Trivellazioni in Artico: anche la parte russa regalata alle compagnie petrolifere

di Redazione 1

Dopo l’annuncio di Obama dell’ok alle trivellazioni della zona artica al di sopra dell’Alaska concesse alla Shell, ora è la volta di un’altra compagnia petrolifera, la Exxon, di ottenere la stessa autorizzazione, questa volta sull’altra sponda del polo Nord, quella russa. E non finisce qui perché a breve potrebbe ottenerla anche la BP.

Ma andiamo con ordine. Ieri ha colto un po’ tutti di sorpresa l’accordo tra il presidente russo Putin e l’americanissima Exxon, una delle compagnie petrolifere più grandi al mondo, nonché autrice del disastro ambientale peggiore della storia prima della marea nera dello scorso anno. I russi hanno concesso di trivellare l’area a Nord del proprio territorio con un contratto da circa 500 miliardi di dollari, una cifra enorme che, evidentemente, è il prezzo fissato dal Governo locale per la salute del polo Nord.

Ricordiamo infatti che quell’area è la meno stabile al mondo, con venti ghiacciati molto forti, iceberg che si staccano in continuazione e acque pericolosissime, in cui un incidente in stile marea nera provocherebbe una catastrofe ambientale di dimensioni inimmaginabili, visto che le operazioni di soccorso non saranno di certo agevoli tra tutto quel ghiaccio. E’ vero che la Exxon, dal famoso incidente della Exxon Valdez di fine anni ’80, non è stata protagonista di altri incidenti eclatanti, ma un po’ i disastri BP e Shell dell’ultimo anno, un po’ anche la consapevolezza che l’incidente è sempre dietro l’angolo, come dimostrato nella fuoriuscita di petrolio dall’oleodotto proprio della Exxon sul fiume Yellowstone, non ci fanno dormire sonni tranquilli.

Alla compagnia però questa trattativa è costata cara. Ha infatti concesso alcune partecipazioni alla compagnia russa Rosneft per le trivellazioni in Texas e nel Golfo del Messico, mentre potrà cominciare a trivellare nel Mare di Kara dalla prossima primavera. Ultima annotazione di colore: il mare di Kara era considerato inaccessibile fino a pochi anni fa perché i ghiacci impedivano il passaggio delle navi, ma il riscaldamento globale ha fatto sciogliere questi iceberg ed ora l’area è nuovamente navigabile. E poi ci si chiede perché le lobby del petrolio continuino ad opporsi a nuove regole per contrastare i mutamenti climatici.

Commenti (1)

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