Greenpeace lancia il concorso “disegna il nuovo logo della BP”

bplogo4

Scandalizzati da quello che sta succedendo nel Golfo del Messico, dove migliaia di litri di petrolio vengono dispersi ogni giorno senza che nessuno riesca a far nulla? La risposta sarà sicuramente affermativa, e se volete sfogarvi in maniera “artistica”, Greenpeace ve ne dà la possibilità.

Anziché prendere il telefono e gridare migliaia di improperi nella segreteria telefonica della compagnia petrolifera britannica responsabile di uno dei più gravi disastri ambientali della storia, potreste prendere carta e penna virtuali, e disegnare il logo che la BP (se dovesse sopravvivere al rimborso miliardario richiesto dagli Usa) potrebbe adottare per il suo futuro.

Marea nera: disastro peggiore di Cernobyl

marea nera greenpeace

Secondo le stime effettuate da Greenpeace, il bilancio dell’ormai famosa “marea nera” potrebbe essere ben peggiore rispetto alle stime ufficiali. L’associazione ambientalista infatti parla di una fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon di circa 10 volte maggiore rispetto a quanto dichiarato. Non che quello che la BP dichiari sia poco.

Già infatti se si rimanesse con le cifre diffuse dalla società britannica, il disastro sarebbe veramente terrificante. A dimostrare la gravità della situazione c’è l’intervento di Nicholas A. Robinson, co-direttore del Centro per gli studi giuridici ambientali Pace Law School di New York, il quale è intervenuto alla Conferenza internazionale Icef sulla governance globale per l’ambiente, ed ha definito questa catastrofe

un disastro ambientale peggiore di quello causato dall’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl nel 1986.

Gli oranghi di Greenpeace invadono il salone del libro di Torino

oranghi-libri

Dopo il successo dell’impresa della Nestlé, per cui la multinazionale ha deciso di non distruggere più la foresta pluviale per produrre olio di palma, gli orangotango tornano per una nuova battaglia, quella contro la deforestazione per la carta di milioni di libri, i quali potrebbero utilizzare benissimo la carta riciclata.

E così quale migliore occasione della Fiera del Libro di Torino? Nei giorni scorsi i volontari di Greenpeace hanno invaso lo stand della Feltrinelli, tra le aziende meno attente all’aspetto ambientale del proprio lavoro, e come prevedibile, non hanno ottenuto la risonanza a livello nazionale che speravano.

Qui hanno srotolato uno striscione con la scritta “Qui giace la foresta indonesiana“, come forma di protesta per il mancato rispetto degli impegni di una delle maggiori aziende editoriali italiane. Sin dal 2004 infatti, denuncia Greenpeace, Feltrinelli promette di prendere provvedimenti in ambito ambientale, ma puntualmente ogni anno rimanda l’attuazione di tali promesse, continuando a distruggere le foreste.

Nestlé si impegna a non distruggere più la foresta pluviale

greenpeace-kitkat

La battaglia contro la distruzione delle foreste per l’olio di palma di Greenpeace si può dire ufficialmente vinta. Uno dei più grandi produttori di cibo e bevande del mondo, la Nestlé, ha promesso di smettere di usare l’olio di palma legato alla distruzione della foresta pluviale. Il monitoraggio dell’impegno è stato affidato a The Forest Trust (TFT) che farà in modo che nessun prodotto provenga da imprese che possiedono o gestiscono “piantagioni ad alto rischio o aziende legate alla deforestazione”.

Nestlé e TFT hanno lavorato insieme sui criteri che garantiscano sugli acquisti riguardanti l’olio di palma. Essi infatti devono:

  • Essere derivati da piantagioni e aziende che operano nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali;
  • Proteggere l’alto valore di conservazione delle zone forestali;
  • Ottenere il libero consenso preventivo e informato delle comunità indigene e locali per le attività sulle loro terre;
  • Proteggere le torbiere;
  • Proteggere le foreste dall’alto “valore di carbonio”.

Volete sapere come sarà l’Italia dopo il nucleare? Guardate il Niger

centrale nucleare niger

Berlusconi continua a sostenere che il nucleare è sicuro, ma per avere una fotografia di quella che sarà la situazione ambientale dopo che le centrali nucleari entreranno in funzione, basta dare un’occhiata a quello che avviene oggi in Niger, denuncia Greenpeace.

