Greenpeace lancia il concorso “disegna il nuovo logo della BP”

bplogo4

Scandalizzati da quello che sta succedendo nel Golfo del Messico, dove migliaia di litri di petrolio vengono dispersi ogni giorno senza che nessuno riesca a far nulla? La risposta sarà sicuramente affermativa, e se volete sfogarvi in maniera “artistica”, Greenpeace ve ne dà la possibilità.

Anziché prendere il telefono e gridare migliaia di improperi nella segreteria telefonica della compagnia petrolifera britannica responsabile di uno dei più gravi disastri ambientali della storia, potreste prendere carta e penna virtuali, e disegnare il logo che la BP (se dovesse sopravvivere al rimborso miliardario richiesto dagli Usa) potrebbe adottare per il suo futuro.

Al via la conferenza di Bonn sul futuro del clima

conferenza di bonn

La conferenza di Copenaghen, su cui si erano concentrate le speranze del mondo di porre un freno alla distruzione del Pianeta, si è conclusa nel dicembre scorso con un clamoroso flop e le magre conclusioni sono state accantonate per via della crisi economica. A dicembre prossimo ci sarà una nuova conferenza, quella di Cancun, in Messico, in cui bisognerà assumersi nuovi impegni e fare il punto della situazione e  c’è il rischio di un nuovo fallimento.

Per non arrivare impreparati, 182 Governi facenti parte delle Nazioni Unite si sono incontrati oggi a Bonn, in Germania, per una conferenza “di medio termine” che durerà fino all’11 giugno. Il punto fondamentale dei lavori dei 4.500 delegati sarà attuare quelle poche decisioni che sono state prese a Copenaghen, e cioè principalmente taglio delle emissioni ed aiuti economici ai Paesi in difficoltà che fanno fatica ad adeguarsi alle nuove norme.

Legambiente ripulisce la costa, partita l’operazione “Spiagge Pulite”

spiagge pulite legambiente

E’ partita proprio durante lo scorso week-end, e durerà ancora alcune settimane, l’operazione Spiagge Pulite, un’iniziativa per rendere le spiagge italiane (e non solo) più vivibili e decorose, visto che durante l’inverno vengono utilizzate come una discarica. Partecipano all’operazione le associazioni ambientaliste e di volontariato di 22 Paesi, tra cui l’Italia, attraverso Legambiente, la quale ha già “reclutato” 800 giovani volontari.

L’operazione a livello internazionale prende il nome di Clean Up the Med 2010, e comprende i Paesi del Mediterraneo ed anche alcuni molto poveri come il Congo, la Costa d’Avorio e il Togo dove, oltre a ripulire le spiagge e le zone vicine ai fiumi, saranno previste delle attività educative da rivolgere alla popolazione locale.

Marea nera: disastro peggiore di Cernobyl

marea nera greenpeace

Secondo le stime effettuate da Greenpeace, il bilancio dell’ormai famosa “marea nera” potrebbe essere ben peggiore rispetto alle stime ufficiali. L’associazione ambientalista infatti parla di una fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon di circa 10 volte maggiore rispetto a quanto dichiarato. Non che quello che la BP dichiari sia poco.

Già infatti se si rimanesse con le cifre diffuse dalla società britannica, il disastro sarebbe veramente terrificante. A dimostrare la gravità della situazione c’è l’intervento di Nicholas A. Robinson, co-direttore del Centro per gli studi giuridici ambientali Pace Law School di New York, il quale è intervenuto alla Conferenza internazionale Icef sulla governance globale per l’ambiente, ed ha definito questa catastrofe

un disastro ambientale peggiore di quello causato dall’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl nel 1986.

Palermo: è emergenza rifiuti, ma nessuno ne parla

palermo-rifiuti

La situazione della città di Palermo, ma in generale quella di tutta la Sicilia, è molto preoccupante, e forse anche più grave di quella di Napoli di qualche anno fa. Ma la differenza con la situazione campana è che la Sicilia è governata da 7 anni dalla destra, e per questo i giornali, e soprattutto le telecamere delle televisioni, fanno finta che tutto va bene.

E’ questo, in sintesi, il grido d’allarme di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, il quale a sua volta riprende l’allarme lanciato dall’Amia, l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti a Palermo, e che ormai è vicina al collasso. La situazione più critica è quella della discarica di Bellolampo, dove sono stoccate ad oggi circa 100 mila tonnellate di percolato, una sostanza altamente nociva, nota per la sua forte capacità di inquinare le falde acquifere.

