L’Uragano Rina è a circa 300 Km dalla penisola dello Yucatan e potrebbe raggiungere le coste caraibiche nelle prossime ore. Migliaia di turisti rischiano di non andare in vacanza nelle splendide e assolate spiagge del Messico, ma quello che più interessa è il grado di allerta e le possibili consequenze che l’uragano potrebbe avere sulla popolazione locale. Il Comitato operativo specializzato ha dato all’uragano Rina la categoria 2 della scala Saffir-Simpson.
cicloni tropicali
Uragani, più ne aumenta la forza, e più aumenta il riscaldamento globale
Uno studio sull’impatto degli uragani negli Stati Uniti mostra che i danni provocati alle foreste possono diminuire la capacità di assorbire anidride carbonica, quindi dare un importante contributo al riscaldamento globale. I ricercatori della Tulane University del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica hanno esaminato l’impatto dei cicloni tropicali sulle foreste degli Stati Uniti dal 1851 al 2000 e hanno rilevato che i cambiamenti nella frequenza degli uragani potrebbe contribuire al riscaldamento globale. I risultati saranno nel prossimo numero di Proceedings of the National Academy of Sciences.
Gli alberi assorbono l’anidride carbonica per crescere, e la rilasciano quando muoiono, a causa della vecchiaia, o perché abbattuti dall’uomo o dagli uragani. L’importo annuale di biossido di carbonio prodotto da una foresta rimosso dall’atmosfera è determinato dal rapporto tra la mortalità e la crescita dei vari alberi. Quando questi sono stati distrutti in massa dagli uragani, non solo ci sarà un minor numero di alberi nella foresta per assorbire i gas a effetto serra, ma le foreste potrebbero diventare responsabili delle emissioni di biossido di carbonio, che causano il riscaldamento del clima.
Anche i cicloni tropicali sono responsabili del cambiamento climatico
Gli scienziati di Harvard hanno scoperto che i cicloni tropicali iniettano molto facilmente del ghiaccio nella stratosfera. Questo potrebbe alimentare il riscaldamento globale. La scoperta, pubblicata sul Geophysical Research Letters, fornisce ulteriori elementi di prova del forte intreccio tra tempo e riscaldamento globale, dimostrando un meccanismo mediante il quale le tempeste potrebbero guidare il cambiamento climatico. Molti scienziati ritengono che il riscaldamento globale, a sua volta, aumenti la gravità dei cicloni tropicali.
Dal momento che il vapore acqueo è un importante gas a effetto serra, un suo aumento nella stratosfera potrebbe riscaldare la superficie della Terra. La nostra ricerca sospetta che i cicloni tropicali siano responsabili di molte delle nubi nella stratosfera, il che apre la possibilità che queste tempeste potrebbero influenzare il clima globale, in aggiunta alla possibilità di intensificare la frequenza e l’intensità dei cicloni tropicali dovuti ai cambiamenti climatici.
Queste le parole di David M. Romps, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti di Harvard.
Record di uragani in Atlantico nel 2008, colpa del riscaldamento globale e della Niña
La stagione degli uragani atlantici si chiude ufficialmente proprio oggi, 30 novembre 2008, e già si tirano le prime somme su quella che è stata una delle attività più intense mai registrate prima d’ora.
O più precisamente una delle stagioni più attive degli ultimi 64 anni, da quando cioè sono iniziate le registrazioni dettagliate e la catalogazione del numero delle tempeste annuali.
Sulla base di una stima effettuata dal NOAA National Hurricane Center, nel corso del 2008 nell’area atlantica si sono formate ben 16 tempeste tropicali. Tra queste, otto erano uragani, cinque dei quali con una forza tre o superiore a tre. Queste cifre concordano con quelle che erano state le previsioni degli scienziati nel mese di maggio e agosto. Gli studiosi avevano messo in conto il verificarsi di 14-18 tempeste tropicali, anche se la media stagionale è di circa undici tempeste, di cui generalmente sei si trasformano in uragani, solo due in uragani di dimensioni preoccupanti.