Chernobyl, Greenpeace pianta duemila croci al Circo Massimo per ricordare le vittime

L’anniversario, il venticinquesimo, del disastro nucleare di Chernobyl è iniziato all’alba per gli attivisti di Greenpeace Italia, intenti a piantare centinaia di croci al Circo Massimo a Roma. Duemila per l’esattezza. Un memoriale a cielo aperto, un modo per ricordare le vittime e per mettere i paletti su un concetto tanto evidente quanto spesso trascurato dai pro-atomo: il nucleare è energia sì ma è anche morte, distruzione, cancro, leucemia, contaminazione dura a morire, infanzie spezzate, catena alimentare insozzata da veleno, aria irrespirabile, rischio, pericolo.

Ed oggi il nucleare è soprattutto ricordo, un ricordo di cui parlavamo ieri che dovrebbe assumere, ora più che mai, il valore di monito e di insegnamento. Sulle croci l’associazione ambientalista, non a caso, ha riportato anche un’altra data, oltre a quella del 26 aprile, ricorrenza dell’anniversario di Chernobyl: la data dei referendum per scongiurare, perché di questo si tratta,  il ritorno al nucleare italiano, 12 e 13 giugno 2011.

Nucleare: 3 incidenti a centrali britanniche nascosti al mondo

La Gran Bretagna ha rischiato di avere la sua Fukushima, ed i suoi cittadini non ne hanno saputo nulla. Secondo un rapporto riservato spuntato fuori solo oggi, in seguito al disastro nucleare giapponese, pare che sull’isola di sua maestà negli ultimi tre mesi ci siano stati altrettanti incidenti a diverse centrali, i quali sono stati accuratamente insabbiati dai responsabili politici per evitare un’insurrezione anti-nucleare simile a quella accaduta in Germania che ha costretto il Governo ad avviare un piano per l’uscita dall’atomo.

In particolare il primo dei tre incidenti sarebbe avvenuto a febbraio nella città di Sellafield, ad un centinaio di chilometri da Liverpool, in cui si è avuta una perdita di liquido radioattivo con un livello di plutonio, che sarebbe potuto entrare in contatto con le persone, di 5 volte superiore al normale. Per fortuna i lavoratori se ne sono accorti in tempo, prima che fuoriuscisse dalla centrale e finisse con il contaminare l’ambiente.

Fukushima, girasoli per ripulire il suolo contaminato

Fukushima, ripulire il suolo contaminato dal cesio utilizzando i girasoli. E’ la proposta avanzata dall’agenzia spaziale nipponica Jaxa, nello specifico dal team di scienziati coordinato da Masamichi Yamashita, esperto in agricoltura spaziale.

Fiori di rinascita, gialli come il sole, vividi come il colore di una speranza, quella di riuscire ad alleviare gli effetti del disastro atomico occorso alla centrale giapponese in seguito al violento terremoto ed al conseguente devastante tsunami che ha scosso il Paese lo scorso undici marzo, evidenziando tragicamente le falle della sicurezza nucleare nipponica e l’incompetenza della Tepco nel gestire l’emergenza.

Chernobyl, 25 anni dopo il potere di un ricordo

Anniversario Chernobyl

26 aprile 1986-26 aprile 2011. Ricorre domani il venticinquesimo anniversario del disastro nucleare di Chernobyl, un incidente che sconvolse per sempre l’Ucraina e il mondo. L’esplosione del reattore 4 della centrale procurò delle vittime nell’immediato, con conseguenze fatali per la popolazione, la flora e la fauna a breve, a medio ed a lungo termine. Ancora oggi si contano i danni, a distanza di decenni. Il rischio di tumore alla tiroide per i bambini delle vaste aree raggiunte dalla contaminazione radioattiva resta tutt’oggi altissimo e gli esperti sostengono che di Chernobyl chissà quante persone devono ancora morire. Molte sono già morte, nel peggiore dei modi possibili, vedi i liquidatori.

Il ricordo di quelle vittime ha una valenza morale oltre che storica perché va oltre il mero dato, il ricordo è partecipato dal sentimento di chi c’era e ha provato qualcosa: paura, dolore, rabbia, sgomento… di chi non c’era o era troppo piccolo ma è rimasto turbato da quello stesso racconto, dalle immagini, dalle testimonianze e vuole che Chernobyl resti solo un ricordo, che tragedie simili non abbiano più a ripetersi.

