Mutamenti climatici: veramente causati dall’uomo?

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Il termine mutamento climatico a volte si utilizza in modo poco appropriato, utilizzandolo come sinonimo di riscaldamento globale. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change o UNFCCC) utilizza il termine mutamenti climatici solo per riferirsi ai cambiamenti climatici prodotti dall’uomo e quello di variabilità climatica per quello generato da cause naturali. In alcuni casi, per riferirsi ai mutamenti climatici di origine umana si utilizza l’espressione mutamenti climatici antropogenici.
Molto spesso si parla di come l’uomo sia causa di questi fenomeni, ma accanto alla schiera di studiosi che attribuiscono all’attività umana i mutamenti climatici in atto, esiste un’altra, forse meno folta ma sicuramente meno nota, convinta che i cambiamenti del clima non possano essere addebitati all’uomo. Da alcuni studi delle temperature globali è stato osservato che nel corso degli ultimi mille anni si sono avvicendati periodi di surriscaldamento e sensibili abbassamenti dei valori medi, chiaramente non collegati all’attività umana. Tra l’800 e il 1300, ad esempio, il clima del Pianeta ha attraversato un periodo di particolare surriscaldamento con temperature superiori alla media odierna, detto Periodo medioevale caldo. I Vichinghi conquistarono la Groenlandia (da green land = terra verde), chiamata appunto così per le enormi distese verdi che incontrarono.

Tra natura e tragedia: tsunami

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Uno tsunami è una serie di onde che hanno origine da un terremoto, terremoto sottomarino, attività vulcanica, frane, impatti meteoritici nel mare o vicino ad esso. Molte città che si affacciano sull’oceano Pacifico, principalmente in Giappone ma anche nelle Hawaii, hanno sistemi di allarme e procedure di evacuazione in caso di gravi tsunami. Un evento sismico potenzialmente tsunami-genico può essere predetto da vari istituti di sismologia in varie parti del mondo. Purtroppo però al momento non esiste alcun modello assolutamente affidabile in grado di correlare il verificarsi di un evento sismico alla generazione di uno Tsunami. Questo anche perché non è facile vedere uno tsunami che si avvicina alla costa, infatti l’energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità. Quindi, quando l’onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Le onde viaggiano a velocità elevate, più o meno senza essere notabili quando attraversano le acque profonde, ma la loro altezza può crescere fino a 30 metri e più quando raggiungono la linea costiera. Ecco perché gli tsunami causano gravi distruzioni su coste e isole.

Terremoti: bilancio vittime in Cina ed avvertita scossa ad Ancona

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Un terremoto, o sisma, è un’improvvisa vibrazione del terreno prodotta da una brusca liberazione di energia e tale energia si propaga in tutte le direzioni (come una sfera) sotto forma di onde. Il punto preciso da cui si propaga il terremoto è detto ipocentro, mentre lo stesso punto, portato in verticale sulla superficie terrestre, si chiama epicentro. I terremoti sono quindi vibrazioni della crosta terrestre, provocate da un’improvvisa liberazione di energia in un punto profondo della crosta terrestre; da questo punto si propagano in tutte le direzioni una serie di onde elastiche, dette “onde sismiche“. I terremoti si verificano ogni giorno sulla Terra, ma la stragrande maggioranza causa poco o nessun danno. La durata media di una scossa è molto al di sotto dei 30 secondi; per i terremoti più forti, però, può arrivare fino a qualche minuto. I terremoti sono infatti gli eventi naturali di gran lunga più potenti sulla terra. I grandi terremoti possono rilasciare un’energia superiore a migliaia di bombe atomiche.

Tigri, gufi, caimani: traffico mondiale di specie esotiche

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Si stima un commercio mondiale da 25 miliardi di euro: il fatturato derivante dal traffico mondiale di specie esotiche è inferiore solo a quello di armi e droga. Un terzo di questo traffico sarebbe illegale.

Procurarsi un lupo, un orso, un caimano non è difficile. L’ Organizzazione internazionale protezione animali ha reclutato dei volontari che, fingendosi studenti o potenziali acquirenti, si recano presso zoo, canili, capannoni, negozi di cuccioli chiedendo se è possibile acquistare questi animali. I volontari hanno scoperto che comprare un tigrotto o un lupo cecoslovacco non è tanto più difficile rispetto a un cagnolino. Nel Varesotto un capannone smercia pappagalli. Un canile offre tigri, civette delle nevi, gufi reali, procioni, caimani, moffette e un avvoltoio. Certo questi commercianti compiono un’illegalità, ma non sono più illegali coloro che alimentano questa domanda? Tenere in casa un caimano, una civetta o addirittura una tigre fa molto “in”, ma questi signori hanno pensato che queste povere bestie molto probabilmente preferirebbero vivere nel loro habitat naturale? Il collezionista purtroppo non si ferma davanti a nulla. Chi avesse visto qualcuno che vende questi animali può contattare:[email protected] o tel. 02.642.7882.

