Perù: enorme parete di ghiaccio si stacca e crea uno tsunami

ghiaccio staccato in Perù

Un enorme pezzo di ghiaccio si è staccato da un ghiacciaio delle Ande, che misura 500 metri per 200, ed è finito in un lago. E’ successo ieri in Perù, dove si è verificato uno tsunami di cui in Italia non si è nemmeno parlato, ma che ha spazzato via tutti i villaggi lungo la riva, ferendo centinaia di persone ed uccidendone almeno tre.

Gli oltre 20 metri dell”onda generata dalla parete ghiacciata hanno superato gli argini, distruggendo le case e un importante impianto di trattamento delle acque. Il Perù ospita il 70% dei ghiacci tropicali del mondo, che si sono attenuati negli ultimi anni a causa dell’aumento delle temperature globali.

Il Pdl presenta una legge per abolire l’obiettivo del 20-20-20 e la green economy

senato

Che il centrodestra italiano, finanziato dalle grandi lobby del petrolio, carbone e del nucleare, fosse poco attento all’ambiente, questo era risaputo. Ma una nuova proposta di legge presentata da un gruppo di negazionisti del Pdl va oltre ogni limite di decenza.

I senatori D’Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella e Carrara non si sono affatto vergognati questa mattina quando hanno presentato nell’aula del Senato della Repubblica una mozione che prevede essenzialmente due cose: abbandonare l’obiettivo del 20-20-20 (taglio delle emissioni del 20%, fabbisogno energetico soddisfatto per il 20% dalle rinnovabili e 20% di efficienza energetica, tutto entro il 2020), non solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione Europea, e abbandonare ogni progetto di green economy, cioè gli investimenti sulle rinnovabili, le auto elettriche e gli elettrodomestici ad alta efficienza energetica perché “il riscaldamento globale non esiste“.

E’ Torino la città più inquinata d’Italia nel 2010

mole antonelliana inquinata

E’ finito il tour del Treno Verde di Legambiente, ed i primi risultati che arrivano sono molto poco incoraggianti. Secondo i dati raccolti dall’associazione ambientalista, in collaborazione con il sito www.lamiaaria.it, il 35% dei capoluoghi di provincia italiani ha già raggiunto il limite dei giorni consentiti per legge di superamento del limite delle polveri sottili (35 giorni). Considerando che siamo appena ad aprile, il dato desta molta preoccupazione.

Nelle prime 97 giornate dell’anno, la città che ha sforato più di tutti il limite è Torino, che ha superato la quantità consentita di Pm10 (50 microgrammi per metro cubo) per ben 59 volte. Non sorprende più di tanto, dato che il capoluogo piemontese è uno dei più industrializzati d’Italia. Quello che sorprende è il dato delle due città che seguono, che nell’immaginario collettivo non sembrano poi così inquinate. Si tratta infatti di Frosinone che ha superato il limite per ben 57 volte, e Padova, 56.

Fotovoltaico: California accelera sui tetti solari

fotovoltaico-california-tetti-solariEntro l’anno 2020 il 33% della quota di energia elettrica complessiva consumata nello Stato della California dovrà avere come sorgente di produzione quella da energie rinnovabili. E’ questo l’obiettivo dello Stato a stelle e strisce che dovrà essere conseguito anche e soprattutto con lo sviluppo del fotovoltaico integrato, ovverosia quello le cui installazioni si trovano sui tetti.

Se da un lato un grande parco fotovoltaico è in grado chiaramente di produrre l’energia elettrica che produrrebbero centinaia di piccoli impianti, dall’altro occorre tener conto sia del consumo di suolo, sia dei processi e degli iter autorizzativi che sono di certo più lunghi e stringenti. Anche i piccoli impianti fotovoltaici, in maniera più rapida e semplice in termini di autorizzazione e di realizzazione, possono fornire un valido contributo all’abbattimento delle emissioni anche in uno Stato come la California dove, al riguardo, già nel 2006 è stato varato il “Million Solar Roofs Program“, un progetto col quale si punta entro l’anno 2016 ad installare sui tetti impianti fotovoltaici aventi un target di potenza cumulata complessiva pari a ben 3 Gigawatt.

