Nuovi dati sulla desertificazione, persi 23 ettari al minuto

Nuovi dati sul problema della desertificazione e la necessità di nuove misure per proteggere il suolo giungono dagli esperti del Global Soil Forum, una rete comporta da scienziati e rappresentanti istituzionali: 23 ettari di terreno vengono persi ogni minuto, sulla superficie della Terra.

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Mutamenti climatici, la savana potrebbe diventare una foresta

mutamenti climatici savana forestaQuando si pensa al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, il primo effetto che ci viene in mente di solito è la desertificazione. Ma per una pianura che diventa deserto, avviene anche l’effetto contrario. Secondo uno studio pubblicato nelle scorse settimane su Nature pare che entro il 2100 la savana africana potrebbe trasformarsi in una florida foresta.

Desertificazione, è allarme in 11 Paesi europei

La desertificazione avanza e non risparmia i Paesi dell’Unione, interessati negli ultimi anni da una crescita dell’annoso fenomeno che sottrae la vita al suolo e rende sterili i terreni. Secondo i dati diffusi dalla stessa UE il problema è cresciuto a dismisura ultimamente tanto che ora interessa almeno undici tra gli Stati membri dell’Unione. A cosa si deve questo incremento è facilmente deducibile, gli esperti fanno salire sul banco degli imputati in primis il degrado in cui versa il suolo del Vecchio Continente, sempre più sfibrato e devitalizzato. A concorrere alla desertificazione intervengono anche i cambiamenti climatici che sottopongono a sforzi innaturali ed a eventi sempre più devastanti i terreni.

Unione Europea e Unep, nuovo accordo per rilanciare green economy e rinnovabili

L’Unione Europea di certo sta facendo la sua parte per combattere il riscaldamento globale, l’inquinamento e promuovere le nuove tecnologie pulite, ma come sempre da soli non si va da nessuna parte. Per questo c’è bisogno del sostegno di tutti i Paesi del mondo, anche quelli più piccoli e poveri, e siccome non si può pretendere da loro gli investimenti possibili in Occidente, ecco che interviene l’Unep, il programma ambientale delle Nazioni Unite, da sempre al fianco dell’Europa.

Ieri è stato siglato un nuovo accordo tra questi due organi che prevede l’intervento in Paesi in via di sviluppo come molti africani, ma anche i Caraibi ed i Paesi del Pacifico, per incentivare ed avviare progetti di green economy. Negli ultimi tre anni sono stati avviati 60 progetti per un totale di 50 milioni di euro, e dato che queste iniziative hanno già cominciato a dare risultati, sarebbe un peccato non svilupparle. Così si inquadra il nuovo accordo 2011-2013.

Desertificazione, la Cina prepara la “Grande Muraglia Verde”

Soprannominata “La Grande Muraglia Verde“, una barriera ecologica progettata dall’uomo per fermare rapidamente la desertificazione e combattere il cambiamento climatico, è pronta per attraversare tutta la Cina. Nel 2050 si calcola che la foresta artificiale avrà raggiunto i 400 milioni di ettari che copriranno oltre il 42% dell’intera nazione.

La Cina ha già la più grande foresta artificiale del mondo che oggi copre più di 500.000 chilometri quadrati, e il Partito Comunista quest’anno ha annunciato di aver raggiunto il suo obiettivo dichiarato del 20% di copertura forestale fissato al 2010. Il Governo prevede un filare di alberi che si estende per 4.480 chilometri dalla provincia dello Xinjiang nell’estremo ovest alla provincia di Heilongjiang, nella parte orientale.

Deforestazione, 40 ettari di alberi tagliati ogni giorno per produrre le bacchette cinesi

Tra le tante attività anti-ecologiche che si praticano in Cina, c’è quella forse più nota al mondo: l’utilizzo delle bacchette per mangiare. Ci eravamo già occupati delle bacchette in avorio prodotte dalle zanne degli elefanti, ma il problema è che sono molto più comuni quelle in legno usa e getta.

Pare che addirittura il Ministero del Commercio cinese si sia reso conto che la situazione stava diventando insostenibile, ed ha per questo inviato un avviso ai produttori delle bacchette per avvertirli che la

Produzione, la circolazione ed il riciclaggio delle bacchette usa e getta dovrebbero essere più strettamente controllati.

