Superficie agricola in Italia, la riduzione continua

di Redazione Commenta

Continua a ridursi la superficie agricola in Italia come attestano le ultime rilevazioni. Si parla della perdita, in dieci anni, del 2,5% della superficie agricola nazionale, e se è vero che si nota una perdita meno accentuata negli ultimi anni rispetto al passato, ciò non toglie che la riduzione continua e che ciò determina conseguenze sugli equilibri del territorio.

La superficie agricola italiana continua a ridursi, tra cementificazione e cambi di destinazione d’uso, tra abbandono di terreni marginali e altre problematiche, l’Italia ha sempre meno terra da coltivare. La perdita di superficie agricola negli ultimi dieci anni è stata del 2,5%, con le superfici dedicate ai seminativi che hanno subito uno dei cali più drastici, pari al 3,3%. Nella media la riduzione delle superfici dedicate a coltivazioni permanenti, con un calo del 2,6% mentre tra le poche voci con segno positivo troviamo i prati e i pascoli, aumentati nell’ultimo decennio dello 0,6%.

Contro la cementificazione l’ultimo governo ha speso energie positive presentando un disegno di legge volto a contrastarne l’avanzata, ma ancora resta un disegno di legge e non una realtà effettivamente in atto nel territorio italiano. Tra le sfide del futuro non mancherà la protezione della superficie agricola del nostro paese, non solo da difendere dalla cementificazione e dai cambi di destinazione d’uso, ma anche da innovare aderendo alle regole più severe per la salvaguardia delle risorse naturali e della biodiversità proposte di recente in Europa che comporteranno un maggior impegno verso la diversificazione delle colture e la salvaguardia delle zone naturali non coltivate, prati e pascoli in cima alla lista.

Gli ultimi dati parlano chiaro riguardo alla riduzione della superficie agricola: meglio che in passato, ma questa è una consolazione alquanto debole. La riduzione, seppur non ai ritmi che furono propri dei più tremendi anni della cementificazione selvaggia, continua.

Photo Credits | francesco sgroi su Flickr

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