Un recente studio pubblicato su Global Change Biology ha rivelato un fenomeno preoccupante: gli oceani stanno diventando sempre più scuri. Utilizzando una combinazione innovativa di dati satellitari e modelli informatici, la ricerca ha dimostrato che circa un quinto dell’intera superficie oceanica ha subito un significativo “scurimento” negli ultimi vent’anni.

Capiamo perché gli oceani siano sempre più scuri
Le implicazioni di questo cambiamento sugli ecosistemi marini sono ancora in gran parte da comprendere, ma le prime evidenze suggeriscono conseguenze potenzialmente devastanti. La vita negli oceani è incredibilmente ricca e diversificata, ma la stragrande maggioranza, ben il 90%, è concentrata in una fascia d’acqua relativamente sottile: la zona fotica.
Questa è la regione dove la luce solare riesce a penetrare, rendendo possibile la fotosintesi del fitoplancton, organismi microscopici che costituiscono la base della catena alimentare marina. Senza la luce solare, il fitoplancton non potrebbe prosperare, e di conseguenza l’intero ecosistema verrebbe compromesso. In media, la zona fotica si estende fino a circa 200 metri di profondità; oltre questo limite, la luce solare non riesce più a filtrare, e l’ambiente marino cambia radicalmente, diventando molto più ostile per la maggior parte delle forme di vita che dipendono dalla luce.
Lo studio, condotto dall’Università di Plymouth, ha inizialmente preso il via per analizzare l’impatto delle luci artificiali notturne sugli ecosistemi costieri. Tuttavia, due decenni di osservazioni hanno spostato il focus della ricerca verso un problema ben più vasto e intrinseco: la riduzione della penetrazione della luce naturale negli oceani. I dati raccolti sono allarmanti: il 21% di tutti gli oceani ha registrato una diminuzione della profondità della zona fotica.
Nello specifico, nel 9% dei casi questa riduzione è stata di ben 50 metri, mentre in un preoccupante 2,6% dei casi ha raggiunto o superato i 100 metri. Ciò significa che in alcune aree, lo spazio vitale disponibile per le specie marine che dipendono dalla luce solare si è praticamente dimezzato, alterando radicalmente gli habitat e le dinamiche ecologiche.
Ma quali sono le ragioni dietro questo preoccupante scurimento degli oceani? Gli autori dello studio indicano una combinazione di fattori. Il più significativo, secondo i ricercatori, è un cambiamento nella composizione e nelle dimensioni delle comunità planctoniche. Alterazioni nella quantità e nel tipo di plancton possono influenzare la trasparenza dell’acqua, poiché questi organismi assorbono o riflettono la luce in modi diversi. Inoltre, l’attività umana contribuisce direttamente a questo fenomeno.
L’immissione di grandi quantità di sedimenti nelle acque oceaniche, a causa di deflussi agricoli, erosione costiera intensificata o dragaggi, porta a un intorbidimento dell’acqua che ne riduce la trasparenza. Non da ultimo, l’innalzamento delle temperature superficiali degli oceani gioca un ruolo cruciale.
Acque più calde tendono ad essere meno dense e più stratificate, ostacolando la miscelazione verticale e permettendo a particelle e sostanze di rimanere sospese negli strati superficiali, bloccando così la penetrazione della luce. Questo “scurimento” degli oceani rappresenta una minaccia significativa per la biodiversità marina e per i delicati equilibri degli ecosistemi globali, richiedendo un’attenzione urgente e azioni concrete per mitigarne gli effetti.