Giorni fa parlavamo di una razza di pecora che si stava evolvendo a causa dei cambiamenti climatici. Ma non dobbiamo dimenticarci che ci sono migliaia di specie che per colpa di questi mutamenti rischiano di sparire. Se fosse per Jessica Hellmann, biologa presso l’Università di Notre Dame, gli insetti come farfalle e coleotteri che esercitano la stessa forza di conservazione animale, potrebbero diventare le icone tradizionali dell’estinzione dei giorni nostri, come accade ad esempio con gli orsi polari.
Gli insetti infatti sono alla base degli ecosistemi, ed anzi, forse hanno un ruolo ancora più importante di quello degli orsi polari. Quasi l’80% delle piante di tutto il mondo necessitano dell’impollinazione, e il valore annuale del lavoro degli insetti nelle colture nei soli Stati Uniti è stato calcolato in circa 20 miliardi di dollari. Peccato però che essi siano particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, in quanto non possono regolare la temperatura del loro corpo.
Le ricerche condotte da Hellmann e Shannon Pelini, una sua dottoranda, indicano che il riscaldamento globale può influenzare tutte le varie fasi della vita di un insetto, ma può anche colpirlo in modi diversi. Possono ad esempio veder modificato il loro habitat in modo che non sia più abitabile.
La sicurezza degli approvvigionamenti alimentari mondiali è duramente messa alla prova dai cambiamenti climatici in atto. Le vecchie piante non sono infatti abituate a temperature così torride e la mancanza di acqua, con l’avanzare della desertificazione, non fa che rendere ancora più arida la terra coltivabile. Motivo per il quale gli scienziati si stanno adoperando al fine di trovare piante più resistenti al riscaldamento terrestre e meno sensibili all’alta quantità di CO2 immessa nell’atmosfera dalle attività umane e non.

Islanda e Giappone rischiano di far saltare la moratoria sulla caccia alle balene per scopi commerciali. L’allarme è stato lanciato in questi giorni da