Partirà lunedì prossimo, 11 gennaio 2010, per Catania e Provincia, “1000 tetti fotovoltaici”, un Bando che potrà permettere di dotarsi, a costi molto bassi, di un impianto di produzione di energia fotovoltaico. Il Bando, in accordo con quanto rende noto la Camera di Commercio di Catania, la quale patrocina l’iniziativa, è frutto di un protocollo di intesa che l’Ente camerale ha stipulato con il Consorzio di cooperative sociali “Il lavoro solidale” e con il Consorzio ABN A&B network sociale, ed è aperto a tutti i tetti di Catania e Provincia la cui proprietà è di soggetti privati, ed in particolare le piccole imprese, le persone fisiche ed i condomini. Complessivamente, saranno duemila i tetti fotovoltaici per cui il Bando permetterà di beneficiare dell’installazione gratuita dell’impianto, con il beneficio che tutta l’energia prodotta potrà essere utilizzata da chi avrà avuto accesso alla fruizione del beneficio.
Venezia città sostenibile-modello?

Venezia, ci dà un suggerimento per un ambiente pedonale veramente possibile e stimolante.
Queste parole sono state usate da Richard Register, il fondatore della Ecocity Builders, un paio di anni fa. La città veneta gli sembrava un esempio di ecocittà da seguire per tutti, ma Venezia è veramente degna di un tale riconoscimento?
La natura della città che non permette l’uso delle automobili è, ovviamente, quello che più piace a chi sogna uno sviluppo urbano sostenibile.
La prima cosa che si incontra quando ci si avvicina a Venezia è la realtà irrevocabile di dover rinunciare alla propria auto
scrive Daily Kos, che lavora con l’organizzazione Ecocity.
Ecoincentivi 2010, il momento giusto per cambiare auto o moto

Come ogni anno potrebbero arrivare gli ecoincentivi statali per cambiare la propria auto o la propria moto, rottamando una vecchia inquinante. Ma questo potrebbe essere l’ultimo. In attesa di conoscere la data in cui questi entreranno in vigore, e la loro entità, già si vocifera che, come per le installazioni di impianti domestici ad energia rinnovabile, potrebbero non essere rinnovati nel 2011. E’ presto per calcolare quello che potrà avvenire tra un anno, ma nel dubbio, meglio approfittare subito di quello che il mercato ci offre oggi.
Gli ecoincentivi 2010 per le auto riguardano per ora soltanto quelli che ogni casa automobilistica decide autonomamente di attuare. Ad esempio, sono già entrati in vigore quelli voluti dalla Ford, la quale prevede 1.500 euro di bonus per chi acquista una nuova auto, rottamando un veicolo immatricolato entro dicembre 2000. La missione della storica casa automobilistica americana non è soltanto rilanciare l’economia, come è giusto che sia in questo periodo di recessione, ma soprattutto di tenere d’occhio anche il punto di vista ambientale. Spiega infatti Gaetano Thorel, presidente e amministratore delegato di Ford Italia:
L’obiettivo dell’introduzione degli ecoincentivi è quello di svecchiare il nostro parco macchine, puntando alla riduzione delle emissioni di Co2.
Foto pannelli solari: una gallery per riconoscere i modelli

Com’è fatto un pannello solare, a grandi linee, lo sanno tutti. Ma sapreste distinguere ogni singolo modello per capacità, modalità d’uso e tipologia? A dir la verità, a meno che non si faccia qualche corso da installatore specializzato, non è per nulla facile distinguere tra la enorme quantità di pannelli disponibili oggi sul mercato. Per questo cerchiamo di fare un po’ d’ordine e capire, attraverso la nostra gallery, a cosa serve ogni tipo di pannello, e come fare per distinguerli.
Bisogna prima di tutto però fare una distinzione. E’ necessario infatti ricordare il principio cardine dell’energia solare, e cioè che lo sfruttamento di questa fonte non è tutto uguale. Bisogna saper infatti distinguere tra pannelli solari e fotovoltaici: i primi servono per fornire acqua calda ad uso sanitario, i secondi per la produzione di elettricità. Ognuno ha un impianto diverso, anche se esternamente i pannelli possono somigliare, ma ciò significa che non potrete ottenere entrambe le cose da un unico impianto, ma per ottenerle entrambe bisognerebbe installare due impianti diversi. Fatta questa premessa, dopo il salto troviamo i diversi modelli di pannelli.
Le stelle marine e altri echinodermi assorbono il 2% dell’inquinamento

