Inquinamento, la Cina fa il mea culpa: “siamo i più grandi emettitori mondiali di gas serra”

Sì lo sappiamo, sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda: la Cina è il più grande emettitore di gas ad effetto serra. Da anni gli scienziati di tutto il mondo concordano sul fatto che il colosso cinese abbia superato anche le emissioni di quello che è stato il Paese più inquinante al mondo per anni, gli Stati Uniti. Ma la notizia si fa più interessante quando si scopre che finalmente anche il Governo cinese, in genere molto riservato sui problemi interni, compreso l’inquinamento e gli impatti sul clima, ha apertamente ammesso le proprie colpe.

Ora siamo il numero uno mondiale in volume di emissioni.

Questo è quello che il capo negoziatore sul clima della Cina, Xie Zhenhua, ha detto in una conferenza stampa a Pechino, pochi giorni prima che gli emissari intraprendessero il viaggio verso Cancun, dove si terranno i colloqui internazionali sul riscaldamento globale.

Nucleare, Veronesi: “tutta Italia si rende conto che il nucleare è inevitabile”

Ne siamo proprio sicuri che tutta la Penisola sia consapevole, e accetti, il nucleare? Le parole del neo-eletto alla Presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, Umberto Veronesi, lasciano molti dubbi e interpretazioni.

Il senatore del Pd le ha pronunciate oggi davanti alle Commissioni delle Attività produttive e dell’Ambiente della Camera che voteranno la sua nomina martedì prossimo. Per Veronesi, dunque

Tutta Italia si rende conto che il nucleare è inevitabile, perché fra 50 anni non avremo più petrolio, fra 100 non ci sarà più carbone e fra 150 finirà il gas: poi saremo all’asciutto.

Quindi come unica soluzione alla fine del mondo, c’è l’energia nucleare

Adesso c’é la fissione nucleare, tra 20 anni ci sarà la quarta generazione che non avrà più scorie e poi negli anni ’70 arriverà la fusione. Se abbiamo amore per i nostri figli e i nostri nipoti dobbiamo intraprendere questa strada, perché saranno loro che intorno al 2120 vivranno la tragedia della carenza di energia.

Inquinamento ed efficienza energetica, la UE denuncia l’Italia

Ormai sembra sia stata avviata una guerra tra la commissione ambiente dell’Unione Europea e l’Italia. Per sintetizzare la situazione in una frase, basta dire che l’Italia non ha seguito nessuna delle direttive comunitarie nel rispetto dell’ambiente.

Due procedure d’infrazione sono state avviate nei giorni scorsi, ed una terza potrebbe essere aperta se, entro due mesi, il nostro Paese non dovesse adeguarsi alle direttive. Ciò significa altre multe salate, oltre a quelle che già paghiamo, a causa dell’inefficienza della macchina burocratica italica.

Classifica città più verdi d’Italia, vince L’Aquila

Avrà passato anche tanti guai a causa del terremoto, ma adesso L’Aquila ha uno spunto in più per ripartire. In occasione della Giornata Nazionale dell’Albero l’Istat ha stilato la classifica delle città più verdi d’Italia, ed il capoluogo abruzzese ha stracciato tutte le avversarie con 2784,7 metri quadrati di verde per abitante, il doppio delle altre due città da podio, Pisa e Ravenna.

Com’era facile immaginare, molto più indietro troviamo le grandi città, con Roma con 131,4 metri quadrati per abitante, Palermo con 77,1, Genova con 40,9, Napoli con 29,4, Torino con 20,6, e Milano a chiudere all’84esimo posto con appena 16,4 mq. Peggio di tutti fa Taranto, che oltre ad essere una delle città più inquinate d’Italia, ottiene anche il titolo di città con meno parchi e alberi del Paese con appena 0,2 mq per abitante (dati Atlante dell’infanzia in Italia). E probabilmente le due cose sono correlate.

Conferenza di Cancun, Hedegaard: “sarebbe bello se l’Italia mantenesse le promesse”

Un anno fa, alla fine della discussa conferenza sul clima di Copenaghen, l’Unione Europea fu l’organo comunitario che prese la posizione più forte. Tra i vari impegni (taglio delle emissioni, incentivi alle rinnovabili, ecc.), c’era anche quello di aiutare i Paesi più poveri a far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, e tra questi impegni c’era anche il versamento di una somma consistente in un fondo da 2,4 miliardi di euro.

Ad un mese dalla scadenza degli accordi, quando cioè i delegati si dovranno riunire nuovamente per la conferenza di Cancun, i fondi raccolti sono stati 2,2 miliardi di euro. E indovinate di chi sono quei 200 milioni che mancano? Ovviamente dell’Italia.

