Nucleare: bocciato il decreto per il suo ritorno in Italia, la palla passa alle Regioni

Se parlassimo di calcio, diremmo che la partita è sull’1-1. Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale che aveva respinto i ricorsi di Puglia, Campania e Basilicata che non volevano le centrali nucleari sul proprio territorio, il “pareggio” è stato ottenuto ieri quando, sempre la Corte Costituzionale, ha dichiarato illegittimo l’articolo 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 denominato “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi”.

Il ricorso, presentato sempre dalla Puglia, insieme a Toscana ed Emilia Romagna, è stato stavolta accolto in quanto si afferma che le Regioni devono obbligatoriamente esprimere il proprio parere sulla costruzione delle centrali nucleari, in pratica bocciando l’iniziativa del Governo che si era detto disponibile persino a mettere in campo l’esercito pur di garantire la loro costruzione anche di fronte alle proteste dei cittadini.

Centrali nucleari e aborti: una ricerca tedesca evidenzia la correlazione

Uno studio pubblicato dal Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco riporta l’attenzione sulle conseguenze delle centrali nucleari sulla biologia degli animali che vi vivono intorno: uomo compreso. Ventimila aborti spontanei, negli ultimi 40 anni sono stati registrati nelle vicinanze (un raggio di 35 Km) di 31 impianti (27 tedeschi e 4 svizzeri). Aggrava la già spaventosa statistica del fenomeno la correlazione rilevata tra vicinanza delle centrali e aumento dell’incidenza di deformità e tumori infantili.

I ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, tentavano di stabilire se la sola prossimità agli impianti potesse influire negativamente sulla salute umana anche in condizioni ordinarie ed assenza di gravi incidenti. Lo studio parte dal rilievo degli effetti  di Chernobyl sulla natalità, e sul rapporto tra nascituri maschi femmine, il quale evidenziò come in Ucraina e nelle zone toccate dalla nube  un milione di bambine e bambini non siano mai nati a causa del disastro.

Nucleare, Veronesi: “tutta Italia si rende conto che il nucleare è inevitabile”

Ne siamo proprio sicuri che tutta la Penisola sia consapevole, e accetti, il nucleare? Le parole del neo-eletto alla Presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, Umberto Veronesi, lasciano molti dubbi e interpretazioni.

Il senatore del Pd le ha pronunciate oggi davanti alle Commissioni delle Attività produttive e dell’Ambiente della Camera che voteranno la sua nomina martedì prossimo. Per Veronesi, dunque

Tutta Italia si rende conto che il nucleare è inevitabile, perché fra 50 anni non avremo più petrolio, fra 100 non ci sarà più carbone e fra 150 finirà il gas: poi saremo all’asciutto.

Quindi come unica soluzione alla fine del mondo, c’è l’energia nucleare

Adesso c’é la fissione nucleare, tra 20 anni ci sarà la quarta generazione che non avrà più scorie e poi negli anni ’70 arriverà la fusione. Se abbiamo amore per i nostri figli e i nostri nipoti dobbiamo intraprendere questa strada, perché saranno loro che intorno al 2120 vivranno la tragedia della carenza di energia.

Nucleare, bollette più salate

Sul ritorno al nucleare i conti non tornano

le parole del presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, sono tutt’altro che sibilline. Il messaggio è chiaro e più che comprensibile.

Le parole profetiche pronunciate la settimana scorsa dal presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, se in un primo momento sono passate inosservate, ora tornano alla ribalta, confermate da studi e indagini di mercato. Ma in concreto, quanto graverà sulle nostre bollette il ritorno al nucleare?

Nucleare, Greenpeace versus Veronesi: sulla sicurezza è guerra aperta

Di chiaro nel ritorno al nucleare italiano c’è l’incertezza. La scarsa, per non dire nulla, trasparenza sui siti di localizzazione delle scorie e delle centrali, l’inesistente campagna di informazione (e non di propaganda!) volta a rispondere ai mille leciti dubbi dei cittadini. Una svolta energetica di questo tipo, è assodato, non può e non dovrebbe avvenire in un simile clima di tensione, senza la serenità e la maturità necessarie ad un passo cruciale per la vita del Paese, che dovrebbe procedere di concerto con le Regioni, con l’opinione pubblica, con l’opposizione. Altrimenti non sarà l’Italia a tornare al nucleare, quanto il Governo ad avvalersi dell’appellativo di atomico, con le sue scelte pesanti come bombe che scatenano altrettante reazioni dal mondo che fa opinione oggi nel nostro Paese.

A questo proposito oggi vogliamo tornare sull’argomento, tanto controverso, della presidenza dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare all’oncologo di fama internazionale, nonché senatore PD, Umberto Veronesi. Un incarico che ormai sembra scontato gli appartenga ma che solleva molti dubbi e perplessità.

Nucleare di terza generazione

Nucleare di terza generazione

Le tecniche di progettazione delle centrali nucleari possono essere divise in generazioni. La prima generazione è stata sviluppata nel secolo scorso, più precisamente tra gli anni ’50 e ’60 e questo tipo di centrali elettriche non è più in uso. Le centrali nucleari di seconda generazione hanno iniziato la loro “vita” negli anni ’70 e la grande maggioranza delle centrali nucleari oggi funzionanti sono state costruite su questi principi, con gli opportuni aggiustamenti.