Se qualcuno pensa che la natura possa assorbire le emissioni di carbonio rilasciate ogni anno dalle attività umane soltanto per una piccola percentuale dei 5,5 miliardi di tonnellate di emissioni totali, ora potrebbe ricredersi. Tra i vari “mezzi” attraverso i quali la nostra Terra ci salva dall’anidride carbonica che noi emettiamo (alberi, oceani, ecc.), sembra che gli echinodermi, come le stelle marine, ricci di mare e i gigli di mare, siano depositi di carbonio tra i più grandi in assoluto. Essi riescono a stoccare l’incredibile cifra di circa 100 milioni di tonnellate, o in termini percentuali, quasi il 2% delle emissioni umane.
Questa cifra è inferiore a quella che gli organismi come il plancton, capaci di immagazzinare il carbonio che si deposita sul fondo del mare, riescono ad immagazzinare. Possono sembrare esserini piccoli ed insignificanti, ma queste unità semplici riescono ad immagazzinare da sole da 0,4 ad 1,8 miliardi di tonnellate all’anno, a seconda dei diversi studi.
Fotovoltaico: Hera, energia pulita nel ravennate
Nel dicembre del 2008 a Ravenna la società Hera aveva annunciato il completamento dei lavori finalizzati alla realizzazione, presso la sede, nella zona Bassette, di un impianto fotovoltaico costituito da complessivi 532 moduli a copertura del tetto. Ebbene, ad un anno di distanza la società ha fatto il punto sull’energia pulita prodotta, pari a 130.000 kWh dopo aver speso per la realizzazione dell’impianto poco più di 530 mila euro. I moduli fotovoltaici, in silicio cristallino da 185 W di potenza, hanno ricoperto un’area di 3.500 metri quadrati catturando energia dal sole e producendo energia elettrica che Hera ha utilizzato in prevalenza per l’auto-consumo contribuendo così ad abbattere le emissioni in atmosfera se si considera che il quantitativo di energia annua prodotta serve per soddisfare il fabbisogno di ben quaranta appartamenti, mentre la parte di energia eccedente è stata ceduta al GSE, il Gestore Servizi Energetici.
L’orso polare “cacciato” dal suo habitat

Uno studio a lungo termine, che mostra i cambiamenti negli habitat degli orsi polari in risposta ai cambiamenti delle condizioni del ghiaccio marino nella parte meridionale del Mare di Beaufort, in Alaska, ha mostrato che l’orso polare è stato letteralmente “sfrattato” dalla sua terra a causa dei mutamenti climatici.
Karyn Rode, un biologo che studia gli orsi polari con la US Fish and Wildlife Service ad Anchorage, in Alaska, afferma che i dati raccolti tra il 1979 e il 2005 mostrano che gli orsi polari sono stati avvistati sempre più spesso sulla terra e in mare aperto, e sempre meno frequentemente sul ghiaccio durante l’autunno. Questo significa che c’è una maggiore possibilità di interazione con gli umani. Il documento è stato pubblicato nel numero di dicembre di Arctic, la rivista dell’Istituto Artico del Nord America.
Pellet: perché costa tanto?