Il motivo? Con circa 45 miliardi di paia di bacchette monouso ogni anno nel Paese, ovvero circa 130 milioni al giorno, un’enorme quantità di legno viene sprecato. In un Paese che sta cercando di aumentare la copertura forestale (da circa l’8% nel 1949 al 12-13% di oggi), non ci si può permettere il lusso di abbattere alberi con così tanta leggerezza.

Desertificazione, il programma dell’UNEP per fermare l’avanzata dei deserti

Di un allarme desertificazione su scala globale avevamo parlato già tempo fa, con la pubblicazione dei risultati di uno studio spagnolo che metteva in guardia da un rischio riguardante addirittura il 38% del mondo. Come indicato da Montserrat Núñez, ricercatore presso l’Agro Food Research and Technology Institute (IRTA), il principale indiziato è il degrado del suolo:

Un uso del suolo che non sia sostenibile può portarne al degrado. Se questo accade nelle zone aride e semi-aride, come lo sono alcune aree della Spagna, questa degradazione porta alla desertificazione, e gli effetti possono essere irreversibili, perché i terreni coinvolti diventano totalmente improduttivi.

E torna a parlare del problema anche L’UNEP, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente che, in una nota diffusa in questi giorni, fa sapere che la desertificazione, causa la cattiva gestione delle risorse idriche, pratiche agricole scorrette e non da ultimo i cambiamenti climatici, avanza e minaccia molte aree, interessando oltre un miliardo di persone per un totale di 3,6 miliardi di ettari, pari ad un quarto della superficie terrestre.

Riscaldamento globale: i rifugiati climatici continuano ad aumentare

rifugiati climatici

Il cambiamento climatico e il degrado ambientale sono suscettibili di provocare l’aumento della migrazione dall’Africa sub-sahariana, con effetti potenzialmente devastanti per le centinaia di milioni di persone, soprattutto povere, che lì vivono. A spiegare questo scenario apocalittico è il rapporto pubblicato sull’International Journal of Global Warming.

I cambiamenti ambientali sono particolarmente pronunciati nell’Africa sub-sahariana (ASS), spiegano Ulrike Grote dell’Institute for Environmental Economics and World Trade, presso l’Università Leibniz di Hannover, e Koko Warner della United Nations University Institute of Environmental and Human Change di Bonn, Germania. Oggi, il degrado è un problema serio per 32 Paesi dell’Africa, e oltre trecento milioni di persone che già affrontano la scarsità d’acqua.

Il 38% del mondo è a rischio desertificazione

fiume a rischio desertificazione

Dei ricercatori spagnoli hanno misurato il degrado del suolo del pianeta utilizzando il Life Cycle Assessment (LCA), una metodologia scientifica che analizza l’impatto ambientale delle attività umane, e che ora per la prima volta include gli indicatori sulla desertificazione. I risultati mostrano che il 38% del mondo è costituito da zone aride a rischio di desertificazione.

Nonostante il miglioramento della LCA, è stata una debolezza metodologica, una mancanza di categorie di impatto ambientale per misurare l’effetto delle attività umane, come la coltivazione o pascolo sul terreno

ha spiegato Montserrat Núñez, autore e ricercatore presso l’Istituto di Agro Food Research and Technology (IRTA). La ricerca, pubblicata sull’ultimo numero della rivista International Journal of Life Cycle Assessment, è il primo studio al mondo ad includere gli effetti della desertificazione, basato sulla classificazione di 15 aree naturali o “eco-regioni” secondo il loro grado di aridità. Simultaneamente utilizzando il LCA e un sistema di informazione geografica (GIS), i ricercatori hanno dimostrato che otto di queste 15 aree possono essere classificate come a rischio di desertificazione, ed esse rappresentano il 38% della superficie terrestre del mondo.

Il riscaldamento globale è già realtà in Kuwait

kuwait bay

Dal 1985, la temperatura dell’acqua di mare nella Kuwait Bay, nel nord del Golfo Persico, è aumentata in media di 0,6 ° C per decennio. Questo è circa tre volte più veloce del tasso globale medio riferito dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). Le differenze sono dovute agli effetti regionali e locali. L’aumento delle temperature sta avendo effetti profondi sui principali habitat e sulla produzione di energia elettrica nel Golfo Persico.

