REDD: il programma con cui le Nazioni Unite vogliono salvare le foreste

deforestazione

Evitare la deforestazione, attraverso lo schema delle Nazioni Unite che ha fatto parte dei negoziati sul clima a Copenaghen, è stato uno dei pochi settori in cui i Paesi si sono trovati sostanzialmente d’accordo. Denominato REDD (riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nelle nazioni in via di sviluppo), il programma è una collaborazione tra ONU, FAO (Food and Agricolture Organization), UNEP (il programma ambientale dell’ONU) e UNDP (programma per lo sviluppo dell’ONU).

Yemi Katerere, capo del programma REDD, ha spiegato alla Cnn le proposte del suo programma:

In teoria REDD è un sistema per fornire incentivi per i Paesi a non tagliare le foreste. Il sistema di incentivazione è in sostanza che i tuoi alberi valgono di più in piedi che tagliati. È possibile ottenere una ricompensa per non tagliare i boschi.

L’idea è molto semplice: se la funzione delle foreste pluviali, come la cattura di carbonio, la funzione idrografica, regolazione del clima e biodiversità, viene riconosciuta, il loro valore salirà.

Conseguenze dell’accordo di Copenaghen? Aumento della temperatura di 3 gradi con relativi disastri

inondazione

L’accordo di Copenaghen non ha fatto contenti i capi di Stato, figuriamoci gli attivisti e la gente comune. Mentre c’è ancora una piccola speranza che qualcosa possa cambiare se nell’incontro del dicembre prossimo si troverà un accordo più duro, Greenpeace calcola gli effetti di questa specie di trattato che di fatto rende ancora libere le nazioni di inquinare. Se le cose dovessero rimanere così, l’associazione ambientalista calcola che ci sarà un aumento delle temperature globali di 3 gradi (e non di due come prospettato all’inizio), con dei disastri inevitabili.

Il primo e più noto, è lo scioglimento dei ghiacciai. Mentre la maggior parte delle pareti ghiacciate in tutto il pianeta ha già cominciato a sciogliersi, non facendo nulla accelererà questo suo processo. Questo significherà perdere i ghiacciai tibetani nell’arco di 40 anni, la gente che vive sotto condizione di “stress idrico”, che al momento si stima in un miliardo di persone, diventerebbe 3,2 miliardi. Alle persone che oggi non hanno cibo si aggiungeranno altre 200-600 milioni di affamati.

Il WWF denuncia le “scappatoie” che farebbero fallire l’accordo di Copenaghen

inquinamento russia

Speriamo che un accordo venga trovato a Copenaghen. Purtroppo però visto quanto dicono gli scienziati, stando ai numeri di cui si parla oggi, potrebbe non essere sufficiente per scongiurare un pericoloso riscaldamento globale, ma potrebbe essere sufficiente solo a soddisfare l’onore diplomatico.

Ieri però il Wwf ha evidenziato le lacune in un progetto che potrebbe essere un accordo globale senza valore. Il Commissario UE all’ambiente Stavros Dimas, ha sostenuto uno dei punti chiave proposti dall’associazione animalista. La statistica del WWF parla di un accordo tra i Paesi industrializzati che si sono impegnati a tagliare le loro emissioni del 20%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2o2o, ma in realtà hanno scritto che possono aumentarle dal 5 al 10%.

A meno che non si trovi una soluzione, afferma Stephan Singer, direttore della politica globale sull’energia per il WWF, Copenaghen potrebbe diventare un “charter che inquina“. Un esempio su tutti è la Russia. A causa del crollo industriale del 1990 l’ex Stato Sovietico ha accumulato, attraverso il protocollo di Kyoto, permessi per ridurre le emissioni globali. Ora sembra che la Russia, che nel frattempo ha rimesso in moto la sua macchina industriale, voglia vendere questi diritti fino al 2020, praticamente riprendendo ad inquinare.

Summit di Copenaghen: cos’è e a cosa serve. Miniguida del congresso che deciderà il futuro del pianeta

copenhagen congress center

Domani comincerà il famoso Congresso di Copenaghen, soprannominato anche COP15 (COnferenza delle Parti numero 15). Ma cos’è e perché se ne parla così tanto? La questione che si affronterà sarà il cambiamento climatico globale. Esperti e leader mondiali cercheranno di stabilire un piano, coadiuvato dagli obiettivi scientifici, politici e sociali che circondano l’argomento, per tentare di ottenere una linea guida uguale per tutti.

CHI PARTECIPERA’: Inizialmente il congresso era stato allestito per i Ministri dell’Ambiente di tutto il mondo. Ora, data l’importanza, è stata aperta a tutti i capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20, del G77, il gruppo dei Paesi in via di sviluppo, e dell’OPEC, i Paesi produttori di petrolio, più altri Paesi che non fanno parte di alcuna organizzazione come la Svizzera, il Messico e la Corea del Sud.

