
Gli attivisti contro il riscaldamento globale, hanno applicato la loro fantasia nei modi più incredibili nel corso degli anni, dal posare nudi su un ghiacciaio svizzero alle scalate sulle ciminiere a carbone delle centrali elettriche. Nella giornata di ieri hanno cercato qualcosa di nuovo: con l’obiettivo sollecitare a fare sul serio i Paesi di tutto il mondo nel raggiungimento di un accordo internazionale sul clima, una raffica sincronizzata di oltre 4.300 manifestazioni, dall’Himalaya alla Grande Barriera Corallina, si sono tutte concentrate sul numero 350.
Per alcuni eminenti scienziati del clima, come anche descritto in queste pagine, si tratta del limite massimo di concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera sopportabile, misurato in parti per milione. Se la concentrazione fosse superiore a lungo, avvertono, il mondo può aspettarsi decenni di clima perturbato, innalzamento del livello del mare, siccità e carestia. La concentrazione attuale è 387 parti per milione.
Gli organizzatori hanno detto che il loro obiettivo, nel preludio ai colloqui sul clima di Copenaghen nel mese di dicembre, era quello di illustrare l’urgente necessità di ridurre le emissioni, sottolineando che il mondo ha già superato quota 350 due decenni fa. Eppure, pur convenendo che le emissioni senza sosta costituiscono un grave rischio, alcuni scienziati ed economisti hanno incentrato la loro politica climatica non prendendo sul serio tale soglia, ed anzi parlando di innalzare il limite a 450 ppm: un disastro.