Energia solare spaziale, partono i primi progetti

L’energia solare proveniente dallo spazio, utilizzata per la produzione di energia elettrica, tra un po’ lascerà il campo della fantascienza e si trasformerà in realtà. Secondo recenti progetti infatti pare che le case in California usufruiranno di questa incredibile tecnologia già nel 2016, nell’ambito di un nuovo piano sulle tecnologie energetiche rinnovabili che va ben al di là dei pannelli solari montati sui tetti. Questo vedere così lontano fa tanto sembrare antica la nostra vecchia Italia, dove probabilmente nel 2016, quando in California prenderanno l’energia dallo spazio, staremo ancora cominciando a capire quanto conviene montare i pannelli solari in casa.

PG&E avrebbe acquistato 200 megawatt di energia solare spaziale dalla Solaren Corp. per oltre 15 anni di energia garantita sufficiente ad alimentare decine di migliaia di case. Solaren utilizza i pannelli solari sui satelliti in orbita per catturare la forza del sole, e convertirla in energia a radiofrequenza che viene trasmessa fino alla stazione ricevente sulla Terra. Qui l’energia viene sottoposta ad una conversione in energia elettrica ed alimenta la rete elettrica di PG&E che poi la rinvia alle abitazioni.

Dubbi sul bioetanolo, forse è più pericoloso del petrolio

La produzione di bioetanolo può utilizzare fino a tre volte in più l’acqua di quanto precedentemente si potesse pensare. A lanciare l’allarme è un nuovo studio che ha constatato che, se questi dati fossero confermati, potrebbe scoppiare la “bolla dei biocarburanti“.

Secondo lo studio pubblicato nel dettaglio il 15 aprile scorso sulla rivista Environmental Science & Technology, un gallone (quasi 4 litri) di etanolo può richiedere fino a più di 2100 galloni (8000 litri) di acqua dalla fattoria alla pompa della benzina, a seconda della prassi d’irrigazione nella coltivazione del mais. Ma l’uso dell’acqua non è così elevato in tutto il mondo: una dozzina di Stati del Corn Belt consumano meno di 100 galloni di acqua per ogni gallone di etanolo, il che li rende più adatti per la produzione di etanolo. Secondo gli autori:

I risultati evidenziano la necessità di prendere in considerazione specificità regionali in sede di attuazione dei mandati per i biocarburanti.

Il bioetanolo di solito è fatto da fonti vegetali come il granoturco o l’erba, è spesso trattato come una combustione pulita alternativa alla benzina o ad altri combustibili fossili, che rilasciano notevoli quantità di anidride carbonica e altri inquinanti.

Nuove invenzioni ecologiche, dal fornello solare all’acqua potabile eolica

Ideate dai maggiori cervelloni mondiali per risolvere i tanti problemi che hanno milioni di persone nei Paesi poveri, tantissime invenzioni sono state brevettate sfruttando le energie rinnovabili le quali, un giorno e se ce lo permetteranno, potrebbero entrare a far parte anche del nostro uso quotidiano. Non si tratta di tecnologie o prodotti scadenti, tipo il computer a manovella per i Paesi africani.

Qui stiamo parlando di tecnologie di ultima generazione, anche più avanzate rispetto a quelle utilizzate oggi normalmente, le quali hanno la grande capacità di essere funzionali anche senza sprecare risorse. Un esempio? Il fornello solare che, anziché utilizzare le pericolosissime e dispendiose bombole del gas da campeggio, permette di cucinare, riscaldare l’acqua e renderla potabile grazie a dei pannelli solari. Con un costo non esorbitante. Il costo di fabbricazione è di 5 dollari, se si evitano troppi passaggi di mani, il costo finale non sarà elevatissimo, almeno non più dei vecchi forni a gas.

Perché non sono convenienti i biocarburanti

Un nuovo studio ha rilevato che ci vorranno più di 75 anni per recuperare le emissioni di carbonio attraverso l’uso dei biocarburanti per compensare le emissioni che si avranno quando le piantagioni per i biocarburanti avranno preso il posto delle foreste. Ma se l’habitat ideale sono le torbiere, il bilancio del carbonio dovrebbe aver bisogno di più di 600 anni.

