Underground, 6 inchieste e un viaggio fotografico nell’Italia dei veleni

di Redazione Commenta

Presentato in anteprima al Think Green Festival di Taranto, Underground, viaggio fotografico nell’Italia avvelenata, a cura di A Sud e ISFCI, ha l’intento di documentare l’emergenza ambientale in Italia e il suo impatto sulla vita quotidiana delle comunità residenti in zone critiche. Underground è un’inchiesta che denuncia la negazione del diritto alla salute conseguente ad una violazione ambientale, è un viaggio fotografico che attraverso 6 reportage, da Brescia a Taranto, fa luce sulle emergenze del Belpaese.

Colleferro e la Valle del Sacco, cent’anni di inquinamento

L’area di Colleferro è legata ad una storia di inquinamento ambientale e rischio per la salute delle comunità residenti che ha inizio con la fondazione della Bombrini Parodi Delfino, industria bellica, datata 1912. Nel periodo tra le due guerre la BPD fu convertita ad industria meccanica, poi in impianto per la lavorazione di componenti chimiche e cementi, poi produzioni chimiche per l’industria, per l’agricoltura e per uso domestico. Ed infine divenne un centro per la lavorazione dell’amianto. Allo sviluppo industriale sregolato del distretto di Colleferro, si aggiungano la presenza di discariche abusive nel centro urbano e la presenza di 2 termovalorizzatori e di un cementificio.

L’area di Colleferro e della Valle del Sacco, secondo bacino idrico del Lazio è una delle aree più critiche nell’Italia dei veleni e l’emergenza ambientale è stata accertata dalla relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, dal dossier di Legambiente del 2012, da indagini ambientali a cura dell’Ispra, da un’indagine epidemiologica che ha analizzato i casi di tumore ed i casi di moria del bestiame. Le attività industriali degli ultimi 100 anni hanno contaminato le acque del bacino, i terreni, mentre l’aria è stata contaminata da sostanze tossiche chimiche e dalle polveri dell’amianto a cui sono stati esposti i lavoratori e i cittadini di Colleferro e delle zone limitrofe.

Crotone, la città che vive sui rifiuti tossici

Quel che resta del grande sviluppo industriale di Crotone negli anni Sessanta, area in cui operavano la Montedison e la Pertusola Sud è un territorio devastato, una città costruita su cumuli di rifiuti tossici interrati sotto scuole, strade, edifici pubblici e l’inchiesta Black Mountain che nel 2008 ha riaperto le indagini sul caso di inquinamento ambientale di Crotone. Il polo calabro, attivo fino alla metà degli anni Novanta, si estendeva su quasi 2000 ettari di territorio, 530 ettari di terraferma, 1452 ettari di mare, inclusa l’area portuale. L’inchiesta del 2008 ha portato al sequestro di 18 siti, tra cui scuole e case popolari, per la presenza di sostanze nocive, ma, nonostante questo, Crotone resta ancora una città che vive su tonnellate di rifiuti tossici.

Taranto, quale normalità ai piedi dell’Ilva?

La realtà di Taranto è oggi una tra le più controverse e discusse a livello mediatico per il caso Ilva e per il maxiprocesso in corso. Ma com’è la vita quotidiana, come vive la normalità chi a Taranto è nato e cresciuto, tra inquinamento dell’aria, ricatto occupazionale ed un livello di sviluppo di tumori e malattie derivanti dall’inquinamento ambientale che interessa 1 persona su 20?

Il reportage su Taranto ci mostra la complessa normalità di Taranto, le scelte di chi lotta per cambiare e migliorare la qualità della propria vita nella città classificata ultima tra le 107 province italiane, stretta tra il ricatto occupazionale e atti governativi che hanno ostacolato ogni provvedimento giudiziario emesso per la bonifica dell’Ilva e la conversione degli impianti.

Brescia, divieto di camminare sull’erba per 25.000 persone

Dagli anni Trenta a metà degli anni Ottanta il territorio a Sud di Brescia è stato avvelenato per lo sversamento di Pcb, prodotti dalla Caffaro fino al 1984. In quegli anni i policlorobifenili erano usati nei condensatori e nei trasformatori elettrici. Gli scarti di lavorazione finivano dagli scarichi della fabbrica ai terreni circostanti, nelle acque del fiume Mella, inquinando un territorio di circa 2100 ettari, 50km in linea d’aria. L’emergenza sanitaria riguarda oggi circa 25.000 persone ed il livello di allerta è talmente elevato che vige il divieto, imposto dall’Asl, di giocare nei prati e nei parchi, quello di coltivare ortaggi e verdure e quello di consumare alimenti prodotti in zona.

Quirra, il conflitto ambientale nel poligono di guerra e il decreto che elude la bonifica

Negli anni Cinquanta venne costruita nel territorio di Quirra, storicamente zona agro-pastorale, la prima base militare sperimentale in Europa per estensione, il Poligono Interforza Salto di Quirra. La costruzione del poligono comportò l’esproprio di terreni e case, pur permettendo agli abitanti di rimanere, favorendo così la convivenza tra militari e civili, permettendo però che che le problematiche ambientali legate al poligono e alle esercitazioni militari rimanessero nell’ombra o fossero facilmente occultate.

Parte dei territori interessati tra i comuni di Cagliari e Nuoro, ed in particolare nei territori del Salto di Quirra – come si evince dal Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari o militari, commissionato dalla giunta regionale Soru (2004-2009), redatto dall’Atesa – presentano una percentuale di tumori superiore alle statistiche e lo sviluppo di patologie riconducibili a fattori ambientali. Come opera lo Stato Italiano in merito alla bonifica dei territori vicini al PISQ? Il 24 giugno 2014 viene approvato il decreto legge n.91 che prevede che per la valutazione dei tassi di inquinamento nelle aree ad esclusivo uso militare vengano applicate le soglie di contaminazione previste per l’industria, nettamente superiori.

Monnezza Blues: Riano, Corcolle, Malagrotta

La discarica di Malagrotta, la più grande in Europa, è stata attiva dal 1977 al 2013 con una media di raccolta di più di 5000 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno. Manlio Cerroni, il detto il re della monnezza, ha operato per 36 anni con la complicità delle istituzioni, ed è stato arrestato nel 2014. Nella prima fase del post Malagrotta, erano stati individuati come nuovi siti per lo stoccaggio Riano e Corcolle, poi accantonati. In attesa della bonifica di Malagrotta, per ora, i rifiuti di Roma vengono inviati fuori regione. Dell’impero di Cerroni, costruito sulla discarica e sulla gestione dei rifiuti dell’area romana e sulla salute dei cittadini delle zone limitrofe, rimangono gravi problemi ambientali, 240 ettari avvelenati da bonificare, terreni, coltivazioni, falde acquifere contaminate.

I reportage fotografici che compongono Underground, viaggio fotografico nell’Italia avvelenata:

  • In Labore Virtus: Colleferro (Roma) – Laura Aggio Caldon 2013
  • Taranto, una città normale – Federico Roscioli 2013
  • Crotone: le Scorie di Pitagora – Agostino Amato 2013
  • Il male invisibile di Brescia – Francesca Volpi 2013
  • P.I.S.Q. Cronaca di un conflitto ambientale nel poligono di Quirra (Sardegna) – Manuela Meloni 2013
  • Monnezza Blues: Riano, Corcolle, Malagrotta – Manuel Altadonna e Piero Donadeo
  • Video | Courtesy of A Sud Onlus

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