Buco dell’ozono aumenta rischi da raggi UV

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La pelle produce vitamina D in risposta all’esposizione al sole che può essere un beneficio per coloro che sono carenti di tale vitamina. Con l’avvicinarsi dell’estate, tutto l’anno passato in ufficio, e poi, con le sospirate ferie, una ‘full immersion’ di sole, nella convinzione che bastino pochi giorni da ‘lucertola’ per avere una bella pelle ramata. E spesso qualcuno si dimentica le dovute preacauzioni. Negli ultimi dieci anni i melanomi, i tumori cutanei a piu’ alta malignita’, sono raddoppiati. E’ l’allarme lanciato da Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica dell’Universita’di Tor Vergata. Il buco dell’ozono ha fatto anche qui la sua cattiva parte.

Terremoto in Cina: oltre novemila morti accertati

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E’ un bilancio devastante quello del violento sisma che ieri si è abbattuto sulla regione cinese del Sichuan e che è stato avvertito fino a Pechino, Shangai e perfino in Thailandia. Si scava fra le macerie di edifici e scuole nel tentativo di estrarre ancora in vita qualcuna delle decine di migliaia di persone rimaste sepolte, si parla già di oltre novemila morti accertati. Sarebbero 8.533 le vittime solo nella provincia dello Sichuan e almeno 10mila feriti. L’80% degli edifici nella contea di Beichuan, nella regione sud occidentale del Sichuan, risulta distrutto. Questo il drammatico, e per ora provvisorio, bilancio della scossa di terremoto di magnitudo 7,5 gradi Richter che ha colpito il sud-est della Cina.

L’epicentro del terremoto è stato individuato nella contea di Wenchuan, circa 100 chilometri a nordovest della capitale della provincia, Chengdu. Le condizioni meteorologiche con pioggia e nubi dense impediscono agli elicotteri militari di atterrare nella zona e se le condizioni resteranno così, i soldati che devono portare gli aiuti ai sopravvissuti cercheranno di raggiungerli paracadutandosi. Gli organi di informazione del Paese dicono che è destinato a salire il bilancio di quello che è stato il peggior terremoto che abbia mai colpito la Cina negli ultimi 30 anni.

Sconvolgimenti globali a causa delle emissioni di CO2

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Una ricerca finanziata dall’UE ha rivelato che con l’aumento delle emissioni di CO2 il suolo delle foreste tropicali potrebbe rilasciare nell’atmosfera una quantità maggiore del carbonio da esso immagazzinato.

Tali sconvolgimenti nell’equilibrio del carbonio potrebbero rivelarsi particolarmente importanti ai tropici, poiché le foreste tropicali custodiscono quasi il 30% del carbonio globale del suolo, il che le rende una componente essenziale del ciclo globale del carbonio

aggiungono i ricercatori.

Come si spiega questo paradosso? La causa principale si trova nella lettiera.

Poiché la caduta di lettiera rappresenta un importante flusso di carbonio dalla vegetazione verso il suolo, le variazioni nell’apporto di lettiera avranno probabilmente conseguenze di vasta portata per la dinamica del carbonio del terreno. Esistono importanti legami fra i processi che avvengono sopra e sotto la superficie del suolo e occorre comprendere tali legami per poter valutare l’impatto del cambiamento globale e dei turbamenti provocati dall’uomo sugli ecosistemi naturali

spiegano i ricercatori dell’Università di Cambridge del Regno Unito e dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama nel loro articolo pubblicato sulla rivista PLoS One.