L’olio di palma, sempre più utilizzato come fonte per i biocarburanti, ha sostituito la soia in tutto il mondo. La produzione mondiale dell’olio di palma è aumentata esponenzialmente negli ultimi 40 anni. Nel 2006, l’85% della produzione mondiale di olio di palma è stata prodotta in Indonesia e Malesia, i Paesi la cui perdita di foresta tropicale è di circa 20.000 chilometri quadrati all’anno.

Parte il mega-programma sulle energie pulite anche in Cina

Ennesima mossa ecologica proveniente dal Paese più odiato dall’Occidente, di cui nessuno dà notizia. La Cina ha appena annunciato che sta redigendo un piano di stimolo per rafforzare le sue industrie energetiche basate sulle fonti rinnovabili. Forse ispirata da qualche altra nazione, visto che la ricerca e la libertà di pensiero in Cina non sono delle migliori, ha recentemente deciso di usare i fondi pubblici per sostenere il nascente settore delle energie rinnovabili, in modo da rafforzare immediatamente i piani ecologici, per far diventare quella nazione il Paese con la più grande industria solare ed eolica del mondo. Un pò da megalomani, ma un Paese da un miliardo e mezzo di abitanti se lo può permettere. Ma qual è il grande piano di energie rinnovabili proposto?

I dettagli sono vaghi, ma molto probabilmente il piano prevede di fornire maggiori sovvenzioni pubbliche alle aziende del settore. Per ora abbiamo solo l’annuncio che un piano è in fase di elaborazione, e questo è stato sufficiente a causare un agitazione nel paese che ha cominciato a produrre turbine eoliche a più non posso, aumentando la propria produzione del 10%. Il settore del solare invece, secondo le rilevazioni di Bloomberg, è passato da una produzione del 4% al 9%.

Un organismo unicellulare creerà l’energia solare del futuro

Un antica forma di vita è stata sfruttata per creare una delle più recenti tecnologie per l’energia solare. I sistemi che possono essere sorprendentemente semplici da costruire, rispetto agli attuali con celle solari a base di silicio. Curiosamente, gli scienziati non sono sicuri esattamente di come funziona.

Forme di vita marina unicellulare denominate diatomee sono esistite per almeno 100 milioni di anni e sono in fondo alla catena alimentare, a sostegno della gran parte della vita negli oceani, ma hanno anche gusci rigidi che possono essere utilizzati per creare, in modo naturale, un straordinaria nanotecnologia.

Utilizzando la biologia nella produzione di semiconduttori convenzionali, i ricercatori della Oregon State University e Portland State University hanno creato una nuova colorazione in grado di sensibilizzare le celle solari, in cui i fotoni rimbalzano intorno come fossero in un flipper, colpendo questi coloranti e producendo energia elettrica. Questa tecnologia può essere leggermente più costosa rispetto ad alcuni approcci esistenti che inseriscono i coloranti nelle celle solari, ma sono potenzialmente in grado di triplicare la produzione elettrica, secondo le ultime stime.

Compagnie petrolifere e green new deal di Obama, l’America spaccata in due sull’energia

L’amministrazione Obama vuole ridurre il consumo di petrolio, aumentando le forniture di energia rinnovabile e riducendo le emissioni di anidride carbonica nell’ambizioso sforzo di compiere una vera e propria rivoluzione energetica nell’arco di appena una generazione. Il Green New Deal di Obama, è stato soprannominato.

Ma c’è chi non approva affatto la svolta ecologica, e non fatichiamo a credere che in prima linea sul fronte dei no ci siano proprio le lobby del petrolio, quelle rappresentate da Bush prima e dallo sconfitto McCain poi, per intenderci. Ma la perdita delle elezioni da parte dei repubblicani è equivalsa ad una rinuncia alla battaglia per il potere economico da parte dei gruppi petroliferi che ne appoggiavano e sponsorizzavano la candidatura? A quanto pare no, ne parla anche l’edizione del New York Times on-line di oggi, aprendo il dibattito su quella che è una vera  e propria faglia tra Obama e i grandi petrolieri che non vedono di buon occhio i mega-investimenti nelle rinnovabili, nè tantomeno una perdita di importanza del predominio del petrolio tra le risorse energetiche.