L’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio per valutare la situazione della radioattività ad Arlit e Akokan, le due città del Niger in cui sono presenti le miniere di uranio e le centrali nucleari di Areva, la società francese con cui l’Italia ha stipulato l’accordo per la costruzione delle nostre centrali. Ebbene, tirando le somme, non c’è da dormir sonni tranquilli.

Greenpeace Cool IT: la Cisco è l’azienda di Information Technology più ecologica al mondo

cisco-tech-centre

Dovendo adeguare tutto il mondo allo stile di vita ecologico, risulta importante partire da quelle aziende che lavorano principalmente sul consumo energetico. E quali aziende lavorano di più con l’elettricità delle Information Technology? Per questo Greenpeace, come fa già con le aziende che si occupano di elettronica, ha avviato la sfida “Cool IT Challenge“, un modo per mettere in competizione l’una con l’altra le aziende IT dal punto di vista delle scelte ecologiche.

I criteri per stilare la classifica sono essenzialmente tre:

  1. Promozione di nuovi strumenti tecnologici per la riduzione delle emissioni su vasta scala;
  2. Impegni per ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra;
  3. Coinvolgimento della politica a sostegno delle iniziative in favore dell’energia pulita.

Dopo il salto vedremo la classifica.

Marea nera: la denuncia di Greenpeace

operai marea nera

La maxi-cupola sta arrivando. Un’enorme campana di vetro sta per raggiungere le coste della Louisiana dove cercherà di limitare i danni della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP. Peccato che per molti ormai il grosso del danno è stato fatto. I pescatori sono stati “ingaggiati”, al doppio della paga, per ripulire le acque vicine alla costa. Ma dopo che la pulizia sarà stata effettuata che ne sarà di loro? Non si potrà mangiare più pesce per decine di anni, sempre che qualche animale resti in vita, vista la morìa di tartarughe e tonni rossi che vengono a galla in tutto il Golfo del Messico.

Ma per Greenpeace non è una novità. Sotto accusa è prima di tutto Barack Obama. Proprio lui aveva autorizzato quella trivellazione, anche se a sua discolpa c’è da dire che l’amministrazione americana aveva chiesto alla BP, poche settimane prima dell’incidente, di migliorare le norme di sicurezza, cosa che non è stata fatta. Addirittura si dice che la compagnia britannica sia andata a scavare anche più in profondità rispetto a quanto non fosse autorizzata, ma capire le cause adesso passa in secondo piano. La rabbia ora è concentrata sul fatto che un disastro simile si poteva benissimo evitare. Per questo Greenpeace si pone 6 domande e si dà altrettante risposte, una più agghiacciante dell’altra. Le trovate dopo il salto.

I gorilla di Greenpeace attaccano la Nestlé (video)

nestle greenpeace

Grazie ad una campagna dura e implacabile di “gorilla marketing” online, le proteste sociali stanno avendo sempre più audience, tanto da far retrocedere la multinazionale Nestlé, che pare abbia ceduto alle pressioni provenienti da Greenpeace.

Il fulcro della questione è il disastro di pubbliche relazioni durante l’uso di olio di palma sostenibile nelle sue barrette di cioccolato, provenienti da foreste pluviali in rapida estinzione in Indonesia. La manifestazione ha preso una strana piega la scorsa settimana quando gli attivisti di Greenpeace hanno fatto irruzione durante un’assemblea degli azionisti a Losanna, in Svizzera, in un agguato coordinato, travestiti da orangotango in modo piuttosto convincente, come si vede nel video pubblicato a fine articolo.

Manifestazione “no al nucleare” di Greenpeace sulla centrale di Montalto di Castro

montalto-urlo

Attivisti di Greenpeace sono entrati nella centrale dismessa di Montalto di Castro questa notte, sono arrivati fino al tetto e hanno srotolato lo striscione di 150 metri con il logo “no al nucleare“, con l'”urlo” modificato proprio dall’associazione per gridare ancora una volta al pericolo che l’Italia sta correndo.

La centrale di Montalto di Castro non è soltanto una scelta simbolica, ma probabilmente si tratta della prima azione di Greenpeace contro una vera e propria centrale nucleare italiana, visto che è quella in cima alla lista delle “papabili” per la costruzione dei nuovi reattori che il Governo Berlusconi ha intenzione di avviare nel nostro Paese.