Cuccioli di leone marino muoiono di stenti lungo le coste del Pacifico

un cucciolo di leone marino che si riprende al Pacific Marine Mammal Center di Laguna Beach in CaliforniaAffamati ed emaciati, i cuccioli dei leoni marini sono spiaggiati lungo le coste del Pacifico.
Le condizioni meteorologiche tropicali caratterizzate da un intenso El Niño sono la causa di questo triste fenomeno. Le temperature insolitamente calde della superficie del mare nel Pacifico occidentale si stanno spostando a est, costringendo le risorse alimentari naturali dei leoni marini – calamari, naselli, aringhe e acciughe – a cercare acque più fredde.

I leoni marini adulti hanno accumulato abbastanza grasso per sopravvivere all’improvvisa penuria alimentare, ma i loro cuccioli non sono così ben attrezzati. Richard Evans, direttore sanitario del Pacific Marine Mammal Center a Laguna Beach, in California, spiega che, quando gli animali arrivano nelle mani del suo team, sono al terzo stadio della Fame.

“Abbiamo tre fasi di fame nell’uomo e negli animali: uno, due, tre. Tre è quando sei ridotto così male che stai per digerire il muscolo come fonte di proteine”.

L’urbanizzazione mette a rischio le foreste amazzoniche

foresta AmazzonicaL’urbanizzazione potrebbe avere impatti imprevisti sulle sorti già compromesse della foresta amazzonica, lasciando aree forestali vulnerabili allo sfruttamento da parte di estranei. E’ quanto afferma un recente studio pubblicato sulla rivista Conservation Letters.

Conducendo indagini sul campo nel corso di 10.000 chilometri di viaggio lungo i fiumi dell’Amazzonia, Luke Parry della Lancaster University ha scoperto che c’è un netto calo negli insediamenti rurali, che però non è stato accompagnato da un calo nello sfruttamento della fauna e delle risorse forestali. Il che indica che le popolazioni urbane prelevano un pesante tributo dalle foreste lontane attraverso la caccia, la pesca, il disboscamento e la raccolta.

Il censimento della biodiversità in Italia viaggia on-line, al via decine di banche dati

Orso abruzzeseIl 2010 è l’anno internazionale della tutela della biodiversità. In Italia, per censire le specie naturali presenti, parte un progetto che vede coinvolte già trenta banche dati, e altre quaranta in via di allestimento, per raccogliere informazioni sulla biodiversità dell’intera Penisola.
Le banche dati sono state messe a disposizione sia da enti pubblici che da enti privati di ricerca. L’NNB, il Network Nazionale per la Biodiversità, ha già fornito i dati per il 2009: lo scorso anno in Italia sarebbero state rilevate ben 17mila nuove specie. Un patrimonio enorme che, senza l’aiuto delle banche dati informatiche, sarebbe davvero impensabile da catalogare alla vecchia maniera.

Il maxicensimento on-line della biodiversità è promosso dal Ministero dell’Ambiente, nel contesto del progetto ‘Sistema ambiente 2010‘, iniziativa avviata in collaborazione con la società di consulenza per lo sviluppo sostenibile Igeam, ed è stato presentato nei giorni scorsi a Roma alla sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Emergenza idrica, fiume Mekong in Asia tocca livelli più bassi degli ultimi 50 anni

agricoltore sul fiume Mekong alle prese con la siccitàUna grave siccità nel Sud-est asiatico e nella Cina meridionale ha causato l’abbassamento del livello delle acque del fiume Mekong ai minimi storici degli ultimi 50 anni. In Thailandia il commercio via fiume non è più possibile e gli agricoltori dicono che non hanno abbastanza acqua per le loro colture. Molti accusano la Cina di aver sottratto ingenti quantitativi di acqua con le numerose dighe a monte, ma gli esperti dicono che le dighe non possono essere il problema.

Un gruppo di esperti della stazione di monitoraggio delle acque di Chiangsaen sta perlustrando il fiume, controllando con strumenti di precisione il livello dell’acqua.
Nappon Nampon, che è uno degli addetti alla misurazione dei livelli dell’acqua sul Mekong da 36 anni, ha dichiarato che quest’anno il fiume ha toccato il livello più basso che lui abbia mai visto.

“Alcune barche cinesi erano rimaste arenate sul letto del fiume. Poi la Cina ha rilasciato un po’ d’acqua (dalle dighe ovviamente ndr) e sono riuscite a risalire il corso del fiume”, ha spiegato.