Nucleare, Carmen Consoli: “Arsenali di alberi al posto delle armi atomiche”

Si è parlato tanto del concerto di mercoledì scorso di Roma, a cui hanno partecipato 30 mila persone, ma poco risalto è stato dato a ciò che è scaturito da esso, e cioè un sentimento anti-nuclearista che sarebbe stato perfetto negli anni ’80, ma che anche oggi torna di moda dopo il disastro di Fukushima.

A fare un po’ da “capo popolo” è stata Carmen Consoli, che ha aperto la sua performance con una simulazione di esplosione di una bomba atomica, facendo immediatamente intuire il tema su cui si sarebbe concentrata. Un tema in simbiosi con le tematiche della Giornata della Terra, a cui il concerto era dedicato, e che fa un mix di anti-nuclearismo e ambientalismo da cui molti dovrebbero prendere ispirazione.

Nucleare, occhio alla truffa!

Nei giorni scorsi i giornali e i telegiornali italiani hanno titolato a tutta pagina che il nucleare non si fa più in Italia e, mea culpa, anche il sottoscritto ci è cascato. A dir la verità qualche sospetto veniva nel leggere il testo con cui si bloccava il ritorno all’atomo in tempi brevi, ma ora quel sospetto è diventato certezza: siamo nuovamente di fronte all’ennesima truffa del Governo Berlusconi.

La situazione è spiegata perfettamente da una semplice frase pronunciata dal comitato promotore del referendum:

Il piano nucleare del Governo non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione.

Nucleare, un nuovo sarcofago per Chernobyl

L’incidente alla centrale ucraina di Chernobyl del 1986 ci ha lasciato un conto ancora aperto da pagare. I costi per la messa in sicurezza lievitano di anno in anno e, a conti fatti, davanti a certe cifre e a certi disastri, vedi anche Fukushima, la favoletta del nucleare come l’energia del risparmio non termina certamente con un lieto fine.

Che poi fosse possibile metterla la parola fine quando si parla di nucleare. Il presidente ucraino Viktor Yanukovic ha annunciato, nell’ambito della conferenza dei donatori, che il mondo ha stanziato 550 milioni di euro dei 740 chiesti da Kiev, per finanziare un nuovo sarcofago per la centrale di Chernobyl, destinato a sigillare il materiale radioattivo. Nuovo sarcofago che dovrà rimpiazzare quello costruito dopo l’esplosione del reattore quattro dell’impianto, ormai considerato non più ermetico.

Stop al nucleare italiano: quelli che frenano, quelli che tamponano, quelli che non si fermano

Nucleare italiano, la storia infinita già finita? Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che ad aprire i giornali oggi, all’indomani di quello che potremmo definire un pit stop del Governo, ti stropicci gli occhi più di una volta perché leggi azioni improbabili vedi promuovere le rinnovabili, cambiare rotta sull’atomo, associati a nomi ancora più improbabili. Che sta succedendo a quelli che cambiare idea dopo Fukushima era inimmaginabile?

C’è chi grida alla truffa, vedi IDV, perché il Governo è indubbiamente spaventato dai recenti sondaggi che vogliono oltre il 50% degli italiani incamminarsi a votare di pancia, post indigestione di radiazioni giapponesi, un popolo pericolosamente in marcia verso le urne, cosciente della sua forza democratica che avrebbe messo pure una bella croce sopra al legittimo impedimento. E lasciamo stare l’acqua che in questa vicenda è la più dimenticata, ma non certo la meno vitale.

Nucleare, stop del Governo alle centrali per evitare il referendum

Finalmente, dopo mesi, per non dire anni, di battaglie, arriva una bella notizia: il Governo ha deciso di ritirarsi sul nucleare, l’atomo non tornerà in Italia né ora né mai. La decisione, inserita nel decreto legge omnibus, torna indietro sulle decisioni che hanno fatto arrabbiare milioni di italiani che vedevano la politica andare contro la volontà dei votanti del referendum del 1987, riprendendo il programma nucleare dopo oltre 20 anni.

La decisione è venuta ovviamente in seguito al disastro nucleare giapponese, dato che ancora ad oltre un mese di distanza non si riesce a trovare il bandolo della matassa, e due incidenti nucleari gravissimi a distanza di 25 anni, dopo quello di Chernobyl, sono davvero troppi. Anche quei pochi italiani che potevano essere a favore del nucleare avevano cominciato a cambiare idea, e dopo la moratoria di un anno voluta pochi giorni dopo il terremoto/tsunami, ci si è resi conto che non ne valeva la pena.