Il pellet di legno, i piccoli cilindri di fibra compressa ampiamente pubblicizzati come combustibile economico ed ecologico per il riscaldamento domestico, sta avendo sempre più un grande successo negli ultimi anni. Un successo che comincia a presentare alcuni ostacoli, ma sembra destinato a non finire.
Nell’autunno del 2005, con i prezzi del petrolio e del gas ai massimi storici, e con la proliferazione di numerosi articoli sul riscaldamento globale, il pellet ha cominciato a trovare spazio nei media, diventando improvvisamente una star. L’industria del pellet non era preparata ad un picco improvviso di richiesta senza precedenti, e così ha dovuto dare subito fondo alle sue scorte. Purtroppo però queste non erano così abbondanti, e così si è finiti nella situazione in cui molti acquirenti (non solo in Italia), hanno atteso più di sei mesi per una stufa, mentre altri hanno annullato i loro ordini.
Allo stesso tempo, i proprietari di stufe a pellet, in alcune regioni si sono trovati senza pellet. La carenza di carburante è lo scenario da incubo che potrebbe ostacolare la salita costante di questo combustibile rinnovabile.
Ecobioball, la palla da golf che si biodegrada e rilascia cibo per i pesci

I nostri mari e gli oceani sono gravemente contaminati, in particolare dai rifiuti di plastica. Essi vanno ad incidere pesantemente sullo stato di salute di animali e piante acquatiche. In un vecchio articolo apparso su Treehugger, intitolato The Great Pacific Garbage Patch: Out of Sight, Out of Mind (Il grande cumulo di immondizia nel Pacifico, lontano dagli occhi, lontano dal cuore), si legge
la distesa galleggiante di rifiuti e detriti nell’Oceano Pacifico è ora su una superficie grande il doppio degli Stati Uniti continentali. Si ritiene che pesi quasi 100 tonnellate di detriti questa vasta “zuppa di plastica”, la quale si estende per 500 miglia nautiche al largo della costa californiana, oltre le Hawaii e quasi fino al Giappone.
Tra il 40 e il 60% dei rifiuti raccolti sulle spiagge è di plastica, secondo il libro “Plastiche Ecologiche” di E.S. Stevens. Il cestino ha spesso viaggiato per chilometri prima di essere “risciacquato” a riva da qualche parte. Ma tutte queste cose sono probabilmente note alla maggior parte del pubblico. Quello che però nessuno pensa è che una grossa parte di questo inquinamento plastificato si potrebbe evitare stando attenti alla propria attrezzatura quando si gioca a golf: una grossa parte dell’inquinamento di oceani, laghi e fiumi proviene dalle palline lanciate da qualche appassionato.
Fotovoltaico: Europa meridionale e Stati Uniti, le prospettive
Negli Stati Uniti la crisi finanziaria ed economica ha spinto molte imprese a ripensare radicalmente l’economia ed il modo di approcciarsi con essa, acquisendo maggiore coscienza sia sui problemi riguardanti il riscaldamento globale, sia sui rischi legati alla volatilità dei prezzi delle energie tradizionali, ovverosia quelle prodotte con i combustibili fossili. Anche per questo, ed in scia alla progressiva riduzione dei costi dei componenti, negli States il fotovoltaico si candida a svolgere e ad esercitare un ruolo chiave sullo scenario energetico interno. Le stime, formulate da Emerging Energy Research in un Rapporto dal titolo “US Utility Solar PV Markets and Strategies: 2009-2012“, danno gli USA ad una potenza connessa in rete di 2.000 MW di fotovoltaico nel 2011 per poi aumentare di dieci volte nel 2020 a quota 21.500 MW dopo aver raggiunto la quota dei 12.000 MW nel 2015.
I club calcistici più eco del mondo

