Appello di Greenpeace: “svegliate la Prestigiacomo”

Ma in Italia abbiamo un Ministro dell’Ambiente? Ah sì, si chiama Stefania Prestigiacomo, e per quanto vi possiate sforzare le meningi, scommetto che non vi verrà in mente nulla che possa aver fatto da quando il Governo Berlusconi è in carica. Paradossalmente ha preso più provvedimenti la tanto vituperata mistra Carfagna, al suo primo anno in politica, che non lei, una delle donne con più esperienza politica d’Italia.

Come mai? Semplice: perché presiede il Ministero dell’Ambiente, l’ultima ruota del carro del Governo Berlusconi. Oggi Greenpeace lancia un appello a tutti i suoi sostenitori, simpatizzanti, o per coloro che vogliono veder lavorare il Ministro: firmate la petizione per svegliarla. La data non è casuale. Oggi, 28 febbraio 2009, è esattamente un anno dall’approvazione del cosiddetto “Decreto Semplificazioni“, uno dei pochi provvedimenti ambientali del Governo che però, nonostante abbia passato ogni esame delle Camere, non viene ancora attuato perché ancora non emanato dal Ministro Prestigiacomo.

Nucleare, dalle Regioni “Sì, ma non da noi”

La classica specialità italiana dello scarica barile non poteva mancare nel valzer del nucleare. Tutti (o quasi) contenti del ritorno all’atomo, almeno in linea teorica. Sì perché, in pratica, nessuno lo vuole nella propria Regione. Dopo l’accordo tra il Presidente Berlusconi e Sarkozy, subito si è scatenato il toto-sito, cioè centinaia di azzeccagarbugli hanno tentato di individuare i siti in cui verranno costruite le future centrali nucleari italiane. 4 per la precisione.

Ha fatto un certo scalpore però vedere Ugo Cappellacci, neo presidente della Regione Sardegna grazie al forte impegno proprio di Berlusconi, opporsi fortemente alla costruzione di una centrale nella sua Regione. Ad una domanda sull’argomento postagli da un sardo su Facebook, questa è stata la risposta:

State certi che dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile.

Cappellacci in campagna elettorale aveva promesso di mantenere lo stato di Regione denuclearizzata dopo la sua elezione, e conferma questo proposito opponendosi duramente proprio a colui che è riuscito a farlo eleggere. Ma non è finita di certo qui.

Non si trivella più, Obama sospende le perforazioni petrolifere ordinate da Bush

Obama è stato eletto in un momento non certo propizio per l’economia americana, ma è il mondo intero che sta vivendo una crisi finanziaria che non ha precedenti negli ultimi decenni. Governare in questo difficile frangente e portare avanti il cambiamento tanto dibattuto in campagna elettorale si rivelerà un’operazione ancora più ardua del previsto. Ma Obama non vuole certo rinunciare a mantenere le sue promesse e i suoi piani, soprattutto il Green New Deal, proseguono celermente, come un modo per salvare al contempo l’economia, creando nuovi posti verdi, e il mondo, diminuendo le emissioni di gas serra di una delle potenze più inquinanti, gli Stati Uniti.

La strada per raggiungere i risultati prefissatisi passa per il potenziamento delle energie rinnovabili, a discapito del petrolio, così tanto venerato, quasi religiosamente, da Bush. Il primo passo dell’amministrazione Obama contro l’egemonia petrolifera, è stato quello di sospendere uno dei progetti voluti dal vecchio presidente: la trivellazione di nuovi pozzi petroliferi nelle coste statunitensi di Atlantico e Pacifico.

Anche la Cina adotta il Green New Deal

Da quando Obama ha lanciato l’idea del Green New Deal tutto il mondo si è mobilitato per attuarlo. Compresi quei Paesi proprio non “amici” degli Stati Uniti come la Cina. Il mega-Stato asiatico, leader nell’inquinamento globale avendo il 100% delle proprie industrie alimentate a carbone, ha deciso di dare uno strattone definitivo a quest’andazzo, rivoluzionando tutto ed istituendo il nuovo programma ambientalista cinese.

