Se c’è un paladino mondiale che si oppone strenuamente alla teoria del riscaldamento globale, questo è Jim Inhofe, senatore repubblicano che da anni, anche di fronte ad evidenze scientifiche, continua a ribadire che sia tutta una farsa. Questo pensiero è lecito, specialmente se proveniente da un politico americano di schieramente repubblicano, visto che questo partito ha sempre tenuto questa linea negazionista sin dal primo giorno. Ciò che stupisce è che uno dei principali sostenitori sembra essere Google, il colosso dell’informatica che a quanto pare ha finanziato, e continua a farlo, la campagna elettorale di Inhofe.
Donald Trump cancella le pagine del sito della Casa Bianca sul cambiamento climatico
Sono passate poche re dal giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti e gli effetti si cominciano a vedere. Subito dopo l’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump,
In questi ultimi giorni Barack Obama si sta spendendo molto sul fronte ambientalista. I suoi
Come preannunciato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pronunciato il discorso, che potremmo definire storico, presso la Georgetown University, riguardante la lotta ai cambiamenti climatici. Si tratta in tutto e per tutto della prima volta, in quasi 6 anni dall’inizio della sua carriera da presidente, che pronuncia parole chiare e precise che riguardavano il tema ambientale. Ed è stata la prima volta nella storia che un presidente americano pronunciasse le parole “lotta ai cambiamenti climatici”.
Questa notizia ci lascia interdetti, e soprattutto fa sorgere molti dubbi: il New York Times chiuderà la pagina dedicata all’ambiente. La sezione “Environment” chiude i battenti, nonostante non è che sia snobbata dai lettori. Anzi, con la coscienza degli americani, e del mondo intero, sempre più focalizzata sulle tematiche green, il più importante giornale del mondo decide che è il caso di non parlarne più.
Il presidente Obama aveva affermato di voler investire nelle rinnovabili, ma nonostante questo non si ferma la macchina petrolifera. Con l’obiettivo di tagliare la propria dipendenza dalle risorse estere, gli Stati Uniti hanno avviato già da qualche anno un programma per il recupero delle fonti energetiche dall’interno dei propri confini. Ma l’incremento negli ultimi tempi è stato così repentino che secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) gli Usa potrebbero diventare il principale produttore di petrolio al mondo entro il 2017.
Barack Obama ha sempre fatto dell’ambientalismo uno dei suoi punti di forza, non fosse altro perché tra i vari candidati che si sono succeduti in questi anni era l’unico che ne parlava. Nei suoi primi 4 anni ha fatto cose buone e meno buone, ed al momento dell’annuncio dell’elezione la sua frase che passerà alla storia “il meglio deve ancora arrivare” ci fa prospettare grossi cambiamenti. Sì ma quali saranno? Vediamo cosa ha promesso.
Sembra di rivivere la situazione del 2011 quando, in pieno dibattito sul nucleare, l’incidente di Fukushima portò milioni di persone alle urne per votare nel referendum abrogativo. Oggi, a pochi giorni dalle presidenziali Usa, è un altro evento catastrofico, l’
Ieri sera, o per meglio dire questa notte ora italiana, negli Stati Uniti si è tenuto l’ultimo dibattito per le presidenziali USA tra Mitt Romney e Barack Obama. Si è parlato come sempre di un po’ di tutto, e tra i vari argomenti è stato preso anche uno che ci sta particolarmente a cuore, l’approvigionamento energetico. Nonostante, da questo punto di vista, il presidente uscente sia particolarmente avvantaggiato tra l’opinione pubblica, finora l’argomento era stato tenuto fuori dai precedenti dibattiti. Ora però è stato rimesso in campo, e se ne sono viste delle belle. O forse sarebbe meglio dire delle brutte.
Forse si è scoperto il motivo per cui gli americani, o perlomeno una grossa fetta di essi, è disinformata sul cambiamento climatico. I principali media prendono una cantonata dopo l’altra. A quanto pare uno studio effettuato dall’organizzazione no profit Union of Concerned Scientists (UCS) ha messo in evidenza come il 93% delle informazioni date dalla Fox News e l’81% di quelle del Wall Street Journal in merito a questioni ambientali sono, per usare un eufemismo, inaccurate.
Visto che siamo in periodo di campagna elettorale (alle votazioni americane manca ormai pochissimo), vediamo come se la cava il presidente uscente Barack Obama nel confronto con i grandi del passato. In questa sede non ci interessano i dati economici o di altro genere, ma solo quelli ambientali. Cinque anni fa sullo stesso sondaggio, ma al contrario, il premio di Presidente meno green lo vinse George Bush padre. Vediamo invece chi è stato scelto come il più green.
Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle critiche alla politica ambientale praticamente assente di Mitt Romney, candidato alla Casa Bianca dei Repubblicani, e su quelle alla politica delle promesse di Barack Obama, presidente in carica dei Democratici. Ma non ci dimentichiamo che alle prossime elezioni USA di novembre ci sarà anche una terza candidata, Jill Stein del Partito dei Verdi. Come si pongono questi tre sulle varie tematiche che l’America va ad affrontare? Lo vediamo dopo il salto.
Una delle armi dei Repubblicani durante la campagna elettorale è stata sottolineare che gli obiettivi ambientali di Barack Obama, suo cavallo di battaglia quattro anni fa, non sono stati rispettati. C’è da dire che probabilmente mai un presidente degli Stati Uniti aveva attuato una campagna ambientale così convinta come quella dell’attuale, ma effettivamente molte promesse sono state disattese. Durante la convention di un paio di giorni fa però Bill Clinton, ex Presidente Democratico, ha voluto sottolineare che quanto fatto da Obama in campo ambientale è comunque da ritenersi positivo.