Il nucleare non è la risposta, parola di Rifkin

Torna a farsi sentire Jeremy Rifkin, economista e guru internazionale dell’economia-verde, da sempre in lotta contro le lobby del nucleare. Stavolta fa sentire la sua voce all’Università La Sapienza di Roma, in cui nei giorni scorsi ha tenuto una lezione ai ragazzi della Facoltà di Scienze Politiche sull’economia internazionale.

Inevitabilmente, quando c’è lui, si finisce sempre con il parlare di nucleare, ed alla domanda se questo tipo di energia potesse essere la soluzione ai problemi energetici mondiali, la sua risposta è stata:

Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari che producono circa il 5% dell’energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe sempre di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto sull’ambiente, si dovrebbero ridurre del 20% le emissioni di Co2, un risultato che certo non può venire da qui. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull’ambiente bisognerebbe dunque costruire almeno 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. Ma, è evidente che questo non è possibile.

Parte la corsa allo stoccaggio di Co2 e alle centrali a carbone pulito

Sembrava dovesse trattarsi solo di fantascienza, ed invece sta diventando realtà. La future centrali a carbone pulito stanno per essere effettivamente realizzate. Dopo mesi di polemiche, esperimenti ed ipotesi, i primi due Paesi ad iniziare la corsa in questa direzione sono Germania ed Australia, che hanno, nella giornata di ieri, annunciato di voler far partire i primi esperimenti.

Per partire con la spiegazione di come funzioneranno, bisogna prima di tutto cominciare con il chiarire, una volta per tutte, cosa significa centrale a carbone pulito. A differenza di quanto accennato dai nostri politici sottovoce, in quando non capiscono nulla di nuove tecnologie energetiche, non esiste alcun carbone pulito. Il carbone che si utilizza oggi e che si utilizzerà domani per produrre energia elettrica sarà lo stesso identico carbone che si usava anche 100 anni fa.

La centrale a carbone pulito significa che ha un sistema di recupero della CO2, la sostanza che viene rilasciata dopo la combustione del carbone, in maniera da non farla disperdere nell’ambiente e non aumentare l’inquinamento. Una volta recuperata la CO2, bisogna immagazzinarla da qualche parte in cui non possa far danni, e qui sono cominciate le polemiche sul come e dove farlo.

Usa: si rallenta sulle rinnovabili perché troppo costose

Mulini a vento e pannelli solari sono diventati i simboli del crescente interesse per l’energia alternativa in America. Eppure il Congresso in questo periodo inizia a discutere di nuove norme per limitare le emissioni di anidride carbonica e per promuovere l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, ma con una domanda di base: quanto gli americani saranno disposti a pagare per sfruttare il vento ed il sole?

Il contenimento delle emissioni di biossido di carbonio porterà quasi certamente ad aumentare i prezzi, secondo gli esperti. Ed aumentare la fiducia della nazione in materia di energia rinnovabile porterà di per sé ad aumentare dei costi. Quindici mesi in una fase di recessione poi fanno il resto. Gli sforzi per frenare le emissioni di anidride carbonica stanno cominciando a sembrare inevitabili. L’Environmental Protection Agency la scorsa settimana si è impegnata a disciplinare la politica dei gas inquinanti nocivi. Obama intanto spera sempre di inserire il famoso “cap-and-trade” che costringerebbe inquinatori a ridurre le loro emissioni o acquistare permessi da produttori “puliti”. Inoltre si è anche discusso se richiedere che una certa percentuale di energia elettrica della nazione provenga da fonti rinnovabili.

Cosa scegliereste tra l’energia solare e risolvere il problema del surriscaldamento del pianeta?

