Conferenza Stato-Regioni: le amministrazioni locali chiedono aiuti per le rinnovabili

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Il recente richiamo all’attenzione sul nucleare e i recenti tagli agli incentivi sul Conto Energia stanno facendo arrabbiare non poco le amministrazioni locali e le aziende che si occupano di rinnovabili, senza parlare degli ambientalisti e dei comuni cittadini. Per questo, quando domani comincerà la Conferenza unificata Stato-Regioni, sarà molto alta l’attenzione nel momento in cui verrà toccato l’argomento.

Gli incentivi alle rinnovabili sono ciò che è maggiormente richiesto, in special modo dopo il taglio reso ufficiale il mese scorso, e per questo alcune aziende, anche internazionali, impiegate in tale campo, si aspettano molto dal Governo, specialmente in un momento di crisi economica come questo. L’appello lanciato da Andrea Fontana, amministratore delegato per l’Italia di Fotowatio Renewable Ventures, che ritroverete dopo il salto, rispecchia un po’ le richieste di tutti gli addetti del settore, ma anche quello delle amministrazioni locali a cui si chiede di diminuire l’inquinamento, ma non vengono forniti i mezzi per farlo.

Nucleare, ancora congetture sui siti papabili

centrali nucleari

Indiscrezioni, voci di corridoio, o più semplicemente previsioni sulla base delle aree più idonee: chiamamole pure come vogliamo, le nominations dei siti che potrebbero ospitare le centrali nucleari italiane, in vista di un ormai prossimo ritorno all’atomo nel nostro Paese. Dopo che il CdM ha impugnato le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che impedivano la costruzione di impianti sul loro territorio, la buona notizia è che tra questi nomi che sono trapelati non figura nessuna area afferente al suolo pugliese. Per la Basilicata, invece, si sussurra Scanzano Jonico (Matera).

I criteri per la scelta dei siti sono la scarsa sismicità, la presenza di bacini idrici, la lontananza da zone densamente popolate. O almeno questo è quello che richiede l’installazione dello European Pressurized Reactor (EPR) di tecnologia francese, che sbarcherà in Italia grazie alla joint venture fra Enel ed Edf.

L’ecologia secondo Berlusconi: centrali nucleari e termovalorizzatori

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Recentemente il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato intervistato da Tessa Gelisio e Marco Gisotti nell’ambito della stesura del libro “Guida ai green jobs“, un manuale che serve a fare il punto della situazione in Italia sull’ecologia e sui lavori che in questo campo sono possibili. Visto il capitolo che riguarda Berlusconi, il punto della situazione più che verde è piuttosto nero.

Il punto centrale dell’intervista è basato sulla denigrazione dei principi ambientalistici, considerati dal Presidente del Consiglio “fondamentalisti” (manco fossero talebani), e anziché prendere in considerazione, come fanno in qualsiasi altra parte del mondo, le nuove tecnologie come quelle basate sull’eolico, solare, geotermico e quant’altro, Berlusconi lancia ancora una volta uno sguardo al passato, parlando ancora imperterrito di nucleare e termovalorizzatori.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: i termovalorizzatori sono i vecchi bruciatori o inceneritori inquinanti. Gli hanno solo cambiato il nome. In linea di principio, un termovalorizzatore dovrebbe produrre energia elettrica dalla combustione dell’immondizia, come avviene in Germania. Il problema è che la tecnologia tedesca non esiste in Italia, e non possiamo di certo credere che un impianto che, per la sua costruzione, ha bisogno di diversi anni, possa essere tirato su e messo in funzione in pochi mesi come ha dichiarato il Premier in merito alla questione di Napoli.

Nucleare: il 75% degli italiani dice no

centrali nucleari

Qualche mese fa i rappresentanti del Governo continuavano ad ammettere che “gli italiani vogliono il nucleare“. Sin da allora era evidente che la realtà era che solo il Governo voleva il nucleare, mentre gli italiani erano ancora d’accordo con il referendum di oltre 20 anni fa che bandiva le pericolossisime centrali dal territorio italiano.