La fuliggine responsabile di danni alla salute e dei mutamenti climatici

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Mentre tutti parlano di anidride carbonica, o CO2, come responsabile del cambiamento climatico globale in corso, ci potrebbe essere un altro importante responsabile di questo fenomeno che, fino ad ora, è stato fortemente sottovalutato. Si tratta della fuliggine, le cui particelle di carbonio incombuste in realtà danneggiano l’ambiente più di quanto pensato.Uno studio climatico svolto dalla NASA ha mostrato come grandi quantità di fuliggine e di altri inquinanti potrebbero la causa delle variazioni di precipitazioni e temperatura della Cina ed essere responsabili dell’aumento delle inondazioni e delle siccità avvenuto negli ultimi decenni. Finora si sapeva con certezza che la fuliggine fa molto male alla salute, nella sola Asia 400.000 donne e bambini muoiono ogni anno per aver respirato questi fumi in casa e l’Asia è responsabile del trenta percento della fuliggine emessa nel mondo, mentre quelli industrializzati, Europa in testa, soprattutto attraverso i motori diesel , sono responsabili di un altro quarto delle emissioni.

Uno specifico studio condotto da scienziati tedeschi e italiani ha suscitato il timore che le particelle prodotte dai motori diesel a basse emissioni possano essere addirittura più dannose per la salute umana di quelle dei motori più vecchi. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati on line dalla rivista «Environmental Science & Technology» dell’American Chemical Society (ACS).

Se l’ape scomparisse dalla Terra: conseguenze dell’inquinamento

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Uno studio della Virginia University, Stati Uniti, coordinato dal ricercatore Jose Fuentes ha messo in evidenza come il più elevato inquinamento ha distrutto il 90 per cento dell’aroma dei fiori con conseguenze non indifferenti.

Come affermava Albert Einstein

Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.

La strage di api non mette a rischio il solo futuro dell’apicoltura e del gustosissimo miele, ma ha ripercussioni su tutto il nostro comparto agricolo, dal momento che oltre un terzo delle coltivazioni sono impollinate grazie al loro lavoro. L’inquietante profezia del grande fisico è in realtà il frutto di un lucido ragionamento: niente api, niente impollinazione; quindi niente piante; né animali erbivori. E quindi, niente più uomini. Sino a 100 anni fa quando gli ambienti naturali erano meno inquinati le molecole di profumo rilasciate dai fiori venivano avvertite dalle api ad una distanza di 1.200 metri. Ora la distanza è di 200-300 metri. Cosa succede?

Raccolta differenziata: un piccolo impegno per un grande risultato

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Ogni nostra azione produce inquinamento: leggere un giornale o bere un’aranciata, non sarebbe nulla, se non considerassimo che ogni giorno nel mondo vengono stampate milioni di pagine, costruite milioni di bottiglie in plastica o lattine in alluminio, assemblati milioni di oggetti e mobilio per le nostre case. Questo significa milioni di alberi abbattuti, milioni di litri di petrolio consumati, milioni di kg di CO2 immessi nell’atmosfera: con la raccolta differenziata, invece, tutte queste risorse vengono risparmiate.

National Toxicology Program: le bottiglie di plastica aumentano il rischio di tumori

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Secondo i risultati preliminari del National Toxicology Program, il bisfenolo A (Bpa), sostanza utilizzata non solo per produrre bottiglie di plastica, ma anche nei contenitori e nei rivestimenti interni delle lattine, avrebbe molti effetti nocivi: potrebbe accelerare la puberta’, aumentare il rischio di tumori a seno e prostata, dare problemi neurologici.

Quante volte passeggiando per il lungomare dobbiamo sorbirci quel penoso spettacolo fatto di bottiglie e lattine galleggianti a fior d’acqua? Ogni anno il problema rifiuti cresce: vengono prodotte quasi dieci milioni di tonnellate di plastica, il 10 per cento delle quali finisce in mare. Il 20 per cento di questa plastica viene gettata dalle imbarcazioni e dalle piattaforme, mentre il resto arriva dalla terraferma. Le stesse caratteristiche che rendono la plastica adatta a così tante applicazioni industriali rappresentano un problema per gli ecosistemi marini. Quindi non fanno male solo all’ambiente essendo fatte di risorse non rinnovabili (il petrolio), essendo praticamente indistruttibili quando abbandonate nei prati, in mare e sulle spiagge e liberando diossina quando vengono bruciate negli inceneritori. Le bottiglie di plastica potrebbero essere dannose anche per la salute degli esseri umani. Nella sola Lombardia, vengono portate in discarica e incenerite 150.000 tonnellate di bottiglie in PET all’anno, con un costo per la collettività di 25 milioni di euro; l’inquinamento a questo punto non è assolutamente da sottovalutare.