Il nucleare farebbe bene all’Italia, parola di Patrick Moore, un ex di Greenpeace

patrick mooreIl nucleare è buono e fa bene. A dirlo è Patrick Moore. Si, avete capito bene, non è un caso di omonimia. E’ proprio lui, uno dei padri fondatori di Greenpeace, l’associazione ambientalista più famosa al mondo. Le sue dichiarazioni a favore di un ritorno all’atomo hanno sollevato numerose polemiche, soprattutto tra gli ambienti di quella che è ormai, a tutti gli effetti, la sua ex organizzazione. A Greenpeace lo definiscono, infatti, un caso da psicoanalisi, in evidente contrasto con le sue posizioni, l’associazione sta combattendo attivamente per evitare la riconversione dell’Italia all’energia nucleare.

Le dichiarazioni di Moore sono arrivate a margine dei due appuntamenti previsti per la sua tappa romana, uno dei quali si è svolto all’Auditorium dell’Enel. Moore si è dichiarato favorevole alla costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano, come unica soluzione definitiva agli approvvigionamenti energetici.

Greenpeace: 10 motivi per essere antinucleare

nucleare freestyle greenpeace

La battaglia più attuale di Greenpeace in questi ultimi tempi è quella contro il nucleare. Oltre ai manifesti ironici sulla Polverini, candidata del centrodestra alla Regione Lazio, che inneggiano al ritorno al nucleare, le iniziative dell’associazione ambientalista sono state molteplici. Gli attivisti italiani infatti sono andati a protestare in gommone a Venezia, hanno avviato una raccolta firme che ha superato le 40 mila adesioni, e hanno attivato una “Nuclear Hotline“, un numero verde (800.864.884) per lasciare il proprio messaggio contro il nucleare da presentare ai politici candidati alle elezioni.

Oltre a tutto questo, e alla raccolta di firme di personaggi famosi del mondo dello spettacolo (Lello Arena, Bernardo Bertolucci, Andrea Camilleri, Ascanio Celestini, Elio Germano, Beppe Grillo, Sabina Guzzanti, Diego Parassole e Valerio Mastandrea), Greenpeace ha stilato anche i 10 motivi per cui bisogna essere antinucleari. Li troverete dopo il salto.

Duro colpo ai balenieri: condannato per violazione dei diritti umani il Governo giapponese

baleniera giapponese

Quasi diciotto mesi fa, due attivisti anti-baleniere di Greenpeace sono stati arrestati dalla polizia giapponese per aver rubato carne di balena da una compagnia di navigazione. Ora il gruppo delle Nazioni Unite che si occupa di diritti umani ha detto che in quel caso i diritti dei Tokyo Two sono stati violati dal sistema della giustizia giapponese.

Così si sono svolti i fatti: Junichi Sato e Toru Suzuki stavano indagando per presunti casi di corruzione all’interno del programma di caccia alle balene della nazione giapponese. Il programma delle baleniere giapponesi si dice serva esclusivamente per la ricerca scientifica, per cui si riesce a farlo finanziare dai contribuenti giapponesi, alcuni informatori hanno denunciato che alcune scatole contenevano carne di balena, le quali venivano segretamente spedite dai cacciatori e poi rivendute per profitto personale.

Eco-guida Greenpeace 2010: Nokia e Sony Ericsson prendono il largo

green-nokia

Il nuovo anno ha portato delle buone notizie nel campo delle “green-tech“, le nuove tecnologie con un occhio all’ambiente, ma purtroppo anche delle notizie poco piacevoli. Le buone sono che Nokia e Sony Ericsson vanno avanti nel loro impegno sempre maggiore nel tentativo di fornire ai propri clienti dei prodotti sostenibili e dei servizi verdi; e poi c’è da registrare un impegno maggiore che ha riguardato quasi tutti.

Le cattive invece arrivano come al solito dalla Nintendo, che se possibile fa anche peggio rispetto al passato, e da un’indicazione globale che mostra come, a parte le due marche già citate, per il resto il divario con la concorrenza è ancora più marcato rispetto al passato.

La Nokia ormai ha un primato che dura da anni, grazie soprattutto all’eliminazione sempre maggiore delle sostanze tossiche dai suoi prodotti. Il punteggio è buono, 7,3 su 10, ma non ancora ottimale perché sul versante energia deve ancora fare molto.