A darne notizia è stato il direttore generale del Ministero dell’Energia Zhang Guobao, che ha annunciato una manovra del valore di circa 65 miliardi di euro, da investire nell’ambientalismo. Niente aiuti alle aziende o alle auto; Guobao punta dritto al cuore del problema, l’energia. Questa enorme quantità di denaro verrà investita in nuove forme di sviluppo energetico, che vanno dalle rinnovabili al carbone pulito, fino a nucleare.

Obama, dopo la Silicon Valley la Sun Valley: parla Chris Anderson

Non delude le aspettative il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Milioni di occhi sono puntati su di lui, soprattutto per le sue promesse verdi. E i primi cambiamenti non tardano ad arrivare, convincendo anche i più scettici che si può fare. Si può fare una rivoluzione ecologica, che garantisca anche nuovi posti di lavoro oltre che un mondo più pulito.

Intervistato da Antonio Caprarica, direttore di radiouno e dei giornali radiorai, Chris Anderson, direttore della rivista Wired, svela alcuni dei progetti in cantiere della presidenza americana. Nell’ambito dell’incontro organizzato dall’Enel svoltosi oggi a Roma, dal titolo L’energia e la futura Silicon Valley, Anderson spiega quali saranno gli importanti risvolti della gestione Obama per quanto riguarda le misure contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico:

Dalla Silicon Valley stiamo passando alla Sun Valley: la rivoluzione energetica verde di Barack Obama va in questa direzione.

175 miliardi di euro per allargare il Protocollo di Kyoto

L’opera ecologica di Barack Obama comincia a dare i suoi frutti in tutto il mondo. Mentre fino a qualche mese fa l’Unione Europea tentava in tutti i modi di prendere decisioni di carattere ecologico per salvare l’ambiente praticamente da sola, gli Stati Uniti, con i soliti interessi da difendere di Bush, tentavano di mettere i bastoni tra le ruote della Ue, mentre l’Onu stava a guardare e tentava di prender tempo.

Dall’insediamento di Obama qualcosa si è mosso. Gli intenti verdi del neopresidente Usa hanno dato una scossa al livello di guardia internazionale, che adesso tenta di accelerare l’iter ambientalista e tentare anche di osare un pò di più. Il prossimo dicembre a Copenaghen si terrà la conferenza sull’ambiente definitiva, quella che sancirà le prime direttive a cui tutti si dovranno attenere, e probabilmente verrà un colpo al nostro Presidente del Consiglio, sempre con il braccino corto quando si parla di ambiente, quando sentirà le proposte di Dimas.

Obama, svolta per le auto ecologiche?

[Photo| Flickr] Auto ecologiche, la svolta? Barack Obama, il presidente Green? Si direbbe di sì. Il neoeletto – e neoinsediato – 44esimo presidente degli Stati Uniti sarà, in giornata, alla riunione dell’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente. All’ordine del giorno c’è la possibilità di modificare il provvedimento preso dal suo predecessore, George W. Bush. Un atto che impediva di fatto alla California e ad altri 13 stati di limitare le emissioni di gas dalle auto.

La notizia della partecipazione di Obama è ufficiale e viene direttamente dalla Casa Bianca. L’obiettivo del Presidente, per il quale lavorerà con il dipartimento Usa dei Trasporti per avere nuovi regolamenti, è quello di arrivare – entro la data del 2011 – a livelli generalizzati più efficienti nei consumi dei carburanti auto.

World Future Energy Summit: la speranza per un nuovo mondo ecologico

Ad Abu Dhabi, la città più ricca del pianeta, la vita è da sogno. La media di reddito procapite ammonta all’incirca intorno ai 17 milioni di dollari. Questo è dovuto dal fatto che i ricchi cittadini arabi sono seduti su un’immensa fortuna nera chiamata petrolio (circa un decimo di quello presente su tutta la Terra). Ma nonostante ciò, anche questi magnati del petrolio sono interessati alle energie rinnovabili. Può sembrare un controsenso, ma è così.