La prima Regione italiana a ribellarsi è stata la Calabria, seguita dalla Liguria, le quali hanno detto che nel loro territorio non verrà installata nessuna centrale nucleare. Oggi le Regioni “ribelli” sono diventate 11, ed anche la popolazione non è d’accordo. Stando all’ultima indagine effettuata dall’Istituto Format per conto di Somedia, tre italiani su quattro non vogliono le centrali nella propria Provincia.

Greenpeace: 8 milioni di posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili

installatore pannelli solari

450 mila sono gli attuali impiegati nel settore delle rinnovabili in tutta Europa. 8 milioni potrebbero esserlo tra 20 anni. E’ questa l’estrema sintesi del nuovo rapporto sullo stato delle rinnovabili stilato da Greenpeace, il quale dimostra come sia possibile sfruttare questo campo in continua espansione e soprattutto sempre più redditizio.

Infatti, nonostante nel Vecchio Continente siamo solo all’inizio nell’applicazione delle energie rinnovabili, il fatturato complessivo è già di 40 miliardi di euro. Immaginate quanto potrà essere nel momento in cui l’energia pulita diventerà la più usata. Uno degli aspetti principali dell’idea di Greenpeace è che tale risultato, insieme a quello del taglio netto delle emissioni di CO2, potrà essere raggiunto anche senza ricorrere al nucleare.

Il nucleare non fa risparmiare

no-nucleareStopthefever.org citando i dati provenienti da un recente studio effettuato in Germania, riassume efficacemente la sostanziale inutilità del passaggio al nucleare per l’Italia di oggi, confutando proprio quel risparmio energetico e pecuniario che ci stanno propinando da giorni per convincerci che si tratti di un passo giusto ed obbligato in direzione del progresso e di una migliore efficienza energetica:

Uno studio dell’Oko-Instituts ostiene che l’energia nucleare non apporta benefici economici ai cittadini e all’industria. Lo studio degli scienziati tedeschi, comparando i dati del mercato internazionale con quelli nazionali, mostra come il prezzo della corrente elettrica non subisca particolari variazioni tra la Germania, che ha scelto il nucleare, e i paesi che hanno scelto di rinunciare ad una tecnologia ad alto potenziale di rischio per l’uomo e per l’ambiente. I dati della borsa confermano questa analisi: quando le centrali tedesche si fermano, per permettere operazioni di manutenzione, l’andamento del prezzo dell’energia non tende ad un incremento. L’analisi dell’istituto di studi ecologici palesa, inoltre, una situazione analoga in Belgio, dove si riscontra che il prezzo della corrente elettrica, pur con un significativo utilizzo del nucleare, è molto elevato.

Piano ecologico della Gran Bretagna: 34% di riduzione emissioni entro il 2020

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Immediatamente dopo il g8, non si è mosso molto tra i vari Governi del mondo a proposito dei problemi ambientali. Ma dopo un primo momento in cui al centro dell’attenzione c’è stata la crisi economica, ecco che qualcuno comincia a farsi vivo per porre gli obiettivi intermedi per raggiugere quello principale a lunga scadenza.

Ci prova così la Gran Bretagna, che ha annunciato, per bocca del Segretario sull’Energia e i Cambiamenti Climatici Ed Miliband, il nuovo piano di transizione verso le basse emissioni di carbonio. Il piano ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni di gas serra nel Regno Unito del 34% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Tenendo presente che la Gran Bretagna è uno dei Paesi al mondo che si è maggiormente impegnato per raggiungere tale obiettivo, e che le emissioni sono già scese del 22% sulla base dei dati forniti dal Governo, si capisce che la situazione è migliore del previsto. Inoltre attualmente circa il 5% del suo fabbisogno energetico è coperto dalle fonti rinnovabili. Il piano si prevede che sia fatto in questo modo:

La maggior parte delle riduzioni delle emissioni proverrà dall’elettricità verde. Nel complesso, circa il 50% della riduzione delle emissioni tra oggi e il 2020 ci si aspetta provengano da un maggiore utilizzo di energia pulita per fornire elettricità.

