Incidente nucleare in Slovenia. Tanta paura in tutta Europa ma l’UE rassicura.

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Si è riaccesa la paura per il nucleare in Europa. Ieri pomeriggio, verso le 17.30 ora italiana, si è verificato un incidente, in Slovenia, alla centrale nucleare di Krsko, distante, in linea d’aria, circa 130 chilometri da Trieste. A lanciare l’allarme, nel tardo pomeriggio di ieri, è stata la Commissione Europea che ha allertato tutti gli Sati membri. L’allerta è scattata in seguito alla comunicazione dell’incidente al sistema d’allerta dell’Ecurie (European Community Urgent Radiological Information Exchange). I responsabili della centrale fanno sapere che si è verificata una fuoriuscita di liquido nel circuito di raffreddamento dell’impianto. È stata attivata tempestivamente una procedura di spegnimento sicuro dell’impianto,che durerà diversi giorni e servirà per stabilire le cause dell’incidente ed effettuare le riparazioni.

In tarda serata l’Unione Europea fa sapere che l’allarme è rientrato, affermando che nessuna fuga radioattiva è stata riscontrata nell’ambiente circostante. Le rapide rassicurazioni non sono servite però a frenare la paura degli europei e gli ecologisti hanno fortemente ribadito il loro no al nucleare.

Il nucleare non serve all’Italia e svuota le nostre tasche di 50 miliardi di euro

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Dei pro e contro di un eventuale ritorno al nucleare abbiamo già ampiamente parlato.
Stavolta torniamo a trattare di nucleare in termini economici, per sapere quanto ci costerebbe, in effetti, costruire, utilizzare e mantenere in funzionamento centrali nucleari nel nostro Paese.
Lo facciamo spinti dal monito lanciato da WWF, Greenpeace e Legambiente in un dossier dal titolo Il nucleare non serve all’Italia (cliccate qui per scaricarlo).
Nel documento, presentato a Roma dalle tre associazioni ambientaliste, si fanno i conti a Scajola, nel senso letterale del termine, stimando tra i 30 e i 50 miliardi i costi di un ritorno al nucleare.

Un dispendio di denaro pubblico non trascurabile, pari al peso economico di due finanziarie, e i cui effetti si vedrebbero solo tra 30 anni.

Fareste costruire una centrale nucleare dietro casa vostra?

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Ogni giorno il Governo cerca di convincere gli italiani che non ci siano problemi con le future centrali nucleari, tutto va bene e non ci sono pericoli. Poi però il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola annuncia sconti sulle bollette a chi abita nelle vicinanze delle centrali nucleari. Non è un controsenso? Perchè non c’è lo sconto anche per chi abita vicino alle centrali a gas o a petrolio?

Le compagnie telefoniche sono solite pagare profumatamente gli inquilini di palazzi sui quali si costruiscono le antenne dei ripetitori, perchè è provato che aumenta la possibilità di contrarre il cancro dovuto alle radiazioni. Questo sconto sulla bolletta dell’elettricità potrebbe andare in questa direzione, come una sorta di risarcimento danni per chi subirà lesioni a lungo termine dovuti alle vicine centrali nucleari.

Italia: ritorno al nucleare? Tutte le cose da tenere bene a mente.

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In Italia, si torna a parlare di nucleare dopo le dichiarazioni del Ministro Scajola circa la costruzione, nel nostro paese, di centrali nucleari di nuova generazione. Il nuovo governo Berlusconi auspica un ritorno al nucleare per fronteggiare la debolezza strutturale di cui è affetto l’approvvigionamento energetico dell’Italia che è costretta ad acquistare all’estero l’energia di cui necessita. In seguito al referendum popolare del 1987, l’Italia ha chiuso le sue centrali nucleari e, ad oggi, è uno dei pochi paesi a non possedere il nucleare.

Vi sono nel mondo, attualmente, secondo International Atomic Energy Agency, 439 reattori nucleari funzionanti e 34 sono ancora in fase di costruzione. L’energia generata da questi reattori è pari al 17% della produzione mondiale di elettricità, ed il maggior produttore di energia da nucleare sono gli USA con i loro 104 reattori. Nell’Unione europea 15 dei 27 Stai membri hanno impianti nucleari, tra questi la Francia è il paese che ne ha di più (59 più uno, quello di Flamanville, in costruzione).

Enel: “Costruiremo 4 centrali nucleari in pochi anni”

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Al discorso dell’altro giorno di Scajola sono seguiti subito gli applausi delle grandi industrie energivore del paese, Enel su tutte, che ha subito colto la palla al balzo per avviare grandi progetti. Nei prossimi giorni, Fulvio Conti, amministratore delegato dell’azienda, presenterà al Governo il piano per la costruzione di 4 (forse anche 5) centrali nucleari entro il 2020.

