Rifiuti, tolti dalle strade di Napoli

Dopo l’emergenza rifiuti in Campania e dopo l’intervento dell’Unione europea per nuovi fondi in sostegno alle amministrazioni comunali della regione, arriva una buona notizia. A darla è l’assessore all’Ambiente della

Rifiuti, a Napoli 2mila tonnellate in strada

E’ ancora, sempre, emergenza rifiuti a Napoli. In strada, fa sapere l’assessore all’Igiene del Comune campano Paolo Giacomelli, ci sono 2mila tonnellate ancora da raccogliere, tanto che la Provincia ha deciso di lasciare aperti gli impianti fino a tarda notte, per consentire di effettuare più sversamenti e liberare dalla monnezza la città.

E’ lo stesso assessore a comunicare che le operazioni di conferimento negli impianti segnalati dall’ufficio flussi della Regione Campania stanno procedendo con regolarità.
Regione e Comune si passano la patata bollente ininterrottamente e, tra statuti speciali, poteri straordinari e stati di emergenza, risulta ormai difficile risalire ad un’attribuzione univoca di responsabilità.

L’emergenza rifiuti non è mai finita

In rete circolava già la notizia, sui media nazionali non ci pensavano minimamente, eppure il sospetto ce l’avevamo in mente tutti. Ora è diventato realtà: l’emergenza rifiuti a Napoli non è mai finita, anzi, dopo i proclami in tutto il mondo di Berlusconi, siamo ancora allo stesso punto.

Ma facciamo un passo indietro e riavvolgiamo il nastro di questa vergognosa storia. Nella Primavera scorsa il Governo Prodi stava quasi per cadere, ed esplose con molto clamore il guaio dell’immondizia in mezzo alla strada a Napoli e provincia. In campagna elettorale il centrodestra promise di eliminarla definitivamente, mentre la sinistra rimaneva ancora titubante. Probabilmente è stata quest’incertezza che ha dato la vittoria a Pdl e Lega, ma siamo sicuri che le popolazioni campane ne hanno tratto vantaggio?

Se l’ape scomparisse dalla Terra: conseguenze dell’inquinamento

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Uno studio della Virginia University, Stati Uniti, coordinato dal ricercatore Jose Fuentes ha messo in evidenza come il più elevato inquinamento ha distrutto il 90 per cento dell’aroma dei fiori con conseguenze non indifferenti.

Come affermava Albert Einstein

Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.

La strage di api non mette a rischio il solo futuro dell’apicoltura e del gustosissimo miele, ma ha ripercussioni su tutto il nostro comparto agricolo, dal momento che oltre un terzo delle coltivazioni sono impollinate grazie al loro lavoro. L’inquietante profezia del grande fisico è in realtà il frutto di un lucido ragionamento: niente api, niente impollinazione; quindi niente piante; né animali erbivori. E quindi, niente più uomini. Sino a 100 anni fa quando gli ambienti naturali erano meno inquinati le molecole di profumo rilasciate dai fiori venivano avvertite dalle api ad una distanza di 1.200 metri. Ora la distanza è di 200-300 metri. Cosa succede?