La terza generazione dei reattori nucleari nasce invece sul finire degli anni ’90. Il primo reattore di questo tipo è stato costruito in Giappone nel 1996 ed il suo design è stato approvato anche per l’Europa. La tecnologia è migliorata rispetto alla seconda generazione, e più precisamente i miglioramenti riguardano il carburante, la superiore efficienza termica, i sistemi di sicurezza passiva, la progettazione standardizzata per la manutenzione ridotta e minori costi. Inoltre i miglioramenti nella tecnologia dei reattori hanno portato ad una durata più lunga di funzionamento (60 anni di attività, estensibili fino ad oltre 120 anni di funzionamento prima di rendere la sostituzione un processo necessario). Molto più dei reattori di seconda generazione che duravano 40 anni estendibili ad 80. La sicurezza di questi reattori è molto maggiore rispetto ai loro predecessori tanto che si calcola una riduzione di circa 20 volte del rischio di incidenti gravi.

Legambiente in piazza per dire Sì alle energie rinnovabili, No al nucleare

Sabato 6 e domenica 7 novembre 2010 Legambiente, assieme alle associazioni ambientaliste, scenderà nelle piazze italiane per promuovere una legge d’iniziativa popolare per scongiurare il ritorno del nucleare in Italia e dire sì alle energie rinnovabili e all’incentivazione dei parchi eolici, dei pannelli fotovoltaici e dell’energia solare nel nostro Paese.

Con le sue scelte non ecologiche l’Italia si sta allontanando dai principi sull’ecosostenibilità e sul contrasto dei cambiamenti climatici che l’Europa chiede, e rispetta. Uno degli obiettivi principali è proprio quello di abbattere le emissioni di CO2 e di gas serra del 20% entro il 2020 per contrastare i cambiamenti climatici e l’inquinamento. Per il 2020 altro obiettivo dell’Unione è quello di aumentare la produzione di energia pulita, per abbandonare in un futuro prossimo, l’uso di combustibili fossili, come la Danimarca insegna. Come ha commentato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, questo è

il momento di passare ai fatti per mettere l’Italia al passo dell’Europa e inserirla fra i Paesi che guidano la lotta ai cambiamenti climatici. Puntare sulle fonti pulite abbandonando la via nucleare è una straordinaria opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere sia per uscire dalla crisi economica che per gettare le basi per uno sviluppo durevole e sostenibile.

Nucleare Italia, Bonelli (Verdi): Ministero Ambiente trucca le cifre

Un incontro a senso unico, così Angelo Bonelli, presidente italiano dei Verdi, a proposito del convegno Produzione di energia elettrica da centrali nucleari: gli aspetti ambientali e l’esperienza francese, promosso dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale – Via e Vas – del ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Ambasciata di Francia.
Una due giorni a Palazzo Marini, a Roma, per discutere insieme ai tecnici francesi dell’impatto ambientale delle centrali nucleari, dei siti papabili e dello smaltimento delle scorie.

Temi caldi, quelli del rischio radiologico delle aree interessate e della sicurezza degli impianti, trattati, stando a quanto afferma il leader dei Verdi, in modo poco obiettivo: l’ennesimo tentativo di svendere il nostro Paese alle multinazionali francesi dell’atomo, imponendo ai cittadini la svolta nucleare.
Ed è polemica anche sui dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente, quelli relativi alle cifre del risparmio in bolletta, tanto decantato come diretto vantaggio di un ritorno all’energia nucleare.

Nucleare Germania, i termini dell’accordo

Ne avevamo parlato già ieri: il governo tedesco ha accettato di prolungare la vita attiva dei suoi reattori nucleari per una media di 12 anni. Si tratta di una mossa innovativa che potrebbe essere il culmine della strategia energetica della “nazione più rinnovabile d’Europa” per i decenni a venire. Oggi però vengono alla luce anche i termini economici più nel dettaglio, e per capire meglio questa strategia non potevamo tralasciarli.

Dopo aver messo il sigillo su un accordo molto complicato tra le varie correnti politiche, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha salutato quest’iniziativa come una “rivoluzione nella fornitura di energia” che metterà la Germania in “prima linea” tra le nazioni più rispettose dell’ambiente e più efficienti al mondo.

Nucleare, Germania allunga la vita alle centrali

Dire che l’Italia deve fare come la Germania è superficiale, roba da bambini.

Lo ha detto ieri il ministro dell’economia Giulio Tremonti, a margine del Workshop organizzato a Cernobbio dallo studio Ambrosetti.
La dichiarazione si riferiva in generale alla politica economica e industriale del Paese della Merkel, ma noi ci auguriamo si tratti di un principio valido anche per quanto riguarda l’energia nucleare.
E’ notizia di queste ultime ore, infatti, che le centrali nucleari tedesche hanno ricevuto un prolungamento nella vita in media di altri dodici anni. Ad annunciarlo il ministro dell’Ambiente tedesco, Norbert Rottgen.

Ci sono volute dodici ore di riunione per discutere di un accordo tra gli alleati della coalizione di governo (Cdu-Fdp) capitanata dalla cancelliera Angela Merkel e alla fine si è optato per lasciare operative altre otto anni le centrali più vecchie e quattordici anni quelle la cui operatività risale a tempi più recenti.

Nucleare, a gennaio conosceremo i siti delle prime due centrali

Ormai ci siamo, il Governo è partito ed ora non lo ferma più nessuno. Secondo quanto dichiarato dal sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia, entro gennaio 2011 sapremo dove verranno costruite le prime due centrali nucleari italiane. Per ora nessun rappresentante di Governo ha il coraggio di rivelare il nome dei siti per non incorrere in proteste. Sarebbero di certo un gran numero di voti persi nel caso in cui si andasse alle elezioni prima di allora.

Sono in molti ad essere convinti che si tratterà dei siti dove erano presenti le vecchie centrali ormai dismesse, ma Saglia ha annunciato che le bocche rimarranno cucite fino al nuovo anno. Ad ottobre poi il Consiglio dei Ministri redigerà un “decreto per la strategia nucleare“, le cui anticipazioni fanno già venire i brividi.