Gli oranghi di Greenpeace invadono il salone del libro di Torino

oranghi-libri

Dopo il successo dell’impresa della Nestlé, per cui la multinazionale ha deciso di non distruggere più la foresta pluviale per produrre olio di palma, gli orangotango tornano per una nuova battaglia, quella contro la deforestazione per la carta di milioni di libri, i quali potrebbero utilizzare benissimo la carta riciclata.

E così quale migliore occasione della Fiera del Libro di Torino? Nei giorni scorsi i volontari di Greenpeace hanno invaso lo stand della Feltrinelli, tra le aziende meno attente all’aspetto ambientale del proprio lavoro, e come prevedibile, non hanno ottenuto la risonanza a livello nazionale che speravano.

Qui hanno srotolato uno striscione con la scritta “Qui giace la foresta indonesiana“, come forma di protesta per il mancato rispetto degli impegni di una delle maggiori aziende editoriali italiane. Sin dal 2004 infatti, denuncia Greenpeace, Feltrinelli promette di prendere provvedimenti in ambito ambientale, ma puntualmente ogni anno rimanda l’attuazione di tali promesse, continuando a distruggere le foreste.

Nestlé si impegna a non distruggere più la foresta pluviale

greenpeace-kitkat

La battaglia contro la distruzione delle foreste per l’olio di palma di Greenpeace si può dire ufficialmente vinta. Uno dei più grandi produttori di cibo e bevande del mondo, la Nestlé, ha promesso di smettere di usare l’olio di palma legato alla distruzione della foresta pluviale. Il monitoraggio dell’impegno è stato affidato a The Forest Trust (TFT) che farà in modo che nessun prodotto provenga da imprese che possiedono o gestiscono “piantagioni ad alto rischio o aziende legate alla deforestazione”.

Nestlé e TFT hanno lavorato insieme sui criteri che garantiscano sugli acquisti riguardanti l’olio di palma. Essi infatti devono:

  • Essere derivati da piantagioni e aziende che operano nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali;
  • Proteggere l’alto valore di conservazione delle zone forestali;
  • Ottenere il libero consenso preventivo e informato delle comunità indigene e locali per le attività sulle loro terre;
  • Proteggere le torbiere;
  • Proteggere le foreste dall’alto “valore di carbonio”.

Bandiere blu, Legambiente: la mappa non è credibile

bandiere blu 2010Legambiente insorge: la mappa delle bandiere blu per il 2010 non è credibile. Le obiezioni della nota associazione ambientalista arrivano a pochi giorni dalla pubblicazione della lista delle località balneari meritevoli, tra le polemiche sollevate dalle spiagge escluse e la soddisfazione delle new entries, in particolare della Liguria, che si è vista assegnare ben 17 bandierine. Stando a Legambiente i criteri di selezione sono abbastanza arbitrari per poter ritenere la mappa poco attendibile. Lo ha spiegato a CNRmedia, Sebastiano Venneri, vice presidente nazionale di Legambiente:

”Ci sono secondo me due pietre di inciampo sulla vicenda delle Bandiere Blu: una é rappresentata dal fatto che si tratta di autocandidature: quindi non viene passato in rassegna l’intero territorio nazionale, ma solo le località che rispondono al questionario mandato dalla Fee”.

Volete sapere come sarà l’Italia dopo il nucleare? Guardate il Niger

centrale nucleare niger

Berlusconi continua a sostenere che il nucleare è sicuro, ma per avere una fotografia di quella che sarà la situazione ambientale dopo che le centrali nucleari entreranno in funzione, basta dare un’occhiata a quello che avviene oggi in Niger, denuncia Greenpeace.

L’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio per valutare la situazione della radioattività ad Arlit e Akokan, le due città del Niger in cui sono presenti le miniere di uranio e le centrali nucleari di Areva, la società francese con cui l’Italia ha stipulato l’accordo per la costruzione delle nostre centrali. Ebbene, tirando le somme, non c’è da dormir sonni tranquilli.