Tonno rosso, la Ue decide di non tutelarlo più

Nonostante sia una delle specie in via di estinzione più chiacchierate degli ultimi tempi, tanto di diventare uno dei simboli delle specie a rischio come gli orsi polari o i panda, come riportato dall’Associated Press, la pressione proveniente da alcuni Paesi come Francia, Spagna e altre nazioni del Mediterraneo ha costretto l’Unione Europea ad abbandonare i piani per ridurre notevolmente le quote di pesca annue di tonno rosso.

Ai tassi attuali, dove i numeri reali sui livelli di cattura di questi pesci sono di gran lunga superiori a quelli ufficiali, il tonno rosso potrebbe rischiare l’estinzione ancor prima di quanto si possa immaginare: entro il 2012. Dopo una trattativa estenuante, le 27 nazioni dell’UE hanno abbandonato il piano, in discussione da anni, in cui si discuteva di tagliare le quote di pesca in base ai pareri scientifici. Giovedi scorso la scure definitiva: i delegati hanno annunciato che prenderanno in considerazione solo gli interessi dei pescatori di tonno.

Rifiuti, bombe a Napoli e roghi a Palermo

I 10 giorni promessi da Berlusconi sono finiti, e la situazione è peggiorata. Nella giornata di ieri 3 bombe a mano sono state trovate nascoste tra i rifiuti di Napoli. Per fortuna sono state disinnescate, evitando una strage che era in programma per questa notte. L’intento era chiaro, creare quanto più caos possibile (come se già non ce ne fosse) perché allo scontento dei cittadini si mescolano sempre le “teste calde”.

Cava Vitiello è momentaneamente bloccata, cava Sari è limitata, e Napoli e provincia sono sommerse da migliaia di tonnellate di rifiuti. Per tentare di risolvere la situazione, il Governo ha dato pieni poteri al presidente della Regione, Stefano Caldoro, il quale ha immediatamente deciso la cancellazione delle discariche di Terzigno, Andretta e Serre, ed avviato nuovi progetti per gli inceneritori (probabilmente uno a Salerno ed uno a Napoli). Fino ad allora però i rifiuti dovranno essere trasportati altrove. Il problema è  proprio questo: dove?

Nucleare, beato chi so fa, parola di Veronesi

Per il neopresidente dell’Agenzia per la sicurezza sul nucleare, l’oncologo, senatore PD Umberto Veronesi, non c’è dubbio: le reticenze e l’aperta ostilità di molti italiani sul ritorno all’atomo sono imputabili all’influenza e a quello che è un vero e proprio bombardamento di idee disfattiste.
Veronesi è intervenuto a margine della Conferenza mondiale di Science for Peace, in corso a Milano, spiegando che tra le principali ragioni che dovrebbero far propendere l’opinione pubblica verso il figura in primis il vantaggio economico:

L’Italia compra energia nucleare da Francia e Svizzera, ma la paghiamo il doppio e ovviamente ci converrebbe farla a casa nostra.

Rifiuti, a Napoli 6500 tonnellate di spazzatura riverse in strada

Prosegue l’emergenza rifiuti a Napoli. Sarebbero 6.500 le tonnellate di spazzatura riverse per le strade della città e nei territori della provincia. Rispettivamente si parla di 3.00o tonnellate solo nel capoluogo e di altre 3.500 sparse nell’hinterland. Il miracolo dei tre giorni non è avvenuto. La raccolta è ferma. I camion hanno sversato 718 tonnellate nella discarica di Chiaiano, l’unica attualmente attiva nel napoletano. Ma gli autocompattatori sono colmi e non possono raccogliere altri rifiuti dalle strade, malgrado l’ufficio flussi abbia autorizzato gli sversamenti negli stir di Tufino, Battipaglia e Caivano.

Le cifre a dir poco esorbitanti sulla quantità di spazzatura accatastata sono state confermate oggi dall’assessore all’Igiene del Comune di Napoli Paolo Giacomelli. E’ lo stesso Giacomelli a riferirsi al problema dei rifiuti a Napoli definendo la situazione drammatica. Drammatica soprattutto perché al momento non si intravedono soluzioni valide per uscirne.

Le altre province non vogliono i rifiuti, ha spiegato Giacomelli, ma conferiscono nel termovalorizzatore di Acerra la loro frazione secca. Forse una soluzione da adottare sarebbe quella di bloccare il conferimento, presso l’impianto di Acerra, dei rifiuti provenienti dalle città delle altre province.

Punta Perotti, restituzione terreni a imprese costruttrici ecomostro riaccende le polemiche

A volte ritornano. Sono i nuovi (eco)mostri, nuovi mica tanto però. I terreni di Punta Perotti, a Bari, che ospitavano il famoso ecomostro abbattuto, a furor di popolo, il 2 aprile del 2006, torneranno infatti ai vecchi e a quanto pare legittimi proprietari che ne disporranno, vogliamo augurarci, diversamente da quanto fatto in precedenza. Lo ha disposto il GUP del tribunale di Bari, Antonio Lovecchio, revocando proprio oggi la confisca e ordinando la restituzione del lotto alle imprese costruttrici. Si tratta delle società Sud Fondi, Mabar e Iema, controllate dalle famiglie Andidero, Matarrese e Quistelli.

