Marea nera: la denuncia di Greenpeace

di Redazione 3

operai marea nera

La maxi-cupola sta arrivando. Un’enorme campana di vetro sta per raggiungere le coste della Louisiana dove cercherà di limitare i danni della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP. Peccato che per molti ormai il grosso del danno è stato fatto. I pescatori sono stati “ingaggiati”, al doppio della paga, per ripulire le acque vicine alla costa. Ma dopo che la pulizia sarà stata effettuata che ne sarà di loro? Non si potrà mangiare più pesce per decine di anni, sempre che qualche animale resti in vita, vista la morìa di tartarughe e tonni rossi che vengono a galla in tutto il Golfo del Messico.

Ma per Greenpeace non è una novità. Sotto accusa è prima di tutto Barack Obama. Proprio lui aveva autorizzato quella trivellazione, anche se a sua discolpa c’è da dire che l’amministrazione americana aveva chiesto alla BP, poche settimane prima dell’incidente, di migliorare le norme di sicurezza, cosa che non è stata fatta. Addirittura si dice che la compagnia britannica sia andata a scavare anche più in profondità rispetto a quanto non fosse autorizzata, ma capire le cause adesso passa in secondo piano. La rabbia ora è concentrata sul fatto che un disastro simile si poteva benissimo evitare. Per questo Greenpeace si pone 6 domande e si dà altrettante risposte, una più agghiacciante dell’altra. Le trovate dopo il salto.

  1. Incidente senza precedenti? No, perché la moratoria delle estrazioni petrolifere (quella che Obama ha eliminato) è stata voluta a seguito di disastri simili sin dal 1969, dopo l’esplosione di una piattaforma a Santa Barbara (California) e di una nel Golfo del Messico che fecero danni simili a quelli della BP.
  2. La tecnologia era all’avanguardia? No, in quanto esiste una tecnologia che consente di bloccare la fuoriuscita di petrolio premendo un semplice pulsante a distanza. Questa norma di sicurezza è obbligatoria in Norvegia e Brasile, ma non era stata utilizzata sulla Deepwater Horizon perché “troppo costosa”.
  3. Il quantitativo di petrolio sversato in mare è di 1000 barili al giorno? Falso anche questo. Si stimava all’inizio che fosse così, ma con la scoperta della terza falla tutte le stime vengono annullate e potenzialmente potrebbero essere sversati tutti i 150 mila barili giornalieri della capacità ammessa dalla BP.
  4. La BP pagherà tutti i danni? Falso anche questo. Nonostante loro continuino a dichiarare che la piattaforma è loro e dunque è loro la responsabilità, la realtà è che pagheranno solo i danni certi e quantificabili. E siccome il danno all’azienda turistica e ittica che si protrarrà per anni non è quantificabile, l’azienda se la caverà con un nulla di fatto.
  5. Gli ecosistemi torneranno presto alla normalità? No, in quanto i disastri causati dal petrolio sono difficili da stimare perché danneggiano prima di tutti il plancton, la base della piramide alimentare, e dunque tutta la reazione a catena è incalcolabile. Inoltre vanno aggiunti a questi danni quelli dei “disperdenti”, quei fluidi che servono per far disperdere il petrolio, che ammazzano gli uccelli marini.
  6. Le tecnologie migliori possono evitare tali disastri? No, ma al massimo possono limitarli. Un errore umano o una catastrofe naturale possono sempre farli capitare.

Fonte: [Ansa]

Commenti (3)

  1. Ma che campana di vetro…
    informarsi bene prima di scrivere? no ah?

  2. si gianluca, l’hanno chiamata campana di vetro, cupola o in mille altri modi, oggi addirittura “torretta medievale”, ma sempre della stessa cosa si tratta, prova a cercare la notizia sull’ansa o sui quotidiani nazionali, leggerai ovunque di questa soluzione.

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