Nucleare all’italiana, storie di scorie vaganti

Il nucleare italiano, nella sua pur breve esistenza, ci ha trasmesso un’eredità pesante che raccogliamo nostro malgrado e controvoglia perché siamo costretti a recuperarla, un po’ come certe storie che ci tramandano di generazione in generazione ma che siamo stanchi di continuare a raccontare. Le ripetiamo come automi, senza convinzione, finché un giorno ci svegliamo e cominciamo a chiederci perché e a mettere in discussione quel passato che spesso ci fa sentire piccoli ma che, a guardar bene il presente, non merita poi tutta questa grande considerazione. Forse, ci diciamo, è arrivato il momento di inventare una nuova storia, una storia nostra, da raccontare.

Tanto più che nell’atomo, in fondo, in Italia in pochi ci hanno creduto davvero, al punto che, pur essendo stati sempre coscienti dei rischi correlati, vederli in mondovisione ha fatto battere in ritirata molti fautori del nucleare nello stesso Governo. Quelli che cambiare idea è inimmaginabile ora, pieni di se e di ma, stanno tirando fuori quei contro che nascondevano bene, sotto le mentite spoglie di una fragile quanto presuntuosa apparenza di un sicuro al 100%.

Fukushima: la radioattività continua a salire, messa in sicurezza solo tra 9 mesi

Secondo la Tepco, in una dichiarazione di ieri, le radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima erano in aumento tanto che ci vorranno dai 6 ai 9 mesi per stabilizzarle. Oggi, a seguito di una lunga serie di proteste e polemiche per l’ampio lasso di tempo dichiarato, l’azienda, che è sull’orlo del fallimento, ammette che forse ne basteranno solo tre almeno per raffreddare i reattori. Il mistero di Fukushima continua a rimanere fitto.

Al momento avvicinarsi ai reattori equivale ad una condanna a morte (anche se gli operai che ci stanno lavorando sanno che rischiano davvero grosso), e così si sono potuti inviare solo dei robot, i quali hanno attestato un livello di radiazioni nel reattore 1 tra 10 e 49 millisievert l’ora, nel reattore 3 tra 28 e 57. Numeri altissimi se pensiamo che appena il giorno prima la differenza di misurazione non superava i 4 millisievert all’ora.

Fukushima, vite interrotte a 8.200 euro

Quando vivi vicino ad una centrale nucleare lo sai, devi saperlo, che la tua vita, quella della tua famiglia, dei tuoi amici, può essere contaminata in qualsiasi momento da un disastro che travalica il tempo e la dimensione umana. Eppure non si è mai abbastanza preparati alla pioggia radioattiva che martella le esistenze nel raggio di chilometri e chilometri, costringendo la vita alla fuga. Non era preparato un uomo di 102 anni, residente nella cittadina di Iitate, distante 40 chilometri dall’impianto di Fukushima. Al pensiero di lasciare la sua abitazione, dopo l’annuncio delle autorità di ampliare l’area di evacuazione, l’anziano ha preferito togliersi la vita.

Una vita interrotta che non vale poi tanto. I primi indennizzi disposti dalla Tepco, gestore dell’impianto di Fukushima, ammontano ad un totale di 50 miliardi di yen, 420 milioni di euro. Andranno alle 48mila famiglie che vivevano nel raggio di 30 km dal reattore. 38 mila nuclei familiari sradicati dalle loro case che riceveranno un milione di yen, ovvero 8.200 euro a testa di rimborso.

Fukushima inabitabile per 20 anni…soltanto?

Dopo aver dichiarato il livello 7 per quanto riguarda la pericolosità delle radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima, in Giappone, la Tepco, l’azienda responsabile della struttura, ha ammesso che i livelli di radioattività sono talmente elevati che l’area attualmente evacuata, un raggio di 30 km, sarà inabitabile per almeno 20 anni.

Ora, considerando che il livello 7 è lo stesso di Chernobyl, e che i tecnici hanno ammesso appena ieri di non riuscire a ridurre l’incremento di radioattività, i conti non tornano. Le radiazioni all’esterno di Chernobyl le conosciamo, sono passati 25 anni dalla catastrofe e ancora l’area circostante è disabitata, e lo sarà ancora per diversi decenni. Come si può pensare che, con un tasso di radioattività potenzialmente maggiore, appena nel 2031 si potrà tornare a vivere a Fukushima?