Il ricercatore Dr Thamer Al-Rashidi del National Oceanography Centre di Southampton ha spiegato:

Poiché le acque della baia del Kuwait sono ben mescolate dalle maree, le misurazioni della temperatura della superficie del mare può essere utilizzata per valutare l’andamento della temperatura nel corso del tempo, nella baia nel suo complesso.

Lui e i suoi colleghi hanno utilizzato i dati sulla temperatura della superficie del mare (1985-2007) telerilevati da una serie di satelliti in orbita polare per valutare il riscaldamento in Kuwait Bay e nella regione del Golfo. I dati sono stati registrati con misurazioni dirette della temperatura della superficie del mare, e sono in accordo con le tendenze della temperatura dell’aria registrata presso l’aeroporto del Kuwait, per verificare le tendenze trovate nei dati satellitari.

Sir Gordon Conway: “I cambiamenti climatici devasteranno l’Africa”

siccità in africa

Uno degli scienziati più influenti del mondo, professor Sir Gordon Conway, professore di sviluppo internazionale presso l’Imperial College di Londra, ha avvertito che il cambiamento climatico potrebbe devastare l’Africa, prevedendo un aumento catastrofico della carenza di cibo. Il professore ha affermato in un nuovo documento che il Continente si sta già riscaldando più velocemente rispetto alla media globale e che la popolazione residente può aspettarsi una più intensa siccità, inondazioni e mareggiate.

Ci sarà meno acqua potabile, le malattie come la malaria si diffonderanno maggiormente e i più poveri saranno colpiti più duramente, mentre i terreni agricoli saranno danneggiati entro il prossimo secolo. Spiega Conway che:

C’è già la prova che l’Africa si sta riscaldando più velocemente rispetto alla media mondiale, con temperature più calde e meno giorni di freddo estremo. L’Africa è probabile che diventi 4°C più calda nei prossimi 100 anni, e [sarà] molto secca.

Conway prevede che la fame nel continente potrebbe aumentare drammaticamente nel breve termine, come la siccità e l’aumento della desertificazione, e il cambiamento climatico che colpisce gli approvvigionamenti di acqua.

La nuvola di polvere cinese compie il giro del mondo in due settimane

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L’anidride carbonica emessa in Cina aumenta i livelli di biossido di carbonio ovunque. Polveri e particolato tendono ad avere il loro massimo impatto a livello locale, ma si possono rilevare anche in una rete molto più vasta.

Nuove ricerche effettuate su una massiccia tempesta di polvere nel 2007, iniziata nel deserto del Taklimakan Xinjiang, ha rivelato una nuvola di polvere che ha fatto un insolito viaggio in tutto il mondo, superando gli Stati Uniti, Europa e Asia prima di tornare all’Oceano Pacifico, dove ha depositato alcune delle sue polveri e sostanze minerali in mare.

Tali nubi di polvere massiccia, nel loro viaggio, provocano inquinamento degli ecosistemi distanti. Esse riescono anche ad oscurare il sole, le strade, la visibilità e conciliano gli effetti del cambiamento climatico. Le nubi di polvere della Cina sembrano essere la più grande causa di desertificazione. La Cina, il più grande Paese al mondo, è per quasi un quarto tutto deserto, e il deserto avanza a più di 2.000 km quadrati all’anno.

Barracuda e sarago faraone: l’Italia si sta popolando di pesci tropicali

barracuda

L’Italia sta diventando sempre più un Paese tropicale, ma sono ancora poche le persone che se ne sono accorte. Mentre sulla terraferma alcune zone si stanno cominciando a desertificare, segnali più forti stanno provenendo dal mare.

Il primo di questi è stato l’aumento improvviso della popolazione delle meduse, uno degli animali più fastidiosi della Terra, le quali fino a circa un decennio fa non esistevano nemmeno, o erano piuttosto rare, nei nostri mari. Invece oggi tra il riscaldamento globale e lo sterminio delle specie che proprio delle meduse si cibano, questi celenterati stanno diventando i padroni dei nostri mari. A testimoniare ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, che le nostre acque stanno diventando sempre più calde (e di conseguenza lo diventa anche la terraferma), stanno arrivando molte specie che in Italia erano presenti fino a qualche anno fa solo negli acquari, primo fra tutti: il barracuda.