Nucleare bocciato dal Ministero del Tesoro “Non ci sono i soldi”

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Il Governo stesso si dà la zappa sui piedi sul nucleare. La tanto decantata svolta energetica dell’Italia, che in questo modo non dipenderà più dall’energia straniera, corre il rischio di non partire mai. Il Ministero del Tesoro proprio ieri ha bocciato 34 norme sul ddl presentato al Senato e ne ha messo sotto accusa altre 18. Per tutte il problema di fondo è che mancano i finanziamenti.

Secondo quanto riportato dalla relazione parlamentare su queste norme, esse:

metterebbero a rischio l’equilibrio economico dell’intero provvedimento sul nucleare e che allo stato attuale è in contrasto con l’articolo 81 della Costituzione.

In breve, l’articolo 81 sancisce che le Camere approvano ogni anno il bilancio, e che non si possono prevedere nuove spese una volta che esso è stato approvato. Ed invece è proprio qui il problema: il nucleare prevederebbe spese aggiuntive per cui non ci sarebbe nessuna copertura finanziaria.

Super-deuterio, l’energia nucleare del futuro veramente pulita

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Un materiale che è un centinaio di migliaia di volte più pesante dell’acqua e più denso rispetto al nucleo del Sole è stato recentemente prodotto presso l’Università di Göteborg, in Svezia. Gli scienziati che lavorano a questo materiale tentano un processo energetico che sia più sostenibile e meno dannoso per l’ambiente rispetto al nucleare utilizzato oggi.

I primi risultati pubblicati in due riviste scientifiche hanno dimostrato che la distanza tra gli atomi nel materiale è molto inferiore a quella normale. Leif Holmlid, professore presso il Dipartimento di Chimica, ritiene che questo sia un passo importante sulla strada per l’uso commerciale del materiale. Questo nuovo materiale è prodotto a partire dall’idrogeno pesante, anche noto come deuterio, ed è quindi noto come “deuterio ultra-denso“. Si ritiene che esso svolga un ruolo nella formazione delle stelle, e che probabilmente è presente in pianeti giganti, come Giove.

Olkiluoto, la centrale nucleare più grande del mondo che crolla per un temporale

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E’ incredibile che si continui a puntare sul nucleare nel mondo, ed è ancora più incredibile che ci si fidi di Areva, un’azienda che non ha mai dimostrato nulla ma che anzi, ha dimostrato una completa inaffidabilità. Sotto accusa, da molti anni ormai, è la centrale nucleare di Olkiluoto, in Finlandia, che sarebbe dovuta essere la più grande al mondo. Sarebbe, appunto.

Infatti la data del suo completamento era prevista nel 2005 ma oggi, a 4 anni di distanza, non solo i lavori non sono stati ultimati, ma non si vede nemmeno la luce alla fine di questo tunnel. I ritardi sono stati accumulati a causa di incongruenze rispetto ai progetti, imperfezioni nelle costruzioni e tanti altri motivi che per una centrale nucleare, la più pericolosa al mondo, sono molto gravi.

Se infatti mettere in sicurezza un reattore nucleare è fondamentale, figuriamoci quanto possa essere rendere sicura la più grande centrale nucleare del mondo. In quasi 4 anni il costo si è raddoppiato, la costruzione dei sistemi di controllo elettronico non è stata ancora nemmeno iniziata, e già 2.100 sono state le “non conformità” al progetto originario che si sono susseguite.

“Rinnovabili 2009” Legambiente ottimista sul futuro energetico dell’Italia

Sole, acqua, vento, terra e biomasse. 5 semplici parole che vogliono dire energia pulita, ambiente più vivibile, meno spese e più salute per i cittadini, ed in molti casi anche posti di lavoro, che in questo periodo hanno il loro peso. Tutte parole che piacciono a tutti i cittadini del mondo, compresi quelli italiani, tranne che alla nostra classe dirigente, troppo occupata a far tornare l’Italia indietro di 30 anni con il nucleare piuttosto che pensare all’energia del futuro.

