Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, un appuntamento cruciale istituito dalle Nazioni Unite nel 1972, che quest’anno pone al centro dell’attenzione l’inquinamento da plastica. Un tempo simbolo di progresso e modernità, la plastica è diventata oggi una delle minacce più gravi per la salute del nostro pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza.

Cosa sappiamo sulla Giornata Mondiale dell’Ambiente
La plastica, grazie alle sue proprietà di leggerezza, resistenza, modellabilità ed economicità, è penetrata in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, dagli oggetti che usiamo ai vestiti che indossiamo. Tuttavia, la sua onnipresenza si è trasformata in un problema globale di vaste proporzioni. Questo materiale, infatti, non si degrada facilmente, persistendo nell’ambiente per decenni, a volte per secoli, e accumulandosi in mari, fiumi, suoli e persino nell’aria che respiriamo.
Il problema più insidioso della plastica risiede nella sua capacità di frammentarsi in particelle minuscole, note come microplastiche e nanoplastiche. Queste particelle invisibili finiscono nei nostri polmoni e nel cibo che consumiamo, rappresentando un serio rischio per la salute umana. Ma non solo: la contaminazione da plastica altera profondamente gli habitat naturali, compromettendo gli equilibri delicati delle specie.
I rifiuti plastici soffocano piante e animali, ostacolano la vita di numerosi organismi e impediscono la rigenerazione degli ecosistemi, mettendo a repentaglio la biodiversità e la stabilità ambientale da cui dipendiamo. La Giornata Mondiale dell’Ambiente 2025 offre un’opportunità per riflettere sulle complesse problematiche legate allo smaltimento di questo materiale, in particolare durante il processo di riciclo.
Infatti tale processo può portare alla concentrazione di sostanze tossiche, note come inquinanti emergenti, che non vengono completamente eliminate e possono accumularsi nel materiale riciclato, ponendo rischi per la salute e l’ambiente. Inoltre, i prodotti ottenuti dal riciclo non sempre mantengono le stesse caratteristiche di quelli originali e possono rilasciare microplastiche o contenere elevate concentrazioni di contaminanti, rendendo il risultato finale meno sicuro e sostenibile.
Qui è fondamentale l’ecodesign, ovvero la progettazione di prodotti pensati fin dall’inizio per essere facilmente riutilizzabili, riparabili e smantellabili. Questo facilita il loro reinserimento nei processi di riciclo e riduce drasticamente l’impatto ambientale. La responsabilità individuale è fondamentale per affrontare questo problema rilevante.
Dal punto di vista legislativo, alcuni passi sono già stati compiuti. La direttiva europea sui prodotti in plastica monouso (SUP) del 2019, recepita in Italia nel 2021, vieta l’immissione sul mercato di determinati prodotti, promuove il riciclo e incentiva l’uso di materiali alternativi riutilizzabili. Tra queste alternative, le bioplastiche sono considerate più sostenibili. Possono essere prodotte da fonti rinnovabili e, in alcuni casi, sono biodegradabili.
Tuttavia, è importante notare che non tutte le bioplastiche si degradano facilmente in natura e la loro produzione può comunque richiedere significative risorse. Per questo motivo, da sole non possono essere la soluzione completa al problema dell’inquinamento da plastica. La Giornata Mondiale dell’Ambiente, ospitata quest’anno dalla Corea del Sud, è un monito che ci ricorda come, individualmente e collettivamente, possiamo fare la differenza. Scelte consapevoli, meno sprechi e un maggiore rispetto per la terra sono passi essenziali per garantire un futuro sostenibile.