forma di inquinamento spesso trascurata e dimenticata, volutamente, dalle istituzioni che preferiscono concentrarsi sulla riduzione del traffico, imputando principalmente alle auto la causa dello smog. In realtà, in quello che è il cuore della produzione industriale italiana, il triangolo settentrionale, c’è da dire che i veicoli, prendiamo la città di Milano ad esempio, sono quasi tutti a ridotte emissioni e ultramoderni. Il problema è a monte. Lo evidenzia bene questo rapporto di Legambiente, che esamina la totalità delle sostanze tossiche che finiscono nella nostra aria a causa delle emissioni industriali.

Tra il 2006 e il 2007  sono saliti a +15% gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), a +6% le diossine e i furani, a +5% cadmio e +3% cromo. E’ con questi dati che l’industria italiana si conferma come la principale fonte di microinquinanti scaricati in atmosfera, producendo il 60% del cadmio totale, il 70% delle diossine, il 74% del mercurio, l’83% del piombo, l’86% dei Policlorobifenili (PCB), l’89% del cromo, fino al 98% dell’arsenico. Tutti inquinanti che sembrano finiti nell’oblio ma che, invece, contribuiscono in modo molto pesante a rendere insalubre l’aria respirata nei luoghi di lavoro e nei centri urbani limitrofi alle aree industriali.

Vivere in città fa male alla salute

stress vita in cittàVoglio andare a vivere in campagna. Così cantava Toto Cutugno, e non aveva tutti i torti. Ci sarà poi andato a vivere lontano dal caos della grande città? Se lo avesse fatto, avrebbe certamente operato una scelta giusta. Stando ai dati raccolti da Legambiente pare infatti che vivere in città faccia male alla salute per una miriade di motivi. Primo tra tutti, l’inquinamento da polveri sottili, che provoca asma, malattie respiratorie e mina la qualità della vita quotidiana, mettendo a rischio soprattutto i bambini.

Legambiente  ha presentato la sua analisi nell’ambito della V Conferenza ministeriale ambiente e salute organizzata dai ministeri dell’Ambiente e dalla Salute italiani e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Europa.

Manifestazione “no al nucleare” di Greenpeace sulla centrale di Montalto di Castro

montalto-urlo

Attivisti di Greenpeace sono entrati nella centrale dismessa di Montalto di Castro questa notte, sono arrivati fino al tetto e hanno srotolato lo striscione di 150 metri con il logo “no al nucleare“, con l'”urlo” modificato proprio dall’associazione per gridare ancora una volta al pericolo che l’Italia sta correndo.

La centrale di Montalto di Castro non è soltanto una scelta simbolica, ma probabilmente si tratta della prima azione di Greenpeace contro una vera e propria centrale nucleare italiana, visto che è quella in cima alla lista delle “papabili” per la costruzione dei nuovi reattori che il Governo Berlusconi ha intenzione di avviare nel nostro Paese.