Greenpeace Cool IT: la Cisco è l’azienda di Information Technology più ecologica al mondo

cisco-tech-centre

Dovendo adeguare tutto il mondo allo stile di vita ecologico, risulta importante partire da quelle aziende che lavorano principalmente sul consumo energetico. E quali aziende lavorano di più con l’elettricità delle Information Technology? Per questo Greenpeace, come fa già con le aziende che si occupano di elettronica, ha avviato la sfida “Cool IT Challenge“, un modo per mettere in competizione l’una con l’altra le aziende IT dal punto di vista delle scelte ecologiche.

I criteri per stilare la classifica sono essenzialmente tre:

  1. Promozione di nuovi strumenti tecnologici per la riduzione delle emissioni su vasta scala;
  2. Impegni per ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra;
  3. Coinvolgimento della politica a sostegno delle iniziative in favore dell’energia pulita.

Dopo il salto vedremo la classifica.

Marea nera: la denuncia di Greenpeace

operai marea nera

La maxi-cupola sta arrivando. Un’enorme campana di vetro sta per raggiungere le coste della Louisiana dove cercherà di limitare i danni della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP. Peccato che per molti ormai il grosso del danno è stato fatto. I pescatori sono stati “ingaggiati”, al doppio della paga, per ripulire le acque vicine alla costa. Ma dopo che la pulizia sarà stata effettuata che ne sarà di loro? Non si potrà mangiare più pesce per decine di anni, sempre che qualche animale resti in vita, vista la morìa di tartarughe e tonni rossi che vengono a galla in tutto il Golfo del Messico.

Ma per Greenpeace non è una novità. Sotto accusa è prima di tutto Barack Obama. Proprio lui aveva autorizzato quella trivellazione, anche se a sua discolpa c’è da dire che l’amministrazione americana aveva chiesto alla BP, poche settimane prima dell’incidente, di migliorare le norme di sicurezza, cosa che non è stata fatta. Addirittura si dice che la compagnia britannica sia andata a scavare anche più in profondità rispetto a quanto non fosse autorizzata, ma capire le cause adesso passa in secondo piano. La rabbia ora è concentrata sul fatto che un disastro simile si poteva benissimo evitare. Per questo Greenpeace si pone 6 domande e si dà altrettante risposte, una più agghiacciante dell’altra. Le trovate dopo il salto.

Legambiente: i 10 alberghi più eco d’Italia

Hotel Viticcio

Abbiamo sempre tessuto le lodi delle strutture ecologiche in generale. Ma con l’avvicinarsi della bella stagione l’associazione ambientalista italiana per eccellenza, Legambiente, ha voluto recensire gli hotel più ecologici d’Italia. Ed il dato sorprendente è che di alberghi che rispettano le 10 norme ecologiche severissime sono parecchi, ben 365. Per riuscire a districarsi tra le varie offerte, e anche per creare una certa competizione, Legambiente ha deciso di stilare una top 10 delle strutture migliori, consigliate per la prossima stagione.

E’ molto importante prima di tutto notare quali sono le regole a cui una struttura deve sottostare per poter essere considerata ecologica. Punto primo: i rifiuti. Bisogna ridurli (acquistando prodotti con pochi o nulli imballaggi) e riciclarli; poi deve contenere i consumi idrici; attuare il risparmio energetico (dalle lampade a basso consumo alla riduzione dello spreco tramite elettrodomestici); collaborare per la tutela dell’ambiente circostante; promuovere una dieta sana; valorizzare la tradizione gastronomica locale; incentivare il trasporto pubblico e/o a basso costo; ridurre o annullare l’inquinamento acustico; promuovere e valorizzare i beni culturali e ambientali del posto; ed infine coinvolgere gli ospiti nei comportamenti eco-sostenibili.

I gorilla di Greenpeace attaccano la Nestlé (video)

nestle greenpeace

Grazie ad una campagna dura e implacabile di “gorilla marketing” online, le proteste sociali stanno avendo sempre più audience, tanto da far retrocedere la multinazionale Nestlé, che pare abbia ceduto alle pressioni provenienti da Greenpeace.

Il fulcro della questione è il disastro di pubbliche relazioni durante l’uso di olio di palma sostenibile nelle sue barrette di cioccolato, provenienti da foreste pluviali in rapida estinzione in Indonesia. La manifestazione ha preso una strana piega la scorsa settimana quando gli attivisti di Greenpeace hanno fatto irruzione durante un’assemblea degli azionisti a Losanna, in Svizzera, in un agguato coordinato, travestiti da orangotango in modo piuttosto convincente, come si vede nel video pubblicato a fine articolo.