Oggi Legambiente presenta il rapporto “Rinnovabili 2009”, il quale dimostra la situazione dell’energia pulita in Italia. Una situazione migliore del previsto, anche se ancora non sufficiente se confrontata con quella di altri Paesi. La prima buona notizia è che, ad oggi, i comuni italiani che hanno installato almeno un impianto ad energia rinnovabile sono saliti a 5.991, un ottimo numero considerando che fino allo scorso anno essi erano poco più di tremila.

Nucleare, dalle Regioni “Sì, ma non da noi”

La classica specialità italiana dello scarica barile non poteva mancare nel valzer del nucleare. Tutti (o quasi) contenti del ritorno all’atomo, almeno in linea teorica. Sì perché, in pratica, nessuno lo vuole nella propria Regione. Dopo l’accordo tra il Presidente Berlusconi e Sarkozy, subito si è scatenato il toto-sito, cioè centinaia di azzeccagarbugli hanno tentato di individuare i siti in cui verranno costruite le future centrali nucleari italiane. 4 per la precisione.

Ha fatto un certo scalpore però vedere Ugo Cappellacci, neo presidente della Regione Sardegna grazie al forte impegno proprio di Berlusconi, opporsi fortemente alla costruzione di una centrale nella sua Regione. Ad una domanda sull’argomento postagli da un sardo su Facebook, questa è stata la risposta:

State certi che dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile.

Cappellacci in campagna elettorale aveva promesso di mantenere lo stato di Regione denuclearizzata dopo la sua elezione, e conferma questo proposito opponendosi duramente proprio a colui che è riuscito a farlo eleggere. Ma non è finita di certo qui.

Nucleare: il primo passo è compiuto

Il cammino verso l’adozione del nucleare in Italia verrà compiuto oggi soltanto dal punto di vista formale, mentre da quello effettivo è stato compiuto ieri. Berlusconi e Sarkozy hanno raggiunto un accordo di partnership per esportare il nucleare di terza generazione (attenzione, non è quello pulito) nel nostro Paese.

L’accordo trovato con la mediazione di Enel ed Edf (l’Enel francese) prevede 4 centrali nucleari nel nostro Paese, la prima a partire dal 2020, e poi l’attivazione conseguente di tutte le altre. Si prevede che in questo modo il 25% del consumo elettrico nazionale sia coperto dal nucleare. Solo che i dubbi che vengono non sono pochi. Infatti i 6.400 Mw prodotti risulterebbero il 25% del fabbisogno nazionale ad oggi, anno 2009. Ma con l’aumento incredibile che c’è stato nella richiesta di energia elettrica negli ultimi 10 anni si capisce come, nel 2020, questa energia nucleare arriverà a soddisfare molto meno le richieste del mercato italiano.

Anche la Cina adotta il Green New Deal

Da quando Obama ha lanciato l’idea del Green New Deal tutto il mondo si è mobilitato per attuarlo. Compresi quei Paesi proprio non “amici” degli Stati Uniti come la Cina. Il mega-Stato asiatico, leader nell’inquinamento globale avendo il 100% delle proprie industrie alimentate a carbone, ha deciso di dare uno strattone definitivo a quest’andazzo, rivoluzionando tutto ed istituendo il nuovo programma ambientalista cinese.

A darne notizia è stato il direttore generale del Ministero dell’Energia Zhang Guobao, che ha annunciato una manovra del valore di circa 65 miliardi di euro, da investire nell’ambientalismo. Niente aiuti alle aziende o alle auto; Guobao punta dritto al cuore del problema, l’energia. Questa enorme quantità di denaro verrà investita in nuove forme di sviluppo energetico, che vanno dalle rinnovabili al carbone pulito, fino a nucleare.