La fine del petrolio: squilibrio nel consumo tra Paesi del Nord e Sud del mondo

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La consapevolezza che il petrolio e le fonti fossili, ed in generale l’energia, fossero beni illimitati, da utilizzare con parsimonia, è un’acquisizione recente dell’umanità. All’orizzonte c’è infatti una linea rossa: la fine del petrolio.

Quanto dureranno le riserve di petrolio? Secondo la ExxonMobil , la maggiore compagnia petrolifera, i giacimenti petroliferi sono sufficienti, ai ritmi attuali, per la fornitura di petrolio fino al 2050. Secondo la BP Amoco, la seconda compagnia petrolifera, i giacimenti accertati sono, sempre ai ritmi di consumo attuali, sufficienti fino al 2044. La U.S. Geological Survey dopo uno studio durato cinque anni, ha concluso che il mondo ha riserve sufficienti per circa 80 anni ai ritmi di consumi attuali, circa due mila e trecento miliardi di barili, (313 miliardi di tonnellate). Ci sono poi i geologi del King Hubbert Center della Colorado School of Mines che ritengono che la produzione dell’oro nero toccherà il suo picco in questo decennio con 85 milioni di barili al giorno per poi scendere drammaticamente a 35 milioni nel 2020. Nessuno può dire con certezza quanto petrolio rimane, quasi tutti concordano che metà sia già esaurito.

Completato il censimento dei delfini d’acqua dolce

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I biologi stimano che oggi sulla Terra esistano tra i 5 e i 15 milioni di specie di piante, animali, microrganismi. Dei quali solo 1,5 milioni sono stati descritti ed hanno un nome. Il totale stimato comprende circa 300.000 specie di piante e, per gli animali, tra i 4 e gli 8 milioni di specie di insetti, e circa 50.000 specie di vertebrati (dei quali circa 10.000 sono uccelli e 4.000 sono mammiferi). Perchè le specie stanno estinguendosi? La conversione della terra a causa dell’uomo, con risultante perdita di habitat naturali, labiodiversità globale è in diminuzione più velocemente del tasso naturale di estinzione a causa dei cambiamenti d’uso delle terre, dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e comunque, qualsiasi sia la causa, il processo non è facilmente arrestabile, e delle molte specie che si stanno estinguendo, spesso, neanche sappiamo che esistono.

Dopo due anni di lavoro, completato il censimento della specie in cinque nazioni e tredici fiumi del Sudamerica. 3.188 i delfini censiti in 3.600 km dell’Amazzonia e dell’Orinoco.

Il primo censimento dei delfini d’acqua dolce è stato un ottimo esempio di lavoro di squadra che va al di là dei risultati scientifici raggiunti. Ha infatti consentito di consolidare il lavoro che il WWF fa su questa specie in tutto il mondo

afferma Saulo Usma, coordinatore del progetto acque dolci del WWF Colombia, che continua:

Ad aprile ci incontreremo a Santa Cruz, in Bolivia, con esperti di varie organizzazioni per consolidare la strategia di conservazione del delfino d’acqua dolce. Questa strategia verrà pubblicata dallo IUCN e adattata ad ogni paese.

Drammatiche previsioni sugli effetti dei cambiamenti climatici: primavera 2008

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Rondini in Toscana, orsi che si svegliano dal letargo, alberi in fiore, piselli e fave italiane gia’ sui banchi del mercato. Sono alcuni dei fenomeni resi noti dalla Coldiretti nel corso dell’incontro “Il clima cambia la primavera“. Anticipi delle fioriture, allungamento delle stagioni vegetative, variazione della distribuzione delle specie. Sono i primi effetti osservabili sul nostro patrimonio di biodiversità come risposta alle anomalie climatiche degli ultimi anni.

La crescente attenzione che si registra per le tematiche ambientali è giustificata senza dubbio dalle previsioni drammatiche degli esperti sugli effetti dei cambiamenti climatici, un aumento che potrà causare un forte aumento degli impatti con riduzione della produttività agricola e delle risorse idriche in vaste aree, spostamenti geografici di specie, perdite totali di biodiversità e rischio di estinzione per circa 20-30 per cento delle specie vegetali e animali

prosegue Coldiretti. Sono 9 le specie vegetali messe sotto la lente della “Mappa della primavera”, (il progetto realizzato da Federparchi, Legambiente e Coldiretti con la collaborazione scientifica dell’Università degli studi di Roma “la Sapienza”, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ): albero di Giuda, corniolo sanguinello, erica, mirto, ginestra, sorbo, sambuco, ulivo e castagno.