Riassumere l’intricata vicenda giudiziaria che ha portato alla demolizione dell’ecomostro di Punta Perotti e oggi a questa controversa sentenza, non è compito facile. L’AGI ripercorre le tappe principali dell’iter giudiziario, incluso l’intervento ad hoc di Berlusconi che il 15 dicembre 2004 ordinava la demolizione del complesso delle brutture. Nel 1985, scrive l’agenzia, l’articolo 19 della legge 47 spiegò che

“la sentenza definitiva del giudice penale che accerta la lottizzazione abusiva dispone la confisca dei terreni abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite”.
Nel gennaio 2001 la Corte di Cassazione in applicazione della norma, ha accettato la lottizzazione dell’area di Punta Perotti e ha confiscato i terreni e gli immobili. La Corte di Cassazione ha, tuttavia, assolto i legali rappresentanti delle imprese lottizzanti, “per errore nell’interpretazione della legge”.

Coldiretti inaugura gli agriturismi a chilometri zero

Il futuro dello slow food? Gli agriturismi di nuova generazione, quelli che oltre a far gustare prodotti locali si possono dire completamente a chilometri zero. L’idea l’ha lanciata Simone Ferri Graziani, presidente di Coldiretti Livorno ed esponente nazionale dell’associazione Terranostra ad Agri@tour, un salone dell’agriturismo in cui in questi giorni si è parlato del futuro del settore.

L’idea è di presentare al cliente non solo un menu a chilometri zero, cioè che abbia soltanto ingredienti locali ed eviti così di importare cibo dall’estero, con tutte le conseguenze che conosciamo, ma che sia strutturalmente “locale”, cioè che anche la pavimentazione venga fatta con marmo o legno del posto, i tendaggi, i mobili e tutto l’arredamento devono provenire da materie prime e lavorazione del territorio.

Tartarughe: uccisi migliaia di esemplari in Madagascar nonostante i divieti

In Madagascar la tartaruga verde marina in via di estinzione è protetta dalla legge. Un nuovo studio, tuttavia, ha scoperto che la pesca artigianale nelle regioni più remote potrebbe essere responsabile della morte di ben 16.000 tartarughe ogni anno.

Il divieto di caccia evidentemente non funziona, ed è giunto il momento, dicono i ricercatori, di studiare piani per la conservazione alternativi. Lo studio è importante non solo per le conclusioni a cui arriva, ma anche perché, per raccogliere i dati in questi insediamenti costieri a distanza, i ricercatori hanno impiegato i residenti, coinvolgendoli nel lavoro di tutela della tartaruga. I partecipanti erano tenuti a fare un conteggio delle catture giornaliere ed a scattare una fotografia di ciascuna tartaruga.

Ciclabilità, l’appello dei ciclisti romani: “Indossa il drappo rosso!”

La scorsa domenica 7 Novembre al tredicesimo chilometro della tristemente nota via Cristoforo Colombo, a Roma, Paolo Cascavilla  è stato travolto da un pirata della strada, mentre pedalava in sella alla sua bici nelle prime ore del mattino. La stessa via nello scorso anno fu già teatro di un’altra morte in bici, la storia si è ripetuta anche qualche mese fa all’altezza del bivio per Anzio. La cronaca degli ultimi mesi è densa di casi analoghi tra cui il più famoso, per la visibilità trionfale del teatro in cui si è consumata la tragedia (via dei Fori imperiali) è quello della ciclista ventottenne (Eva Bodalohva), uccisa da un taxi il 31 ottobre 2009. Oltre che uccisi accidentalmente i ciclisti vengono anche picchiati selvaggiamente, incolpati di essere d’intralcio al traffico veloce degli impazienti automobilisti, è accaduto ad un semaforo di Anzio poco tempo fa.

Adesso i ciclisti romani sono esasperati: “Basta! Non ne possiamo più“, commenta Maurizio Santoni, referente alla Ciclabilità di Legambiente Lazio che chiede il rispetto dei limiti di velocità e del Codice della strada ed invita tutti i ciclisti a manifestare contro la mancanza di sicurezza delle strade della capitale per le due ruote dove, nonostante i numerosi appelli degli ultimi anni, non vi è stato alcun miglioramento. Numerose sono le iniziative di protesta tramite le quali le associazioni delle due ruote hanno deciso di ricordare ogni giorno «il pericolo che corrono gli utenti leggeri della strada, ciclisti e pedoni».