Il calcio ormai fa parte della vita quotidiana di tutti noi, e come ogni cosa della nostra vita, può contribuire alla conversione ecologica del pianeta. Il quotidiano britannico The Guardian ha deciso di stilare una specie di classifica delle squadre di calcio più ecologiche, ed ha scoperto che purtroppo il club che più di tutti ha fatto per l’ecologia non è uno dei big con le disponibilità milionarie, ma il piccolo Dartford FC, una squadra che gioca in un campionato che da noi corrisponderebbe all’incirca all’Eccellenza (intorno al sesto-settimo livello sotto la serie A), il quale ha uno stadio con capacità di soli 4.100 posti, il Princes Park Stadium, ma che ha le credenziali verdi da fare impallidire anche Al Gore.
Sul tetto sono installati pannelli solari per fornire acqua calda; nella struttura c’è anche un piccolo lago per raccogliere l’acqua piovana che viene poi riciclata, negli spogliatoi c’è un rivestimento in legno per l’isolamento, ed anche i riflettori in campo sono
volutamente posizionati sotto il livello del terreno circostante, al fine di ridurre il rumore e l’inquinamento luminoso per la popolazione vicina.
Anche i voli per le partite fuori casa non rappresentano un problema inquinante. Infatti, la natura geografica del campionato mantiene anche un controllo sull’impronta di carbonio del club , visto che le squadra avversarie sono tutte molto vicine. Inoltre il parco auto di proprietà della squadra durante la settimana viene utilizzato come parte di un servizio che incoraggia l’uso del trasporto pubblico.
Le barriere stradali sono brutte ma riducono l’inquinamento atmosferico e acustico

Le barriere autostradali, che all’apparenza non sono bellissime, sono destinate a bloccare il suono e la vista del traffico ai quartieri adiacenti. Esse possono fare qualcosa anche in termini di carico di inquinamento atmosferico. In uno studio del NOAA e della US Environmental Protection Agency, i ricercatori hanno analizzato innocui “traccianti” per misurare il movimento potenziale delle sostanze inquinanti come il monossido di carbonio, i metalli pesanti e i composti organici volatili come il benzene.
I risultati hanno mostrato una riduzione significativa del tasso di inquinamento nei quartieri vicini grazie alle barriere. Esse sono state originariamente progettate per “alleviare” il rumore autostradale, ma anche per evitare l’inquinamento visivo per i residenti nelle vicinanze. Alcuni le hanno anche abbellite, piantandoci delle viti e altre piante per “ammorbidire” gli effetti estetici.
Impianto fotovoltaico: il vantaggio dei sistemi isolati
Molto spesso di parla di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni, o comunque caratterizzati dalla connessione in rete che permette, grazie alle tariffe incentivanti del “Conto Energia“, di abbattere rapidamente i costi rientrando dall’investimento in periodi di tempo che oramai sono inferiori, sovente, ai dieci anni. Ma le applicazioni del fotovoltaico sono altrettanto interessanti, sotto tanti punti di vista, anche per quelle situazioni che richiedono impianti di piccola potenza, senza i quali la produzione di energia elettrica sarebbe o impossibile o poco conveniente dal punto di vista economico. Un impianto fotovoltaico non connesso in rete viene definito “isolato”, ed è destinato sempre di più non solo in Italia, ma anche nel mondo a cambiare le nostre abitudini di consumo di energia riguardo alla fonte da cui attingere: non più petrolio, ma in tutto o in parte l’energia offertaci dal sole.
Animalisti speronati dai bracconieri del mare, in nome della scienza (video)

Né il kevlar rinforzato, né la vernice anti-radar sono state sufficienti a proteggere il trimarano Ady Gil da ciò che nel gergo marinaresco si chiama “un attacco non provocato“, quando cioè la nave giapponese Shonan Maru n. 2 ha “deliberatamente speronato e provocato danni catastrofici”.
L’emittente ABC è riuscita a procurarsi il video che mostra come i balenieri giapponesi hanno continuato a sparare i cannoni ad acqua sull’equipaggio dell’Ady Gil, anche dopo aver speronato e distrutto la prua della nave, rischiando anche di far morire annegati gli attivisti. Immediatamente il video è stato caricato su You Tube, e le crude immagini sono riproposte alla fine dell’articolo.