L’OBIETTIVO: Il congresso organizzato dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si terrà a Copenhagen, Danimarca, dal 7 al 18 Dicembre. Si tratta della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) per prolungare ed adeguare il Protocollo di Kyoto 5. Si tratta delle quindicesima riunione dei partecipanti che hanno partecipato alla UNFCCC, una convenzione chiamata “Vertice sulla Terra” tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. È anche la 5ª riunione dei partecipanti che si sono incontrati nel 1997 per aggiornare tale Trattato, che ha prodotto un accordo per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra denominato “protocollo di Kyoto”. L’obiettivo dichiarato della riunione di Copenaghen è quello di elaborare un successore del protocollo di Kyoto, che scade nel 2012.

All’aeroporto di Copenaghen i grandi della Terra si scusano per non aver agito contro i cambiamenti climatici (fotogallery)

obama invecchiato greenpeace

Come per tutte le sue azioni, ancora una volta Greenpeace riesce a far scalpore. Da oggi tutti i viaggiatori che si recheranno in Danimarca, ed atterreranno all’aeroporto di Copenaghen, troveranno 9 manifesti di altrettanti leader politici mondiali, invecchiati al computer, dove si scusano per non aver fatto abbastanza per combattere i cambiamenti climatici.

La provocazione serve per mettere pressione ai leader che tra pochi giorni si incontreranno nella capitale danese in quanto, se non dovessero trovare un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni, potrebbero tra 10 anni effettivamente ritrovarsi ad essere costretti alle scuse pubbliche perché, a causa dei cambiamenti climatici, il mondo sarà diventato invivibile, e tutto per colpa dell’avidità e della poca mobilità che c’è oggi, quando siamo ancora in tempo per agire.

Autostrada Tirrenica: ambientalisti diffidano il ministero per procedura forzata

trasporti-aurelia-3-nuovo-cavalcavia-capalbio-tris1Nell’immagine, la SS1 Aurelia nei pressi di Capalbio

Il Ministero delle infrastrutture è stato diffidato da Fai, Italia nostra, Legambiente e Wwf assieme ad altri enti pubblici coinvolti nella conferenza dei servizi sul progetto definitivo del tratto autostradale definito come “I lotto dell’A12 Rosignano-Civitavecchia”, meglio nota come “Tirrenica”. La ragione della diffida da parte delle associazioni ambientaliste sarebbe una forzatura procedurale. Nel documento di diffida si legge che “non si può procedere alla realizzazione di un primo lotto di un’autostrada, di complessivi 203 km, di cui 110 in variante, della quale non esiste non tanto un progetto esecutivo, ma nemmeno definitivo di un’opera, con un tracciato che deve essere rivisto profondamente da Grosseto sud a Civitavecchia per l’elevato impatto che ha sul paesaggio.”

Inondazioni e uragani: ecco cosa accadrà al mondo senza l’intervento per ridurre le emissioni

uragano

L’Onu ha da qualche anno avviato un progetto, denominato Ipcc Project, per rilevare la situazione dei cambiamenti climatici, monitorarla in tempo reale, e predire cosa potrebbe accadere in caso di disastro naturale. La task force, dopo diversi anni di studi, ha concluso che la situazione è molto preoccupante, ma siamo ancora in grado di arginarla. Anche l’Ipcc è d’accordo sulla soglia dei due gradi di riscaldamento delle temperature medie globali, il che significa che il mondo deve assolutamente frenare o, meglio ancora, diminuire le sue emissioni.

Se queste continueranno ad aumentare, non si potrà tornare indietro, e la Terra rischierebbe una vera e propria rivoluzione. La prima e più diretta conseguenza sarà il famoso scioglimento dei ghiacciai, il quale porterebbe, entro il 2050, ad un innalzamento di mezzo metro delle acque. Cosa significa? Può sembrar poco, ma città intere come New York, Miami, Shangai o Calcutta verrebbero letteralmente spazzate via.

10 punti da tenere a mente in vista di Copenaghen

copenhagen congress center

Con tutti i contrastanti e mutevoli impegni nazionali sul tavolo per il COP15, l’accordo che si spera di trovare a Copenaghen, è molto facile per chi non segue con attenzione questo evento perdere di vista ciò che deve realmente accadere. Per chi fosse interessato, il WWF ha proposto una rapida panoramica di 10 punti che vale la pena prendere in considerazione:

1. Il quadro è giuridicamente vincolante. Ognuno deve accettare di essere legalmente vincolato ad un trattato globale sul clima con una modifica del protocollo di Kyoto ed un nuovo protocollo di Copenaghen, che “assicuri la sopravvivenza di Paesi, culture ed ecosistemi” e aiuti a preparare il terreno per una futura economia con basse emissioni di carbonio.

2. Il picco delle emissioni di carbonio deve arrivare prima del 2017. Se siamo in grado di fare questo abbiamo una migliore possibilità di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 °C, e di avere il tempo per prendere provvedimenti. Più avanti arriverà il picco, minori saranno le possibilità di salvezza.