L’idea di iniziare i lavori entro il 2013, espressa ieri dal Ministro dello Sviluppo Economico, non era avventata, anzi anche troppo pessimistica, secondo i calcoli dell’Enel perchè, a detta loro, ci vogliono 2 anni per cambiare la legge e due per l’iter delle autorizzazioni. Quindi entro il 2012 (massimo 2013 in caso di imprevisti) le costruzioni potrebbero essere avviate.

Cosa va e cosa non convince nel ritorno al nucleare voluto da Scajola

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Ora è ufficiale, l’Italia finirà in un calderone nucleare. L’annuncio definitivo lo ha dato il Ministro Scajola, che dopo una timida anticipazione fornitaci un mese fa, ha trovato terreno fertile tra gli alleati, e ha messo in atto le procedure per fornire l’Italia di centrali nucleari.

Il principio che ha portato a questa scelta è molto semplice: perchè dover acquistare l’energia dall’estero quando ce la possiamo fabbricare da soli? Tra l’altro l’energia che acquistiamo proviene da quelle centrali nucleari francesi al confine col nostro paese. Quindi a questo punto meglio farcele in casa.

Festival dell’Energia di Lecce: un successo oltre le previsioni

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E’ stato un successone il festival dell’Energia di Lecce, tenutosi nelle giornate del 16, 17 e 18 maggio. L’obiettivo della manifestazione era discutere sul cambiamento dei modelli economici alla base della produzione energetica, più democrazia nell’accesso all’energia, più nucleare, con l’intento di arrivare a completare un piano energetico nazionale.

Nella prima giornata, tra giornalisti, addetti ai lavori, docenti universitari e semplici curiosi, si sono susseguiti film, cacce al tesoro, e soprattutto il primo Summit sul mercato dell’energia del futuro, moderato da Antonello Piroso, giornalista di La7, da cui emerge forte la richiesta di un piano energetico nazionale, da sviluppare di concerto con le Regioni.
A margine della manifestazione è stato presentato anche il libro di Crisitina Corazza, “La guerra del gas”, con l’intervento tra il pubblico dell’ex ministro della Repubblica Alfonso Pecoraro Scanio. Dopodichè si è passati agli appuntamenti serali: il film “Il Petroliere“, un dibattito sul clima con Dario Voltolini e Bruno Carli e la presentazione del libro di Paolo Saraceno “Il caso terra”. Insomma, ce n’era per tutti i gusti.

Scajola: occorre mix di nucleare e rinnovabili

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Abbiamo seguito da vicino, durante la corsa alle elezioni, il problema delle risorse energetiche e l’approccio dei diversi programmi dei partiti in lizza per il governo del Paese.
Nel manifesto programmatico del Pdl, tra le sette missioni presenti, una menzione sull’energia nucleare c’era.

Dei rischi del nucleare abbiamo già ampiamente trattato, oggi torniamo a discuterne viste le recenti dichiarazioni del neo-ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola:
Si tratta di un problema enorme per il nostro paese: non possiamo continuare a dipendere solo dal petrolio, dobbiamo pensare a un mix che va dal nucleare alle rinnovabili.

Festival dell’energia di Lecce: dal 16 al 18 maggio “l’energia spiegata”

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Si è svolta ieri a Roma la presentazione del Festival dell’energia di Lecce, alla sua prima edizione.
La manifestazione si svolgerà dal 16 al 18 maggio nella città salentina, e avrà come tema principale di dibattiti e confronti le energie rinnovabili.

Come fa notare Sandro Frisullo, vicepresidente della regione Puglia, il 30% delle energie da fonti rinnovabili proviene all’Italia proprio dalla Puglia. Non si poteva dunque scegliere un terreno migliore per continuare a seminare sul campo delle ecoenergie.
Alla conferenza di presentazione erano presenti anche il sindaco di Lecce Paolo Perrone, l’Assessore alle politiche energetiche della Provincia di Lecce Gianni Sergi, il Direttore di Assoelettrica Francesco De Luca, il Presidente di Aris Alessandro Beulcke.

Dopo 67 test atomici, l’atollo di Bikini riprende a vivere

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Era il primo luglio 1946, e gli Stati Uniti scrissero una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Nell’atollo di Bikini si compì il primo di 67 test atomici compiuti in 12 anni in uno dei posti più caratteristici tra i paradisi tropicali del mondo.