Una proposta per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, iniettando particelle che intercettano la luce del sole, avrebbe l’involontario (e ironico) effetto di rendere un fonte di energia alternativa, l’energia solare, meno efficace. E’ quanto sottolinea un nuovo studio di alcuni ingegneri ambientali americani.

La “geoingegneria”  è stata proposta per ridurre il riscaldamento del pianeta dovuto all’accumulazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera. Uno di questi prende spunto da osservazioni degli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche sul clima globale. Ad esempio, quando nelle Filippine il monte Pinatubo eruttò nel 1991, si accumulò vertiginosamente una gran quantità di cenere vulcanica e gas nell’atmosfera. Alcuni di questi “coriandoli vulcanici” hanno oscillato nella stratosfera, e hanno causato l’abbassamento della temperatura della superficie globale di quasi un grado Fahrenheit (o mezzo grado Celsius) due anni dopo.

Diventa manager del vento, aperte le iscrizioni al primo corso di formazione Anev

Manager del vento. Non è una presa in giro nè tantomeno una battuta di cattivo gusto sul pugno d’aria che si trovano in mano oggi i grandi dirigenti di aziende in crisi. Si tratta piuttosto del primo corso di formazione per operatori nel campo dell’energia eolica promosso dall’Anev, l’Associazione nazionale energia del vento, in collaborazione con l’Uil.

L’idea alla base del progetto formativo, denominato “Essere Manager delle energie rinnovabili: l’energia eolica“, è quella di creare nuove figure professionali da inserire a pieno titolo sul mercato delle energie rinnovabili, dando vita a numerosi posti di lavoro ed incrementando un settore come quello dell’energia da fonti rinnovabili che sicuramente è in crescita ma necessita per decollare definitivamente proprio di figure competenti e qualificate professionalmente in questo ambito, oggi grande lacuna un po’ per tutti i rami dell’energia pulita.  Già l’Unione Europea aveva infatti denunciato la mancanza di project manager nell’ambito dell’eolico, e l’Italia risponde prontamente con questo corso mirato a formare per l’appunto i manager del vento.

Arrivano in Italia le case ad emissioni zero

Finalmente ci siamo, anche l’Italia è pronta per entrare nella nuova era ecologica, e lo fa partendo da uno dei temi che sta più a cuore degli italiani: la casa. Finora vi avevamo illustrato solo progetti e qualche prototipo di casa ecologica che si era realizzata all’estero, ma dopo tante battaglie e discussioni, è arrivata anche in Italia, per la precisione in Toscana.

Per la fine di questo mese saranno agibili 20 appartamenti di 85 metri quadri l’uno a Follonica, provincia di Grosseto, che saranno completamente autonomi, nel senso che si produrranno energia da soli. Pubblicizzata come “casa a bolletta zero” per ovvi motivi economici, sarebbe più corretto chiamarla “casa ad emissioni zero“, dato che la bolletta è soltanto la mera conseguenza delle iniziative intraprese.

Inventata nanotecnologia in grado di migliorare di 10 volte le prestazioni delle energie rinnovabili

I ricercatori dell Maryland NanoCenter dell’Università del Maryland hanno sviluppato nuovi sistemi per immagazzinare l’energia elettrica derivata da fonti alternative che, in alcuni casi, è 10 volte più efficiente di quella disponibile oggi in commercio.

Al fine di risparmiare denaro ed energia, molte persone acquistano le automobili elettriche, ibride o installano i pannelli solari sui tetti delle loro case. Ma tutti hanno un problema comune, la tecnologia per immagazzinare l’energia elettrica è insufficiente. I sistemi a batteria che si adattano alle auto non possiedono abbastanza energia per la guida a lunga percorrenza, e dopo qualche ora non hanno più una forte accelerazione. Le fonti rinnovabili come il vento ed il solare hanno un notevole aumento di potenza solo per breve tempo, ma i dispositivi per immagazzinare la loro energia sono troppo costosi ed inefficienti per fornire energia sufficiente.