WWF, ogni giorno di ritardo per salvare il clima ha conseguenze drammatiche

cambiamenti climaticiIl WWF lancia l’allarme: ogni giorno di ritardo per salvare il clima può compromettere irrimediabilmente la riuscita degli interventi contro i cambiamenti climatici e l’effetto serra, fino ad un punto di non ritorno. Ne ha parlato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, in occasione dell’ennesimo appello che WWF International ha rivolto ai Grandi che si riuniranno la settimana prossima a Barcellona, ultima tappa prima di Copenaghen:

Chiedersi se dovremmo siglare l’accordo sul clima adesso o in seguito è come discutere se sia il caso di levarsi dalla traiettoria di un camion che arriva a tutta velocità, o aspettare e vedere cosa succederà.

Ecosistema urbano all’italiana. Vince Verbania

milano-roma-carta

E’ stata presentata oggi a Roma “Ecosistema Urbano 2009”, l’indagine che mette a confronto, attraverso un sistema di 27 indicatori, le prestazioni ambientali dei 103 comuni italiani capoluogo di provincia. La ricerca è stata realizzata da Legambiente con il contributo scientifico di Ambiente Italia e la collaborazione del Sole 24 ore.

Come sottolineato dai relatori (erano oggi presenti, tra gli altri, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, l’assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente di Milano, Edoardo Croci, e Roberto della Seta della Commissione Ambiente del Senato), ottenere risultati positivi è possibile. E lo dimostra il caso di Milano, mentre Verbania è la prima in classifica.

Enea, on line gli acquisti green

buy smart enea

L’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha lanciato finalmente on line il suo Buy Smart. Buy Smart è lo spazio web dedicato per il Green procurement for smart purchasing. Curato dall’Enea, responsabile per l’Italia, il sito ha l’obiettivo di promuovere finalmente gli acquisti verdi.

Un luogo virtuale, insomma, per l’acquisto di prodotti e servizi con determinate caratteristiche di sostenibilità ambientale: Green Public Procurement, o anche Gpp. Prodotti e servizi che stanno prendendo sempre più spazio nelle pubbliche amministrazioni di tutti i paesi europei. Anche nel Belpaese, che anzi è in posizione di ledership nel progetto.

Appello WWF: “politiche ambientali da attuare entro il 2014”

siccità uccide animali

Il mondo deve avviare un completo passaggio ad un’economia a bassa produzione di carbonio entro il 2014, o correrà il rischio di un pericoloso cambiamento climatico quasi inevitabile. Ad avvertire di questo pericolo è una relazione effettuata dal WWF, il quale ha dimostrato che attendere dopo il 2014 a sviluppare appieno le politiche necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, come l’energia rinnovabile, farebbe perdere troppo tempo nel tentativo di fermare l’aumento della temperatura di più di 2° C.

Con un’industria a basso grado di carbonio che cresce ad una bassa velocità, un ritardo nel prendere provvedimenti rende quasi impossibile per i Paesi convertano la tecnologia in tempo utile per ridurre le emissioni per gli importi necessari per evitare i peggiori impatti del riscaldamento globale.

Ecoguida Greenpeace: Nokia sempre più sola al comando, Nintendo sempre peggio

computer

La famosa ecoguida di Greenpeace sui prodotti tecnologici è nuovamente aggiornata, e comporta alcune novità in quanto ad impegni ecologici. Sony, e soprattutto Philips, si lasciano alle spalle le zavorre inquinanti ed il poco interessamento all’ecologia, e si sono impegnati più di tutti nel rendere i propri prodotti quanto più eco-friendly possibile.

La classifica dell’associazione ambientalista tiene conto delle principali compagnie tecnologiche mondiali (in questo caso ben 18), prendendo in considerazione in primis ciò che hanno fatto per l’ambiente, e dunque i prodotti fabbricati con materiali non tossici, l’uso di tecnologie rinnovabili, ecc.; e poi considera gli impegni e le promesse, nonché le scadenze entro le quali le compagnie dovranno raggiungere determinati obiettivi. Dopo il salto, la nuova classifica.

Greenpeace: 8 milioni di posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili

installatore pannelli solari

450 mila sono gli attuali impiegati nel settore delle rinnovabili in tutta Europa. 8 milioni potrebbero esserlo tra 20 anni. E’ questa l’estrema sintesi del nuovo rapporto sullo stato delle rinnovabili stilato da Greenpeace, il quale dimostra come sia possibile sfruttare questo campo in continua espansione e soprattutto sempre più redditizio.

Infatti, nonostante nel Vecchio Continente siamo solo all’inizio nell’applicazione delle energie rinnovabili, il fatturato complessivo è già di 40 miliardi di euro. Immaginate quanto potrà essere nel momento in cui l’energia pulita diventerà la più usata. Uno degli aspetti principali dell’idea di Greenpeace è che tale risultato, insieme a quello del taglio netto delle emissioni di CO2, potrà essere raggiunto anche senza ricorrere al nucleare.