Ai 167 abitanti dell’arcipelago fu detto che questi esperimenti servivano per evitare l’inizio di altre guerre, e con pochi dollari in tasca e tante promesse furono espropriati delle proprie terre, e trasferiti in un atollo lontano. 8 anni dopo, precisamente l’1 marzo 1954 ci fu l’esperimento più terribile, la cosiddetta “Bomba H“, o a idrogeno, oltre mille volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.

Berlusconi vuole il nucleare, ecco le ragioni per fargli cambiare idea

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All’annuncio della vittoria di Berlusconi alle ultime elezioni politiche, gli ambientalisti di tutta Italia si saranno sentiti passare un brivido lungo la schiena. Il leader del Pdl, infatti, ha da sempre dichiarato che la soluzione per i problemi energetici in Italia sarà l’introduzione del nucleare.

La sua vittoria, e l’inizio delle sue riforme, coincideranno proprio con l’anniversario della strage di Cernobyl, esattamente il 26 aprile del 1986.
L’esplosione del reattore nucleare della centrale bielorussa portò alla contaminazione radioattiva di un raggio di 150.000 km quadrati di territorio che andava dalla Bielorussia all’Ucraina, fino anche alla Russia.
Esattamente un anno dopo gli italiani, per una volta primi in Europa, firmarono il referendum che vietava la costruzione di centrali nucleari nel nostro bel Paese.

Le energie alternative generano un aumento di posti di lavoro e valorizzano l’imprenditoria locale

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Dai dati emersi dal “Renewable 2007 Global Status Report” (Ren21) l’industria eolica statunitense ha oltrepassato nel 2007 i 17 GW di potenza installata negli impianti eolici, circa un terzo dell’intera produzione mondiale di energia dal vento. Gli Stati Uniti d’America archiviano quindi una forte crescita nelle energie rinnovabili. L’ economia americana in recessione e petrolio alle stelle hanno portato ad investire nelle energie alternative: il caro-petrolio avvantaggia tutte le fonti di energia (rinnovabili e non).

L’uso delle fonti energetiche rinnovabili genera un aumento di posti di lavoro superiore a quello prodotto da un investimento analogo in fonti energetiche di tipo tradizionale (fossile e nucleare). A dirlo è il centro ricerca statunitense RAEL (“Renewable and Appropriate Energy Laboratory“) dell’università di Berkeley nel suo recente rapporto tra energia rinnovabile e occupazione. Nel rapporto viene anche dimostrato come le regolamentazioni ambientali non sono la causa della perdita di lavoro nel settore dell’energia tradizionale. Lo sviluppo delle tecnologie per le energie rinnovabili e pulite rappresentano un’opportunità concreta straordinaria a favore di occupazione e valorizzazione dell’imprenditoria locale. L’uso dell’energia rinnovabile permette di avviare un interessante ciclo di innovazione-investimento-occupazione, una scintilla per lo sviluppo locale per molte aree depresse.

Appello ai candidati: “Stop al nucleare, vogliamo il solare”

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In campagna elettorale ognuno vuol dire la sua, e come il premio nobel Rubbia, anche gli altri scienziati si schierano a favore dell’energia solare. Per farlo hanno deciso di inviare un’appello ai candidati, firmato da oltre 900 tra docenti universitari e ricercatori.

Secondo i loro calcoli, le prospettive che propongono i politici sono più dannose che utili. Infatti c’è chi da una parte prospetta il ritorno al carbone (un grosso passo all’indietro della tecnologia), con un aumento abnorme di emissioni di CO2; e chi dall’altra crede nel nuovo nucleare, che però è pericoloso sia per quanto riguarda il danno che possono creare le scorie, ma anche per il rischio di esplosione, di attacchi terroristici, e soprattutto ha un forte costo che dovrebbero sostenere i cittadini, e che non sarebbe nemmeno un assicurazione sul suo funzionamento, dato che di uranio in natura ce n’è davvero poco.

Energia nucleare senza rischi: una possibile svolta

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Recenti studi sull’energia nucleare hanno individuato una possibile soluzione per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi.
Se solo si risolvesse il problema delle scorie nucleari, è probabile che questa forma di energia sarebbe una valida risorsa per il pianeta, dal momento che oggi viene poco utilizzata proprio per i rischi che si corrono nello smaltimento dei rifiuti.

La ricerca è stata compiuta da un team di chimici della Northwestern University, che ha elaborato un nuovo modo per liberarsi dallo stronzio, uno dei più pericolosi materiali radioattivi di fissione che si creano in un reattore nucleare.