Il riscaldamento globale è già iniziato: Italia più calda di 10 anni fa

riscaldamento eccessivo

Rispetto al 2000 oggi fa più caldo. Nonostante la primavera stenti ad arrivare, i dati del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura e dell’Istat parlano chiaro: la media delle temperature in Italia nel periodo 2000-2009 è di quasi un grado superiore rispetto all’ultima rilevazione del periodo 1971-2000.

L’anno-record del 2003, in cui c’è stato un caldo mai registrato prima, non è stato isolato. Per fortuna non si sono mai più avute temperature così alte, ma non è un caso che gli anni appena precedenti e successivi abbiano registrato sempre colonnine di mercurio più alte rispetto al decennio precedente.

L’America riprende a trivellare: che sta succedendo ad Obama?

trivellatrice

Se dal punto di vista umanitario (vedi riforma sanitaria), Obama ha fatto benissimo da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti, dal punto di vista ambientale è un completo disastro. Prima il flop del vertice di Copenaghen, dove ha preso impegni talmente scarsi da farlo risultare il peggiore al mondo, poi la riapertura di vecchie centrali nucleari sul proprio territorio, ed ora addirittura compie una mossa che nemmeno due seguaci del petrolio come Bush padre e Bush figlio sono riusciti ad attuare: trivellare le coste americane in cerca di petrolio.

Secondo il presidente americano, le motivazioni per cui compie questa azioni sono più d’una, ed hanno carattere economico, strategico e politico, ma intanto questa mattina gli ambientalisti si sono alzati talmente sbigottiti che probabilmente pensavano che stessero ancora sognando. Una scelta del genere, di punto in bianco, non se l’aspettava nessuno, ma significa che a breve lungo le coste americane, persino quelle in “pericolo” come quelle dell’Alaska, compariranno le trivellatrici brutte esteticamente e terribili dal punto di vista ecologico.

Boom dei “green job” in Italia: Adecco e Solarexpo agevolano le assunzioni

lavori verdi

Nonostante se ne parli molto poco, anche in Italia i cosiddetti Green Jobs, cioè i mestieri verdi che riguardano il campo dell’ecologia, si stanno moltiplicando, anche in periodi di crisi. Se le aziende “tradizionali” tagliano sempre più il personale, quelle nuove “verdi” hanno continuato ad assumere e si prevede possano allargare ulteriormente il loro campo d’azione per i prossimi anni.

Per questo una delle principali agenzie del lavoro, l’Adecco, in collaborazione con Solarexpo, ha aperto il green job center, un centro in cui domanda e offerta dei cosiddetti “colletti verdi” si possano incontrare, per facilitare lo sviluppo del settore. Un esempio del progetto che gli ideatori hanno in mente? Alla fine del 2009 i lavoratori del settore ecologico erano stimati in 109 mila unità. Ora si prevede che a fine 2010 questi diventino 150 mila, e possano arrivare almeno fino a 250 mila entro il 2020.

I mutamenti climatici cominciano a farsi sentire anche in Europa

scioglimento ghiacciai alpi

Fino ad oggi in molti facevano finta di nulla riguardo ai cambiamenti climatici, perché gli effetti peggiori si stavano notando sulle isole oceaniche e nei Paesi africani più poveri. Come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma probabilmente questo ragionamento non si potrà fare più.

L’Agenzia europea dell’Ambiente ha fotografato la situazione ambientale del Continente, e non c’è di che stare allegri: tra animali che stanno sparendo, riscaldamento climatico e sovrasfruttamento delle risorse, l’Europa rischia di collassare su sé stessa. Il rapporto “Segnali Ambientali 2010” redatto da una serie di esperti del territorio di diversi Paesi europei è stato presentato sabato, e non è per nulla incoraggiante. Dopo il salto i dettagli.

Eolico, in Gran Bretagna la General Electric crea 2000 nuovi posti di lavoro da off-shore

impianto eolico off-shoreLa General Electric, multinazionale di servizi energetici stanunitense, ha appena diffuso la notizia di un suo ingente investimento nel Regno Unito. Il progetto che vede impegnata la GE in Gran Bretagna prevede lo sfruttamento della tecnologia dell’eolico off-shore. Cento milioni di dollari i fondi stanziati per la realizzazione di un nuovo mega-impianto.

Un progetto ambizioso che si stima garantirà nuovi posti di lavoro ad un totale di 2000 persone. Poco male, in questi tempi di difficile e lenta ripresa dalla grave crisi economica mondiale dello scorso biennio, che non ha risparmiato nemmeno la ricca e florida Inghilterra.