La sfida dei prossimi anni, accettata da tutti questi miliardari, è di investire enormi quantità di denaro nel nuovo settore dell’economia basato sull’energia pulita. Gli stessi leader si rendono conto infatti che, anche se di petrolio ce n’è ancora a sufficienza, esso non ci sarà per sempre. Per questo motivo meglio premunirsi e farsi trovare pronti all’eventualità che i rubinetti rimangano improvvisamente a secco.

La svolta ecologica turca da cui tutti dovremmo imparare

La cosiddetta “Guerra del gas“, come è stata soprannominata la disputa tra Russa e Ucraina, sta facendo vittime un pò in tutta Europa. Sono decine le persone che tra Ucraina e Bulgaria hanno perso la vita per il freddo nel periodo in cui la Russia ha chiuso i rubinetti del gas, mentre molti disagi sono occorsi nel resto del Continente, e che pare non debbano finire per adesso.

In tutta Europa però, a parte questi due Paesi, ce n’è uno in particolare che dipende nella quasi totalità proprio dalla Russia, e cioè la Turchia. Il 65% del gas naturale utilizzato nello Stato a cavallo tra Europa e Asia proviene dai giacimenti russi, e la maggior parte dell’economia di quelle zone risente molto di questa “guerra”. Per tentare di avere meno problemi, al Primo Ministro turco, Tayyip Erdogan,  era stato proposto di costruire delle centrali nucleari. La sua risposta è stata: “Non se ne parla proprio. Puntiamo sulle rinnovabili”.

Sarah Palin contro le balene Beluga

Non è più diventata vicepresidente, ma Sarah Palin ha deciso di non farsi dimenticare dal mondo, e con delle decisioni impopolari continua a rimanere sulla cresta dell’onda. Anche se il suo partito ha perso le elezioni, lei è rimasta ugualmente la governatrice di uno degli Stati ecologicamente più in pericolo, l’Alaska, un’area che ospita molte specie in via d’estinzione e che mantiene ancora gli equilibri termici in bilico, ma che è sempre più in pericolo a causa del riscaldamento globale.

Il Governatore dell’Alaska è famosa anche per essere un’appassionata cacciatrice, ed uno super-scienziato segreto (che forse tanto super non è). Nei giorni scorsi ha annunciato che il governo federale ha sbagliato a mettere il balene Beluga nella lista delle specie minacciate dall’estinzione. Ovviamente, la Palin deve aver fatto un enorme quantità di studio scientifico indipendente per arrivare a questa conclusione. Più probabile che sia stata manovrata da qualche lobby del petrolio e del gas interessata alle trivellazioni, di cui ci siamo già occupati in passato, e che hanno usato questo escamotage per aggirare l’ostacolo.

Ecco come risponde il mondo alla rivoluzione ecologica di Obama

Il suo insediamento avverrà tra soli 4 giorni, ma i suoi programmi sono già molto chiari: si uscirà dalla crisi principalmente grazie all’ecologia. Tra i provvedimenti che il neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama ha intenzione di intraprendere, ci sarà una manovra da 150 miliardi di dollari (sul totale dei 770 di cui avrà bisogno), da investire nell’ambito ecologico. Dove esattamente si conosceva da tempo: solare, eolico e industrie con basse emissioni di carbonio.

Tutto questo significherebbe in prima istanza l’indipendenza quasi totale degli Stati Uniti dalle fonti energetiche straniere, ma anche (ed è questo il punto fondamentale) la nascita di milioni di posti di lavoro che riassorbirebbero tutti quei dipendenti che hanno perso il posto durante questi mesi di crisi economica. Sono stimati in circa 5 milioni i posti di lavoro disponibili nell’ambito ecologico. Altri provvedimenti saranno intrapresi per l’industria dell’auto, dato che pare essere proprio l’auto ecologica il mezzo del futuro, l’unico in grado di far uscire dalla crisi l’industria automobilistica. Siamo ancora a livello progettuale, ma già in giro per il mondo ci sono molte nazioni che stanno prendendo ad esempio le parole di Obama e si stanno attrezzando per imitarlo, dalla Gran Bretagna al Giappone, fino addirittura alla Corea del Sud.